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BILLIE JEAN KING CUP

Italia virtualmente eliminata nel deserto di Glasgow

Le azzurre fanno quel che possono, ma la Svizzera ci è superiore. Peccato per il matchpoint mancato da Elisabetta Cocciaretto contro Jil Teichmann, ma impressiona il desolante scenario dell'Emirates Arena. Come per la Davis, il cambio di format non ha fatto bene alla competizione. 

Riccardo Bisti
10 novembre 2022

Il punteggio è fin troppo severo. Spiace che i tempi non siano ancora maturi affinché Tathiana Garbin possa vivere una gioia importante. Lo merita per l'immensa passione riversata nel ruolo di capitano, oltre al notevole coraggio nel gestire un delicato ricambio generazionale. Passare dall'incubo della Serie C alle Billie Jean King Cup Finals è un notevole passo avanti, ma mercoledì 9 novembre è stata una brutta giornata. Non tanto per la sconfitta contro la Svizzera, e nemmeno per le modalità con cui è arrivata (anche se il matchpoint avuto da Elisabetta Cocciaretto avrebbe potuto dare un altro aspetto alla nostra permanenza in Scozia), ma per l'ambiente trovato alla Emirates Arena. Triste, desolante. Poche decine di persone hanno seguito le sette ore di gioco tra italiane e svizzere (sarebbero state ancora meno se la LTA non avesse regalato 45 biglietti a una scolaresca del posto). Ma si può capire: agli scozzesi come può interessare una sfida che non riguarda la loro nazionale?

Più in generale, come può interessare una competizione che coinvolge una sola top-10 (Coco Gauff, pescata in extremis dalle WTA Finals) e in cui la squadra di casa non ha chance di vincere, oltre ad essere priva della sua giocatrice più carismatica (Emma Raducanu)? Siamo tra i più severi oppositori della riforma della Coppa Davis, mentre avevamo accolto con meno contrarietà la riforma della ex Fed Cup, ma i primi due giorni di Glasgow sono stati un disastro. L'unica partita che poteva interessare al pubblico di casa (Gran Bretagna-Kazakhstan, peraltro con la campionessa di Wimbledon in campo) ha raccolto un migliaio di spettatori, non di più. Scenario modesto, ancor più desolante se paragonato ai pienoni raccolti dallo stesso impianto per la Coppa Davis. Negli anni d'oro di Andy Murray, la LTA ha scelto spesso questa sede ed è stata ripagata da vari sold out. Anche due mesi fa, il girone delle Davis Cup Finals aveva raccolto ottimi numeri. E allora ci si domanda se anche la scelta di tornare al passato sia stata una buona idea.

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l'Italia è sostanzialmente eliminata. Non c'è la matematica, ma ci vorrebbe una miracolosa concatenazione di eventi per mettere il naso davanti a Svizzera e Canada.

La fantastica atmosfera della finale 2019. Il cambio di format l'ha completamente smarrita

A differenza della Coppa Davis, la BJK Cup non ha mai avuto un format storico. L'hanno cambiato spesso, in cerca di un modo per avvicinare il fascino dell'Insalatiera. Per anni si è giocato in un'unica sede, poi si era scelto di adottare la formula casa-trasferta, quella con cui l'Italia ha vinto i suoi quattro titoli. A cavallo della pandemia hanno scelto di fare qualcosa di simile alla Davis. Non certo un attentato alla tradizione, ma è opportuna riflessione. La finale del 2019, l'ultima con il vecchio format (Australia-Francia a Perth), era stato un trionfo numerico, uno spettacolo di entusiasmo e colori. Nel 2020 non si è giocato, lo scorso anno Praga ha sostituito Budapest (sede inizialmente prescelta), ma le restrizioni non hanno permesso una valutazione completa. E poi non c'era l'Italia. Quest'anno la LTA si è assunta l'onere organizzativo, forse sperando nell'effetto Raducanu. Perso quello, i (pochi) sostenitori di casa si sono trovati a sostenere le volenterose Harriet Dart e Katie Boulter: non esattamente la stessa cosa. Hanno perso, anche se hanno ancora la teorica chance di vincere il girone: grazie alla vittoria della Spagna contro il Kazakhstan, un successo per 3-0 contro le spagnole le manderebbe in semifinale. Il 2-1 non basterebbe.

