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IL PERSONAGGIO

“L'80% delle giocatrici sono grasse e pigre porcelle”

I 50 anni di Richard Krajicek, campione di Wimbledon 1996, unico in grado di stoppare l'epopea di Pete Sampras. Ma molti lo ricordano per una frase offensiva nei confronti del tennis femminile. Si è scusato più volte, ma senza lasciar intendere di aver cambiato idea. L'avesse detta oggi... Nel frattempo, suo figlio ha vinto il primo titolo ITF.

Riccardo Bisti
7 dicembre 2021

Puoi anche vincere Wimbledon. Ma se dici la frase sbagliata, al momento sbagliato, ti resta appiccicata per tutta la vita. Per carità, siamo convinti che Richard Krajicek la direbbe mille altre volte avesse la certezza di vincere i Championships, unico intruso nel decennio dominato da Pete Sampras. Il miglior tennista olandese di sempre ha appena festeggiato 50 anni, con una bella festicciola e la cucina addobbata dalla fedele moglie Daphne Deckers, tre anni più grande di lui, ex modella, ex conduttrice, ex attrice, persino ex Bond-Girl. Nel tracciare la sua vita e la sua carriera, c'è sempre un dubbio. Da dove partire? Da quello Slam scippato a Sampras, oppure da una frase ricordata ancora oggi non appena si parla di montepremi, sessismo vero o presunto, eguaglianza di genere? Partiamo da questa, non fosse che l'argomento è di perenne attualità. Giugno 1992, Wimbledon. Era un ragazzo di 20 anni che si stava facendo notare. Nato in Olanda da genitori cecoslovacchi (arrivarono a Rotterdam un anno prima della sua nascita, avrebbero divorziato quando lui aveva 15 anni), aveva raggiunto la semifinale in Australia e colto i primi scalpi importanti (Stich, Ivanisevic, Edberg). Col suo servizio-bomba e un serve and volley potente ed elegante (frutto della scelta di modificare il rovescio bimane nel tradizionale colpo a una mano), era tra i potenziali outsiders. Intervistato da una radio olandese, gli chiesero dell'eterno dibattito sulla parità di montepremi. Le donne non erano contente di essere pagate di meno. Con l'agio di poter parlare nella lingua madre, si fece scappare la frase storica: “Le donne non si dovrebbero lamentare: l'80% delle giocatrici sono delle porcelle grasse e pigre”.

Apriti cielo. La transizione dall'olandese all'inglese fu immediata, e Krajicek finì nell'occhio del ciclone. Forte di una notevole personalità, nonché di una società meno rigida di oggi – e meno condizionata dal peso dei social media – rincarò addirittura la dose, inventandosi una frase ancora più famosa. “Potrei aver esagerato un po' quando ho detto che l'80% delle top-100 WTA sono delle grasse porcelle. Quello che volevo dire è che il 75% delle top-100 WTA sono grasse porcelle”. Sessismo puro, sgradevole e inopportuno. Eppure Krajicek non ha mai fatto una vera retromarcia. O meglio, si è più volte scusato. Ha detto che quella frase era sbagliata, inopportuna, non avrebbe dovuto pronunciarla... Ma in 30 anni non si trova una dichiarazione in cui afferma di pensare il contrario. Nemmeno quando la sua sorellastra Michaella è diventata una buonissima giocatrice. Per sua fortuna, quella edizione di Wimbledon divenne ben presto la favola di Andre Agassi e i riflettori si spostarono altrove, ma nella prima settimana non si parlò d'altro. Tornò sull'argomento dopo la sconfitta al terzo turno contro Arnaud Boetsch. “Noi giochiamo cinque set, loro tre. È ridicolo pensare alla parità del montepremi. Molte sono sovrappeso, ma non è questo il punto. Non è vero che l'80% sono grasse: alcune sì, ma è normale. Credo che le donne debbano essere contente di quello che guadagnano. E non credo che il pubblico voglia vederle giocare per cinque set”. Martina Navratilova, scherzando, disse che lo avrebbe picchiato. “Non deve prenderla sul personale, lei non è una grassa porcella. E ho già detto che Graf e Seles meritano il loro successo”.

