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IL PERSONAGGIO

Un uomo solo con il suo rovescio

“Si è parlato molto del mio caso, era il momento che lo facessi anch'io”. A quasi 36 anni, Richard Gasquet si mette a nudo con un'autobiografia, À Revers et Contre Tout, arricchita dalla prefazione di Rafa Nadal. Non si può restare indifferenti al francese, travolto dalle aspettative sin da bambino ma capace di restare per 421 settimane tra i top-20. 

Riccardo Bisti
19 maggio 2022

“È la mia arma segreta, il mio marchio di fabbrica, la firma dell'artista: un rovescio classico, a una mano, come un profumo di romanticismo concesso a un viaggio a tratti tortuoso e tormentato. "My backhand", insistono i miei amici inglesi, che a Wimbledon mi hanno sempre riservato un'accoglienza speciale per questo gesto, imparato sin dall'infanzia. È grazie a lui che mi sono trovato un posto al sole. Grazie a lui ho guadagnato una reputazione. Quest'osservazione può essere esagerata, può essere riduttiva, ma corrisponde alla più stretta verità”. Inizia così l'autobiografia di Richard Gasquet, uscita mercoledì in Francia. Scelta non casuale, visto che a breve si giocherà il Roland Garros – il suo amato Roland Garros - e avrà tante occasioni per promuoverla. Anche per questo, forse, ha accettato di fare da opinionista per France 2 non appena sarà eliminato dal torneo. Ci sarà in singolare e anche in doppio, insieme all'amico Jo Wilfried Tsonga, giunto al suo ultimo torneo. Qualche telecronaca, ma soprattutto la presenza fissa magazine di approfondimento condotto da Laurent Luyat, nella terrazza del Campo Chatrier. Sarà un Roland Garros di profonda malinconia per i francesi. Mancherà Monfils, Tsonga dirà addio, e sarà l'ultima presenza per Gilles Simon. E allora l'unico Moschettiere con qualche vaga ambizione sarà proprio Gasquet, sceso al numero 75 ATP ma che sta ritrovando una forma accettabile. È nei quarti al torneo di Ginevra (giocherà oggi contro Kamil Majchrzak), poi proverà a vincere qualche partita a Parigi, laddove – in diciotto partecipazioni - ha raccolto un quarto di finale nel 2016 e quattro piazzamenti negli ottavi. Risultati invidiabili per molti, ma non per l'ex ragazzo che aveva nove anni quando fu definito Dono del Cielo dallo strillo della rivista francese Tennis Magazine.

Il ragazzo che vinceva tutto nei tornei giovanili, superava Rafael Nadal a Le Petits As di Tarbes, una sorta di Mondiale Under 14. Sarebbe stata l'unica vittoria contro lo spagnolo, che tra i professionisti non gli ha lasciato neanche le briciole (zero vittorie in diciassette scontri diretti), e che ha fatto razzia di successi proprio a Parigi, laddove Richard era atteso come un Messia. I due sono diventati amici, Gasquet si è spesso allenato presso la Rafa Nadal Academy. Talmente amici che lo spagnolo ha scritto la prefazione del libro, bomba promozionale mica male. Lo elogia a più non posso, ricorda le loro prime sfide, poi a un certo punto scrive: "Ha dovuto fare i conti con aspettative folli. Posso immaginare quando debba essere difficile per un bambino affrontare l'entusiasmo di un'intera nazione. Quello che ha ottenuto non è mai sembrato essere al livello di quello che i fan speravano. Per venirne fuori ha dovuto dimostrare una grande forza mentale: mantenere un livello così alto per così tanti anni è una sfida che pochi giocatori sono riusciti a vincere". Il libro si intitola À Revers et Contre Tout (Un rovescio e contro tutti), è stato scritto in collaborazione con il giornalista dell'Equipe Franck Ramella ed è solo in francese, ma c'è da augurarsi che venga tradotto in fretta, almeno in inglese. Perché quella di Gasquet è una Storia con la S maiuscola, dalle suggestioni ben più ampie rispetto ai semplici dati di un palmares. Una Storia che si è intrecciata con l'Italia, visto che per qualche tempo si è fatto allenare da Riccardo Piatti. E uno dei passaggi più toccanti dell'autobiografia del coach comasco riguarda proprio il francese e le sue lacrime, disperate, quando Piatti gli comunicò l'intenzione di non continuare dopo averlo portato alle ATP Finals.

