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CIAO ROGER

Alle (vere) origini di Roger Federer

Un giornalista americano ha trascorso dieci giorni nei luoghi d'infanzia di Roger Federer. Doveva scrivere un articolo, ma ha raccolto talmente tanto materiale da farci un volume. Non è una biografia, bensì il pellegrinaggio di un tifoso. Per questo è più facile immedesimarsi nel racconto.

Riccardo Bisti
16 settembre 2022 (Articolo scritto il 16 marzo 2021)

La bibliografia tennistica è particolarmente ricca. Basta fare un salto in una libreria mediamente fornita per trovare parecchi titoli, più o meno interessanti. Uno dei temi più gettonati, ovviamente, è Roger Federer. Se fate una ricerca sulla pagina italiana di Amazon troverete almeno una dozzina di libri a lui dedicati. Su tutti, ovviamente, “La biografia definitiva” scritta da René Stauffer, il cronista che ha avuto il privilegio di seguirlo sin da piccolo. Difficile comprendere l'utilità di una biografia quando uno sportivo è ancora in attività, ma tant'è. Sfugge al ragionamento l'ultima uscita, disponibile soltanto in lingua inglese (per ora) dal 2 marzo. Chi legge di tennis conosce Dave Seminara, ex diplomatico con la passione per i viaggi. Scrive di tennis per il New York Times e collabora con il sito dell'ATP, oltre che per il Wall Street Journal e BBC Travel.

Come tanti, è un fanatico di Roger Federer. Nell'ottobre 2019 – risolti alcuni problemi di salute – si è recato in Svizzera a visitare i luoghi d'infanzia di Federer, quelli che lo hanno formato come persona e come giocatore. “Avrei dovuto scrivere un articolo per la sezione viaggi del New York Times, ma dopo pochi giorni avevo talmente tanto materiale che ho pensato di scrivere un libro”. Altro che 2.500 parole: il viaggio ha partorito Footsteps of Federer: a fan's pilgrimage across 7 swiss cantons in to acts. (Sulle orme di Federer: il pellegrinaggio di un tifoso lungo 7 cantoni svizzeri) L'obiettivo del viaggio era conoscere luoghi sconosciuti, lontani dalle rotte del turismo, ma importanti per lo sviluppo di Federer. E allora ha trascorso del tempo a Rapperswil e Munchenstein, intervistando lontani parenti e fornendoci una visione sui luoghi che Federer definisce “casa”.

ASICS ROMA

"Appena Federer entra in una stanza, cala il silenzio. Tutti smettono di guardare i loro telefoni, anche chi lavora nel tennis da decenni"
Dave Seminara

Il complesso residenziale "Wasserhaus", laddove Federer ha vissuto fino ai 14 anni d'età. Gli avevano dedicato un cartello, ma dopo un po' qualcuno l'ha fatto sparire

Il viaggio è partito da Bernerk, il paese in cui è cresciuto Robert Federer, padre di Roger. Dei circa 100 Federer svizzeri, una trentina vengono da lì: ottimo pretesto per approfondire la sua vicenda familiare, a partire dagli antenati. Ha incontrato Madeline Barloche, responsabile del Tennis Club Old Boys (il cui Campo 1 è stato intitolato a Federer), il quale gli ha riferito che Roger è la stessa persona di tanti anni fa, con una sola differenza: prima piangeva per le sconfitte, adesso per le vittorie. “Ricordo di averlo visto piangere a lungo sulla panchina di uno dei nostri campi, dopo una sconfitta. Aveva 11-12 anni”. Seminara ha poi visitato (da fuori, obviously) l'abitazione d'infanzia di Federer, nel complesso residenziale di Wasserhaus, nel comune di Munchestein: una modesta casa a schiera, da cui si intuisce che “La famiglia ha investito molto per il suo tennis”. Il club era talmente vicino che Roger poteva raggiungerlo a piedi. Google Maps conferma: circa cinque chilometri.

