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IL PERSONAGGIO

La distensione Federer-Djokovic parte da Djordje

Mentre papà Srdjan continua ad attaccare Federer, il figlio minore manda carezze virtuali allo svizzero e promette di invitarlo al torneo ATP di Belgrado. “Vogliamo diventare ATP 500 e acquistare la licenza. Ho chiesto a Novak di non entrare nell'organizzazione. Il mio idolo? Nadal”

Riccardo Bisti
10 aprile 2021

Di norma sono i genitori a calmare gli ardori dei figli. Stavolta potrebbe essere il contrario. Poche ore dopo le ennesime dichiarazioni anti-Federer del padre, Djordje Djokovic (ultimo rampollo della dinastia serba) ha teso una mano virtuale allo svizzero. Lo ha fatto durante il podcast Wish&Go, in cui ha parlato dell'imminente torneo ATP di Belgrado. Una conversazione di oltre due ore in cui ha toccato mille argomenti e dato una notizia importante: “Ci piacerebbe ospitare Federer almeno una volta prima che si ritiri. Posso prometterlo: l'anno prossimo ci proveremo”. Forse è una frase buttata lì, ma con una logica dopo le indiscrezioni che vorrebbero lo svizzero in campo ad Halle nel 2022, dunque in attività anche l'anno prossimo. Da giocatore, Djordje (classe 1995) non è riuscito a scrollarsi la nomea di fratello scarso di Novak. Lo stesso destino era toccato al secondogenito Marko (nato nel 1991). Con un best ranking al numero 1463, ha smesso di giocare a 20 anni. L'ultimo match l'ha giocato a Pechino, nel 2015, contro Simone Bolelli. Da allora ha cambiato vita, concedendosi giusto un paio di apparizioni in doppio. Essere fratello di Novak può essere un peso da giocatore, ma in altri ambiti è un bel vantaggio.

E così si trova ad essere il più giovane direttore di un torneo ATP. Belgrado aveva già ospitato un torneo dal 2009 al 2012: la possibilità di tornare nel circuito è comparsa lo scorso ottobre, poi si è concretizzata a dicembre. “Abbiamo parlato con Ion Tiriac, proprietario del torneo di Budapest, e ha subito manifestato il suo interesse perché abbiamo un'ottima relazione. A dicembre abbiamo affittato la licenza per cinque anni, con la possibilità di prolungare l'accordo”. Si giocherà al Novak Tennis Center, già sede del vecchio torneo e del discusso Adria Tour dello scorso anno. Ma Djokovic jr. è proiettato al futuro e nutre grandi ambizioni: “Vogliamo diventare un ATP 500: dovessimo raggiungere l'obiettivo, siamo pronti ad acquistare definitivamente la licenza. Siamo in cerca della data migliore per ospitare un ATP 500. L'attuale? C'è già Barcellona, ma esistono altre settimane in cui si giocano due 500 in contemporanea”. Allude alle accoppiate Dubai-Acapulco, Queen's-Halle, Tokyo-Pechino e Basilea-Vienna. In effetti, non si vedono controindicazioni a una settimana con due ATP 500 sulla terra battuta.

PLAY IT BOX
"Noi serbi siamo emotivi, credo che sia l'aspetto peggiore di Novak sul campo. Penso che soltanto Roger sia in grado di controllare sempre le proprie emozioni. È sempre calmo e composto, mentre anche Nadal ha qualche attimo di nervosismo"
Djordje Djokovic

Il lungo intervento di Djordje Djokovic al podcast serbo "Wish&Go"

Quella del 2021 sarà un'edizione sperimentale: si giocherà a porte chiuse, forse un tentativo di riabilitare l'immagine dopo il pienone dello scorso anno, con poche mascherine e tanti contagi. Impressiona il montepremi di 650.000 dollari, superiore alla media della categoria. “Ne siamo orgogliosi: vogliamo prenderci cura dei giocatori, e un buon montepremi era tra le nostre priorità per attirare i migliori e soddisfare le richieste dell'ATP. Vogliamo dimostrare a tutti che siamo pronti”. La risposta è stata buona: oltre al numero 1 del mondo, saranno della partita Thiem, Berrettini, Monfils, Karatsev e tutti i migliori serbi. “Vorrei chiarire un aspetto: ho chiesto a Novak di non partecipare all'organizzazione. Sarà trattato come gli altri giocatori. Ha partecipato alla trattative per l'acquisizione della licenza, ma voglio che finisca qui.

