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COPPA DAVIS

Quella Coppa che sta cadendo a pezzi

La Francia rinuncia a ospitare un girone delle Davis Cup Finals (che probabilmente andrà a Valencia), ma invoca la necessità di rivitalizzare la competizione, “nel rispetto del suo spirito”. La riforma si è rivelata un fiasco e Kosmos naviga a vista, ma manca il coraggio di prenderne atto.

Riccardo Bisti
20 aprile 2022

Rischiamo di essere ripetitivi, ma il flusso di notizie riguardanti la Coppa Davis non conosce sosta. E l'insipienza di troppi alimenta l'obbligo – morale e giornalistico – di raccontare il baratro in cui è finita la competizione. Qualche ora fa vi abbiamo informato sulla candidatura di Valencia per entrare nel carrozzone Kosmos, prima come sede di uno dei quattro gironi, ma con la viva ambizione di ospitare le fasi finali. Manca meno di una settimana al sorteggio delle Finals 2022 (16 squadre spalmate su quattro gironi e altrettante città) e non si conosce ancora il nome della quarta sede, dopo che Malaga è stata promossa a teatro delle fasi finali (21-27 novembre). Tanto basta per togliere credibilità alla competizione. La buona notizia è che una delle federazioni più ricche e importanti si è svegliata dal torpore e ha manifestato il suo disappunto. E pensare che la Francia votò a favore della riforma, peraltro dopo che il suo ex presidente (Bernard Giudicelli) fu salvato dal Consiglio d'Amministrazione ITF quando – a norma di regolamento – avrebbe dovuto esserne escluso. Condannato da un tribunale francese per diffamazione ai danni di Gilles Moretton (suo futuro rivale alle elezioni, da cui avrebbe perso), secondo il Codice ITF non poteva più ricoprire il suo ruolo, dunque non avrebbe potuto votare la riforma (a cui era favorevole).

Lo mantennero al suo posto: fu deciso che, per sospendere un elemento, il reato avrebbe dovuto essere di natura penale in tutti i Paesi del mondo. Per completezza d'informazione, va detto che la FFT di allora avviò un processo interno per stabilire il comportamento da tenere all'assemblea di Orlando, e passò la linea del “sì”. In una lotta all'ultima preferenza, i 12 voti della federtennis francese furono molto importanti. Poi è successo che ha perso le elezioni e la FFT è passata proprio a Moretton (mentre lui è ancora in sella nel Consiglio d'Amministrazione ITF, e fa parte anche del Comitato di Coppa Davis). Dopo aver vinto il match contro l'Ecuador, la Francia si era candidata per ospitare uno dei quattro gironi di settembre, ma era stata esclusa. La candidatura non fu tenuta in considerazione, dunque la FFT si è rivolta al CAS di Losanna per far valere le proprie ragioni. Lo scorso 11 aprile, la Corte Arbitrale dello Sport ha espresso sorpresa per questo ricorso: la stessa FFT non aveva risposto agli appelli ITF e Kosmos per manifestare interessamento a ospitare i gironi entro il 18 febbraio. Le mail risalivano al 26 gennaio e al 14 febbraio, e diciotto delle ventisei federazioni coinvolte avevano dato riscontro entro i termini.

«La FFT ha deciso di non candidarsi visti i requisiti imposti, in particolare sul piano operativo e finanziario. Nessun organizzatore era pronto ad accettarli»
ASICS ROMA

Dopo la laboriosa vittoria in Slovacchia, l'Italia giocherà a Bologna il suo girone eliminatorio

Nel frattempo le cose sono cambiate: è saltato l'accordo con Abu Dhabi per ospitare le fasi finali (si parlava di 200 milioni per cinque anni), forse per la contrarietà di atleti e capitani, così le finali sono state spostate a Malaga. La città spagnola, tuttavia, era già stata ufficializzata come una delle quattro sedi dei gironi (le altre sono Bologna, Glasgow e Amburgo). A quel punto si è aperto uno spiraglio per una nuova sede e i francesi sembravano interessati. Almeno fino al comunicato di queste ore. “Dopo aver finalmente potuto visionare i le condizioni per partecipare alla designazione delle città ospitanti della Fase a Gironi, la FFT ha deciso di non candidarsi, visti i requisiti imposti, in particolare sul piano operativo e finanziario. Nessun organizzatore era pronto ad accettarli”. Traduzione: organizzare questa Davis costa un mucchio di soldi e nessuna città è disposta ad accollarsi le spese. Ed è emblematico che accada proprio in Francia, laddove la competizione è seguita con grande interesse. Nel frattempo la FFT ha ritirato il proprio ricorso al CAS, perché ha ritenuto che la nuova procedura abbia tenuto in considerazione le sue critiche. Tuttavia, hanno lanciato una stoccata niente male all'asse Kosmos-ITF.

