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AUSTRALIAN OPEN

Berrettini da impazzire: “Non vi sento!!!”

Reagendo da campione alla rimonta di Gael Monfils e a un clima ostile, Matteo Berrettini conquista una storica semifinale all'Australian Open. Otto anni fa perdeva contro Majchrzak nel torneo junior e viveva ancora di sogni, oggi sfida Nadal e non si nasconde: “So di poterlo battere”

Riccardo Bisti
25 gennaio 2022

Otto anni fa, aveva dovuto giocare le qualificazioni del torneo junior. Le passò, così come un turno nel tabellone principale. L'avventura di Matteo Berrettini a Melbourne Park terminò contro il polacco Kamil Majchrzak, che si impose col punteggio di 3-6 6-4 6-4. Approfittando della sua trasferta in Australia, il romano ebbe l'opportunità di sedersi sulla Rod Laver Arena per il quarto di finale tra Tomas Berdych e David Ferrer. Forse l'aveva condiviso sui social media, così il telefono gliel'ha ricordato. “Adesso ci sono io a giocare questa partita” si è detto Matteo, orgoglioso di un percorso talmente brillante da essere accecante. Giorno dopo giorno, vittoria dopo vittoria, vola sempre più in alto e sorprende anche i suoi tifosi più accaniti. In oltre 100 edizioni, l'Australian Open non aveva mai avuto un tennista italiano in semifinale.

In attesa di una clamorosa doppietta firmata da Jannik Sinner, il 25 gennaio 2022 è una data storica: Matteo Berrettini ha messo fine a un'attesa ultrasecolare. Lo ha fatto come piace a lui, al termine di una battaglia infinita contro Gael Monfils, proprio come due anni e mezzo fa a Flushing Meadows. È come se il francese rappresenti una sorta di lasciapassare verso uno step successivo, come i livelli di un videogame. Nel 2019 si arrese al tie-break del quinto, offrendo a Berrettini la sua prima Final Four in uno Slam. Adesso ha certificato – a sue spese – che l'azzurro è ormai un big, pronto a lottare per i grandi titoli del prossimo lustro, forse anche di più. Vestito di nero, col suo sponsor tecnico super-fashion, si è imposto 6-4 6-4 3-6 3-6 6-2 e stavolta ha negato al pubblico neutrale il piacere del fotofinish, preservando le coronarie degli italiani. Sembrava stanco, al termine del quarto set.

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«Affrontare Nadal sulla Rod Laver Arena era un sogno di bambino. Ma adesso voglio vincere, so di potercela fare. Sarà dura, ma questo è il mio livello e voglio andare ancora oltre» 
Matteo Berrettini

La libidine psicologica dell'ultimo punto

Monfils rimandava di là quasi tutti i suoi servizi-bomba e gli ha strappato il servizio per tre volte. E poi esaltava il pubblico con le sue doti di showman. Tutto faceva pensare a una rimonta-beffa dopo aver vinto i primi due set con una testardaggine d'acciaio, sublimata dal sesto game del secondo set, 20 minuti di lotta e 26 punti di scontro quasi pugilistico. Poi Monfils ha continuato a giocare con una costanza da urlo, a dispetto dei quasi 36 anni di età, mentre Matteo ha patito un calo. Ha saputo dosare le energie e nel quinto è ripartito con la mente ripulita dai cattivi pensieri. Break al primo gioco, poi di nuovo al terzo, fino all'urlo liberatorio. “Non vi sento!!!” ha urlato per tre volte a un pubblico che si era schierato con il francese, arrivando ai limiti della scorrettezza per qualche ululato tra la prima e la seconda di servizio, un po' come accaduto a Medvedev contro Kyrgios.

Il nostro non le ha mandate a dire, sia pure con maggiore diplomazia, evidenziando una notevole personalità. Un carattere che deflagra anche sul campo da tennis, laddove sta acquisendo una padronanza delle situazioni via via più importante. La sua capacità di giocare i punti importanti è straordinaria, fuori dal comune se relazionata alla storia del tennis italiano, densa di sconfitte epiche che stimolarono la fantasia di Nanni Moretti nell'etichettarli come perdenti e perpetui cercatori di alibi. Berrettini è l'esatto contrario: nelle difficoltà tira fuori il meglio, supportato da una combinazione tecnica e fisica che lo rende uno dei prototipi del tennista perfetto attuale: alto e potente, ma anche agile e con la personalità adeguata. “Ho trovato energie che non sapevo nemmeno di avere” ha aggiunto, a testimoniare il cambiamento di paradigma rispetto al passato.

Anche stavolta, Matteo Berrettini e Gael Monfils hanno dato vita a una battaglia di cinque set

L'Australian Open celebra Berrettini con un'immagine che risveglia l'orgoglio nazionale

Forse Nanni Moretti aveva esagerato (e Cristian Brandi, valido doppista e oggi tra i coach di Jannik Sinner, gli aveva scritto una lettera per difendere la categoria), ma la sua ironia aveva un fondo di verità. Al contrario, Berrettini non cerca scuse. Affronta le difficoltà, si nutre dei momenti difficili e sono proprio certi pensieri a dargli ancora più forza. Per trovare queste energie sconosciute ha pensato alle sofferenze di novembre, quando si è dovuto ritirare dalle ATP Finals ed è stato costretto a rinunciare alle Davis Cup Finals. Visualizzare la sofferenza aiuta a trovare forze inedite, e Matteo lo ha fatto nel migliore dei modi. Adesso troverà un avversario che significa molto per lui, e con il quale condivide un novembre di stenti: dopo il successo contro Shapovalov, Rafael Nadal ha detto che un paio di mesi fa ha persino temuto di dover smettere di giocare. Invece è ancora qui, a giocarsi la 36esima semifinale Slam contro un avversario che da ragazzino lo idolatrava.

Non è dato sapere cosa facesse Matteo Berrettini nel giorno in cui Rafa ha vinto il suo unico Australian Open, nel 2009, nella finale ricordata per le lavrime di Roger Federer. Doveva ancora compiere 13 anni e chissà se certi pensieri erano già nella sua mente. Nel 2014 poté vederlo da vicino, anche se Rafa si sarebbe bloccato in finale contro Wawrinka. Adesso condividerà con lui il campo. “Affrontarlo sulla Rod Laver Arena era un sogno di bambino. Ma adesso voglio vincere, so di potercela fare. Sarà dura, ma questo è il mio livello e voglio andare ancora oltre”. Non si nasconde, non si cela dietro a inutili tatticismi. Berrettini sa che le chiacchiere volano via, mentre è il campo a parlare. E in questi magici giorni australiani il Greenset blu di Melbourne sembra addirittura cantare.