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ROLAND GARROS

Tifo da stadio!

Il pubblico del Roland Garros si scatena quando giocano i francesi. Più in generale, è sempre pronto a fischi e contestazioni. In questi giorni si sono verificati diversi episodi controversi, ma è davvero un problema? Se non si scade in eccessi e volgarità, l'atmosfera è molto più coinvolgente. E fa emergere le capacità di autocontrollo dei giocatori. 

Riccardo Bisti
3 giugno 2023

Essendo fortemente legato alle tradizioni, il tennis fatica ad accettare cambiamenti e modernizzazioni. Da tempo si parla del coinvolgimento del pubblico, con l'idea di ringiovanirlo e rendere il gioco più attraente. Per esempio, permettendo agli spettatori di muoversi liberamente durante un match (oggi si può entrare e uscire soltanto ai cambi di campo), oppure ammorbidire la regola che impone il silenzio durante gli scambi. Certe norme, tuttavia, non sembrano riguardare il pubblico del Roland Garros. Paradossalmente, l'assenza di top-players francesi ha ulteriormente incattivito la gente, ancora più aggressiva nel sostenere i giocatori di casa. Il picco si è raggiunto giovedì sera, quando un esasperato Taylor Fritz li ha zittiti in modo plateale dopo aver battuto Arthur Rinderknech, ultimo transalpino in gara. In effetti le avevano provate tutte per distrarlo, disturbandolo deliberatamente nell'ultimo game, intonando cori tipo “chi non salta non è francese” tra un punto e l'altro, e costringendolo a tirare una seconda palla ben 52 secondi dopo la prima.

La reazione di Fritz è stata comprensibile, ma la contro-reazione del pubblico non si è fatta attendere. Lo hanno fischiato a volontà, impedendogli di realizzare l'intervista sul campo con Marion Bartoli. In effetti aveva continuato a schernirli, sostenendo – ironicamente – che avevano tifato talmente tanto per lui da spingerlo alla vittoria. E ha continuato a farlo anche su Twitter, pubblicando l'emoticon con il gesto del silenzio. Oggi giocherà sullo stesso campo contro Francisco Cerundolo, e sarà interessante vedere come lo accoglieranno. Più in generale, il Roland Garros è forse il torneo in cui il pubblico è più coinvolto. Il picco si verifica quando sono in campo i francesi, ma sanno farsi notare anche in altre circostanze. Per esempio, hanno fischiato Novak Djokovic durante il match contro Davidovich Fokina perché aveva chiesto un intervento medico. Lui ha risposto con applausi ironici, poi in conferenza stampa ha rincarato la dose: “Ci sono gruppi di persone che sono pronti a fischiare qualsiasi cosa tu faccia. Lo trovo irrispettoso e non lo capisco. Però pagano il biglietto e hanno il diritto di fare quello che vogliono”.

«Il pubblico francese è complicato. Non mi piace quando fischiano, ma fa parte del gioco. Vogliono che vincano i francesi, sono incredibilmente appassionati» 
Ons Jabeur

La faida tra Taylor Fritz e il pubblico francese

Giocare contro un francese a Parigi è comunque molto complicato, almeno sul piano ambientale. Ons Jabeur, per esempio, ha vissuto un pomeriggio complicato quando ha affrontato Oceane Dodin. L'hanno fischiata quando ha vinto un punto grazie a un nastro, e anche quando c'è stata una palla contestata. In generale, si crea un clima in cui – in effetti – il giocatore meno gradito al pubblico non può permettersi di dire nulla, altrimenti partono i fischi. E accade lo stesso anche agli arbitri. I giocatori lo sanno e devono accettarlo, anche se c'è qualcuno che ogni tanto si ribella. È capitato anche a Roger Federer, che nel 2012 disse “shut up” al pubblico durante il quarto di finale contro Juan Martin Del Potro. Incredibile, visto lo status di non francese più amato dal pubblico di Parigi (insieme a Justine Henin, sfacciatamente sostenuta durante lo storico match contro Serena Williams nel 2003). Eppure anche lui nutriva un certo timore: nel 2009, per esempio, evitò qualsiasi manifestazione emotiva – persino i pugnetti – durante un match contro Gael Monfils. Sapeva che l'avversario è bravissimo a scaldare il pubblico, quindi evitò di alimentare ogni tensione. Oggi Federer non è più nel circuito, ma la gente di Parigi è sempre la stessa.

Amano il tennis, certo, ma amano anche essere protagonisti delle partite. Tutto sommato va bene così, anche perché negli altri Slam accadono cose simili, soprattutto in Australia (lo stesso Rinderknech ha ricordato un suo match con Popyrin, laddove – a suo dire – il pubblico era ubriaco e si era comportato ancora peggio). Ma anche a Wimbledon il tipico autocontrollo british scompare quando Henman (prima) e Murray (poi) sono arrivati a giocare match importanti. Tutto il mondo è Paese, verrebbe da dire. Qualcuno ha criticato il comportamento di Fritz, altri lo hanno difeso. Secondo noi non dovrebbe essere un problema: se un calciatore può tirare un rigore con 50.000 persone che fischiano, e un cestista un tiro libero con il pubblico che lo infastidisce in ogni modo, crediamo che anche i tennisti possano accettare un po' di ostilità, ovviamente senza eccessi clamorosi. A Parigi si va ben oltre le regole non scritte del tennis (silenzio, rispetto, applauso quasi a comando), ma tutto sommato il clima da Coppa Davis migliora l'atmosfera e crea belle immagini, come quando Lucas Pouille – dopo la vittoria al primo turno – ha intonato la Marsigliese insieme a 2.000 persone, nel catino del Campo 14. Non sappiamo se Taylor Fritz inaugurerà una faida con il pubblico francese: se anche fosse, tuttavia, non vedremmo il problema.