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ATP ROTTERDAM

Il Dono del Cielo

Dodici partite, dodici vittorie, dodici titoli. L'inizio di stagione di Jannik Sinner gli ha portato in dote l'Australian Open, il torneo di Rotterdam e il numero 3 del mondo. Superati gli azzurri dell'Era Open, riuscirà a superare i 48 titoli di Nicola Pietrangeli? Intanto, a parità di età, è in linea con Roger Federer...

Riccardo Bisti (Foto di Felice Calabrò)
19 febbraio 2024

Il titolo è banale, ma a volte non sono necessarie chissà quali intuizioni per descrivere la realtà. Il concetto di Dono del Cielo in salsa tennistica è stato sdoganato dal titolista della versione francese di Tennis Magazine, che nel 1996 (guarda un po', era febbraio) strillò così l'esistenza di Richard Gasquet, il fenomeno che la Francia aspettava da anni. Era un bambino di nove anni e sappiamo com'è andata. Bene, benissimo, ma non come i cugini si aspettavano (o speravano). Quando Jannik Sinner aveva nove anni si divideva tra il tennis e lo sci e non lo conosceva nessuno al di fuori del triangolo Sesto-San Candido-Bolzano. In quegli anni, il concetto di Dono del Cielo – in un'Italia disperatamente affamata di un campione – era associato a Gianluigi Quinzi, che in quegli anni vinceva tutto a livello giovanile. Il destino ci aveva fatto un regalo infinito e non lo sapevamo ancora, ma il tennis – come la vita – sa prendere sentieri inattesi. Al netto di quello che ha fatto e che farà Jannik Sinner, chi avrebbe mai pensato di consultare la pagina Wikipedia di Roger Federer per confrontare i suoi numeri con quelli di Sinner?

È forse questo, ancor più dei numeri in costante aggiornamento, a descrivere la grandezza di Jannik. Quello intascato a Rotterdam è stato il dodicesimo titolo nella carriera di Jannik, a 22 anni, 6 mesi e 2 giorni. L'età di Federer quando vinse il suo titolo numero dodici? 22 anni, 5 mesi e 24 giorni. Mica male come paragone. King Roger è arrivato a quota 103, con annessi venti Slam e vari record. Non sappiamo dove arriverà Sinner, ma dovrebbe succedere un cataclisma affinché non diventi, oltre ogni ragionevole dubbio, il più forte tennista italiano di sempre. Da oggi è numero 3 del mondo, come mai nessuno nell'epoca del computer. Panatta è superato (il buon Adriano sarà felicissimo: per dirla con lui, non gli romperanno più i c.... ), mentre come numero di titoli è stata raggiunta anche la donna più titolata. Curiosamente non è una delle Magnifiche Quattro, ma Anna Maria “Sandra” Cecchini, capace di vincere una dozzina di titoli tra il 1984 e il 1992. Niente a che vedere con quelli di Sinner, ma è un altro primato che traballa e presto cadrà.

Chi avrebbe mai pensato di consultare la pagina Wikipedia di Roger Federer per confrontare i suoi numeri con quelli di Sinner?

Vittoria dopo vittoria, Sinner sposta in là un paio di asticelle. La sua è quella del miglioramento, della costante ricerca dell'eccellenza, senza tracce di appagamento. L'altra è quella giornalistica, la necessità di sfrugugliare la storia del tennis per trovargli nuovi limiti da battere e altrettanti record da raggiungere. Quali sono i prossimi? È presto detto: quelli di Nicola Pietrangeli. Attivo negli anni dell'ipocrita suddivisione tra dilettanti e professionisti, il buon Nick ha vinto 48 tornei su 80 finali, annettendo un paio di Slam. Onestà intellettuale impone di ricordare che soltanto uno (Beirut 1970, l'ultimo) è arrivato nell'Era Open, quindi è molto difficile paragonare i due palmares. Lasciamo volentieri il compito ad altri. Restiamo sui numeri: ad appena 22 anni e mezzo, Sinner ha tutto il tempo per arrivare a 48 titoli, magari mettendoci dentro roba importante, inedita per il nostro tennis.

Sarà una rincorsa esaltante (per lui) e divertente (per chi dovrà aggiornare il pallottoliere). Per adesso Jannik si gode il trofeo dell'ABN-AMRO Open, sublimato da una finale che Alex De Minaur è stato bravo a rendere interessante. I precedenti (soprattutto l'ultimo, in Davis) facevano pensare a una netta vittoria dell'azzurro. Invece una perfetta condotta tattica dello Speedy Gonzales australiano (palle più sporche, lavorate, niente più sparatorie senza elmetto), unita a un Sinner non brillantissimo, hanno prodotto un 7-5 6-4 in poco più di due ore. De Minaur non è ma stato così vicino a Sinner, ma il risultato non cambia: due set a zero e quella sensazione di imbattibilità che si allarga sempre di più. All'Ahoy Rotterdam non si è visto un Sinner da urlo, ma nel momento del bisogno ha fatto quello che serviva per vincere.

Sinner festeggia il successo a Rotterdam con i Carota Boys, giunti anche in Olanda (Foto di Felice Calabrò)

Alex De Minaur ha prodotto il massimo sforzo, ma ha comunque perso in due set

Come sul finire del primo set: avanti 5-4 e servizio, Jannik ha sciupato quattro setpoint e si è fatto riacchiappare sul 5-5, finendo per le terre al termine del super-scambio che ha dato a De Minaur il controbreak. C'erano tutti gli ingredienti per l'assalto alla diligenza, invece Jannik non ha fatto una piega e ha scippato il servizio all'australiano nel game successivo. Come fanno i campioni, quelli che hanno un'attrazione fatale con la vittoria. “Le vittorie arrivano da lontano, dal duro lavoro, quello che non si vede” ha detto a margine del successo, ricordando ancora una volta concetti che magari esprime in modi diversi, ma sono sempre gli stessi: l'ossessione per il miglioramento e la massima fiducia nel suo team. In fondo, costringe anche noi a scrivere più o meno le stesse cose: questo successo è l'ennesima linea di passaggio verso traguardi sempre più alti, verso un orizzonte di cui non si conosce ancora il la destinazione.

Il prossimo obiettivo si chiama Carlos Alcaraz, franato in semifinale a Buenos Aires e con pesanti cambiali da scontare nella primavera americana di Indian Wells e Miami. Insomma, Jannik può zompare al numero 2 ATP già a marzo e poi dare una sbirciata alla vetta, oggi (abbastanza) saldamente nelle mani di Novak Djokovic, che però va per i 37 anni e che è già stato infilzato tre volte negli ultimi quattro scontri diretti. Più che altro, il serbo ha altri obiettivi: gli Slam. Il resto della stagione – che poi è la polpa che costituisce buona parte del ranking ATP – è accessorio e non più così interessante per lui. Insomma, la vetta potrebbe essere dietro la collina. Generale Sinner non lo dice, ma lo sa bene. Prima di affacciarsi al di là del monte, però, si concederà un paio di giorni a casa, in Alto Adige. I genitori, certo, ma anche i nonni. “Stanno diventando anziani e voglio trascorrere più tempo possibile con loro”. Sì, è proprio un Dono del Cielo.

ATP 500 ROTTERDAM - FINALE
Jannik Sinner (ITA) b. Alex De Minaur (AUS) 7-5 6-4