Il grande cuore di Lorenzo Musetti 

COPPA DAVIS

5 marzo 2022

Riccardo Bisti (Servizio fotografico di Felice Calabrò)

La generosità di Lorenzo Musetti evita la disfatta e ci regala il pass per le Davis Cup Finals. Al termine di una giornata infinita, il carrarino supera Gombos in tre set e ci spedisce ai gironi. Una vittoria che può rilanciare la sua carriera. Ma per vincere la Davis dobbiamo essere al completo.

Ce l'abbiamo fatta. Per un pelo, ma ce l'abbiamo fatta. Quando Filip Polasek e Igor Zelenay hanno vinto il doppio, portando la Slovacchia sul 2-1, c'è stato il timore di una Caporetto azzurra. Viste le premesse e le aspettative su questa squadra, sarebbe stata una delle sconfitte più brucianti nella storia dell'ItalDavis. Nella competizione avevamo toccato punti più bassi, ma con squadre decisamente meno forti di questa. Le assenze di Matteo Berrettini e Fabio Fognini hanno rischiato di costare caro. Con entrambi in squadra, o almeno uno dei due, la sfida della NTC Arena di Bratislava sarebbe stata una passeggiata. Invece abbiamo sofferto fino all'ultimo punto dell'ultimo singolare e dobbiamo ringraziare l'intuizione di capitan Filippo Volandri, che sul 2-2 ha scelto di mandare in campo Lorenzo Musetti al posto di un altro Lorenzo, quel Sonego un po' sfibrato dopo la sconfitta del giorno precedente. Ed è stato ripagato da una prestazione tutto cuore, mischiato a tanta qualità, contro un avversario che vale più della sua classifica attuale (n.110 ATP), ma che ha comunque limiti precisi e li ha mostrati nel 6-7 6-2 6-4 finale.

Gli ultimi mesi di Musetti non sono stati facili, dunque schierarlo in un match così importante era un rischio. Ma Lorenzo si è ritrovato nel momento più opportuno, giocando una partita perfetta, almeno tenendo conto delle circostanze. In particolare, non si è disunito dopo aver perso il primo set al tie-break. Un primo set in cui Gombos ha tenuto un rendimento elevatissimo, facendo leva su un rovescio chirurgico e un dritto molto potente. Lo slovacco sciupava due setpoint sul 5-4, poi dominava il tie-break. Ma se giocasse sempre così sarebbe un top-50 fisso. E infatti, puntuale, è arrivato il calo. In avvio di secondo ha iniziato a sbagliare, soprattutto con il dritto, e Musetti ha irrobustito la sua fiducia, punto dopo punto. Più Gombos sbagliava, più Musetti giocava punti eccezionali per spettacolarità e cifra tecnica. Un momento cruciale è stato il settimo game del secondo set, con Gombos che ha avuto due palle break per ricucire lo svantaggio. Musetti le annullava da campione e il match si metteva in discesa, fino a un terzo set giocato quasi sulle nuvole fino al 3-0.

Dopo l'ultimo punto, un disperato Norbert Gombos si è accasciato per terra e non è riuscito a rialzarsi per interminabili minuti (Photo by Felice Calabrò)

A quel punto il suo braccio iniziava a tremare, consentiva a Gombos di recuperare lo svantaggio e giocarsi l'arrivo al fotofinish. Ma nell'ultimo game era lui ad avere paura, e Lorenzo a giocare sempre meglio. Ha tirato alcuni colpi straordinari e ha chiuso con un passante di rovescio corretto dal nastro, prima di darsi a un'esultanza sfrenata mentre lo slovacco cadeva nella disperazione più cupa, incapace di alzarsi da terra per interminabili minuti. Ma la Davis è così. Una bella vittoria, che potrebbe davvero rilanciare una carriera un po' stagnante. Torna in mente il Del Potro del 2007, che fu schierato in un match in Austria, lo vinse e si presentò ad alti livelli. Musetti vanta già risultati notevoli, ma aveva bisogno di una vittoria scacciacrisi. E cosa c'è di meglio che un singolare decisivo in un match di Coppa Davis (sia pure quella farlocca attuale), in trasferta, e in rimonta? Al di là del risultato, il weekend di Bratislava ha dato una sentenza importante: l'Italia è fortissima, da titolo, ma solo se schiera la formazione migliore.