PLAY IT BOX

Se esageri nell'esprimere la tua opinione, rischi di avere reazioni negative. E se queste non ti piacciono devi evitare di dire troppo in pubblico"
Richard Krajicek

Richard Krajicek ricorda il suo storico successo a Wimbledon 1996

Provate a trasferire uno scenario del genere nel 2021: Krajicek sarebbe stato crocifisso a reti unificate, lo avrebbero costretto a diffondere messaggi di scuse, sarebbero usciti comunicati di condanna da parte di tutte le istituzioni tennistiche, e magari avrebbe incassato multe e sospensioni. In quel 1992 bastò restare in silenzio per qualche settimana e imparare dai propri errori. Ricomparve un mese dopo negli Stati Uniti. Intervistato dal Los Angeles Times, disse: “Sono diventato famoso per la mia boccaccia. In questo periodo non ho parlato con la stampa, cerco di evitarlo. Molte donne non sono contente di me. Lo capisco, non sono neanche tra i top-10, non ho fatto niente. Il mio è stato un commento stupido, non sono contento di averlo detto. L'ho cancellato dalla mia mente, ho capito che deve essere il tennis a parlare. Se esageri nell'esprimere la tua opinione, rischi di avere reazioni negative. E se queste non ti piacciono devi evitare di dire troppo in pubblico”. Un tipo trendy, amante della bella vita, antesignano di quello che sarebbe successo nei decenni successivi. A Krajicek piacciono i vestiti firmati, giocare a biliardo, indossare occhiali da sole griffati Armani. Appena ha potuto, ha preso la residenza fiscale a Monte Carlo, facendo arrabbiare i giornalisti olandesi. “Se è per questo, ho anche parlato di politica – raccontava – ho espresso opinioni sull'Olanda, le tasse, il welfare... e la gente non era felice. Dico sempre quello che penso, poi mi domando perché l'ho fatto. Meglio comportarmi da politico”. Se ne è ricordato anni dopo, quando è diventato direttore dell'ATP 500 di Rotterdam, incarico che ricopre ancora oggi. Non si dirige un torneo così importante così a lungo se non si dicono le cose giuste al momento giusto.

Inoltre ha una fondazione benefica e si è avvicinato alla politica, quella vera, con posizioni vicine a quelle del Volkspartij voor Vrijheid en Democratie, partito liberal-conservatore di centrodestra. Krajicek ha sempre avuto una personalità spiccata, aiutata da un periodo storico in cui certe prese di posizione non erano condannate come oggi. E quel torneo post-Wimbledon, il primo dopo le sue sparate, finì per vincerlo. Fu il secondo di diciassette titoli ATP, tra cui due Masters 1000 (Stoccarda 1998 e Miami 1999) e – soprattutto – il trionfo a Wimbledon 1996. Ed è questo l'altro motivo per cui è ricordato. Numero 13 del mondo, secondo gli algoritmi non avrebbe nemmeno dovuto essere testa di serie. Entrò in extremis nel seeding grazie al forfait di Thomas Muster (in quegli anni, i terraioli evitavano spesso e volentieri di andare a Wimbledon). Vinse negli ottavi contro Michael Stich, poi giocò la partita della vita contro Pete Sampras, umiliato in tre set da una prestazione perfetta, irripetibile. A quel punto non poteva rovinare tutto. E non lo rovinò: via Jason Stoltenberg in semifinale, via MaliVai Washington in finale. Un 6-3 6-4 6-3 facile facile, in un pomeriggio ricordato per l'invasione di campo di una ragazza nuda durante le foto di rito pre-match. “Fu un momento divertente, ottimo per allentare la tensione – raccontò – io ho cercato di guardarla negli occhi, soltanto negli occhi, perchè sapevo che in quel momento tutti osservavano il mio sguardo”. La sua popolarità salì alle stelle, un po' per una liason con Lory Del Santo, un po' perché era un personaggio molto diverso da Sampras, il cui hobby principale era “portare la jeep all'autolavaggio”.

