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Niente paura: non sarà un tennis per Watussi

L'altezza dei tennisti si alza costantemente, ma chi supera i 2 metri non riesce a competere per i titoli più importanti. Si parla tanto dei loro vantaggi, ma pochi sottolineano gli svantaggi. Il futuro? Il tennista ideale sarà alto intorno ai 190 centimetri (poco più della media attuale), ma saprà muoversi come uno più basso. Il prototipo di questa tipologia è Alexander Zverev.

Riccardo Bisti
11 dicembre 2020

Oltre a lavorare nell'accademia della sorella, John Evert svolge il ruolo di consulente Nike. Quando discute sui giovani da mettere sotto contratto, manifesta sempre preoccupazione sull'altezza dei ragazzi. “Anche se non scoraggio quelli più piccoli, perché hanno le loro armi”. In questo aneddoto si racchiude il senso di un ragionamento complesso, nonché cruciale. Il tennis sta diventando uno sport per mancati pivot NBA? I normodotati saranno sempre meno competitivi? Aveva ragione David Ferrer, quando diceva che tra una decina d'anni i Djokovic, i Nadal e i Federer non avranno scampo contro i giganti? Non fate questa domanda a Stefanos Tsitsipas, almeno quando è di cattivo umore. Lo scorso gennaio, all'Australian Open non ha visto palla contro le bordate di Milos Raonic. Gli hanno chiesto se è un gioco noioso. “Sì, lo è” ha ammesso. E per noioso intendeva insopportabile. Anni fa, dopo che Ivo Karlovic aveva seppellito di ace Jo Wilfried Tsonga (che non è certo un nano...), Federer disse che quanto produce Karlovic “non è una partita di tennis”. Scherzando (ma non troppo), qualcuno ha detto che un appassionato proveniente da Marte si troverebbe a disagio nello spogliatoio di uno Slam. Penserebbe di essere finito in quello di una squadra NBA. Non c'è dubbio che l'altezza media dei giocatori si sia alzata, anche se non in modo esponenziale: nel 1975, la media dei top-30 ATP era di 182 centimetri. Adesso è di 188, dopo aver toccato un picco di 190 nel 2015, anno in cui avevano brillato Karlovic, Isner, Anderson, Cilic, Berdych e Raonic.

Ma c'è di più: volendo credere ai dati ATP (non sempre accurati al 100%), otto dei dieci tennisti più alti di sempre sono ancora in attività. Gli unici già ritirati sono Dick Norman e Chris Guccione, mentre Jerzy Janowicz e Juan Martin Del Potro non hanno ancora alzato bandiera bianca, almeno formalmente. Poco importa. È innegabile che i match di Karlovic, Isner e gli altri bombardieri non siano una gioia per gli occhi. Ci si focalizza sul loro servizio-bomba e si prega di assistere a qualche scambio. Dura, la vita dei giganti: vengono giudicati solo per il servizio (e questo li porta a prese in giro, offese, talvolta derisioni), ma nessuno considera la loro difficoltà. Intanto non esiste solo il servizio: la maggior parte di loro adotta il serve and volley su prima e seconda palla, sviluppando un discreto gioco di volo. C'è chi rifiuta sistematicamente lo scambio, gettandosi a rete anche su quasi ogni risposta. In generale, chi è troppo alto rifiuta gli scambi da 10-15 colpi. Fanno (parziale) eccezione John Isner e Kevin Anderson: il primo è dotato di un dritto devastante, il secondo possiede una mobilità impressionante, se messa in relazione con l'altezza. Non ci sono dubbi che il sudafricano sia (per ora) il GOAT dei tennisti sopra i due metri. E non è un caso che sia l'unico ad essere andato davvero vicino a vincere uno Slam, acciuffando due finali (Us Open 2017 e Wimbledon 2018).

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"25 anni fa, i giocatori alti cercavano un sistema per essere competitivi contro quelli più bassi. Adesso è esattamente il contrario" John Evert
I tennisti più alti allenano soprattutto il servizio, ma devono sviluppare anche altri settori. Negli anni, Ivo Karlovic è migliorato moltissimo con la volèe

Fateci caso: ad esclusione di Anderson, gli altri fanno molta fatica a essere competitivi nei grandi tornei. Come se un certo tipo di tennis possa essere uno spauracchio nel singolo match, meno sul lungo periodo. In 48 partecipazioni Slam, Isner ha raccolto la miseria di una semifinale (quella eterna – e discussa – proprio contro Anderson) e un paio di quarti. Karlovic ne ha giocati 62, raggiungendo solo un quarto a Wimbledon 2009, proprio quando incassò la critica di Federer. Tra i giovani, Reilly Opelka avrà ancora tante possibilità, ci mancherebbe. Ma i numeri, per adesso, raccontano di otto partecipazioni e nessuna presenza nella seconda settimana. Le statistiche sembrerebbero suggerire che un tennis troppo focalizzato sul servizio non sia così efficace. Certi giocatori devono concentrarsi al 200% sul colpo, minimizzando le altre aree del loro tennis. I tennisti più completi (o tradizionali), non hanno questo problema. Chi vince uno Slam sa fare tutto. Anche Marin Cilic, dall'alto dei suoi 198 centimetri, non ha vinto uno Us Open (solo) grazie al servizio.

