Gaudenzi: “Non credo che il circuito Challenger sarà mai sostenibile”

ATTUALITÀ

16 dicembre 2021

Riccardo Bisti

Un bel video del Financial Times descrive l'attuale condizione economica del tennis. Tra le varie testimonianze, c'è anche quella del capo ATP Andrea Gaudenzi. Si insiste sulla necessità di un'unione tra i vari stakeholders, ma per i tornei minori è difficile che possa cambiare qualcosa.

Abbiamo spesso raccontato le difficoltà economiche dei tennisti di seconda fascia, ribadendo una realtà sotto gli occhi di tutti: il tennis distribuisce molto denaro, ma quasi unicamente nei grandi tornei e per i migliori giocatori. Questo fa sì che tanti professionisti di ottimo livello fatichino a sostenersi economicamente. Vale la pena tornare sull'argomento perché il Financial Times ha realizzato un servizio molto interessante, quasi 13 minuti in cui viene spiegata la situazione attuale con la testimonianza di figure importanti, a partire da Andrea Gaudenzi e Dave Haggerty, presidente ITF. C'è poi il contributo di due giocatori britannici, Alica Barnett, n.611 WTA (e 175 in doppio) e Liam Broady. Quest'ultimo, reduce dalla migliore stagione in carriera, racconta le sue difficoltà di nomade in giro per l'Europa, costretto a condividere la stanza d'albergo per ridurre le spese di viaggio, o magari rinunciare alla colazione in hotel.

Si tratta di uno stile di vita, ma devi realizzare che alla fine stai investendo su te stesso”. Il compenso medio dei giocatori di tennis è di 137.000 dollari per gli uomini e 91.000 per le donne, ma i più forti guadagnano cifre esorbitanti, lasciando le briciole a tutti gli altri. Questi ultimi intascano soprattutto dai prize money e da piccole sponsorizzazioni. Broady ammette che è giusto destinare più denaro ai migliori, ma che la forbice attuale è esagerata. Le frasi più interessanti le dice Gaudenzi, e sono una triste presa di coscienza. “A un certo punto devi tracciare una linea: nel circuito Challenger devi essere in grado di andare in pareggio e pagarti i costi, ma devi essere consapevole che è una sorta di università. Un investimento, in cui cerchi di entrare nel circuito professionistico e avere un lavoro”.

Liam Broady ha chiuso l'anno al numero 123 ATP. Grazie al secondo turno a Wimbledon ha potuto pagare il coach e il suo staff (Foto Antonio Milesi)

Poi arriva la frase che potrebbe gettare nello sconforto tanti giocatori di seconda fascia. “Non credo che a quel livello sarà mai possibile effettuare un tour sostenibile, semplicemente perché manca l'interesse del pubblico, l'impegno degli sponsor, delle TV e dei ricavi dei biglietti”. C'è anche la testimonianza dell'onnipresente Billie Jean King, il cui sogno è garantire un vita sostenibile per 700-800 giocatori, magari prendendo esempio da NBA ed MLB. “Ogni mattina ci penso, ho la mia lista di benedizioni, poi penso che bisogna fare meglio”. Gaudenzi ha anticipato in questo video quello che sarebbe emerso qualche giorno dopo. “Con l'aiuto di un consulente, stiamo valutando le varie opzioni per creare una nuova governance che fornisca un prodotto migliore ai fans. Perché se oggi ti chiedi chi è al vertice del tennis, la risposta sarebbe tutti e nessuno”.

Si parla della possibile fusione ATP-WTA, sul quale l'opinione della King è ovvia: è favorevole, ma vorrebbe che tutto fosse al 50%. Broady e Gaudenzi concordano sul fatto che il sistema attuale è molto costoso e potrebbero esserci grandi talenti incapaci di esprimersi solo perchè non hanno le risorse necessarie. “Io spendo 12.000 sterline all'anno solo per racchette e incordature, e mi sento fortunato...” dice Broady. Il filmato si conclude con un messaggio di speranza della King. Ok, molto interessante, ma il quadro che emerge non è dei migliori. Il tennis sembra avere il chiaro obiettivo di unirsi per intascare una fetta più elevata dei diritti sportivi, ma non sarà semplice visti i tanti interessi in ballo. Se anche ci riuscisse, le parole di Gaudenzi sono piuttosto crude: chi rimarrà fuori dai top-100, senza mettere piede nel circuito maggiore, difficilmente riuscirà a guadagnare denaro colpendo una pallina gialla. Questa è la triste realtà.

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