Nello stesso comunicato, hanno espresso la volonta più forte che mai “Di promuovere e rivitalizzare la Coppa Davis. La FFT desidera, nell'interesse di questa competizione e del tennis, contribuire alla riflessione sul format sportivo della competizione e sull'evoluzione del suo modello economico per una maggiore attrattività, nel quadro di una governance rispettosa dei valori e dello spirito della Coppa Davis”. Si lascia intendere che il format attuale non ha alcun rispetto per la tradizione, ma è soltanto un tentativo di business (peraltro dagli esiti incerti). Intendiamoci: il ricorso al CAS era pretestuoso. Non si capisce perché la Francia avrebbe dovuto ospitare un girone candidandosi a bando già chiuso. Tuttavia, l'ultima presa di posizione è meritoria perché una federazione importante – finalmente – mostra la sua contrarietà a un format che si è rivelato un clamoroso fiasco. Quello del 2022 è il terzo meccanismo su tre edizioni post-riforma, e smentisce i proclami del 2018 quando si sostenne che sarebbero stati ridotti gli impegni per i giocatori. A parte l'abolizione (infelice) dei 3 set su 5, si sta andando nella direzione opposta. O pensate che i tennisti facciano i salti di gioia nel giocare un turno a marzo, un girone (con tre partite) subito dopo lo Us Open e la fase a eliminazione diretta dopo le ATP Finals? Il tutto, ovviamente, in tre città diverse.

La Spagna potrebbe giocare in casa tutte le sette partite necessarie per vincere la Davis 2022

La Francia ha trovato Pau per ospitare la serie contro l'Ecuador, ma nessuno era disposto a ospitare un girone delle Davis Cup Finals

Difficilmente la presa di posizione dei francesi sortirà effetti, ma ha il merito di riaccendere un tema su cui troppi si erano rassegnati. Pensiamo alla federtennis tedesca: all'assemblea di Orlando votò contro la riforma, poi ha lentamente cambiato idea fino a prendersi uno dei quattro gironi del 2022. Una giravolta simile a quella del suo giocatore più rappresentativo, Alexander Zverev. Senza contare le scelte di altre federazioni che aderirono alla riforma in cambio di piccoli favori e vantaggi economici. Nel frattempo si sta completando il processo di spagnolizzazione dell'evento. Confermando le indiscrezioni di 24 ore prima, il presidente della Generalitat Valenciana Timo Puig ha ufficializzato l'intenzione di portare la Davis a Valencia. “Siamo in trattativa. Non ci sono ancora dati concreti sulla cifra da pagare e sulla durata del contratto, ma siamo interessati all'offerta della federazione e dell'impresa che gestisce l'evento – ha detto – le trattative proseguono e ci sono alte probabilità di arrivare a un accordo”. L'idea è siglare un contratto quinquennale, inizialmente per un girone, salvo poi arrivare a ospitare le Fasi Finali.

“Ci sono progressi in questi negoziati: in linea di principio ospiteremmo i gironi nei primi anni, ma alla fine del quinquennio vorremmo che la finale si svolga nella Comunitat Valenciana. Questo è l'oggetto delle trattative”. A suo dire, si tratta di una scommessa potenzialmente redditizia. “Perché sappiamo esattamente quanto spenderemo, mentre investimenti più generici possono avere pessimi risultati”. Parole di un politico che pensa ai suoi interessi, ma la verità è che un girone in Spagna darebbe un vantaggio clamoroso alle Furie Rosse. Nadal e compagni potrebbero vincere la Davis giocando tutte le partite in casa, con la prospettiva di fare altrettanto nei prossimi anni. Inoltre – come abbiamo già segnalato – un girone a Valencia falserebbe il sorteggio di martedì prossimo, con la Spagna già certa di essere nello stesso gruppo del Canada (unica squadra della seconda fascia a non ospitare un gruppo). Un papocchio che sembra non conoscere fine, come se ci fosse un sottile piacere nel navigare sul fondo del barile. Ed è difficile capire cosa sia più grave: il fatto in sé, o la generale indifferenza in cui si sta verificando.

I FORMAT DELLA DAVIS POST RIFORMA

2019: Turno di qualificazione a 24 squadre / Finals in sede unica (Madrid) con 18 squadre (tra cui due wild card) divise in sei gironi

2020-2021: Turno di qualificazione a 24 squadre / Finals con 18 squadre divise in sei gironi spalmate in tre città (Madrid, Torino, Innsbruck) / Semifinali e finali a Madrid

2022: Turno di qualificazione a 24 squadre / Finals con 16 squadre divise in quattro gironi e quattro città (Bologna, Amburgo, Glasgow, ?) / Quarti, semifinali e finale a Malaga