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L'ACCUSA

“Prima cosa da fare: le dimissioni di Gaudenzi”

Esplosiva intervista di Reilly Opelka con Tennis Magazine USA. Il numero 1 americano si scaglia contro il sistema ATP, paragonato a un fumetto comico. A suo dire, non c'è sufficiente impegno per combattere i conflitti d'interesse e garantire trasparenza economica. “Ci vuole qualcuno che venga da fuori”. E ne ha per tutti, nessuno escluso.

Riccardo Bisti
11 marzo 2022

I giornalisti di Tennis Magazine USA non hanno inserito nel titolo le affermazioni più pesanti di Reilly Opelka nella sua intervista-dinamite, pubblicata poco prima del suo esordio al BNP Paribas Open di Indian Wells. L'americano esordirà contro Lorenzo Musetti, bravo a superare Marcos Giron pochi giorni dopo la vittoria in Davis. Il titolo scelto è un buon esempio di democristianesimo all'americana: “Perché Reilly Opelka è determinato a dare una scossa alla cultura del Total Boys Club dell'ATP”. Non è semplice da capire per un non americano, perché allude al fumetto scritto anni fa da Matt Furie, Boy's Club, una serie di vignette comiche che rappresentano la vita di quattro inquilini fannulloni. Secondo il numero 17 del mondo, l'ATP è paragonabile a un Boys Club. E non è certo un complimento. Quando l'intervistatrice Stephanie Livaudais gli chiede cosa andrebbe cambiato con urgenza nel mondo del tennis, tenendo conto che varie tipologie di giocatori darebbero risposte diverse, è stato tranciante: “La prima cosa cosa fa fare sarebbero le dimissioni di Gaudenzi. Abbiamo bisogno di una nuova leadership. Niente contro di loro. Sono brave persone, Massimo Calvelli è un bravo ragazzo, ma non capisco perché sia lì. Perché stiamo cercando persone che erano già nel mondo del tennis?

Senza offesa, non si passa dall'essere rappresentente Nike, con l'incarico di inviare pacchi e ricevere le scarpe giuste per Andrey Rublev, a essere l'amministratore delegato di uno dei più grandi sport mondiali. Altrove non accade. E non sto prendendo in giro Massimo. Chris Kermode era un allenatore, faceva il maestro al Queen's Club di Londra. Come fai a passare da coach ad amministratore delegato del tennis, nel periodo storico in cui ci sono alcuni dei più grandi di sempre?”. Con il suo tagliente sarcasmo, Opelka esprime con chiarezza la sua opinione. A suo dire, l'ATP è piena di conflitti di interesse e andrebbe rifondata, magari affidandola a qualcuno che arrivi da fuori. Ok, ma chi, gli domandano. “Dovresti svaligiare una banca con un visionario. Prendi il braccio destro di Adam Silver (Commissioner NBA, ndr) o qualcuno che ha lavorato con lui, o un CEO che ha avuto successo in un altro ambito e svaligi una banca. Se c'è la trasparenza di cui parlano, come si spiega quello che è successo ad Acapulco?”. L'americano non è timido nello spiegarlo: c'erano in campo cinque dei primi sei al mondo, si è giocato in uno stadio nuovo di zecca, con capienza senza limiti e ogni sera c'era il tutto esaurito. Insomma, il torneo perfetto. “Ma il montepremi era inferiore rispetto al 2019. Non ha senso”. Vero: tre anni fa, l'impegno economico era di 1.931.110 dollari. Quest'anno, di 1.832.890.

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«Senza offesa, non si passa dall'essere rappresentente Nike, con l'incarico di inviare pacchi e ricevere le scarpe giuste per Andrey Rublev, a essere l'amministratore delegato di uno dei più grandi sport mondiali» 
Reilly Opelka

Reilly Opelka è stato multato dall'ATP per non essersi tolto il cappellino durante la premiazione del torneo di Dallas

Opelka è uno dei più fervidi sostenitori della PTPA, l'associazione indipendente che nella mente di molti nacque proprio a Indian Wells, tre anni fa, quando il Board ATP votò per destituire l'ex presidente Chris Kermode. Ma con Gaudenzi, a suo dire, le cose non sono migliorate. E i giocatori sono sempre l'ultima ruota del carro. Fa l'esempio di Andrey Rublev: “Il talento non si può monetizzare e il tempo a disposizione è poco. La gente pensa che Rublev sia fortunato a guadagnare tanti soldi, ma quello che fa non è normale. Lavora come non ho mai visto, si è allenato in posti orribili, trascorre 6-7 ore al giorno in palestra e si allena tutto il giorno. Dovrebbe guadagnare milioni perchè si è fatto il c.... La situazione attuale è un peccato perché la MLB (Major League Baseball) si è fermata per percentuali inferiori alle nostre”. L'allusione è alla modesta fetta dell'indotto tennis che finisce nelle tasche dei tennisti. “Ma non mi piace la politica, preferisco giocare” dice Opelka, che non ama il torneo di Indian Wells. Lo aveva detto anche l'anno scorso.

