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ROLAND GARROS

Lo Chatrier chiama Monfils, ma risponde Musetti

Grande prova di maturità di Lorenzo Musetti, che sul centrale di Parigi domina Gael Monfils in 3 set e disinnesca la potenziale polveriera del pubblico francese. Ora c’è Novak Djokovic, in un attesissimo rematch degli ottavi di finale del 2021.

Andrea Arduino
31 maggio 2024

Circa quindici anni fa divenne virale la reazione che una certa caramella era in grado di produrre se immersa in una ben nota bevanda ipocalorica. Un fenomeno simile, di natura meno chimica e più emozionale, può verificarsi al Roland Garros quando in campo c’è Gael Monfils e sugli spalti una folla pronta ad incendiarsi (chiedere a Pablo Cuevas e Sebastian Baez per ulteriori delucidazioni). Ecco perché il successo di Lorenzo Musetti ha un peso specifico ben superiore a quanto non dica il risultato. L’inizio partita, su un Philippe Chatrier gremito, non è dei più semplici: Monfils sembra fin da subito molto centrato, alterna sapientemente violente accelerazioni con il diritto ad un numero per lui inusuale di discese a rete, e si porta rapidamente sul 3-1. Il merito di Musetti in questa fase è quello di rimanere in scia all’avversario, chiedendo aiuto alla prima di servizio quando la percentuale di punti vinti con la seconda è pericolosamente bassa, mentre aspetta l’occasione, che non tarda ad arrivare, per rimettere le cose in parità. In un primo set denso di break e controbreak (ben 4 nei primi 10 giochi), è sul 5-5 che si decide il parziale e, a ragion veduta, forse l’intero match: Musetti annulla con autorità due pericolose palle break - “Usalo quello!” grida radio Barazzutti dagli spalti, quando il suo giocatore sfodera uno splendido lungolinea vincente di rovescio - e nel game successivo approfitta della complicità di Monfils, che commette tre errori gratuiti, per aggiudicarsi la frazione con il punteggio di 7-5.

Mentre pian piano si va disvelando la chiave tattica di un match dove chi mette i piedi in campo per primo porta quasi costantemente a casa il punto, è Musetti che con il passare dei minuti prende sempre più in mano il gioco. Il secondo set è il racconto di una delle versioni più convincenti della stagione del carrarino: aggressivo con il diritto, solido con il rovescio, delizioso con la palla corta. Un roboante 6-1 sembra annichilire Monfils, i cui colpi ora viaggiano a vista d’occhio qualche km/h in meno rispetto ad inizio partita, e spegnere le speranze del pubblico di casa, che sognava una serata diversa. La carriera del francese è però segnata da così tante resurrezioni da far invidia all’araba fenice, e anche questa volta Monfils prova ad invocare l’aiuto dei tifosi per riaccendere la fiamma del suo tennis. Ci riesce, ma solo in parte. Il terzo parziale procede senza grossi scossoni fino al nono gioco, quando l’azzurro, con un cinismo che raramente lo ha contraddistinto in carriera, ottiene il break che gli permette di chiudere poco dopo set (6-4) e partita.

Tutta la soddisfazione di Musetti nell'intervista post-match con Eurosport Italia

In un match dove nel gioco di Musetti ha funzionato praticamente tutto, la nota più lieta arriva dall’atteggiamento sul campo: costantemente positivo, in piena sintonia con il suo box.

In un match dove nel gioco di Musetti ha funzionato praticamente tutto, la nota più lieta arriva dall’atteggiamento sul campo: costantemente positivo, in piena sintonia con il suo box (nel quale siede anche il coach di una vita Simone Tartarini) e maturo quanto basta per non farsi condizionare da un ambiente esterno che presentava parecchie insidie. La collaborazione con Barazzutti, che proprio sulla necessità di reagire con il giusto carattere alle situazioni di difficoltà insiste fin dalla off season, sembra finalmente dare i suoi frutti, dopo mesi complicati, conditi da una gioia immensa fuori dal campo - la paternità - ma da tante delusioni sul rettangolo di gioco. Se la convincente prestazione della serata parigina non è stata un fuoco di paglia e Musetti ha davvero riscoperto la strada del suo tennis brillante e talentuoso, non poteva esserci momento più opportuno.

Al terzo turno lo attende Novak Djokovic, che difficilmente avrà dimenticato lo spavento di tre anni fa. Era un Musetti ancora teenager quello che ebbe il coraggio di issarsi 2 set a 0 contro il fenomeno serbo, prima di soccombere a un problema fisico e un peso troppo grande per l’età. Nella sua quinta apparizione in carriera sul centrale di Parigi, il carrarino troverà un Djokovic a corto di fiducia come non accadeva da tempo immemore. Ma nessuno sa ritrovare se stesso meglio dell’uomo dei 24 Slam quando la posta in palio torna ad essere quella che conta davvero, motivo per cui avrebbe poco senso investire Musetti di eccessive responsabilità e aspettative. Quel che è certo, però, è che se sognare non costa nulla, ci auguriamo solamente che nessuno si permetta di svegliare Lorenzo dall’incanto di un magico giovedì sera.