Basta perdere un pezzo e rischiamo di perdere contro un team modesto, senza top-100 e privo del suo numero 1 (anche se, per onestà intellettuale, va detto che l'assenza di Molcan non ha penalizzato gli slovacchi, anzi). Per questo, nel girone delle Finals che presumibilmente ospiteremo in casa, bisognerà averli tutti: Berrettini, Sinner, Fognini e tutti gli altri. Perché questa si è complicata maledettamente in virtù delle assenze e di un approccio non impeccabile. Se l'infortunio di Fognini non era prevedibile (anche se ha giocato 6 partite a Rio dopo esserselo procurato), sarebbe stato importante coinvolgere Berrettini (esentato con un mese d'anticipo) e magari evitare che Sinner arrivasse a Bratislava con tre giorni di ritardo rispetto ai compagni. Volandri parla spesso di spirito di gruppo, esaltandone la bontà. È certamente vero, ma un progetto vincente non può prescindere da una sorta di par condicio e da una presenza costante dei migliori, ferma restando la libertà di scelta di ognuno. Il ciclo è appena cominciato e ci sarà tempo per costruirlo. Per adesso godiamoci il successo, impariamo dagli errori e godiamoci la freddezza di Sinner e il cuore Davis di Musetti.

Prima del singolare decisivo, Sinner aveva portato l'Italia sul 2-2 grazie a un match “giusto” contro Filip Horansky, battuto 7-5 6-4. Il contesto ambientale e le fatiche (più mentali che fisiche) accumulate da Sinner in doppio hanno appiattito la differenza tra i due. Che in condizioni normali è molto marcata. Quando Horansky si è portato sul 3-0 nel primo set c'è stato qualche tremore, ma nessuno ha davvero pensato che Sinner potesse perdere. Lo slovacco non faticava più di tanto nel dialogo ad alta velocità da fondocampo, anche se dopo un po' non riusciva a tenere il ritmo. Jannik rimontava, non correva particolari rischi, e una volta vinto il primo set scappava via in avvio di secondo. Conservava il break fino alla fine, peraltro mantenendo uno spettacolare rendimento al servizio. In tutto il secondo set ha perso soltanto tre punti alla battuta, strozzando sul nascere qualsiasi velleità di Horansky. Prosegue l'imbattibilità copera di Sinner, almeno in singolare. Cinque vittorie su cinque partite.

Al contrario, non si riesce ancora a mettere in campo il doppio migliore. Nel tennis non esiste la proprietà transitiva, ma la sensazione è che Bolelli-Fognini non avrebbero perso contro Polasek-Zelenay, ottimi specialisti (soprattutto il primo) ma coppia tutto sommato abbordabile. Dopo un set di rodaggio, Bolelli-Sinner lo hanno dimostrato dominando il secondo set e non soffrendo nel terzo, almeno nei turni di battuta. Si è deciso tutto al tie-break, di cui si ricorderà la pessima volèe di Sinner sul 3-2 per gli slovacchi. Un doppista l'avrebbe giocata a occhi chiusi. Ma con un doppista, probabilmente, non si sarebbe arrivati a quel punto. È ingeneroso ricordare solo un punto, ma ha rischiato di diventare il simbolo dell'intero weekend. Per fortuna, non è stato così.

COPPA DAVIS 2022 – TURNO DI QUALIFICAZIONE
SLOVACCHIA – ITALIA 2-3
Polasek / Zelenay (SVK) b. Bolelli / Sinner (ITA) 6-3 1-6 7-6(3)
Jannik Sinner (ITA) b. Filip Horansky (SVK) 7-5 6-4
Lorenzo Musetti (ITA) b. Norbert Gombos (SVK) 6-7(3) 6-2 6-3

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