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IL CASO

Melbourne impone l'obbligo vaccinale per gli atleti

A seguito di un forte incremento di casi COVID, il governo del Victoria stabilisce l'obbligo del vaccino per oltre un milione di lavoratori, atleti compresi. E per l'Australian Open? Il Premier Daniel Andrews dice: “Non emetto visti o passaporti, ma è improbabile che un non vaccinato possa entrare in Australia”.

Riccardo Bisti
2 ottobre 2021

Non ci sono particolari indicazioni in tal senso, ma qualcuno ha alimentato la suggestione: il nuovo coach di Emma Raducanu potrebbe essere Darren Cahill. Le tempistiche sembrano coincidere: la britannica ha chiuso con Alex Richardson nonostante la vittoria allo Us Open, spiegando di aver bisogno di un tecnico esperto. Più o meno in contemporanea, il coach australiano ha annunciato la fine della lunga partnership con Simona Halep. Vedremo. Per adesso, Cahill si limita a utilizzare i social media ed è stato il primo a lanciare una notizia che potrebbe riguardare da vicino il tennis, anche se per ora non lo menziona: lo stato australiano del Victoria ha imposto la vaccinazione obbligatoria ad alcune categorie di lavoratori. Circa 1,25 milioni di persone dovranno effettuare la prima dose a ottobre e la seconda entro fine novembre. Tra loro sono stati inseriti anche gli sportivi professionisti. Detto che Melbourne è la capitale del Victoria, il pensiero volge al prossimo Australian Open e all'ipotesi – adesso non più remota – di obbligo vaccinale per i tennisti.

Nonostante manchi ancora qualche mese, sono già in corso febbrili trattative per organizzare al meglio il primo Slam del 2022. L'Australia ha adottato strategie anti-COVID diverse rispetto alla maggioranza degli altri Paesi: inseguendo un utopico contagio zero, hanno imposto mesi e mesi di lockdown. Di recente, Melbourne ha superato Buenos Aires diventando la città al mondo con più giorni di chiusura. Qualche settimana fa ci sono stati scontri e disordini. La curva dei contagi, pur restando su numeri abbastanza bassi, è impennata verso l'alto. È dunque possibile che l'Australian Open non faccia in tempo a tornare al suo aspetto tradizionale. È già uscita l'indiscrezione secondo cui le qualificazioni potrebbero giocarsi in Medio Oriente per il secondo anno consecutivo, stavolta addirittura a dicembre. Adesso arriva l'annuncio di Daniel Andrews, premier del Victoria, che prevede la vaccinazione obbligatoria nel momento in cui l'Australia affronta i primi focolai legati alla variante Delta. E allora Victoria ha inserito tra i soggetti al vaccino obbligatorio “gli sportivi professionisti o ad alte prestazioni, i lavoratori che supportano i professionisti e i broadcasters”.

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"Non emetto visti o passaporti, ma penso che sia altamente improbabilmente che il governo del Commonwealth lasci entrare in Australia qualcuno che non sia completamente vaccinato"
Daniel Andrews

Ecco come la TV australiana ha ripreso la notizia dell'obbligo vaccinale imposto dal Victoria ad alcune categorie di lavoratori

Volendo estendere il concetto al tennis, significa che tutti gli addetti ai lavori dell'Australian Open (giocatori, coach, accompagnatori e addetti della TV) dovranno essere vaccinati. “In sintesi, se vuoi lavorare e fai parte di questo elenco devi effettuare la prima dose entro il 15 ottobre” ha detto Andrews, sull'onda emotiva dell'annuncio di 1.143 casi di COVID nel solo Victoria nella giornata di venerdì. Lo Stato di Melbourne è il primo a imporre un'obbligatorietà così estesa: fino a oggi, soltanto gli operatori sanitari che assistono gli anziani erano soggetti all'obbligo, peraltro in tutto il Paese. Il Victoria ospita dozzine di squadre professionistiche di calcio, cricket, rugby e football australiano. E ci sono diversi centri tennistici di alto rendimento. Secondo l'agenzia Reuters non è chiaro se l'obbligo sarà esteso agli atleti provenienti dall'estero o dagli altri stati australiani. Il 26 dicembre, Melbourne dovrebbe ospitare la nazionale inglese di cricket in una sorta di prova generale di accoglienza per gli atleti stranieri.

