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L'EMERGENTE

“Per il grande pubblico non esisto ancora”

Raccogliendo oltre 800 punti nei tornei Challenger (85% del bottino complessivo), Benjamin Bonzi si è portato a ridosso dei top 60 ATP. Per dirla con Gaudenzi, ha superato l'università e ha conquistato un “posto di lavoro”. Una carriera ripresa per i capelli da Lionel Zimbler, ex coach di Paire. Ma lo conoscono ancora in pochi.

Riccardo Bisti
23 dicembre 2021

Se i tornei Challenger fossero davvero l'università per chi è in cerca di lavoro, come detto da Andrea Gaudenzi in una recente (e un po' infelice) affermazione, il 2021 ha sancito gli ultimi 30 e Lode di una brillante tesi di laurea per Benjamin Bonzi. In altri tempi, la sua crescita sarebbe passata inosservata. Invece, in un momento difficile per il tennis francese, con L'Equipe che in questi giorni sta pubblicando un'inchiesta a puntate per radiografare la crisi, molti hanno notato la sua impetuosa crescita. Bonzi ha chiuso la stagione al numero 64 ATP (dopo essere stato n.60), ma ha raccolto punti quasi esclusivamente nei tornei Challenger. Appunto, all'università. Ha vinto a Potchefstroom, Ostrava, Segovia, St. Tropez, Cassis e Rennes. Gli ultimi tre sono arrivati uno dopo l'altro, tra agosto e settembre. Sei titoli, alle spalle dell'impressionante record di Tallon Griekspoor (8 tornei vinti). I numeri non mentono: dei 969 punti che rappresentano il suo bottino, ben 824 (l'85% del totale) arrivano dai Challenger.

Il resto è poca roba, sia pure di prestigio: due secondi turni Slam (Parigi 2020 e Wimbledon 2021, entrambi partendo dalle qualificazioni: nel 2017 sfruttò una wild card al Roland Garros battendo Daniil Medvedev), gli ottavi al torneo ATP di Montpellier e addirittura una vittoria in un torneo ITF. La stagione magica di Bonzi è terminata con un altro successo, visto che si è aggiudicato la Pro A francese con lo Stade Toulosain. Il gruzzolo di punti conquistato nel 2021 gli consentirà un anno di lavoro nel tennis. Giocare i grandi tornei, a prescindere dai risultati, gli garantirà un prize money ben più sostanzioso di quello intascato nel 2021: nonostante la montagna di partite vinte (57, tutto compreso), ha intascato appena 414.678 dollari, 124esimo più ricco in questa speciale classifica. Significa che almeno 60 giocatori peggio piazzati di lui hanno guadagnato di più, giocando tornei più ricchi. E allora sarà interessante valutare la sua programmazione del 2022: darà ancora spazio ai Challenger oppure guarderà soprattutto i montepremi?

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"Io e Hugo Gaston abbiamo più o meno la stessa classifica, ma lui è molto più famoso di me. Però i suoi risultati nei grandi tornei francesi mi hanno ispirato. Dimostrano che posso farcela anch'io"
Benjamin Bonzi

Un breve profilo di Benjamin Bonzi realizzato dalla FFT durante il Roland Garroa 2020

In una recente intervista, ha detto di non aver mai giocato a tennis per i soldi, o per quello che avrebbe potuto guadagnare. Nato a Nimes, ha iniziato soltanto perchè abitava vicino a un circolo, e suo cugino (3 anni più grande) giocava a tennis. “E io lo volevo battere. In famiglia non c'erano appassionati, ma i miei genitori mi hanno incoraggiato e poi sono entrato nell'orbita della federazione”. Arrivò fino al Centro Tecnico Nazionale, ma dopo quattro mesi fu scartato perchè non aveva raggiunto una determinata classifica. Dopo la bocciatura federale si era rifugiato proprio a Tolosa: per questo ha accolto il successo nel Campionato a Squadre come se avesse vinto uno Slam. “Dopo la vittoria, io e i miei compagni siamo usciti a festeggiare – ha raccontato in un'intervista con Tennis Actu – io sono rientrato a casa alle 3 del mattino, e credo di essere stato uno dei primi a rincasare”.