E la St. Jakobshalle, sede del torneo di Basilea, si trova a poco più di due chilometri: mezz'ora a piedi, 8-9 minuti in bicicletta. C'è anche uno spazio autobiografico: reduce da problemi di salute, Seminara ha ripreso a giocare a tennis sugli stessi campi laddove Federer aveva giocato da ragazzino. Il libro è una lettura facile e spensierata, ottima per chi ama i viaggi e meno per chi cerca i dettagli di una biografia, anche se si trovano alcune chicche inedite. “Con il suo conto in banca potrebbe vivere ovunque, invece non è andato via" dice Seminara, che ignora (volutamente?) il tempo trascorso a Dubai. È però vero che ha mantenuto la residenza nei pressi di Basilea, naturalmente dopo aver raggiunto un accordo con il fisco svizzero. “Anche per questo, volevo scoprire il filo che lo lega alla Svizzera. Per me è stato un gioco: volevo ricominciare a giocare a tennis, ma non mi bastava farlo nel circolo sotto casa. Volevo colpire sugli stessi campi di Federer”. Essendo un tifoso sfegatato, avrebbe voluto chiamare Roger uno dei suoi figli, ma sua moglie gliel'ha impedito (hanno ripiegato su James).

Pur essendo una celebrità internazionale, Roger Federer ha mantenuto uno stretto legame con la Svizzera
Il Tennis Club Old Boys di Basilea, ladove Roger Federer ha tirato i primi colpi

Lungo le 210 pagine del libro, Seminara ci ha portato nell'abbazia di Einsiedeln, nel Canton Svitto, laddove ha incontrato un lontano parente che aveva battezzato i quattro figli del campione svizzero. Ha poi incontrato il suo dentista personale, il quale gli ha rivelato che Mirka Vavrinec possiede una dentatura perfetta. Nel suo viaggio, Seminara si è scontrato con la riservatezza tipica degli svizzeri. Per esempio, gli hanno impedito di scattare fotografie su uno dei campi dove Federer si allena ancora oggi. Anche per questo, le informazioni raccolte sono ancora più preziose. Ha gironzolato per i quartieri laddove Federer ha acquistato delle proprietà, poi ha approcciato i vicini per parlarne. “Sono rimasto colpito da un dettaglio: nonostante il Paese sia molto attento alla privacy, è semplicissimo scoprire le transazioni immobiliari delle persone. Federer ha una privacy sufficiente per non essere infastidito dalle persone, però la stampa lo segue con attenzione”. Nel libro, tuttavia, manca la voce del diretto interessato. Nel suo lavoro di giornalista, Seminara lo ha incontrato in qualche occasione e gli ha potuto rivolgere alcune domande nella tappa cruciale del suo viaggio: il torneo ATP di Basilea.

Ma va bene così: volevo che fosse il pellegrinaggio di un fan e non una biografia non autorizzata”. Descrivendo le conferenze stampa, Seminara dice che Federer ha una presenza scenica straordinaria. “Appena entra, cala il silenzio. Tutti smettono di guardare i loro telefoni, anche chi lavora nel tennis da decenni. E quando gli fai una domanda, lui cerca sempre di restituire qualcosa. Mostra grande rispetto per gli interlocutori, qualità che non tutti possiedono”. Qualora dovesse ottenere un'intervista con lui, da vero fan, gli farebbe la domanda che per adesso non ha risposte: per quanto tempo giocherà ancora? “Spero che non si ritiri troppo presto – dice Seminara – ma penso che il suo torneo d'addio sarà lo Swiss Indoors di Basilea. Non è uno dei più importanti al mondo, ma per lui è davvero speciale. È a due passi da casa sua, inoltre sua madre ci aveva lavorato come volontaria”. Anche se la politica ha fatto un po' di ostruzionismo e la St.Jakobshalle dovrebbe continuare a chiamarsi così ancora per un po', poiché l'iter per rinominarla “Roger Federer Arena” si è bloccato a causa dello scorso numero di firme raccolte. Da quelle parti c'è una forte ritrosia a intitolare luoghi, vie e piazze a personaggi viventi. Ma ci sarà tempo anche per questo.