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ROLAND GARROS

Tutto l'amore di Richard Gasquet

È difficile trovare un amore più puro di quello di Richard Gasquet per il tennis. Incurante degli anni che passano e una classifica che va a male, non ha perso un grammo di passione. E non importa se deve giocare i Challenger. Una tenacia premiata da un pomeriggio magico sul suo campo del cuore. 

Riccardo Bisti
26 maggio 2024

C'è da credere che Richard Gasquet e Alex Corretja si conoscano bene. Grazie alla sua ottima padronanza della lingua francese, l'ex finalista del Roland Garros si è preso la licenza di fare il lanciacori per i 10.000 del Suzanne Lenglen, durante l'intervista sul campo: “Allez Richard, Allez Richard”. Ovviamente lo hanno seguito. Il diretto interessato si è commosso, ma ha resistito alla tentazione delle lacrime. Sarà pure un tipo sensibile, ma Gasquet nutre un attaccamento viscerale per il tennis. Lo ama, non può farne a meno, ci pensa 24 ore al giorno. E sa che sentimentalismi e debolezze non vanno bene, almeno fino a quando si presenterà in campo con la sua Head e il suo magico rovescio a una mano. È il colpo con cui ha chiuso il match contro Borna Coric, robusto rincalzo ai migliori, dieci anni più giovane di lui. Un passante da urlo, come ne ha giocati a centinaia in oltre vent'anni di carriera.

Nella sua (bella) biografia, racconta di come una volta abbia fermato la palla con la mano su un attacco di Nicolas Mahut. Aveva osato attaccarlo sul rovescio, dunque non aveva senso proseguire lo scambio. Meglio dare direttamente il punto a Richard. Gliel'hanno ricordato dopo il 7-6 7-6 6-4 che lo spedisce al secondo turno del Roland Garros, prima vittoria Slam dopo cinque eliminazioni al primo turno. Ma Parigi è casa sua. Quel campo, poi, è magia. Il Suzanne Lenglen sta ai francesi come il Nicola Pietrangeli agli italiani. È il campo dove si gioca di pancia, dove non c'è spazio per l'aristocrazia racchettara. È il campo del popolo, laddove l'anima del pubblico si fonde con quella del francese di turno. Anni fa, sgretolarono la mente di un povero Pablo Cuevas durante un match contro Gael Monfils. Ma Gasquet non è istrionico come il connazionale, non si è mai avvicinato al limite del regolamento. Anzi, talvolta tende all'autolesionismo tennistico. Un uomo solo con il suo rovescio.

Il Suzanne Lenglen sta ai francesi come il Nicola Pietrangeli agli italiani. È il campo dove si gioca di pancia, dove non c'è spazio per l'aristocrazia racchettara. È il campo del popolo, laddove l'anima del pubblico si fonde con quella del francese di turno.

Per questo, nonostante il tifo sfacciato dei francesi, l'appassionato neutrale si è affezionato alla vicenda di Gasquet e ha gioito per il suo successo. “Conosco bene questo campo. Il pubblico è davvero vicino, gli asciugamani sono a un passo dalla gente. Ci ho giocato grandi partite, so che gli spettatori sono molto vivaci. Quando ne hai bisogno ci sono e mettono pressione all'avversario. Mi danno resistenza ed energia, per me era fondamentale”. Già, perché tra meno di un mese compirà 38 anni e il suo fisico è consumato. Lo si vede dai capelli (sempre meno) e dalla barba (sempre più bianca). D'altra parte, il sito-cult Tennis Abstract ha messo a referto circa 1.250 partite. Una più dura dell'altra. “Non posso dominare nessuno, ogni partita sarà difficile, ma ho passione per questo gioco e quindi prendo tutto seriamente” dice Gasquet, che attende (con ogni probabilità) Jannik Sinner al secondo turno. I casi della vita: un tennista scaricato da Riccardo Piatti (il francese, che ci rimase male fino a piangere) e un altro che invece Piatti... lo ha scaricato (l'azzurro).