Richard Krajicek e Daphne Deckers si sono sposati nel 1999 e sono ancora legatissimi

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Daphne Deckers celebra il primo titolo ITF del figlio Alec, avuto con Richard Krajicek. Il ragazzo è nato il 2 maggio 2000

Krajicek è stato numero 4 del mondo, vanta 44 vittorie contro i top-10 e sono numeri eccezionali, visto che ha giocato in un'epoca di fenomeni. Avrebbe potuto fare il bis? Forse. Nel 1998 si spinse in semifinale e perse 15-13 al quinto contro Goran Ivanisevic, nel giorno di Francia-Italia ai Mondiali di Calcio. Due sconfitte ai rigori, insomma. “Ma pochi ricordano che Goran vinse i primi due set ed era avanti 5-4 e 40-15 al quarto... non parlerei di occasione perduta”. Quella sarebbe arrivata a tempo quasi scaduto, nel 2002. Aveva saltato tutto il 2001, era rimasto fermo per venti mesi a causa di una delica operazione al gomito. All'epoca, un tennista di trent'anni era un vecchietto. Dieci anni dopo le affermazioni anti-WTA, artigliò i quarti di finale e perse un match drammatico contro Xavier Malisse. Avrebbe trovato Nalbandian in semifinale e Hewitt in finale. Sarebbe stata una storia folle, simile a quella dell'anno prima di Ivanisevic. “Non sono un tipo da tatuaggi, ma capisco perfettamente che Goran si sia tatuato la scritta “Wimbledon Champion” sulla schiena. È il massimo che si possa ottenere”. Lui si è sposato con la Decker nel 1999 e pochi pensavano che sarebbe stata una storia duratura. Latin Lover lui, bellissima e famosa lei, sembravano materiale per il gossip da salone di bellezza. Invece sono più innamorati che mai, 25 anni dopo, e hanno condiviso la positività al COVID. Entrambi sono risultati positivi poco prima della diciottesima serata di gala della Richard Krajicek Foundation (che incita i bambini a fare attività sportiva all'aria aperta). Non hanno potuto partecipare, se non in remoto, e Richard si è preso i complimenti di Rafa Nadal e del suo ex coach Rohan Goetzke per i 25 anni dal titolo a Wimbledon. La serata ha raccolto ben 450.000 euro.

I due si sono ripresi in fretta, e pochi giorni dopo hanno avuto il regalo più bello: il loro secondogenito Alec ha vinto il suo primo titolo da professionista, un torneo ITF a Doha. Il ragazzo ha 21 anni e hanno scelto di farlo giocare con il cognome della madre. Nessuna crisi familiare, semplicemente il desiderio di proteggerlo da pressioni e paragoni inutili. Il buon Richard lo sa, dopo tutto quello che ha passato. “Il nostro Alec ha vinto il suo primo titolo professionistico – ha scritto la madre su Instagram – piccolo torneo, grande valore emotivo. Ha vinto otto partite, perché era partito dalle qualificazioni. Tutto questo è arrivato dopo gli infortuni: si è strappato i legamenti della caviglia, si è ingessato la gamba e ha affrontato una lunga riabilitazione”. Oggi il piccolo Krajicek è numero 967 ATP ed è difficile immaginare dove possa arrivare. Il padre ha scelto di proteggerlo, limitandosi a scrivere libri sul gioco e la tecnica e lavorando duro per portare i migliori al torneo di Rotterdam. Spesso c'è riuscito. Quanto a quel successo a Wimbledon, ha raccontato un aneddoto molto divertente: “Nel 2007, i miei figli Emma e Alec hanno visto l'albo d'oro nella sala giocatori di Wimbledon. Dice Sampras dal 1993 al 2000... ma è interrotto da me nel 1996. Ci sono rimasti male per Pete perché lo avevano incontrato un paio di mesi prima e aveva tirato alcune palle con loro. Si erano affezionati, perché Pete è sempre stato un ragazzo alla mano. Ho detto loro: 'Pete ha vinto sette Wimbledon, io uno soltanto, quindi non dovete essere dispiaciuti per lui... ma felice per me!'. Batterlo nei quarti è stato fantastico, ma sapevo che se avessi perso al turno successivo non sarebbe servito a niente. Vincere Wimbledon mi ha cambiato la vita”. Ma sì, in fondo conta più quello che una frase infelice. Anche se una volta tenne a precisare di avere l'8,5% di massa grassa nel corpo. Un modo come un altro per dire che non ha mai cambiato idea.