Una bella parentesi per un giocatore non più giovanissimo (ha compiuto 25 anni a giugno) e che dodici mesi fa era esattamente cento posizioni più in basso. Si è dovuto sudare ogni gradino, ma alla fine le gratificazioni sono arrivate. A un certo punto, Sebastien Grosjean ha pensato a lui per una convocazione in extremis alle Davis Cup Finals. “Non posso certo dire di essere rimasto deluso, anzi, essere preso in considerazione è già un bel traguardo. Sono arrivato un po' stanco a fine stagione, i risultati lo hanno confermato e credo che mi sia mancato qualche successo nel circuito ATP. Ho parlato con Grosjean: ci siamo visti, ogni tanto ci scriviamo”. Come la quasi totalità dei francesi, è un nostalgico del vecchio format, ma sogna di giocare per la sua Francia. Magari già a marzo, a Pau, contro l'Ecuador. “Se mi chiamassero sarebbe fantastico, ma è inutile fissarlo come obiettivo. Dovesse succedere, sarà una ricompensa per il lavoro nei primi mesi dell'anno”.

Nel solo 2021, Benjamin Bonzi ha vinto 50 partite nel circuito Challenger. Tuttavia, gli manca ancora un successo contro un top-50 ATP. Il giocatore di più alta classifica battuto rimane Daniil Medvedev (all'epoca n.66) al Roland Garros 2017

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Bonzi esprime la sua gioia dopo aver vinto il Campionato Pro A francese

I primi frutti arriveranno tra qualche giorno, quando lo vedremo nei tornei Australiani (partirà da Adelaide, poi sarà a Melbourne). “Non sono mai stato in Australia, per me è qualcosa di compleamente nuovo. Dovrò sfruttare le chance che arriveranno. Poi tornerò in Europa, a Montpellier e Marsiglia. Dovrò giocare bene perché ho tanti punti da difendere. Non voglio pensarci troppo, perché servirebbe soltanto a mettermi pressioni. Voglio solo concentrarmi sul gioco e cercare di migliorare, settimana dopo settimana”. Se Gaudenzi è stato un po' severo nel descrivere la realtà dei Challenger, ha certamente ragione sulla loro scarsa visibilità. “Per il grande pubblico, io non esisto ancora” sentenzia Bonzi. La sua popolarità non è cresciuta di pari passo con i risultati. “Prendi Hugo Gaston: abbiamo più o meno la stessa classifica, ma non c'è paragone. Lui è molto più famoso di me. Però i suoi risultati nei grandi tornei francesi mi hanno ispirato. Dimostra che posso farcela, anche perchè io e lui siamo molto vicini. Ci alleniamo nello stesso club, ci incontriamo. Vederlo così spesso mi fa capire che posso imitarlo”.

Per riuscirci si è affidato a un tecnico d'esperienza, uno che in passato era riuscito a tirare fuori il meglio da Benoit Paire: era l'ottobre 2019 quando ha iniziato a lavorare con Lionel Zimbler. In quel momento era fuori dai top-300 ATP. “E aveva quasi 24 anni, quindi non c'era tempo da perdere – ha ammesso Zimbler – ha cambiato molte cose sul piano tecnico e ha lavorato duro per sviluppare un gioco efficace. Mette grande enfasi nella costanza degli allenamenti. Ha capito che non possono esserci alti e bassi”. Per Zimbler è una bella rivincita dopo quanto successo con Paire. I due hanno lavorato insieme per sei anni, poi nel 2016 il giocatore lo ha scaricato da un giorno all'altro, senza dargli spiegazioni. Da allora non si parlano più. Non si è perso d'animo ed è riuscito a portare tra i top-100 altri due giocatori, prima Antoine Hoang, adesso Bonzi (prima di Paire, aveva fatto altrettanto con Cyril Saulnier). E magari lo aiuterà a superare proprio Paire in classifica, regalandogli quella notorietà che ancora latita. Ma non è detto che Benjamin ci tenga più di tanto, visto che si è definito timido. Con una laurea in tasca, tuttavia, sarà tutto più facile.