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OLIMPIADI

Citano Gesù e vincono la medaglia di bronzo

L'incredibile avventura di Laura Pigossi e Luisa Stefani, bronzo nel doppio femminile. Non sapevano nemmeno di essere iscritte: il fiato sospeso per il ricorso delle georgiane, l'intesa costruita al volo e i matchpoint annullati. Fino all'urlo liberatorio che ha svegliato cinque cani nel New Jersey.

Riccardo Bisti
2 agosto 2021

Beati gli ultimi perché saranno i primi”. Non sappiamo se Laura Pigossi sia religiosa, o se abbia letto il Vangelo secondo Matteo. Di certo, quando ha sentito Luisa Stefani dopo aver saputo che avrebbero giocato le Olimpiadi, ha citato addirittura Gesù per manifestare il suo entusiasmo. È iniziata così una miracolosa avventura che ha regalato al Brasile la prima medaglia olimpica nel tennis. E pensare che la Stefani stava dormendo nella sua abitazione del New Jersey, senza immaginare quello che stava succedendo dall'altra parte del mondo, mentre la Pigossi aveva appena saputo che le due avevano strappato il pass per giocare le Olimpiadi di Tokyo. Mancava soltato l'ok della connazionale. “Hanno provato a chiamarla, ma stava riposando e non ha sentito la chiamata – racconta la Pigossi - io mi trovavo a Nur-Sultan per un torneo ITF e dovevo giocare la semifinale del doppio, allora ho detto a Eduardo Frick (DS della federtennis brasiliana, ndr) che avrei giocato il match e poi l'avrei richiamato.

Lui non ha voluto sentire ragioni: mi ha detto di richiamarlo, subito, che era urgente. Pensavo che ci fosse un nuovo torneo in Brasile, non sapevo nemmeno che ci avessero iscritte nella lista olimpica. Sono rimasta senza parole”. Ottenuto l'ok della Pigossi, serviva quello della Stefani. “Nulla è in grado di svegliarmi” scherza Luisa, che però ha dato il semaforo verde appena in tempo, quando le liste stavano per chiudere e si era liberato il posto lasciato libero da Gorgodze-Kalashinikova, beffate dall'inefficienza del Comitato Olimpico Georgiano. Al contrario, Frick aveva fatto le cose per bene, inserendo Laura e Luisa nell'entry list del doppio femminile, pur sapendo che difficilmente avrebbero ottenuto l'ammissione. La Stefani è numero 23 del ranking WTA di doppio, mentre la Pigossi si trova in 190esima posizione. Ci sarebbe voluto un miracolo, ma il direttore sportivo della CBT ha voluto dare una mano alla sorte.

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"Ero a terra, in ginocchio, pregando per un miracolo. Quando è avvenuto, ho svegliato tutti. Dico sul serio: è bastato un mio urlo per far abbaiare cinque cani"
Arthur Stefani

Gli attimi successivi al matchpoint, nella vivavoce dei commentatori brasiliani

“Viviamo di tennis, e sappiamo che per giocare un torneo bisogna essere iscritti – racconta Frick – allora ho fatto la cosa più semplice: il 22 giugno, ho messo in lista le nostre due migliori giocatrici nella classifica di doppio. Sapevo che c'era tempo fino al 16 luglio. Quel giorno, l'ITF mi ha chiamato dicendomi che Laura e Luisa erano state ammesse grazie ad alcune rinunce. C'era ancora un asterisco: la coppia della Georgia aveva una classifica migliore, ma non si erano iscritte”. Com'è andata, ve l'abbiamo già raccontato: le georgiane hanno presentato ricorso d'urgenza al CAS di Losanna, ma non c'è stato nulla da fare. Il fatidico 16 luglio, la Stefani si trovava negli Stati Uniti (dove vive), mentre la Pigossi giocava un torneo in Kazakhstan. L'unico modo per mettersi in contatto con loro era il cellulare. “Mi ero già rassegnata a non giocare – ha detto la Stefani – volevo andare, ma non avevo speranze. Ero già pronta a fare il tifo per gli altri brasiliani, poi è arrivata questa notizia incredibile. Ho subito chiamato Laura e abbiamo urlato al telefono”, con tanto di citazioni evangeliche, direttamente dalla parabola dei lavoratori della vigna.