Andrews ha detto che sarebbe particolarmente sorpreso se il team potesse entrare in Australia senza che tutti fossero completamente vaccinati. “Io non emetto visti o passaporti, ma penso che sia altamente improbabilmente che il governo del Commonwealth lasci entrare in Australia qualcuno che non sia completamente vaccinato, sicuramente sul medio termine. Questo potrebbe cambiare nel tempo”. Nessuna affermazione sul tennis, nonostante l'Australian Open sia l'evento sportivo principale del Paese. Va detto che l'Australia – dopo aver adottato a strategia del lockdown – ha iniziato piuttosto tardi la campagna vaccinale: in questo momento, ha completato il ciclo il 43,4% della popolazione, anche se il Victoria sembra essere a un passo dal 50%. Numeri comunque inferiori rispetto a diversi stati occidentali, visto che l'Australia si trova al 61esimo posto nella classifica dei Paesi con il più alto tasso di vaccinazione (l'Italia è 13esima).

Daniel Andrews, Premier dello Stato del Victoria, è ben consapevole dell'impatto economico garantito dall'Australian Open

Durante la premiazione dell'ultimo Australian Open, la presidentessa di Tennis Australia Jayne Hrdlicka fu fischiata appena citò il vaccino

Difficile capire cosa succederà per l'Australian Open, visto che diversi tennisti sembrano essere ostili al vaccino. Secondo il Daily Mail, una considerevole fetta di giocatori potrebbe trovarsi di fronte al bivio: vaccinarsi oppure perdere l'Australian Open (e i suoi lauti compensi). Uno dei più scettici nei confronti del vaccino è Stefanos Tsitsipas, che però ha già fatto sapere che effettuerà l'iniezione. Secondo i dati raccolti allo Us Open, il tasso di vaccinazione dei tennisti è intorno al 60%. E sembra che almeno quattro top-10 non siano vaccinati. Prima della comunicazione di Andrews, i vertici di Tennis Australia avevano lasciato intendere che ci sarebbe stato un doppio binario per l'Australian Open, con restrizioni ben più ampie per i giocatori non vaccinati. C'è poi l'esempio proveniente dagli Stati Uniti, laddove potrebbero esserci grossi problemi per il 10% di giocatori NBA non ancora vaccinati. Sono circa una cinquantina, ma tra loro ci sono alcuni volti molto noti come Andrew Wiggins e Kyrie Irving.

La lega non sembra intenzionata a concedere sconti: visto che è stato istituito l'obbligo per gli atleti nelle aree delle loro squadre (New York e San Francisco), potrebbero non giocare le partite interne e non essere pagati, rinunciando a metà del loro stipendio. E si tratta di decine di milioni di dollari. Il caso potrebbe avere una certa influenza, vista l'enorme popolarità del basket americano. Va però detto che i tennisti sono lavoratori indipendenti, e il nostro sport non possiede un commissioner che imponga o incoraggi una condotta unificata. “Rispettiamo il diritto di tutti alla libera scelta – ha fatto sapere l'ATP con un comunicato – ma crediamo anche che un ogni giocatore abbia un ruolo da svolgere per permettere al tour di raggiungere un buon grado di immunità. Farlo ci consentirà di allentare le restrizioni a beneficio di tutti”. Da parte sua, la WTA ha detto di credere fermamente nel vaccino e ha fissato un obiettivo: 85% delle giocatrici vaccinate entro la fine dell'anno. “Ma non imponiamo l'obbligo, perché si tratta di una decisione personale che rispettiamo”. Queste affermazioni risalgono ai primi giorni dello Us Open. Da allora è passato un mese e le cose potrebbero cambiare. La spinta del governo del Victoria potrebbe essere decisiva.