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WIMBLEDON

In finale a Wimbledon senza sponsor. E senza cognome

Pur continuando a farsi chiamare con il nome da nubile, Marketa Vondrousova è diventata Simkova dopo il matrimonio. “Ma nel tennis ho scelto di non cambiare, anche se a volte ho delle noie”. Lasciata a piedi da Nike, sarà raggiunta dal marito per la finale perché hanno trovato a chi affidare... il gatto Frankie. 

Riccardo Bisti
15 luglio 2023

Quando Marketa Vondrousova riceve della corrispondenza presso il CLTK Praga, il circolo dove si allena, ogni tanto si creano delle situazioni di imbarazzo. Non sanno a chi consegnare pacchi e lettere. Già, perchè dopo il matrimonio ha cambiato nome e nei suoi documenti non c'è più traccia del cognome da nubile. Oggi si chiama Marketa Simkova in virtù del legame con il fidanzato d'infanzia Stepan Simek, con il quale si è sposata esattamente un anno fa, presso il lussuoso castello Mcely (sede scelta da quasi tutte le coppie-glamour della Repubblica Ceca). Tuttavia – al pari di Karolina Pliskova – ha scelto di mantenere il cognome originario, almeno nel mondo del tennis. I motivi sono due: il cognome Vondrousova è già un piccolo brand, e sarebbe un peccato bruciarlo. “E poi voglio omaggiare mio papà David, colui che mi ha messo una racchetta in mano quando avevo 4 anni”. Lo sta facendo alla grande, visto che è diventata la prima giocatrice non compresa tra le teste di serie a raggiungere la finale a Wimbledon, almeno nell'Era Open.

E pensare che non era mai andata oltre il secondo turno a Londra, e lo scorso anno si era presentata a Wimbledon – anzi, nemmeno: a Roehampton – per sostenere la sua amica del cuore, Miriam Kolodziejová, impegnata nelle qualificazioni (e che è con lei in questi giorni: le due alloggiano nello stesso appartamento insieme a coach Jan Hernych). Era in compagnia di sua sorella e si concesse cinque giorni di shoppingg sfrenato. Aveva ancora il polso sinistro ingessato dopo il secondo intervento chirurgico, ma sapeva che da lì a breve se lo sarebbe tolto. Però non aveva in mente il tennis, bensì l'imminente matrimonio. “Ho ripreso ad allenarmi a ottobre, poi ho giocato i primi tornei verso novembre” racconta la numero 42 WTA, che oggi (ore 15, diretta Sky Sport) proverà a scippare a Ons Jabeur un titolo che sembra annunciato. Probabilmente allude a qualche evento interno, poiché ha ripreso l'attività WTA soltanto nel 2023. E lo ha fatto bene, visto che ha battuto in un paio di occasioni quella Jabeur che ritroverà oggi, davanti a 15.000 spettatori sul Centre Court e milioni in TV, forse anche nella sua terra d'origine, che pure conta soltanto una decina di milioni di anime.

Con il matrimonio, Marketa Vondrousova ha anche cambiato cognome

«Devo prenotare le stanze d'hotel come Simkova: potrei andare in difficoltà se mi chiedessero di dimostrare che sono la Vondrousova» 
Marketa Vondrousova
ASICS ROMA

“Tutti sanno cosa ha fatto Martina Navratilova in questo torneo, anche se non ho conoscenze dirette come posso averle per Kvitova e Pliskova” dice Marketa, il cui corpo è decorato (o deturpato, dipende dai gusti) da diversi tatuaggi. “Onestamente non so quanti ne ho, ma mi piacciono molto”. Se ne farà un altro in caso di successo ma, soprattutto, obbligherebbe coach Jan Hernych a farsene uno. Gliel'ha promesso a inizio torneo, evidentemente non pensava che la sua allieva sarebbe stata capace di vincere uno Slam. Invece adesso sta sudando freddo, lui che è un tipo così posato, tranquillo, incapace di alzare la voce. È stato numero 59 ATP ma si sta scoprendo ottimo coach, visto che era già al fianco di Maky quando raggiunse la finale al Roland Garros. Poi si erano lasciati, adesso si sono ripresi. All'epoca Marketa era troppo giovane, oggi è un'altra cosa. E ha già dimostrato che – quando imbrocca la settimana giusta – può battere chiunque.

