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IL PERSONAGGIO

L'hanno già chiamata Queen-wen

La Cina è in fibrillazione per Qinwen Zheng, possibile erede di Na Li: “Se possibile, vorrei fare meglio di lei”. Ha lasciato casa a 8 anni e oggi si allena a Barcellona. Il fisico è impressionante, il tennis cresce giorno dopo giorno e ha una formula magica: “Se sei una brava persona, giochi meglio a tennis”

Riccardo Bisti
11 febbraio 2023

Nel cuore della prima ondata della pandemia, Qinwen Zheng ha dato un'occhiata alla classifica WTA. Scorrendo i nomi, si è accorta che diverse coetanee le stavano davanti. “Ma non per il livello espresso. Ho sempre creduto di poter essere migliore, di poter fare qualcosa di grande. Con questa mentalità, ho capito che non potevo restare in Cina”. Da allora sono passati due anni e mezzo e ha appena posato per la copertina della versione cinese di GQ, in cui le hanno dato un nomignolo che diventerà un tormentone quando vincerà qualcosa di grande: Queen-wen. In fondo, la cinese sogna di diventare una regina del tennis da almeno dodici anni. Qualche mese prima aveva deciso di provarci con il tennis, dopo che i genitori le avevano fatto provare diversi sport. Non poteva restare nella sua Shiyan, così il padre le disse: “Se davvero vuoi andare a Wuhan, troveremo un coach adatto”. Anche a costo di soffrire un doloroso distacco. Ma il destino era in agguato: pochi mesi dopo, Na Li diventava la prima asiatica a vincere un torneo del Grande Slam. Davanti alla TV c'erano 116 milioni di cinesi. Tra loro, una bambina di nove anni che si allenava proprio a Wuhan, città natale della Li. “In quel momento ho pensato che anche un asiatico può fare certe cose in uno sport così internazionale.

E ho capito che avrei voluto essere come lei, se possibile anche meglio”. E così si è dedicata anima e corpo al tennis: tre anni a Pechino sotto la guida di Carlos Rodriguez, ex demiurgo di Justine Henin e coach della stessa Li quando vinse l'Australian Open 2014. L'anno dopo ebbe la possibilità di conoscere il suo mito, perché il colosso IMG le aveva messo gli occhi addosso. “Appena l'ho vista, ho pensato che avesse importanti qualità atletiche” dice la Li, che oggi la segue con curiosità. IMG l'ha messa sotto contratto per davvero, l'ha fatta lavorare per qualche tempo nella propria accademia di Bradenton (l'ex campionificio di Bollettieri), laddove le hanno dato il soprannome Fire. Perché Qinwen è fuoco in tutto quello che fa: servizio, dritto, rovescio, ma anche carattere. Diciamo che non brilla in pazienza. Ma altre facevano più risultati: Iga Swiatek, certo, ma anche Leylah Fernandez, Emma Raducanu, Clara Tauson. Inaccettabile per una ragazza che sprizza ambizione da tutti i pori. E così, tramite i buoni uffici di IMG, si è concretizzata la possibilità di allenarsi in Spagna. Le hanno proposto di lavorare con un giovane spagnolo, un ex professionista che aveva giocato le sue ultime partite poco più di un anno prima: Pere Riba Madrid, ex n.65 ATP. La figura ideale: giovane (e dunque motivato) e spagnolo (dunque gran lavoratore).

ASICS ROMA
«Iga Swiatek ha appena un anno più di me ed è molto più avanti. Nel 2023 voglio fare risultati nei grandi tornei e negli stadi più importanti» 
Qinwen Zheng

Qinwen Zheng racconta la sua storia a Tennis Magazine USA

Hanno fissato la base in uno dei tanti club nei pressi di Barcellona, l'Els Gorch Tennis Club. Poca forma, tanta sostanza. Ogni mattina, Riba guida 30 minuti per andarla a prendere. “Qinwen è una persona molto simpatica, si prende cura dei dettagli e di tutte le persone del team. Si sa adattare a tutto”. Il merito è dei genitori: “Che hanno fatto grandi sacrifici per il mio tennis, facendomi uscire di casa fin da piccola. A volte bisogna pensare sul lungo termine, anche se questo mi ha impedito di vedere mio padre per oltre un anno. Ma adesso sono felice”. Già, perché mamma e papà l'hanno raggiunta a Barcellona e seguono con discrezione gli allenamenti della figlia, seguita da un tecnico che sta facendo le cose per bene. “Con lui sono diventata più paziente – racconta – me lo dicevano anche gli altri coach, ma lui è stato il primo a ripetermelo ogni giorno fino a quando non mi è venuto naturale”. Probabilmente giocherebbe ancora il match della vita sul cemento, ma ha imparato a destreggiarsi sulla terra battuta. E non è un caso che il suo primo risultato di rilievo sia arrivato al Roland Garros, laddove ha superato Simona Halep prima di togliere un set alla futura vincitrice Iga Swiatek.

