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IL PERSONAGGIO

Jack Draper, il nuovo Re d'Inghilterra

L'erede di Andy Murray è un belloccio che non ha tempo per le fidanzate e ha trovato dentro di sé la spinta al sacrificio, non scontato per chi viene da una famiglia benestante. L'exploit su Alcaraz lancia la stella di Jack Draper: in campo mette potenza, tecnica e un fisico tirato a lucido, fuori si commuove per nonna Brenda, malata di Alzheimer. 

Riccardo Bisti
21 giugno 2024

Nei giorni in cui si spegne definitivamente la fiamma agonistica di Andy Murray, i britannici hanno trovato un nuovo idolo. Il Vecchio Leone si è fatto ancora male e tra Wimbledon e Olimpiadi dovrebbe mettere fine alla sua carriera, proprio quando il volto nuovo ha trovato la svolta attesa da anni, perlomeno da quando arrivava in finale a Wimbledon junior. Non era l'unico ad attenderla: ogni anno, a gennaio, l'ATP realizza alcuni filmati in cui chiede ai top-players chi sarà la rivelazione stagionale o vincerà il suo primo titolo ATP. Da qualche anno c'è una sorta di plebiscito per Jack Draper, figlio e nipote d'arte, futuro (anzi, presente) idolo della Gran Bretagna tennistica. Il 2024 è stato l'anno buono: qualche giorno fa si è imposto sull'erba di Stoccarda, da campione, sfibrando alla distanza Matteo Berrettini. Lo stato di grazia è proseguito al Queen's, laddove ha detronizzato Carlos Alcaraz. A parte un servizio poderoso e una completezza tecnica visibile a occhio nudo, Draper possiede la qualità più importante: non va mai nel panico. Non importa chi sia l'avversario, se c'è una chance la coglie. Lo ha dimostrato contro un Carlitos per nulla arrendevole, al netto di un paio di nottate in discoteca a Ibiza. Sul 7-6 5-2 ha avuto tre matchpoint, ma Alcaraz ha scelto di fargli sudare l'exploit. Li ha cancellati e nel game successivo si è portato sullo 0-30.

Nessun problema: quattro punti di fila e impresa servita, la terza contro un top-10 dopo antichi exploit contro Tsitsipas e Auger-Aliassime, davanti a familiari (con menzione particolare per nonno Chris) e amici d'infanzia, oggi studenti universitari ai quali aveva procurato il biglietto. Già numero 1 di Gran Bretagna, sarà travolto dalle aspettative in vista di Wimbledon. Intanto la versione britannica di Vogue gli ha dedicato un lungo servizio, in cui ha ammesso che gli piace stare davanti ai riflettori “a patto che esca bene”. La frase ha fatto arrabbiare Eugenie Bouchard, che giusto dieci anni fa andava in finale a SW19. “L'avessi detto io a suo tempo, mi avrebbero crocifissaha twittato dal suo esilio dorato del pickleball, dopo aver più o meno smesso con il tennis. Jack non ha tempo di replicare alle provocazioni, così come non ha tempo da dedicare a vicende extra tennis. Nonostante sia un bel tipo (IMG lo ha messo sotto contratto anche come modello) non ha una fidanzata al suo fianco. Il fratello-manager Ben, che lo segue come un'ombra, gli ha suggerito di farsi un giro sulle dating apps. “Ma dopo una giornata di allenamento, in cui ho bruciato 5.000 calorie, alla sera sono troppo stanco e non ho la forza per andare a un appuntamento” replica il diretto interessato, che riversa le sue ambizioni sulla classifica ATP.

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    L'attuale ranking ATP di Jack Draper, sua miglior classifica di sempre. Nella proiezione live è già in 28esima posizione. Dovesse vincere il titolo al Queen's, si presenterebbe a Wimbledon da numero 19.

