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IL PERSONAGGIO

Kimback Parte 2: l'insuccesso

Nonostante arrivino segnali piuttosto chiari, Kim Clijsters non ha abbandonato l'idea di tornare nel circuito. Ammette che il fisico non è quello di un tempo e la famiglia è una priorità, ma non vuole ancora pronunciare la parola “ritiro”. Ha davvero senso? Intanto promuove un software per giocatori di padel...

Riccardo Bisti
26 febbraio 2022

Si può parlare di flop quando sei stata numero 1 del mondo, hai vinto 41 tornei (compresi quattro Slam) e intascato quasi 25 milioni di dollari in soli premi ufficiali? La carriera di Kim Clijsters è stata splendida ed emozionante. Gli aggettivi si sprecano, anche perché ha avuto l'appendice emotiva di un ritorno dopo essersi ritirata ad appena 24 anni di età. Era il 2007 quando la belga appese la racchetta al chiodo: tornò due anni dopo, già mamma, e vinse lo Us Open al terzo torneo giocato. Durante il Kimback avrebbe vinto altri due Slam e sarebbe diventata numero 1 del mondo, prima mamma di sempre a riuscirci. Quando ha annunciato il ritiro nel 2012 sembrava serena e appagata. Un marito (Brian Lynch, ex giocatore di basket) e una famiglia che col tempo è diventata sempre più numerosa. In questo momento ha tre figli: Jada (13 anni), Jack (8) e Blake (5). Vive negli Stati Uniti, non le manca niente... eppure, due anni e mezzo fa, ha annunciato l'ennesimo rientro. Intendiamoci: la storia del tennis (soprattutto in campo femminile) è piena di pentiti che hanno annunciato il ritiro e poi si sono concessi una passerella finale.

Ma non era mai capitato che una tennista annunciasse addirittura un terzo tempo. Era il settembre 2019 quando annunciò un clamoroso rientro a quasi 37 anni. “Forse non vincerò nemmeno una partita, ma di sicuro darò tutta me stessa” disse, aggiungendo che quest'ultima fetta di carriera sarebbe durata due o tre anni, forse quattro “Se il corpo reagirà bene”. Pur con l'alibi della pandemia, che l'ha bloccata proprio quando aveva appena ricominciato, la belga non può certo dire che il Kimback – Parte 2 sia stato un successo. Ha giocato in tutto cinque tornei (tre nel 2020, due nel 2021), perdendo sempre al primo turno. Per carità, nelle ultime apparizioni (la più recente a Indian Wells, lo scorso ottobre) ha strappato un set a buone giocatrici come Alexandrova, Hsieh e Siniakova. Ma da Kim Clijsters ci si attende di più. Ed è lei la prima a saperlo. Eppure, a due anni dall'inizio di questa particolare avventura (giocò a Dubai e Monterrey prima dello stop del circuito per il Covid) ci si domanda perchè si ostini a non annunciare il ritiro, nonostante il ranking WTA la veda in una surreale 1183esima posizione. Non è rispettoso per il suo nome, la sua storia, il suo prestigio.

ASICS ROMA
«Il mio livello di gioco cresce non appena gioco più partite. Però l'altra parte del cervello dice che dovrei essere a casa ad occuparmi dei miei figli» 
Kim Clijsters

Quello contro Katerina Siniakova è stato l'ultimo match ufficiale giocato da Kim Clijsters

Eppure Kim non si arrende. Una decina di giorni fa ha giocato un'esibizione a Dubai con Caroline Wozniacki (vinta 6-4 2-6 10-7), prima partita semi-ufficiale dopo la partecipazione al World Team Tennis dello scorso novembre. La sua dimensione sembra questa, e non ci sarebbe nulla di male. Lo sa bene Flavia Pennetta, che qualche giorno fa ha compiuto 40 anni e ha annunciato che giocherà al Roland Garros e a Wimbledon... ma il doppio delle leggende, in coppia con Francesca Schiavone. Eventi a tasso agonistico azzerato e della durata di appena quattro giorni. L'ideale per una mamma di tre bambini, proprio come la Clijsters. Invece la belga insiste. Qualche settimana fa è tornata in Belgio dopo diversi mesi per pubblicizzare Pablo, un software di riconoscimento facciale per i campi da padel. Si tratta di uno strumento che consente l'ingresso nei campi ai soli autorizzati, dopo che c'era stato qualche abuso di troppo. Quattro giorni in Belgio hanno destato la curiosità dei connazionali, con i quali ha fatto il punto della situazione.