Credo che saremo in grado di sorprendere anche lui con tutte le iniziative che abbiamo in mente”. Ed ecco l'aggancio a Federer. “Non l'abbiamo invitato per una semplice questione di budget. Non possiamo spendere tutto per un solo giocatore, abbiamo investito in altri modi ma speriamo di averlo in futuro”. Da lì le dichiarazioni di cui sopra. Djordje dice di aver sempre avuto un rapporto cordiale con lo svizzero, anche se non troppo confidenziale. “Lo avrò incontrato circa 15 volte, l'ultima nel 2014 a Novi Sad per un match di Coppa Davis. Entrava in campo mentre io uscivo, abbiamo scambiato qualche parola ed è finita lì”. Nonostante sia molto giovane, Djordje sembra aver appreso l'arte della diplomazia, laddove il fratello fa fatica e il padre... ancora di più.

Nella sua breve carriera, Djordje Djokovic ha potuto giocare alcuni doppi insieme al fratello maggiore

Djordje Djokovic parla dell'imminente torneo ATP di Belgrado

Lo dimostra anche il modo in cui parla della squalifica di Novak allo Us Open per la celeberrima pallata alla giudice di linea. “Quando Novak è stato brekkato sul 5-5 sono andato in bagno, poi da lontano ho sentito il commentatore esclamare “no!”. Sono tornato davanti alla TV e ho visto una donna per terra e Novak con lo sguardo distrutto. Ero in compagnia di un amico e gli ho subito detto: 'È fatta, lo squalificano'. Era inevitabile, non posso dire che sia sbagliato. Le regole sono queste. Posso aggiungere che se la donna non fosse caduta, forse non sarebbe stato squalificato. Sarò di parte, ma la sua reazione mi è parsa un po' eccessiva”. A quel punto, ha preso a parlare a ruota libera del fratello, ammettendo che ha sempre avuto – anche in allenamento – la tendenza a innervosirsi e lanciare qualche palla di troppo. “Noi serbi siamo emotivi, credo che sia l'aspetto peggiore di Novak sul campo. Certo, è stato sfortunato perché c'erano 12 persone in tutto lo stadio e ne ha colpita una. Senza mancare di rispetto a nessuno, credo che avrebbe vinto il torneo: stava giocando troppo bene. Ma è stata una lezione, sono orgoglioso di come ha reagito dopo tutto quello che hanno scritto i media”.

Confermando le sue doti diplomatiche (e magari anche un po' di furbizia), Djordje manda un'altra carezza virtuale a Federer. “Credo che soltanto Roger sia in grado di controllare sempre le proprie emozioni. È sempre calmo e composto, mentre anche Nadal ha qualche attimo di nervosismo”. In realtà Nadal non ha mai lanciato una racchetta in tutta la carriera, mentre Federer ha un passato più burrascoso. Ma la strategia di Djordje sembra chiara... A chiudere, ha rivelato che il suo idolo da ragazzino era proprio Nadal. “Novak me lo ha presentato a Monte Carlo nel 2006 – ricorda Djordje – io ero in players lounge quando è arrivato. Mi piaceva talmente tanto che ero solito vestirmi come lui, con la maglia senza maniche e i pantaloncini da pescatore. C'era una macchina per giocare a pinball: all'epoca, nessuno dei due parlava bene inglese ma mi invitò a giocare con lui. Il cuore mi batteva all'impazzata. Vinsi io, diede scherzosamente un calcio alla macchina e poi mi ha abbracciato. Da allora parliamo amabilmente ogni volta che ci incrociamo”. Frasi al miele, ma non accompagnate dalla speranza di averlo a Belgrado: Djokovic jr. sa benissimo che Nadal è fedele a Barcellona e non prenderà mai in considerazione altri tornei, almeno in quella settimana. Ognuno ha le sue qualità: se Novak è formidabile con la racchetta, Djordje sembra destinato a una bella carriera dietro a una scrivania. Se poi farà il miracolo di portare Federer a Belgrado...