Pigossi-Stefani non fanno coppia fissa nel circuito, anche se si conoscono sin da bambine. Gli archivi raccontano di appena tre tornei giocati in coppia. Ma alle Olimpiadi, si sa, può succedere di tutto. Hanno battuto Dabrowski-Fichman al primo turno, poi le forti Pliskova-Vondrousova (2-6 6-4 13-11, con quattro matchpoint annullati) e infine Mattek Sands-Pegula, una delle coppie più quotate, dopo aver perso 6-1 il primo set. In semifinale hanno lasciato spazio a Bencic-Golubic prima di vincere la finale per il bronzo contro Kudermetova-Vesnina. 4-6 6-4 11-9, con altri quattro matchpoint annullati, stavolta consecutivi. Uno dopo l'altro. Come in un film. “Conosco Luisa sin da quando avevo 12 anni – racconta la Pigossi – siamo sempre state ottime amiche. Capita che ogni tanto faccia tappa a casa mia a Barcellona, così ci alleniamo insieme. Per questo sento che faccia un po' parte della mia famiglia. Quando siamo arrivate a Tokyo abbiamo studiato le strategie a tavolino, perchè non abbiamo avuto troppo tempo per allenarci. Piano piano ci siamo adattate, ognuna ha abbracciato il suo ruolo, cercando di far rendere al meglio la compagna”.

Quella di Pigossi-Stefani è la prima medaglia olimpica conquistata dal tennis brasiliano

La gioia incontenibile di Laura Pigossi e Luisa Stefani

Quella di Pigossi-Stefani è una favola a Cinque Cerchi, destinata a finire in un documentario, o magari in un libro. D'altra parte, il Brasile non aveva vinto una medaglia neanche con Guga Kuerten. Ai tempi di Maria Esther Bueno, invece, il tennis era fuori dal programma olimpico. Nel 1996, Fernando Meligeni perse la finale per il bronzo contro Leander Paes. La Stefani non era ancora nata, la Pigossi aveva meno di due anni. Entrambe pauliste, da piccole eccellevano in sport più olimpici del tennis: ginnastica e taekwondo. La Pigossi ha iniziato prima, per tradizione familiare, ma ben presto le due storie si sono intrecciate. Quando entrambe avevano 15 anni hanno lasciato il Brasile per intraprendere la carriera: la Pigossi è andata in Spagna, mentre l'intera famiglia Stefani si è spostata negli Stati Uniti, laddove Laura si è laureata a Pepperdine. Le strade si sono divise, ma l'amicizia è rimasta. Nessuno, tuttavia, pensava che avrebbero giocato le Olimpiadi. Il fatidico 16 luglio, Naila Pigossi (mamma di Laura) ha sentito in TV della possibilità. Ha chiamato la figlia, sentendosi domandare se fosse pazza. “Non sono iscritta, nemmeno Luisa...” le ha risposto la figlia. Non sapeva che qualcuno aveva fatto loro un grande regalo.

Le speranze si erano spente qualche mese fa: avrebbero avuto la certezza di giocare soltanto se la Stefani fosse entrata tra le top-10 di specialità, ma un intervento di appendicite alla vigilia del Roland Garros aveva fatto sfumare tutto. O meglio, così sembrava. “A casa se n'è parlato poco, un silenzio assordante, perché sapevamo che era il suo sogno - ha rivelato mamma Alessandra - quando mi ha dato la notizia non ho trattenuto le lacrime. Da bambina il mio idolo era Nadia Comaneci, e speravo che Luisa potesse giocare le Olimpiadi proprio come lei”. La famiglia Pigossi ha assistito alla fine per il bronzo da Santos, laddove sono isolati sin da marzo 2020. La nonna di Laura, 90 anni, si è svegliata appena in tempo per la partita, e da allora è stata l'unica a prendere sonno. Mamma e papà non ce l'hanno fatta, travolti da un'emozione da 250 battiti al minuto. Al contrario, Arthur Stefani (fratello di Luisa, ex giocatore) è stato l'unico della famiglia a guardare la partita, dalla loro abitazione del New Jersey. “A un certo punto ero a terra, in ginocchio, pregando per un miracolo. Quando è avvenuto, ho svegliato tutti. Dico sul serio: è bastato un mio urlo per far abbaiare cinque cani”. Gli ultimi sono diventati i terzi: forse Matteo dovrebbe aggiornare il suo Vangelo.