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WIMBLEDON

Essere Adrian Mannarino

Poteva essere un match storico: in caso di vittoria, Adrian Mannarino avrebbe potuto essere il becchino londinese di Roger Federer. Invece è scivolato sull'erba, il ginocchio è saltato e anche stavolta ha mancato l'appuntamento con la popolarità.

Riccardo Bisti
30 giugno 2021

Gli organizzatori di Wimbledon hanno dovuto pubblicare un comunicato. Non potevano fare altrimenti dopo le tre bordate incassate, una dopo l'altra, nella giornata di martedì. Il ritiro (con lacrime annesse) di Serena Williams e il seguente tweet di Andy Murray, le cui opinioni pesano come macigni, soprattutto da quelle parti. “Il Centre Court è molto scivoloso” ha scritto lo scozzese, che peraltro oggi pesterà di nuovo l'erba del Centrale. Ma il dramma era iniziato qualche ora prima, con l'infortunio di Adrian Mannarino. Dinamica classica, quasi banale. Contropiede di Roger Federer, lui che scivola nel tentativo di cambiare direzione. “È la tipica distorsione al ginocchio che avviene quando giochi sull'erba – ha detto il francese – mi era già successo una decina d'anni fa quando giocavo le qualificazioni a Roehampton”. Vero: era il 2008 e anche allora fu costretto a ritirarsi, contro il russo Pavel Chekhov. Da allora ha addomesticato l'erba, fino e renderla la sua superficie preferita. Per tre volte ha raggiunto gli ottavi a Wimbledon (2013, 2017 e 2018) e ci ha vinto il suo unico titolo ATP (due anni fa a 's-Hertogenbosch).

Ho sentito lo stesso dolore di allora: sono scivolato, ho avvertito un crepitio e ho capito subito che non avrei potuto continuare. Spesso questo tipo di scivolata non crea problemi, ma stavolta la gamba andava verso destra mentre il ginocchio è rimasto fermo a sinistra. Capita che a caldo non si senta un grande dolore, ma appena ho ripreso il gioco mi sono reso conto di aver perso tutte le forze. Con ogni probabilità, si tratta di una distorsione del legamento interno del ginocchio. Ed è frustrante”. È una punizione molto severa per il francese residente a Malta, che nel giorno del suo 33esimo compleanno avrebbe potuto entrare nella Storia del Tennis. Già, perché Federer non perdeva al primo turno di uno Slam da 18 anni (Parigi 2003 contro Luis Horna), e una sconfitta del genere avrebbe potuto convincerlo a non tornare più a Wimbledon. Sembrava tutto cucito alla perfezione, a partire dalla potenziale rivincita francese sulla Svizzera dopo l'eliminazione-beffa della sera prima agli Europei di calcio.

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È la tipica distorsione al ginocchio che avviene quando giochi sull'erba: mi era già successo una decina d'anni fa, quando giocavo le qualificazioni a Roehampton
Adrian Mannarino

Per lunghi tratti, Adrian Mannarino ha sognato l'impresa

Approfittando di un Federer lento e poco reattivo, il francese era in ottima posizione per vincere la partita. Avanti due set a uno, sembrava avere più energia. Aveva vinto il secondo e il terzo set più nettamente di quanto dica il punteggio. Ok, era in svantaggio 4-2 nel quarto al momento dell'infortunio, ma era ampiamente in partita. Poi il suo sogno è svanito. “Già durante il riscaldamento il campo mi sembrava molto scivoloso, non mi sentivo a mio agio – ha detto Mannarino – non appena spingevo su un piede per accelerare o cambiare direzione erano guai. Prima della partita, dopo aver visto i match del giorno precedente, avevo detto al mio coach di essere preoccupato e di non avere un buon feeling”. In serata, gli organizzatori hanno precisato che i campi sono stati preparati con la stessa cura degli anni scorsi, e che vengono accuratamente controllati dai supervisor e dallo staff arbitrale prima di avere il via libera. “Le condizioni meteo di questi primi due giorni sono le più piovose che abbiamo avuto negli ultimi dieci anni, il che ci ha obbligato a chiudere il tetto sul Centre Court e sul Campo 1 per lunghi periodi. In questo periodo dell'anno la pianta erbacea è più rigogliosa, il che provoca ulteriore umidità.