“Non so se i consigli basteranno, perché se gioca il suo miglior tennis è favorito – ha detto Richard quando gli hanno detto che Piatti potrebbe dargli qualche suggerimento – abbiamo giocato due volte, sono state partite eccellenti ma lui è più forte di me”. Una sorta di resa preventiva, ma Richard sa che non è il caso di illudersi. È un tipo intelligente. Lo ha evidenziato nel suo libro, in cui ha messo in chiaro le cose e ha smontato i luoghi comuni. In primis, ha rivelato l'altra faccia del suo talento. Per anni hanno pensato che avrebbe dovuto fare chissà cosa grazie al suo rovescio. “Ma il mio dritto non vale i top-200 – ha scritto – inoltre non servo a 400 all'ora e devo lottare per conquistare ogni punto”. In quanti hanno avuto la lucidità di vederla così, soprattutto tra quelli che pensavano dovesse essere il rivale di Rafa Nadal? Purtroppo per lui, ci ha sempre perso. Ha raccolto una sessantina di sconfitte contro i Big Three, semplicemente perché erano più forti di lui. Per questo, la carriera di Gasquet è straordinaria. Da una parte c'erano i rompiscatole francesi che volevano di più, dall'altra chi lo batteva sempre.

Le fasi salienti di Gasquet-Coric, primo turno del Roland Garros 2024

Ce n'era abbastanza per finire in analisi, invece si è arrampicato al numero 7 ATP, ha vinto sedici tornei e ha raccolto tanti piazzamenti. Il tutto in nome dell'amore per il gioco. Non puoi che essere follemente innamorato del tennis se giochi trenta tornei all'anno, non ti fai problemi a frequentare i Challenger per ritrovare i top-100, persi dopo una permanenza di quasi mille settimane. Non ci sono motivi razionali per continuare a giocare, se non il piacere nello scendere in campo e alternare la sofferenza di rincorse continue con il godimento per un rovescio a tutto braccio. È bello, il ritiro di Gasquet. Non è tormentato come quello di Nadal, non è accanimento terapeutico come quello a cui si sottopone Murray. È calato, ne è consapevole, sa che è quasi finita ma non vuole ancora pensare all'addio. Il bello è che gli interessa soltanto giocare. Dovesse perdere tutte le partite, la sua passione resterebbe intatta. Il suo amico Nadal non la prenderebbe così, Murray sta facendo l'impossibile per costruirsi un addio da film (o almeno da documentario). A Gasquet interessa il giusto.

Ammette che questa potrebbe essere la sua ultima partecipazione al Roland Garros, ma non esclude di tornare. È sereno. “Quelli della mia età sanno che la fine è vicina. Quando? Difficile dirlo, ma è questione di mesi. Sarà strano, però sono tranquillo perché ho vissuto 22 anni di carriera, ho dato il massimo... ho chiesto molto al mio corpo, non ho rimpianti”. Non ci stupiremmo se smettesse dopo una partita anonima, senza feste o celebrazioni. Ha imparato ad affrancarsi dal giudizio della gente. Allenamenti, professionalità e tecnologia gli permettono di essere ancora qui. “Dieta e sistemi di recupero sono progrediti, molte cose mi hanno permesso di andare oltre i limiti”. A fine 2023 ha cercato di lavorare ancora di più sulla parte atletica. I risultati vanno e vengono, tornare tra i top-100 non sarà facile, ma intanto ha lottato con intensità per oltre tre ore e mezzo contro un avversario molto più giovane di lui. E lo ha battuto, chiudendo con il suo mitico rovescio, l'arma che lo accompagna dall'inizio e che non lo abbandonerà mai. Il tempo renderà giustizia alla grandezza di Richard Gasquet. Adesso che sta per salutarci, qualcuno sta iniziando ad accorgersene.