Ci abbiamo parlato lo scorso anno, durante il Challenger di Bergamo (che vinse), e confessò che la sua prima preoccupazione era il fisico. “Il tennis non è un problema. Se riesco a giocare con continuità, il mio obiettivo è arrivare alla vetta del gioco”. Disse proprio così: vetta, senza citare numeri o traguardi specifici. Il problema di Draper – sì, possiamo chiamarlo così – risiede nella sua provenienza. Famiglia benestante, nessun problema economico, assenza di fame. Per anni, il tennis è stato un divertimento e mai uno strumento di riscatto. “Che ci crediate no, ha tirato i suoi primi colpi a un anno di età” racconta mamma Nicky, ex promessa junior che poi è diventata maestra di tennis presso il Sutton Tennis and Squash Club. La sua coordinazione occhio-mano era impressionante, al punto che gli 007 della LTA lo hanno intercettato quando aveva cinque anni e lo spedirono presso un centro osservato, la Weybridge Tennis Academy, sotto la guida di Justin Sherring. In quegli anni papà Roger era amministratore delegato della federazione e la stampa lo criticava senza pietà. “Guadagna quattro volte tanto rispetto al Primo Ministro David Cameron (si parlò di 640.000 sterline all'anno, ndr) e non tira fuori mezza idea per promuovere il tennis nel Regno Unito”. In effetti, quando Draper Sr. Fu sostituito da Michael Downey (ex Re Mida del tennis canadese) le cose sono migliorate.

Nel frattempo Jack cresceva nella sua gabbia dorata, sostenuto dall'affetto dei nonni e un condotta non sempre professionale. “Mangiavo schifezze e mi comportavo male durante gli allenamenti” confessa. Nel 2017, la svolta. Gli mettono accanto Ryan Jones e le cose cambiano, fino alla già citata finale a Wimbledon jr. Nei quarti batté Lorenzo Musetti, in semifinale rimase in campo per quasi quattro ore e mezza contro il colombiano Nicolas Mejia, poi cedette a Chun-Hsin Tseng. Con Murray già sulla via del tramonto, Kyle Edmund vittima di infinite fragilità a Daniel Evans di limiti precisi, i pescecani della stampa britannica gli sono piombati addosso. “Da giovane pensi che il tennis sia fatto soltanto di cose bellissime, Wimbledon o giù di lì – riflette Jack – poi esci dai tornei junior e non è affatto così. Devi lottare nei tornei ITF, laddove nessuno ti guarda e a nessuno importa niente di te. Inoltre devi battere giocatori molto forti. Sei ai piedi della montagna e vedi l'Everest in cima, lontanissimo. In certi momenti ho pensato di non avere la capacità per effettuare la scalata”. Mamma Nicky è ancora più esplicita: “Si era abituato a giocare in posti splendidi e frequentare gli Slam, poi si è ritrovato in Messico. Spettatori? Un uomo e un cane”. L'allusione è a un paio di tornei giocati a Cancun nel 2019. Una volta atterrato, scoprì che il club si trovava a 20 chilometri di strada sterrata dall'aeroporto. Avevano costruito i campi da tennis in mezzo alla giungla.

Jack Draper è tra i volti del nuovo numero della versione britannica di Vogue

Superata la prima crisi esistenziale era planato tra i top-100 nel 2022, anno in cui vinse quattro Challenger (tre in Italia, a Forlì) e giunse in semifinale alle Next Gen Finals. Il 2023 doveva essere l'anno della consacrazione, ma il corpo gli ha presentato fattura per gli agi degli anni precedenti. Spalla, schiena, anca, caviglia. Una volta è addirittura collassato sul campo, a Miami. Nello specifico, lo scorso anno si è fatto male agli addominali e poi alla spalla. Quest'ultimo infortunio gli ha impedito di giocare sull'erba, la parte della stagione più importante per un suddito della Regina. Per questo il successo a Stoccarda e l'exploit al Queen's hanno un valore ancora più grande. “Mi sono domandato se fossi in grado di giocare – racconta – e ho pensato a come sarebbe stata la mia vita senza il tennis. Ho realizzato che non desidero altro, e che sono in grado di diventare un ottimo giocatore”. In assenza di stenti quotidiani o di una famiglia a cui badare, ha dovuto trovare la motivazione dentro di sé. Ha lavorato come non mai per irrobustire il fisico e prevenire gli infortuni.