“Dopo il WTT di novembre non ho fatto nulla per un po' – ha ammesso – a gennaio ho iniziato a giocare 3-4 volte a settimana, che adesso sono diventate 5-6 insieme al mio coach Max Filipov. Ma la programmazione dei tornei rimane un problema”. Già, perchè la vita di una madre è decisamente impegnativa, soprattutto quando la primogenita Jada non è più la bimba con i riccioli ribelli che partecipò alla premiazione dello Us Open 2009: oggi è un'adolescente e gioca a basket a livello agonistico. E quando deve partecipare a tornei e partite, è la madre ad accompagnarla. “Ma sono sempre in contatto con il mio manager, insieme cercheremo di capire quali tornei è meglio giocare. Forse Indian Wells o Miami, o forse sarebbe meglio qualche piccolo torneo negli Stati Uniti. Per il mio tennis sarebbe meglio giocare qualche torneo in più: mi sono resa conto che ilmio livello di gioco cresce non appena gioco più partite. Però l'altra parte del cervello dice che dovrei essere a casa ad occuparmi dei miei figli. La situazione è questa e non si può certo cambiare”.

Kim Clijsters è testimonial di "Pablo", software di riconoscimento facciale per accedere ai campi di padel

Kim Clijsters si è aggiudicata per tre volte lo Us Open: 2005, 2009 e 2010. In questo filmato, i suoi colpi più spettacolari

Per qualche motivo rifiuta di utilizzare la parola ritiro, ma è chiaro che quel momento è sempre più vicino. “Non è più come una volta – ammette Kim – un tempo andavo dal massaggiatore tutti i giorni, mentre adesso ci vado una volta a settimana perché non si può fare altrimenti. Nella mia testa so quello che dovrei fare, ma non posso aspettarmi che sia come quando avevo 25 anni”. E allora rimane lì, in un limbo francamente incomprensibile. Perché continuare a giocare? Non certo per i risultati, perché il meglio di Kim Clijsters è abbondamentemente passato. Non certo per i soldi, visto che ha intascato milioni e non ha mai avuto uno stile vita scellerato. Forse c'è quel senso di rifiuto del tempo che passa, o magari la sensazione di aver perso anni buoni con i due precedenti ritiri, unita all'irrazionale speranza di recuperarli fuori tempo massimo. Kim ha detto bene: la parte emotiva del cervello spinge in una direzione, quella razionale sa che le priorità sono altre.

Al primo posto, per esempio, dovrebbe esserci la carriera in erba di Jada. “È grande e forte, lavora sodo e adora il basket. È divertente seguirla e vederla crescere. Mi sembra quasi di rivivere quello che era successo a me: mi siedo in tribuna, proprio come faceva mia madre. E non so niente di basket, proprio come mio padre non sapeva niente di tennis”. Decisamente appesantita e meno allenata, è a rischio di infortunarsi di nuovo, specie con uno stile di gioco dispendioso e muscolare come il suo. Le è già successo nel settembre 2019: poco dopo aver annunciato il rientro, si fece male a un ginocchio giocando a padel e dovette rimandare i suoi progetti. Il fisico e il destino (quest'ultimo sotto forma di pandemia) le hanno mandato segnali forti, quasi inequivocabili. Nulla potrà rovinare la carriera di Kim Clijsters, e ha il pieno diritto di scegliere il finale. Ma c'è modo e modo di chiudere una carriera, e la dolce Kim lo ha già un po' inquinato con le sue scelte. Fossimo in lei, faremmo una telefonata a Flavia Pennetta.