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IL CASO

Povera WTA: donne senza tornei (e senza soldi)

Terminato il Roland Garros, il circuito maschile va avanti mentre il femminile è quasi azzerato: la WTA non è stata in grado di fronteggiare la cancellazione degli eventi in Asia. La ragione della crisi è di natura economica: il tennis femminile genera appena il 9% degli introiti complessivi del tennis. E dunque non interessa.

Riccardo Bisti
22 ottobre 2020

La pandemia ha colpito tutti gli sport, causando danni più o meno gravi. Ma c'è una disciplina particolarmente danneggiata: il tennis femminile. La parte finale del circuito WTA è andata in frantumi, restando praticamente senza eventi dopo il Roland Garros. In questi giorni si sta giocando (a porte chiuse) a Ostrava, poi si chiuderà a Linz dopo ulteriori due settimane di buco. Mentre gli uomini hanno salvato le ATP Finals, non ci sarà alcun Masters femminile. La ragione principale riguarda la cancellazione dei tornei in Asia, laddove la WTA ha localizzato buona parte del suo business. Tuttavia, anche il circuito ATP si trovava in una situazione simile. Gli uomini hanno perso nove tornei, ma dopo Parigi ne hanno tenuti in vita ben dieci. Inoltre, ne sono stati inseriti quattro in extremis (Sardegna Open, il doppio appuntamento di Colonia e Nur Sultan). La WTA non è stata in grado di fare altrettanto. Eppure, alla ripresa del tennis giocato, sembrava che il calendario femminile fosse organizzato meglio. Il tour è ripartito da Palermo, poi si è giocato anche a Praga.

Chi voleva preparare lo Us Open ha avuto a disposizione anche la tappa di Lexington, mentre gli uomini non avevano scelta: l'unica possibilità era il Masters 1000 di Cincinnati, eccezionalmente spostato a New York. Diversi giocatori hanno ripreso a giocare solo dopo lo Us Open. Gli ultimi due mesi, tuttavia, hanno evidenziato che la WTA non è stata in grado di organizzare una programmazione efficace. L'esempio più clamoroso riguarda Colonia: la città tedesca ospita due tornei ATP consecutivi, organizzati per colmare alcuni vuoti in calendario. A dirigerli c'è Barbara Rittner, ex ottima giocatrice nonché ex capitana della Billie Jean King Cup tedesca. Non c'è dubbio, dunque, che abbia a cuore il tennis femminile. E le sue parole lo confermano. “Volevamo organizzare un torneo WTA e poi quello ATP, uno dopo l'altro. Abbiamo contattato la WTA, ma hanno reagito troppo lentamente. Volevamo comunque fare due tornei di fila, così ci siamo trovati con due ATP. Ovviamente abbiamo accettato”.

Il tennis incassa 2,2 miliardi all'anno. Ma c'è un problema: soltanto il 9% (circa 200 milioni di dollari) arriva dalla WTA. Le cifre intascate dall'ATP sono quasi il quadruplo (33%).
La cancellazione dei tornei in Asia ha costretto a bloccare anche le WTA Finals, assegnate alla città cinese di Shenzhen fino al 2028

Alle giocatrici non è rimasto che prendere atto della situazione, magari pubblicando alcuni post su Facebook-Twitter-Instagram, accompagnati da emoticon tristi. Alize Cornet lo ha già fatto. In molti si domandano come mai la WTA non abbia saputo fronteggiare la situazione, visto che c'è stato tutto il tempo per organizzarsi. L'ufficialità della cancellazione dei tornei asiatici è arrivata in estate, ma era prevedibile già da prima. La mancata organizzazione di un torneo WTA a Colonia è particolarmente grave, perché era la classica occasione servita su un piatto d'argento. La verità è che il tennis femminile non attira. Non è questione di sessismo: semplicemente, il reddito del circuito femminile è di gran lunga inferiore rispetto al maschile. Vi abbiamo già parlato del piano strategico preparato da Andrea Gaudenzi per rilanciare il circuito ATP e il tennis in generale. Scorrendo le 92 pagine del documento, si apprende che il tennis professionistico genera entrate per 2,2 miliardi di dollari all'anno. I soldi sono così suddivisi: 34% dalla vendita dei biglietti, 30% dalla vendita dei diritti TV, 29% dagli sponsor, 7% da altre fonti.

Ma c'è un problema: di questi 2,2 miliardi, soltanto il 9% (circa 200 milioni di dollari) arriva dalla WTA. Le cifre intascate dall'ATP sono quasi il quadruplo (33%), e non sorprende che la maggioranza assoluta del denaro (58%) arrivi dai tornei del Grande Slam, vero motore pulsante del nostro sport. Questi numeri fanno capire perché gli Slam (a parte Wimbledon, che aveva un paracadute assicurativo) abbiano avuto la priorità assoluta per giocarsi nonostante la pandemia. Ed è anche chiaro perché l'ATP abbia organizzato in fretta e furia quattro tornei. Intendiamoci: difficilmente faranno profitti, anche perché tornei di tradizione sono in difficoltà (Herwig Straka, direttore del torneo di Vienna, ha parlato di profondo rosso nel presentare il torneo della prossima settimana). Tuttavia, hanno avuto importante visibilità e – anche se le licenze si limitano al 2020 – si sono messi in una situazione di privilegio qualora dovesse liberarsi qualche spot (“E anche nel 2021 alcuni tornei ATP salteranno” ha detto la Rittner).

Steve Simon, amministratore delegato WTA, non si sta distinguendo per attivismo
Una delle principali fonti di guadagno del tennis femminile sono i tornei combined. Come Roma

Difficile capire perché la WTA non abbia cercato di allungare la propria stagione, e perché non sia stata reattiva di fronte a un'opportunità come quella di Colonia. Il piano ATP è molto ambizioso, difficilmente sarà attuato al 100%, ma chi lo ha visionato lo ha definito eccellente, e comunque il tennis non realizzava da tempo qualcosa del genere. Al contrario, la WTA non ha fatto nulla. In questo momento, l'unica speranza è quasi parassitaria: augurarsi che i piani ATP vadano in porto, magari con l'unificazione delle sigle e una vendita congiunta dei diritti. Le cifre illustrate qualche riga fa, tuttavia, sollevano qualche dubbio sull'utilità dell'operazione: per quale motivo l'ATP dovrebbe fare business con un'azienda che produce quattro volte meno? Per ora, la differenza tra le due strutture è rappresentata dall'incredibile differenza tra i due calendari.

Quello che ci hanno offerto è piuttosto scarso” ha esalato Laura Siegemund, mentre altre giocatrici l'hanno presa anche peggio. Per esempio, Sofia Kenin ha detto senza mezzi termini: “È uno schifo che la nostra stagione sia già finita. Avrei voluto più tornei”. Chissà che non ci sia anche questa dismissione di eventi tra le ragioni del ritiro di Julia Goerges: la tedesca ha annunciato l'addio in queste ore, ma nei giorni scorsi si era lamentata. “Il nostro calendario era già abbastanza povero”. In effetti, molti si chiedono come mai la WTA non abbia cercato di organizzare qualcosa nel post Roland Garros. “Ho chiesto esplicitamente più volte informazioni, ma non ho ricevuto alcuna notizia – conclude la Siegemund – si sono limitati a mostrarci il calendario. Il motivo di queste settimane vuote, che ci lasciano praticamente senza lavoro, non è stato discusso”. Per molte tenniste, dunque, è già tempo di vacanze. Il problema è che non erano volute.