Ha poi vinto un mucchio di partite, si è aggiudicata un WTA 125 a Valencia, ha giocato la sua prima finale WTA vera a Tokyo, ed è entrata tra le top-25 WTA. A suon di risultati è stata nominata Newcomer of the Year. “Benissimo, ma avrei potuto fare ancora meglio – ammonisce lei, oggi numero 29 – nessun appagamento, la Swiatek ha appena un anno più di me ed è molto più avanti. Nel 2023 voglio fare risultati nei grandi tornei e negli stadi più importanti”. Non è andata troppo bene in Australia, laddove è inciampata al secondo turno contro Bernarda Pera. Niente paura: si sta rifacendo alla grande al WTA 500 di Abu Dhabi, laddove è giunta in semifinale a buon di bordate. Ha superato Marino, Ostapenko e la prima testa di serie Daria Kasatkina, fatta fuori nettamente (6-1 6-2 lo score) in un derby tra giocatrici che s allenano in Spagna e lavorano con tecnici spagnoli. A proposito di Spagna: come ogni cinese che ha contatti con il mondo occidentale, le hanno dato l'ennesimo soprannome: se urlate “Ana” lei si girerà. Persino Na Li la chiama così.

Qinwen Zheng sta giocando un ottimo tennis ad Abu Dhabi: superando Daria Kasatkina, ha ottenuto la terza vittoria contro una top-10

Qinwen Zheng ha posato in copertina per GQ Cina

Per raggiungere la sua seconda finale in carriera dovrà battere Liudmila Samsonova, ma per lei è solo l'inizio di un viaggio partito da lontano, e portatore di sacrifici. Al rientro dopo la pausa per Covid, il timore per il virus era troppo forte e così hanno rinunciato a viaggare in aereo, spostandosi in macchina per tutta Europa: Germania, Italia, Repubblica Ceca... “Viaggi di 17 ore, che diventavano di 22 con le pause. Se mi guardo indietro non posso credere di averlo fatto: un giorno in mezzo in macchina per giocare un semplice torneo ITF. Ma è stata come un'avventura, una bella esperienza”. La sua prestanza fisica e una naturale avvenenza erano evidenti da tempo, quando IMG l'ha messa sotto la sua ala protettrice sin da ragazzina. E allora le stanno costruendo una popolarità grandiosa, potenzialmente maggiore di Na Li, che ottenne i suoi primi risultati in età relativamente avanzata. Non solo GQ Cina: ha già effettuato servizi fotografici per Harper's Bazaar e Cosmo China. Più in generale, i cinesi vanno pazzi per lei e sono convinti che diventerà la prossima numero 1 del mondo. Di certo è focalizzata sull'obiettivo: non si è fatta sedurre dalla movida di Barcellona, e preferisce dedicare il tempo libero a canto, danza, lettura, moda, fotografia e lo studio dello spagnolo (“Perché ogni tanto i membri del mio team parlano tra di loro e non capisco cosa dicono...”).

Per quanto si sia adattata a usi e costumi occidentali, le è rimasta una profonda passione per la musica cinese. “Quella occidentale ha un ottimo ritmo, ma il significato dei testi è piuttosto scarso – racconta – la musica cinese è piena di frasi profonde che rendono la musica stupenda. Creano una grande suggestione. Non so come spiegarlo, ma sono certa che i cinesi capiranno quello che sto dicendo”. Pere Riba è entusiasta della sua allieva: “Cura i dettagli, migliora mese dopo mese e vedo che i cambiamenti sono sensibili. Ha cambiato il suo modo di guardare il tennis”. Decine, fose centinaia di milioni di cinesi non aspettano altro. Lo sa bene anche Nike, che l'ha messa sotto contratto e le ha concesso un privilegio riservato a pochissimi: inserire il patch di un'altra azienda nella divisa di gioco. Soltanto Maria Sharapova e Na Li (guarda un po'...) avevano avuto questo privilegio. Se non è un'investitura questa... “Ma io voglio migliorare come persona: il mio coach mi dice che se sei una brava persona hai più possibilità di giocare un buon tennis”. Che bella filosofia: speriamo che sia davvero così.