Come due anni fa a Tokyo, quando vinse l'argento olimpico, e come ha ribadito nelle due settimane londinesi, battendo ottime giocatrici come Kudermetova, Vekic e Pegula. Quest'ultima era avanti 4-1 e palla del 5-1 nel terzo, prima di sciogliersi come neve al sole. Contro la Svitolina si è un po' complicata la vita, poiché nel secondo era avanti 4-0 e 40-0, ma è riuscita a evitare guai. Chissà se ha avvertito il senso di rivincita verso un'ucraina, poiché cinque anni fa ebbe un alterco a distanza dopo aver perso con Lesia Tsurenko negli ottavi dello Us Open, accusandola di aver fatto un po' di commedia. Probabilmente non lo ricorda neanche: è passato troppo tempo, ed è grande la gioia per aver intascato una finale totalmente inattesa. Talmente inattesa che non era nemmeno previsto l'arrivo del marito, rimasto a Stvanice (isolotto sul fiume Moravia dove la coppia vive) ad accudire Frankie, il loro simpatico gattone.

Marketa Vondrousova ama giocare lo slice e la palla corta, proprio come la Jabeur

Sei mesi fa, la Vondrousova ha battuto proprio la Jabeur all'Australian Open. E si sarebbe ripetuta a Indian Wells

“Ma dopo la semifinale l'ho chiamato e gli ho detto di contattare la cat-sitter: verrà insieme a mia sorella e sarà nel mio angolo”. Così come un'altra leggenda del tennis ceco, pardon, cecoslovacco, quel Jiri Hrebec che oggi ha 72 anni e per un lungo periodo è stato il suo mentore. Non ci saranno i rappresentanti di Nike, poiché lo scorso anno – probabilmente insoddisfatti dal suo rendimento, o magari dai tanti infortuni – hanno deciso di non rinnovarle il contratto per l'abbigliamento. E così la finalista di Wimbledon è costretta a giocare con abiti privi di brand, per la gioia degli organizzatori che guardano con sospetto ogni dettaglio che possa inquinare il bianco. Per Marketa non è un problema, visto che il tennis le ha permesso di sistemarsi economicamente, togliendosi la nomea di ragazza ingenua di Sokolov, a suo dire raggirata dall'ex manager Vladimir Houdek. Non è andata proprio così, ma è certo che ha dovuto sborsare oltre 300.000 euro per chiudere il contratto con lui a fine 2018.

Adesso può pensare solo a giocare ed è convinta di avere le sue chance contro la Jabeur. “In alcune cose siamo simili: ci piace giocare lo slice, la smorzata...”. E poi avrà il sostegno delle sue colleghe: ha parlato con Barbora Krejcikova prima della semifinale e si è sentita con la sua amica Karolina Muchova, a cui aveva dato un grande sostegno durante il Roland Garros. “E quando ha perso la finale ho pianto per lei”. Non c'è dubbio che la compagna di club la sosterrà a distanza, sperando che la Repubblica Ceca abbia quel lieto fine che a Parigi hanno soltanto sfiorato. Se poi Maky dovesse vincere, il suo volto diventerebbe ancora più popolare e non avrebbe più noie logistiche legate al suo cognome fantasma. “Per la WTA non è stato un problema che mantenessi Vondrousova, ma non avendo più documenti con quel cognome devo prenotare le stanze d'hotel come Simkova: per adesso nessuno mi ha creato problemi, ma potrei andare in difficoltà se mi chiedessero di dimostrare che sono la Vondrousova”. Vincere Wimbledon sarebbe il modo migliore per cancellare qualsiasi malinteso.