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LA STORIA

Toshihide vuole giocare uno Slam. A tutti i costi

A quasi 44 anni, Toshihide Matsui è il giocatore più anziano a svolgere attività regolare nel circuito ATP. Il ritiro non è un'opzione, anzi, ha appena rivinto i Campionati Nazionali a distanza di 12 anni. E ha lanciato la sua linea di merchandising. Con un sogno: giocare finalmente un torneo del Grande Slam.

Riccardo Bisti
31 dicembre 2021

Se fate un salto sul suo sito ufficiale, vi sembrerà di avere a che fare con un top-player. Toshihide Matsui ha addirittura creato uno shop online, in cui si possono acquistare i prodotti con il suo logo, proprio come i big. A modo suo, il giapponese è l'uomo dei record: a 43 anni a 7 mesi, è il più anziano a svolgere attività regolare nel circuito ATP. La priorità va al doppio, ma non vuole ancora mollare il singolare. Il tutto in nome di un sogno, scrtto a caratteri cubitali sulla testata: “Road to GRAND SLAM!!”. In oltre vent'anni di professionismo, non è ancora riuscito a giocarne uno. Matsui è convinto di potercela fare, soprattutto da quando ha trovato un compagno fisso, il 26enne Kaito Uesugi. Insieme a lui, ha scritto una nuova pagina di storia: a novembre si è aggiudicato i Campionati Nazionali Giapponesi, evento sentitissimo in patria. Per lui è il quinto titolo in doppio dopo quelli raccolti nel 2005, 2007, 2008 e 2009. Dodici anni dopo, ha ripreso a esultare. Che Matsui faccia sul serio, beh, lo racconta la sua attività. Ha giocato a tutto spiano fino allo scoppio della pandemia, poi si è rifugiato in Giappone in attesa che le cose si normalizzassero. In 22 mesi ha giocato solo un torneo, l'ATP Cup 2021. “Volevo restare in Asia, ma ad agosto ho ripreso a viaggiare perchè non volevo che mi scadessero i punti, col rischio di uscire dalla classifica mondiale”.

Ad Antalya ha giocato il suo primo match in singolare dopo quasi due anni, mentre in doppio ha già preso parte a nove tornei, con una finale ITF (sempre ad Antalya) e una semifinale Challenger (a Cassis, in Francia). Risultati che hanno riacceso una motivazione già enorme. “Ovviamente ci sono alti e bassi, sia dentro che fuori dal campo – dice Matsui, che durante la pandemia è diventato padre per la seconda volta – ma credo di poter migliorare, giorno dopo giorno. Mi piace il processo: pochi lo notano, ma ogni giorno imparo cose nuove”. Nato nella prefettura di Kashiwa il 19 aprile 1978, è diventato professionista piuttosto tardi perché prima si è dedicato alla studio. Aveva 16 anni quando lo hanno spedito in Canada, poi nel 2000 si è laureato in psicologia presso la Brigham Young University, alle Hawaii. Una volta intascato il pezzo di carta, si è tuffato nel circuito ATP. In singolare non è mai andato oltre il numero 261, ma si è tolto lo sfizio di affrontare un top-10. Nel 2005 entrò in tabellone (da lucky loser) al torneo ATP di Pechino e trovò Guillermo Coria, all'epoca numero 8. “Era più piccolo di me, sembrava un bambino – racconta Matsui – ero nervoso perché lui era molto forte, non riuscivo a vincere un singolo punto. Non sbagliava mai! Andavo a rete e mi passava, giocavo una smorzata e non aveva problemi... mi ha proprio distrutto, è stato scioccante”. Finì 6-1 6-0 per l'argentino, ma ci vuole ben altro per scoraggiare Toshihide.

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"Ho ricevuto una chiamata dall'ATP, in cui mi chiedevano se ero disponibile per l'ATP Cup. Mi dissero che l'unico criterio per le convocazioni era la classifica ATP, dunque il mio nome figurava nella lista. Mi sono entusiasmato, mi sono messo a piangere. Avevo quasi 42 anni e ho potuto giocare per la bandiera e ascoltare l'inno nazionale"
Toshihide Matsui

Toshihide Matsui racconta se stesso e il desiderio di giocare un torneo del Grande Slam

L'obiettivo di battere almeno un top-100 è fallito, visto che ha perso dieci partite su dieci (ci è andato vicino nel 2012 a Tokyo, quando perse 4-6 7-6 7-5 contro Sergiy Stakhovsky). In singolare, tuttavia, il suo grande rimpianto rimane la finale ai Campionati Giapponesi del 2006. “Si tratta di un evento molto importante: il montepremi è elevato, c'è la copertura della TV nazionale e chi vince ottiene una wild card per il torneo ATP di Tokyo. Arrivai in finale, vinsi il primo e nel secondo mi trovai avanti 5-3 e servizio, 30-0, con palle nuove, su un campo veloce. È finita che ho perso quella partita. Avessi vinto, forse sarebbe cambiato qualcosa nella carriera. Mi piacerebbe molto rigiocarla...”. Non è stato possibile, ma la rassegnazione non fa parte del suo vocabolario. Col tempo, Matsui ha abbracciato le nuove tecnologie e sistemi di allenamento sempre più sofisticati per diventare sempre più forte e resistente. Oggi possiede un fisico scolpito, da far invidia a tanti giocatori più giovani e meglio piazzati. Lui lo sa e non disdegna qualche servizio fotografico per promuovere se stesso e il suo merchandising. Qualche anno fa ci fu polemica per la decisione di dividere le classifiche ATP e ITF, in modo da ridurre il numero di giocatori nel ranking mondiale. L'esperimento è durato pochi mesi tra le proteste dei giocatori, eppure il giapponese ne aveva beneficiato.