«Si è parlato molto del mio caso, quindi era giunto il momento che lo facessi anch'io»
Richard Gasquet
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    I match ATP vinti da Richard Gasquet. Tra i giocatori in attività, solo i Fab Four ne hanno vinti più di lui. Il francese si è aggiudicato 15 tornei, vanta tre finali Masters 1000, tre semifinali Slam e una Davis. È stato al massimo numero 7 ATP

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Il famoso match a Tarbes 1999, unica vittoria di Richard Gasquet contro Rafael Nadal

“Richard Gasquet è un tennista a parte – recita la sinossi, curata dall'editore Stock – rivelatosi all'età di 9 anni, grazie alla sua incredibile tecnica è salito in classifica più velocemente della media. Una precocità che spesso gli ha fatto del male. Troppa attesa! Troppa pressione! Campione del Mondo junior all'età di 16 anni, vittorioso su un certo Roger Federer due anni dopo, il Piccolo Mozart del tennis non ha mai smesso di alimentare le speranze dei suoi sostenitori. Spesso sopraffatto, è comunque rimasto visceralmente attaccato al suo tennis di finezza e generosità. Dopo vent'anni di una carriera così ricca, scandita da quindici titoli importanti, una vittoria in Coppa Davis e soprattutto una 7° posizione mondiale, tira le somme senza ombre né rimpianti. Come sul campo, si apre e ripercorre i momenti più esaltanti e quelli più critici della sua carriera. Una storia guidata dal bisogno di verità, ma soprattutto dalla passione per il gioco”. Una descrizione del genere ingolosirebbe qualsiasi appassionato, figurarsi se il soggetto si chiama Richard Gasquet. Perchè il francese non può lasciare indifferenti. Tutto parte dal suo rovescio, un dipinto tecnico che fa rimpiangere l'assenza di appassionati di tennis tra i poeti contemporanei. Chissà come lo descriverebbero. Lui ci ha dedicato il primo capitolo, avventurandosi in una classifica dei cinque migliori rovesci a una mano. Secondo lui, va così: primo Wawrinka, secondo Gasquet, terzo Federer (“per la capacità di usare lo slice”), quarto Kuerten, quinti a pari merito Gaudio e Albert Costa.

“Ma mentre il mio rovescio diventava un marchio di fabbrica, ho perso fiducia nel mio dritto. Da bambino tiravo entrambi i colpi con la stessa fiducia. Adesso il mio dritto non vale i primi 200: se avessi avuto quello di Federer, probabilmente non mi sarei neanche dovuto allenare”. Ma Gasquet è anche il tennista delle contraddizioni: tanto talentuoso quanto remissivo, al punto da trascorrere una carriera a metri dalla linea di fondo, pronto a remare per ore e ore, consumando le sue gambe più di quanto sarebbe stato lecito. E ancora: si dice che i giocatori di talento facciano le bizze, siano cavalli difficili da domare. Al contrario, Gasquet ha sempre fatto le cose per bene, cercando costantemente di migliorarsi. E a quasi 36 anni (li compirà il 18 giugno) continua a giocare animato dalla sola passione, perché i soldi – beato lui – non sono certo un problema. Qualcuno aveva sostenuto che la sua sensibilità potesse nascondere l'omosessualità, da lui smentita nel modo più rumoroso: una positività all'antidoping per cocaina, la droga ricreativa per eccellenza. Riuscì a dimostrare la contaminazione a causa di un bacio con una certa Pamela, conosciuta in una notte di bagordi a Miami. Solitamente guardiamo con sospetto le biografie di un atleta ancora in attività, ma a Gasquet si può concedere: il meglio è inevitabilmente alle spalle, ed è legittimo sfruttare la vetrina del Roland Garros e una popolarità ancora notevole. Se poi dovesse azzeccare un'exploit prima del ritiro (ne dubitiamo...) ci sarà sempre spazio per un'edizione aggiornata.