Al contrario, l'Italia è sostanzialmente eliminata. Non c'è la matematica, ma dopo lo 0-3 di mercoledì (e 1-6 nel bilancio set) ci vorrebbe una miracolosa concatenazione di eventi per mettere il naso davanti a Svizzera e Canada. Intanto oggi (a partire dalle 11, diretta su SuperTennis) bisogna battere 3-0 le canadesi, possibilmente lasciando pochi game per strada. Dopodiché, venerdì bisognerebbe sperare in un 3-0 del Canada sulla Svizzera. A quel punto, le tre nazionali si troverebbero a pari punti ed entrerebbero in ballo la differenza set e game. Va da sé che è una missione (quasi) impossibile. Le cose sarebbero diverse se Elisabetta Cocciaretto avesse battuto Jil Teichmann nel primo singolare. Sotto 6-3 4-2, ha ribaltato la partita vincendo sei giochi di fila, poi si è portata sul 5-2 al terzo e ha avuto un matchpoint. Perso quello, il match si è chiuso al fotofinish e il colpo di reni vincente l'ha infilato la Teichmann, numero 35 WTA. Non si poteva chiedere a Jasmine Paolini di battere Belinda Bencic: la toscana ha comunque giocato un buon match, arrendendosi 7-5 6-3. A risultato acquisito, il doppio Paolini-Trevisan ha giocato un buon primo set ma è calato alla distanza, incassando una sconfitta forse più pesante di quanto si è visto in campo.

Il desolante scenario in cui si è giocata Svizzera-Italia

Le fasi salienti di Svizzera-Italia, vinto 3-0 dalle rossocrociate

Ma è inutile recriminare, anzi, è corretto quanto dice la Garbin: “Forse è mancato un pizzico di fortuna, anche se credo di più alle occasioni che uno si riesce a dare”. Inutile recriminare o prendersela col fato, meglio pensare al buono di una stagione positiva, con la netta vittoria sulla Francia (meno male che la Garcia era fuori uso...) e l'arrivo di una nuova giocatrice che potrà tornare utile, soprattutto sulla terra battuta: Lucia Bronzetti. Adesso c'è il Canada e sarà un match complicato, perché Sylvain Bruneau ha la miglore squadra possibile, con Fernandez e Andreescu, senza dimenticare Rebecca Marino e la doppista Gabriela Dabrowski. Salvo miracoli, sarà il commiato dalla competizione. Una competizione che deve riflettere su se stessa, travolta dallo scarso interesse generato dal tennis femminile. Le WTA Finals di Fort Worth sono state un disastro numerico, con appena 35.000 spettatori. Eppure c'erano le migliori del mondo. A Glasgow non ci sono nemmeno quelle, e il colpo d'occhio lo ha certificato.

Proprio come in Texas, il regista è stato costretto a stringere le inquadrature per evitare di inquadrare gli spalti desolatamente vuoti. Non un bel segnale, per un tennis femminile che deve ancora risolvere la questione cinese (lo sta facendo bene, ma con importanti sacrifici finanziari) e fatica moltissimo a vendersi, come se il ritiro di Serena Williams abbia rappresentato un paio di proiettili su un prodotto agonizzante. Oltre a non attirare pubblico, la formula ha anche l'effetto collaterale di ricordare quanto accaduto nelle ultime edizioni di Davis: il match tra Stati Uniti e Polonia è terminato alle 00.32, in un clima spettrale. La Billie Jean King Cup ha ottime potenzialità, e siamo convinti che il tennis femminile abbia una discreta attrattiva, anche con i personaggi attuali. Ma deve proporsi meglio nel mercato, magar evitando che la numero 1 WTA decida di saltare i match in nazionale perché il calendario è stato fatto con inquietante leggerezza.

BILLIE JEAN KING CUP FINALS – GRUPPO A
SVIZZERA – ITALIA 3-0
Jil Teichmann (SUI) b. Elisabetta Cocciaretto (ITA) 6-3 4-6 7-6
Belinda Bencic (SUI) b. Jasmine Paolini (ITA) 7-5 6-3
Bencic-Teichmann (SUI) b. Paolini-Trevisan (ITA) 7-6 6-1