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AUSTRALIAN OPEN

Si scrive Berrettini, si legge Campione

Quattro ore e dieci minuti premiano Matteo Berrettini dopo una lunga battaglia contro il predestinato Carlos Alcaraz. Matteo vince i primi due, si fa rimontare, rischia grosso ma poi vince al tie-break finale. “Alla sua età, non avevo neanche un punto ATP”.

Riccardo Bisti
21 gennaio 2022

Matteo Berrettini ha detto il vero. “Alla sua età, non avevo neanche un punto ATP”. Con queste parole ha accolto il bel successo contro Carlos Alcaraz al termine di una battaglia infinita, chiusa al (super) tie-break del quinto set. Alti e bassi, emozioni a non finire, ma alla fine Matteo l'ha spuntata affidandosi a un grande tennis e al muscolo più importante: il cuore. Perché ci sono stati momenti in cui lo spagnolo gli è stato superiore e altri in cui ha tremato, come quando si è preso una storta alla caviglia nel secondo game del quinto set. Invece, dopo quattro ore e dieci minuti, il punteggio sorride a Matteo: 6-2 7-6 4-6 2-6 7-6 e ottavi di finale conquistati. E stavolta ci sarà perché la la caviglia ha retto, non come dodici mesi fa quando quando un problema agli addominali gli impedì di scendere in campo contro Tsitsipas. Matteo dice il vero, perché Alcaraz ha 18 anni e 8 mesi.

Per scrupolo, abbiamo controllato: quando Berrettini aveva la sua età, non aveva ancora messo il becco nella classifica mondiale. Il suo nome sarebbe comparso quattro mesi dopo grazie a due partite vinte a un torneo ITF (allora denominati Futures) ad Antalya, in Turchia. Ma c'è qualcosa che rende ancora più suggestivo il paragone: a 18 anni e 8 mesi, Berrettini giocava le finali di Serie A1 con il suo Circolo Canottieri Aniene. Era il numero 4 della squadra: giovane promessa, ci mancherebbe, ma qualcuno avrebbe mai immaginato di vederlo oggi, così forte, a dire Grazie al pubblico di Melbourne dopo aver risposto alle domande di Jim Courier? Sentire la nostra lingua in un contesto così internazionale, prestigioso, che spesso abbiamo visto col binocolo, profuma di emozioni. Specie pensando che – all'età di Alcaraz – Matteo perdeva in tre set contro Francesco Picco, classe 1991 che oggi ha intrapreso la carriera di coach e fa il maestro in Germania.

PRIMA
"Alcaraz è molto forte fisicamente, non ha punti deboli sui quali insistere. Contro di lui bisogna spingere molto, mi ha portato a giocare al meglio"
Matteo Berrettini

Lo straordinario passantino in slice che ha indirizzato il tie-break del secondo set

Dati, indizi, che rendono l'idea di quanto sia stata speciale la sua carriera, e di quanto valga la vittoria contro un predestinato come Alcaraz, che tutti i bookmakers avevano dato per favorito. E in effetti l'inizio del match preoccupava un po', con Matteo costretto ad annullare palle break nei primi due turni di servizio. Passato il pericolo, vinceva cinque giochi di fila, scappava via nel secondo, veniva ripreso ma si aggiudicava ugualmente il tie-break, suggellato dallo splendido passante che potete rivedere qui sopra. “Nel terzo set ci sono stati alcuni momenti in cui mi sono trovato 0-30 sul suo servizio (nel secondo e nell'ottavo game, ndr), sentivo che il match andava dalla mia parte, ma non ho colto il momento – ha detto Berrettini – poi nel quarto non avevo molte energie, ma questo fa parte del lavoro. Nel quinto mi sono soltanto detto di combattere e lottare, punto dopo punto”.

E così ha fatto, specie dopo la storta alla caviglia che fortunatamente ha creato solo un grande spavento. Di là c'era un tennista che non ha ancora vinto nulla, ma ben presto lo farà. “E un giorno vincerà partite come questa” ha aggiunto Berrettini, che lo ha riempito di complimenti. “È molto forte fisicamente, non ha punti deboli sui quali insistere. Contro di lui bisogna spingere molto, mi ha portato a giocare al meglio”. E ad essere più forte della sfortuna, che non lo lascia mai in pace quando mette piede in Australia: caviglia nel 2020, addominali nel 2021, problemi intestinali e pure la storta quest'anno. “Ma ormai sono abituato a queste cose, ci convivo e combatto. Devi sempre giocare con il cuore, non importa come va”.

Quando aveva l'età attuale di Carlos Alcaraz, Matteo Berrettini non aveva punti ATP e perdeva in Serie A1 contro Francesco Picco

Il match si è chiuso con l'urlo di Matteo Berrettini dopo l'ultimo doppio fallo di Alcaraz

Il tennis non è una scienza esatta: secondo molti, il match contro Alcaraz era l'ostacolo più grande nella strada verso le semifinali. In realtà, già negli ottavi ci sarà da soffrire contro un giocatore forte ed esperto come Pablo Carreno Busta. Spagnolo come Alcaraz, meno talentuoso ma più esperto e abituato a giocare questo tipo di match. Il 30enne delle Asturie ha superato in quattro set Sebastian Korda e quello di domenica sarà il primo scontro diretto tra i due. Guardando più avanti, potrebbe esserci un quarto contro Gael Monfils, replay dello storico match dello Us Open 2019, che spalancò le porte del grande tennis a Berrettini.

Fu la sua prima vera grande vittoria. Ma bisogna fare un passo alla volta, senza dimenticare da dove si arriva. Matteo non commette questo errore, visto che il suo primo pensiero è andato a quando era un ragazzino, con la mente tappezzata di sogni. E non aveva i soldi, le attenzioni e – probabilmente – le speranze di Carlos Alcaraz. La guerra (sportiva, s'intende) è ancora lunga, ma la prima grande battaglia è andata all'azzurro. Ed è giusto celebrarla, perchè partite come questa non creano un palmares, ma costruiscono la corazza, la fama e la reputazione di un tennista. Quelle di Matteo Berrettini sono sempre più solide.