ASICS

Secondo Richard Gasquet, soltanto Stan Wawrinka tira un rovescio a una mano migliore del suo

«Da giovane avevo bisogno di una guida esperta, un vincitore Slam. Ma nessuno dei francesi del passato venne a parlarmi. In quel periodo Noah stava sfondando con la musica ed era fuori dal tennis» 
Richard Gasquet

La bellezza senza tempo né confini del rovescio di Richard Gasquet

“Si è parlato molto del mio caso, quindi era giunto il momento che lo facessi anch'io” ha detto nei giorni scorsi. Chi ha avuto la possibilità di leggere le 276 pagine del libro, afferma che Gasquet descrive nel dettaglio i suoi ricordi, rimpianti compresi, e si augura di far passare un messaggio ai giovani lettori. “Soltanto lavoro, perseveranza e passione permettono di godere della bellezza e delle emozioni di questo sport. Devi pensare al tennis dalla mattina alla sera, non c'è altro modo per arrivare”. Nel suo racconto, Richard prova a smontare un luogo comune: a suo dire, non aveva un talento sufficiente per vincere più di così. “Non dico che non ne avessi, ma vorrei chiarire: ho l'estetica del rovescio, gioco una buona smorzata, ma il mio tennis non è solo questo. Ho dovuto allenarmi molto per ottenere risultati, perché il mio non è un tennis facile. Non servo a 400 km/h, non conquisto i punti con facilità, devo costruirmeli da solo”. Basta un piccolo cambio di prospettiva, in effetti, per guardarla diversamente. Forte di 695 vittorie nel circuito maggiore, è il tennista in attività più vincente alle spalle dei mitici Fab Four. Il problema è che li ha battuti solo tre volte, e mai in uno Slam. “Ho perso più di 60 volte contro i Big Three, tre volte in una semifinale Slam. Erano troppo più forti degli altri. Soltanto Stan Wawrinka è riuscito a salire al loro livello”. Forse dimentica Juan Martin del Potro, ma lo perdoniamo. Così come i francesi non lo hanno mai crocifisso per la sconfitta contro Federer nel match decisivo della finale di Coppa Davis 2014. Parliamoci chiaro: aveva pochissime chance. Eppure è il match che lo ha segnato di più. “Aver preso botte dall'inizio alla fine, non riuscire a regalare un'emozione a 27.000 spettatori, mi ha colpito molto”. Si sarebbe rifatto a metà tre anni dopo, quando nello stesso palcoscenico la Francia avrebbe finalmente vinto l'Insalatiera, simbolo di una generazione fantastica ma forse non così vincente.

Però l'ha vinta da riserva, osservando dalla panchina i trionfi di Tsonga e Pouille. Il protagonista avrebbe potuto essere lui se le cose fossero andate diversamente – parole sue, nel libro – nel biennio 2003-2004. In quel periodo era ancora un baby prodigio, il Dono del Cielo, ma non trovava una guida. Papà Francis faceva quello che poteva, mentre i coach che si sono alternati in quel periodo (Eric Winogradsky e Tarik Benhabiles) hanno fallito. Il primo perché era ancora inesperto, il secondo perché non si è mai preso con Richard. In quel periodo vinceva il doppio misto al Roland Garros con Tathiana Golovin, ma dentro di sé stava male. “Avevo bisogno di una guida esperta, un vincitore Slam. Ma nessuno dei francesi del passato venne a parlarmi. In quel periodo Noah stava sfondando con la musica ed era fuori dal tennis, ci siamo avvicinati molti anni dopo”. Il malessere esplose alle qualificazioni dello Us Open 2004, quando fu squalificato durante il match contro Michael Russell. Scaraventò una racchetta contro i teloni e colpì accidentalmente un giudice di linea. “Proprio come è successo a Djokovic nel 2020. Fui salvato dal fatto che ero quasi anonimo, L'Equipe praticamente non scrisse nulla su quella vicenda. Nell'epoca dei social sarei stato prima crocifisso e poi squalificato”. Il profondo disagio adolescenziale di Gasquet rivaluta la sua carriera, così come la fantastica vittoria su Federer a Monte Carlo, appena sette mesi dopo. E tutto quello che sarebbe arrivato. Sappiamo che è difficile, pressoché impossibile: ma sarebbe bello se Richard Gasquet dovesse togliersi un'ultima grande soddisfazione con la racchetta in mano. Una fiaba che chiuderebbe il cerchio inaugurato nel febbraio 1996, quando Tennis Magazine scriveva: “Richard G., 9 anni. Il campione che la Francia sta aspettando?”. 26 anni dopo, la risposta non è così scontata.