“Il vero risultato è riuscire a giocare ogni settimana senza crollare”. Le vittorie andavano e venivano, perché spesso non riusciva a infilare la zampata contro chi gli stava davanti. “Ma non mi preoccupo: quando vincerò una grande partita, diranno che è stato un exploit. Ma io saprò che non è così, perché sarà il frutto del lavoro”. Lo diceva poco più di un mese fa, come se già sapesse cosa sarebbe successo tra Stoccarda e Londra. Oggi il suo avversario si chiama Tommy Paul e non sarà facile, ma tanto c'è Wimbledon dietro l'angolo. È il torneo dei sogni, il tempio per ogni tennista britannico. Tre anni fa portò via un set a Djokovic, ma in quattro partecipazioni non è mai andato oltre il secondo turno. Sembra l'anno buono, anche perché si è scelto con cura le persone con cui lavorare. Un paio d'anni fa ha lasciato Ryan Jones (“È stata dura, perché per un lungo periodo ho visto più lui dei miei genitori”) per farsi seguire dal coach LTA James Trotman, un tipo simpatico e capace, ma senza troppa esperienza.

Per fare il salto di qualità, dal Foro Italico in poi ha aggiunto al team Wayne Ferreira, ex top-10 ma soprattutto ottimo allenatore. Sotto la sua guida, Frances Tiafoe ha fatto cose inimmaginabili. Da quando si sono lasciati, la carriera dell'americano sta andando a rotoli. Draper lo ha affiancato a Trotman ed è entusiasta. “Crede molto in me, pensa che io sia soltanto al 50-60% del mio potenziale. Vede tanti margini di miglioramento. Io e James lo sapevamo già, ma è bello avere un'opinione diversa”. Ferreira è al Queen's ma non ha bisogno di riflettori. Cuore d'Oro Draper li ha concessi alla sua famiglia, in una commovente conferenza stampa in cui ha parlato a lungo di nonna Brenda, 77 anni e vittima di demenza senile. In tribuna c'era solo il nonno (“Che è attentissimo a risultati e classifiche, a volte gli dico di non esagerare”) perché lei è stata colpita da questa malattia diversi anni fa. Lui le è molto legato. “È stata mia nonna a farmi appassionare al tennis, quando io e mio fratello eravamo giovani era la nostra prima fan”.

Oggi papà Roger la porta ancora al Centro LTA di Roehampton quando il figlio si allena. “Ma lei non sa più chi sono. Anche quando mi vede in TV non mi riconosce. È una cosa molto triste, vorrei che realizzasse quello che sto facendo, ne sarebbe orgogliosa. Si è ammalata a 60 anni ed è stato devastante vederla perdersi gradualmente. Questa malattia porta via completamente la persona che conoscevi”. Per questo è diventato testimonial dell'Alzhaimer Society. Non solo donazioni, ma un importante contributo umano. “Siamo orgogliosi che Jack abbia deciso di condividere pubblicamente gli strazianti dettagli della demenza di sua nonna – dice la CEO Kate Lee – in questo modo, in tanti si sentiranno meno soli”. Si stima che circa 900.000 britannici abbiano questa malattia, e sono destinati a superare il milione e mezzo nel 2040. Di sicuro Draper non sarà solo, ne oggi al Queen's, e nemmeno a Wimbledon. Ogni suo vincente sarà accompagnato da un boato, le sue conferenze stampa saranno le più affollate. I britannici hanno scelto: l'erede di Andy Murray è lui. Il passaggio di consegne è già iniziato.