Ma più si giocherà, più i campi continueranno a rassodarsi. Il nostro team e lo Sports Turf Research Institute effettuano ogni mattina misurazioni sulla durezza dei campi per garantirsi che abbiano il giusto livello di umidità”. La difesa d'ufficio è legittima, ma il fattore meteo non si può controllare. Chiudere il tetto su un campo in cemento o in terra battuta è un conto, farlo su una superficie naturale è un'altra. Il respiro dell'erba fu una delle tematiche più delicate quando si decise di coprire il Centre Court. È stato realizzato un impianto di aerazione molto accurato, ma non era mai successo che i campi fossero così scivolosi. E soprattutto nessuno restituirà a Mannarino la possibilità di giocarsi la partita della vita. Era la 49esima volta che sfidava un top-10: fino a oggi aveva raccolto sei vittorie, ma le ultime due erano arrivate per ritiro. Per trovarne una vera bisogna andare fino alla semifinale di Tokyo 2017, quando batté Marin Cilic. Contro Federer aveva perso sei volte su sei, togliendogli soltanto un set (a Basilea, sempre nel 2017).

Anni fa, Adrian Mannarino ha radicalmente cambiato il movimento del dritto

Adrian Mannarino è in grado di esprimere un tennis piuttosto creativo

Stavolta i pianeti sembravano essersi allineati per una vittoria che – potenzialmente – gli avrebbe potuto regalare una notorietà simile a quella di Benjamin Becker, che mise fine alle carriere di Andre Agassi (soprattutto) e Carlos Moyà. Una vittoria che lo avrebbe ripagato di diverse sfortune, come quando dovette mettere in standby la sua carriera per un improvviso dolore al polso sinistro. Gli faceva talmente male da non riuscire a tirare il dritto. Consultò quattro medici, ottenendo risposte di vario genere: due gli consigliarono di operarsi, ma senza alcuna garanzia di successo. Uno gli propose di indossare un guanto, tipo golfista. Un altro gli disse di lasciar perdere con il tennis. Adrian non diede ascolto a nessuno dei quattro, si rimise in officina e cambiò radicalmente il momento del dritto, fino a trovarne uno che non gli provocasse dolore. Si spiega così quella meccanica un po' strana, molto personale. Una meccanica che si basa su equilibri molto fragili, come una tensione delle corde particolarmente bassa (16 kg, a volte meno) e il feeling con una racchetta fuori produzione, una Babolat Pure Aero. Qualche anno fa, rimasto a corto di telai, fece addirittura un annuncio via Twitter chiedendo se qualcuno potesse vendergli qualche fusto. Gli rispose persino Tennis Warehouse, dicendogli che racchette nuove non ce n'erano più, ma che era disponibile qualche telaio usato.

Un tipo strano, Adrian Mannarino: lo scorso anno si è saputo che non guarda mai i tabelloni dei tornei e scopre il nome dei suoi avversari pochi minuti prima di scendere in campo. Si è costruito una bella carriera, e in fondo può essere soddisfatto: non tanto degli 8 milioni di dollari che gli attribuisce l'ATP, ma per essere venuto fuori dai tornei minori e di aver cancellato alcune scorie giovanili, come quando scambiava la racchetta per un giavellotto. Una volta (al Challenger di Lexington) rischiò di far male a un raccattapalle dopo averne scaraventata una contro le recinzioni. Un'altra, la lanciò dall'altra parte del campo. Nonostante i risultati fossero dalla sua parte, non ha mai avuto particolare popolarità. Un po' perché è un uomo di poche parole, un po' perché gioca spesso fuori dalla Francia. “Non mi costa fare 4-5 ore d'aereo anziché un'ora di treno, specie se all'estero le condizioni sono più favorevoli al mio tennis”. Questo lo ha tenuto lontano dalla luce dei riflettori, al punto che raramente è stato convocato in Coppa Davis, sebbene in più occasioni avesse un ranking adeguato. Ha giocato soltanto due partite, contro l'Olanda nel 2018. Vinse il punto decisivo, ma neanche allora entrò a fondo nel cuore dei francesi. Avrebbe potuto riuscirci questa volta, ma il destino ha scelto di abbassare la saracinesca. Un sipario che potrebbe non alzarsi mai più.