“Il posto è bellissimo ma frenetico – racconta – c'è un caldo secco e brutale, ma vista la bellezza del luogo dobbiamo fare lunghi servizi fotografici e c'è poco tempo per allenarsi”. Anche per questo, forse, vanta un pessimo record: una partita vinta in quattro partecipazioni. Quest'anno punta a fare meglio, anche perché viene da un ottimo periodo di forma: a febbraio si è imposto a Dallas e ha raggiunto la finale a Delray Beach. Ha polemizzato anche dopo il successo in Texas, perché l'ATP lo ha multato per aver tenuto il cappellino durante la premiazione. E di recente ha ironizzato sul mantenimento dei tornei ATP in Cina nonostante il caso di Shuai Peng. È un dato di fatto, in effetti, che nel Consiglio d'Amministrazione ATP ci sia Charles Humphrey Smith, direttore di una società che organizza – tra le altre cose – il Masters 1000 di Shanghai. Per quanto dica di non amare la politica, a Opelka non va giù il concetto di conflitto d'interesse. Nell'intervista ha menzionato Daniel Vallverdu, attuale coach di Stan Wawrinka, che da membro del player council si è recentemente candidato a entrare nel Board ATP come rappresentante dei giocatori.

Dopo non essersi tolto il cappellino durante la premiazione a Dallas, Opelka ha fatto altrettanto a Delray Beach

Il post di Daniel Vallverdu che aveva fatto arrabbiare Opelka, spingendolo a dare una risposta piuttosto articolata

I due avevano avuto un alterco via Twitter una ventina di giorni fa. “Ha scritto che è stata approvata la policy sul conflitto d'interesse – dice Opelka – ma se leggi l'e-mail che abbiamo ricevuto, dice che entra in vigore sopra una certa soglia. Qual è questa soglia? Che agenti e allenatori possono far parte del Consiglio? Gente come Gavin Forbes, Charles Smith, Herwig Straka e lo stesso Vallverdu? Lui si è candidato pur essendo membro del Consiglio dei Giocatori, lo stesso che poi vota i membri del Board. Non lo sto incolpando, ma non avrebbe dovuto mettersi in questa posizione”. In risposta a Vallverdu, lo scorso 23 febbraio Opelka aveva pubblicato alcuni tweet in cui esponeva una serie di interrogativi e aggiungeva che il problema della trasparenza finanziaria dei tornei è ben lontano dall'essere risolto. "Inoltre, la quota di partecipazione agli utili che Gaudenzi sta cercando di portare avanti è una vergogna”. Da lì la citazione fumettistica durante l'intervista. “L'ATP è un Boys Club, basta guardare il Consiglio. Che esperienza ha Vallverdu come direttore di torneo? Nessuna, zero. Eppure è comparso un torneo nuovo (San Diego, ndr) e lui ne è diventato direttore. È così perché l'ATP è un Boys Club.

Ci vorrebbe qualcuno che provenga da fuori, perché chi vive già nel tennis è abituato al fatto che l'ATP sia un disastro, è un circo sin dalla sua nascita. Tutti gli sport stanno andando alla grande, ad eccezione del tennis. Secondo me è una questione di leadership”. Frasi forti, ma difficilmente avranno particolare seguito. La struttura stessa dell'ATP impedisce vere e proprie rivoluzioni, e l'atteggiamento nei confronti della PTPA non è certo di apertura. Proprio per questo, la nuova associazione si sta prendendo tutto il tempo necessario (troppo, forse) per darsi una struttura forte sul piano della leadership. Quanto a Opelka, sostiene di non trascorrere molto tempo su Twitter, da lui definito un luogo tossico. “Una giornata impegnativa su Twitter, per me, significa spendervi cinque minuti. Passo molto più tempo su Instagram perché amo moda, arte, interior design e mobili ed è perfetto. In generale, la metà delle persone che sono sui social sono amareggiate dalla vita. Per la mia salute mentale, dunque, è un bene esserci. Cosa può essere andato storto nella vita di una persona per minacciare di morte Jennifer Brady perchè ha perso un tie-break?”. In effetti...