Nel 2016 avevo perso il mio ranking, però entravo nelle qualificazioni dei Challenger grazie alla mia classifica di doppio. Così firmavo per le qualificazioni in singolare e questo mi ha permesso di risalire. Io ho sempre voluto giocare entrambi, sono stati 6 mesi faticosi ma sono andati bene, e ho sfidato diversi giocatori di livello”. Vincendo qualche partita qua e là, aveva guadagnato un migliaio di posizioni, ma giorno dopo giorno il doppio è diventato sempre più importante. Il motivo è semplice: bisogna coprire solo metà campo, è meno faticoso... Insomma, l'età non è un fattore. E poi c'è quel grande sogno sullo sfondo, il desiderio di giocare finalmente uno Slam. Per sua sfortuna, è arrivata la pandemia. “Molti hanno avuto problemi, io posso dire di essere stato fortunato – dice Matsui – sono diventato padre, ho passato molto tempo con la famiglia e gli amici, che mi erano mancati per molto tempo. Per un lungo periodo ho giocato solo l'ATP Cup, poi solo qualche torneo in Giappone e alcune clinic in giro per il Paese. E ho potuto riposarmi”. L'ATP Cup è stata una sorta di coronamento per la sua carriera. Come ogni giapponese che si rispetti, ama sopra ogni cosa la bandiera del Sol Levante. D'altra parte, il Giappone è il Paese di Jiro Kato, l'uomo che si suicidò per la vergogna di non potersi esprimere al meglio in Coppa Davis.

Lo scorso 7 novembre, Matsui-Uesugi si sono aggiudicati i Campionati Nazionali Giapponesi

Pur dando la priorità al doppio, Toshihide Matsui è ancora piuttosto competitivo in singolare

“Ho giocato in Coppa Davis tra il 2006 e il 2010, poi hanno smesso di convocarmi – racconta – non mi hanno mai spiegato il motivo, eppure con la mia classifica avrei avuto il diritto alla convocazione. Poi è successo che ho ricevuto una chiamata dall'ATP, in cui mi chiedevano se ero disponibile per questa competizione. Mi dissero che l'unico criterio per le convocazioni era la classifica ATP, dunque il mio nome figurava nella lista. Mi sono entusiasmato, mi sono messo a piangere. Avevo quasi 42 anni e ho potuto giocare per la bandiera e ascoltare l'inno nazionale. Pensavo che non sarebbe più successo. Questo episodio conferma che non bisogna mai arrendersi: puoi affrontare infortuni, avere problemi economici... Io ho atteso dieci anni sperando di tornare in Davis, poi è arrivata l'ATP Cup”. Come detto, il suo obiettivo è migliorare la classifica di doppio (oggi è n.353) per arrivare a giocarsi uno Slam (“Pur non volendo abbandonare il singolare, questo è l'obiettivo più realistico, dunque sto dando la priorità al doppio”). Di certo potrebbe battere il record di longevità di Leander Paes, che ha continuato a giocare fino a 46 anni salvo poi arrendersi pandemia, che gli ha impedito di giocare la sua ottava Olimpiade, a cui teneva moltissimo. “Non so se ce la farò: ci siamo allenati insieme, ha una mano fantastica, può fare cose incredibili e ha mostrato una grande mentalità. Se il mio fisico regge per ancora un paio d'anni potrei batterlo, ma lui è su un altro livello”. Nonostante la parola ritiro sia sempre sullo sfondo, Matsui non lo ha ancora programmato.

Ammetto di averci pensato durante lo stop del circuito. A volte sei infortunato, hai famiglia, la classifica scende, hai la necessità di andare in altri continenti... E allora ti domandi cosa vuoi fare. Però io continuo ad avere motivazione, voglia di combattere. Mi sento in perfetta salute, sia fisicamente che mentalmente, ho molta energia. Inoltre mia moglie è un'ex giocatrice (Tomoyo Tagakishi, ex n.396 WTA, ndr), dunque mi comprende e mi aiuta, così come tutte le persone che mi stanno accanto. No, non c'è ragione di smettere”. In effetti ci sono ancora diversi record da battere: uno come lui non può accontentarsi di aver giocato il match Challenger con il maggiore divario anagrafico: nel 2019 ha affrontato il giovane Chun-Hsin Tseng a Shenzhen. Tra i due ci sono ben 23 anni di differenza, ma per Toshihide è più vero che mai il detto secondo cui l'età è solo un numero. “In Giappone abbiamo avuto Kimiko Date, che ha giocato fino a 47 anni. La leggenda del baseball Ichiro è andato avanti ben oltre i 40, poi c'è un calciatore 50enne...”. L'allusione è a Kazuyoshi Miura, 54 anni, ben noto ai tifosi del Genoa per una breve militanza in Liguria nel 1994-1995. Segnò il suo unico gol in un derby contro la Sampdoria. Oggi è ancora in attività. “Credo che succederà sempre più spesso, le nuove tecnologie allungano le carriere. Prima avevi 30 anni ed eri vecchio, mentre adesso l'età è un numero. Non so ancora quanto giocherò, ma sono molto fortunato perché il mio corpo è in perfette condizioni. Più in generale, in Asia non esiste la mentalità dell'età, semmai quella della gioia di giocare”. E Matsui trasmette gioia in ogni suo gesto, in ogni parola. Ti sa contagiare. In questo caso, il termine ha soltanto accezioni positive. Chissà se riuscirà nel miracolo.