L'omologazione delle superfici non ha dato una mano ai bombardieri. Prendete Wimbledon: la nuova mescola dell'erba ha desertificato il serve and volley, ormai caduto in disuso. E sull'erba è arrivato uno dei risultati più sorprendenti degli ultimi anni: il piccolo Dudi Sela, 175 centimetri (scarsi), ha battuto in cinque set John Isner. “Ma sarebbe potuto accadere solo lì, perché i rimbalzi sono piuttosto bassi. Sul cemento non avrei avuto possibilità”. È giusto segnalare gli svantaggi derivanti dall'altezza: i lungagnoni hanno tempi di reazione più lenti, il che si traduce in un incubo nei game di risposta. Le cattive giornate possono diventare un disastro. Lo scorso gennaio, John Isner ha raccolto appena 6 punti in risposta contro Ugo Humbert, in semifinale ad Auckland. “Basta essere stanco o nervoso al momento sbagliato” ha detto l'altro gigante Albano Olivetti, ormai doppista a tempo pieno. Inoltre hanno una minore resistenza, per cui sono costretti a spingere duro per accorciare gli scambi. Infine, le palle basse sono molto difficili da gestire. Giocare uno slice radente li obbliga a effettuare uno sforzo maggiore. Alla lunga, si paga.

Nonostante i 203 centimetri di altezza, Kevin Anderson si muove benissimo. È l'unico tennista sopra i 2 metri ad aver giocato due finali Slam
Il piccolo Dudi Sela si è tolto la soddisfazione di battere John Isner a Wimbledon, ma sostiene di non avere chance sul cemento perché la palla rimbalza troppo alta. La finale di Atlanta 2014 ha confermato la tesi

Il futuro sembra essere rappresentato da prototipi come Alexander Zverev, alti... ma non troppo. Il tedesco sostiene che la sua agilità sia dovuta al fatto che da piccolo aveva giocato a calcio e hockey. “Sono sport a bassa gravità: mi hanno abituato a un certo tipo di movimenti”. La pensa così Jez Green, suo preparatore atletico (il lascito più prezioso della collaborazione con Patricio Apey). Il trainer britannico sostiene di essere rimasto impressionato quando vide la mobilità di un 16enne Zverev. “Credo che la nuova normalità per i top-player sarà un po' diversa, ma non troppo. Diciamo intorno ai 190-195 centimetri” ha detto Green. Allo stesso tempo, ci sarà sempre un po' di spazio per i giocatori sotto il metro e ottanta. Faranno fatica, ma hanno dalla loro qualità imprescindibili. E spesso tecnicamente sono molto preparati. Basti vedere Diego Schwartzman, capace di artigliare i top-10 dal basso dei suoi 170 centimetri. Ok, diciamo che non avranno vita facile. Lo stesso Dudi Sela, padre di un bambino di 7 anni, non è convinto di farlo giocare a tennis. “Anche perché mia moglie non è molto alta...”. C'è un altro aspetto poco considerato, e sottolineato da Ryler DeHeart, ex n. 174 ATP che ha avuto la carriera falcidiata dagli infortuni.

Adesso fa il coach e dice: “Si parla tanto del servizio, ma la tecnologia delle corde ha dato una grossa mano ai giocatori alti. Le palle hanno sempre più rotazioni, dunque rimbalzano altissime e costringono gli avversari ad arretrare molto, oppure colpire la palla sopra l'altezza della spalla. Farlo è molto faticoso, anche i giocatori più alti trovano il punto d'impatto ideale poco sopra il fianco”. Tra le donne, il fenomeno è meno marcato: in campo femminile, l'altezza media delle giocatrici si è alzata ma c'è ancora spazio per le brevilinee. Ad essere aumentata – e molto – è la potenza dei colpi. Pensate: al Roland Garros 2017, il dritto della vincitrice Jelena Ostapenko viaggiava più rapido rispetto a quello di Andy Murray, all'epoca n. 1 ATP (76 miglia contro 73). Le differenze, insomma, risiedono altrove. “Anche se non mi sarebbe dispiaciuto essere più alta di 5 centimetri” ha chiosato Martina Hingis. Il più grande cambiamento, tuttavia, lo rivela ancora John Evert. È una modifica strutturale, semantica. “25 anni fa, i giocatori alti cercavano un sistema per essere competitivi contro quelli più bassi. Adesso è esattamente il contrario”. Insomma, la generosità di Madre Natura è sempre più importante. È diventata molto. Ma non è destinata a diventare tutto. Meno male.