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US OPEN

L'olandese volante non è più un fantasma

Prima delle qualificazioni, Botic van de Zandschulp non aveva mai messo piede negli Stati Uniti. Oggi è nei quarti a Flushing Meadows: “La sua storia sta assumendo i tratti eroici di quella di Verkerk” scrivono in Olanda. Lui vive ancora con i genitori e si preoccupa della lavanderia.

Riccardo Bisti
6 settembre 2021

Davvero devo pronunciare il mio nome?”. È iniziata così la conferenza stampa di Botic van de Zandschulp, piccolo-grande eroe dello Us Open 2021. Hanno insistito, gliel'hanno chiesto quasi come favore personale. Lui ha eseguito e, con un sorriso appena accennato, ha detto: “Difficile, eh?”. Vero, ma mai come la sua impresa. È il terzo qualificato di sempre a raggiungere i quarti di finale allo Us Open. Prima di lui ce l'avevano fatta Nicolas Escude (1999) e Gilles Muller (2008). La sua corsa accende corsi e ricorsi storici, oltre ad aver esaltato i media olandesi, solitamente pacati. Era dal 2004 che un olandese non arrivava nei quarti di uno Slam (Sjeng Schalken a Wimbledon e New York). “Ma ormai il paragone con Schalken non regge: la sua avventura sta assumendo i tratti eroici di quella di Martin Verkerk”. L'allusione è al Roland Garros 2003, quando l'olandese centrò un'incredibile finale. Veniva dall'anonimato, laddove sarebbe tornato piuttosto rapidamente.

Al contrario, in Olanda sono convinti che van de Zandschulp possa essere un giocatore vero. Si era fatto notare per la prima volta nel 2016, quando vinse i campionati assoluti in finale su Robin Haase. “È cresciuto un po' nella sua ombra – dice Jacco Eltingh, ex top-20 ATP e direttore tecnico di KNLTB, la federtennis orange – oggi gli atleti raggiungono più tardi il loro picco. Se rimani in forma, dai il meglio a 30 anni. E lui, da qualche tempo, svolge finalmente un programma atletico personalizzato”. Nei primi sei match a New York ha perso il primo set, e in certe occasioni è stato a un passo dalla sconfitta. Al contrario, contro Diego Schwartzman è partito benissimo: due set a zero e 4-2 nel secondo. “In quel momento ho pensato di poter vincere e mi sono innervosito un po'”. L'argentino ha riagganciato il match, ma alla fine l'olandese ha dominato il quinto set. Ha già scritto un pezzetto di storia, ma se dovesse battere Daniil Medvedev nei quarti accarezzerebbe la leggenda. E il 2021 diventerebbe la prima annata in cui due qualificati raggiungono la semifinale di uno Slam (in febbraio c'è stata la favola di Aslan Karatsev a Melbourne).

PLAY IT BOX
"Non credo che sarà un exploit isolato, perché viene da una crescita convincente. Molti avevano capito quanto fosse forte, ma lui non ci credeva molto. Adesso è più sicuro di sé e potrà vivere una bella carriera"
Paul Haarhuis

Botic van de Zandschulp pronuncia il suo nome. Provate a imitarlo, se ci riuscite...

“Avevo già battuto Hurkacz, sapevo di poter battere gente forte, ma non l'avevo mai fatto con continuità – dice il giocatore che ha estromesso anche Casper Ruud, n.11 – ho iniziato piuttosto tardi con il professionismo, intorno ai 20 anni, perché prima ero infortunato. Sono arrivato piuttosto rapidamente intorno al numero 300, poi c'è stato il problema della doppia classifica ATP-ITF, che mi ha costretto a giocare tanti Futures per poi accedere a tornei più importanti. Poi hanno ripristinato l'attuale sistema e ho iniziato a giocare i Challenger”. L'anno d'oro è stato il 2019, in cui ha giocato 79 partite e vincendone 57. A quel punto non era più un fantasma del circuito, come i componenti del vascello che hanno alimentato la leggenda dell'Olandese Volante “Ero pronto a partecipare alle qualificazioni degli Slam, poi è arrivato il COVID”. La pausa non lo ha bloccato, visto che quest'anno ha giocato tutti i Major.

L'unico in cui non si era qualificato è stato Wimbledon, ma è entrato in tabellone come lucky loser. Oggi tutti parlano di lui, ma sembra vivere con un certo disagio l'ondata di popolarità. Nei giorni scorsi aveva detto che diversi colleghi faticavano a riconoscerlo in players lounge, poi dopo l'impresa contro Schwartzman ha risposto in modo naif alla domanda di un giornalista. Gli aveva chiesto se riceve un sostegno economico da Lacoste. “Si, mi aiutano – ha detto – qui a New York hanno un buon servizio di lavanderia, quindi posso lavare ogni giorno i miei capi e ne ho a sufficienza da qui a fine torneo”. Prima dello Us Open aveva intascato poco meno di 500.000 dollari, cifrà che raddoppierà grazie alle imprese newyorkesi. Nel frattempo si è dovuto cancellare da alcuni Challenger (“Dopo ogni vittoria devo cambiare i miei programmi”). Il suo prossimo impegno sarà la Davis in Uruguay, ma non sa ancora se andarci direttamente o passare dall'Olanda.

Botic van de Zandschulp è nato a Veenendaal il 4 ottobre 1995

Giocando una grande partit,a van de Zandschulp ha superato Diego Schwartzman

Magari potrà iniziare a cercare casa, visto che abita ancora con i genitori nella cittadina di Wageningen, meno di 40.000 abitanti nel cuore dei Paesi Bassi, a circa 15 cholometri dalla natia Veenendaal, laddove ha iniziato a giocare quando aveva 4 anni. Ha tirato i primi colpi presso il TV Spitsbergen, sotto la guida del maestro Alex Boers. “Ma era chiaro che non sarebbe rimasto a lungo con noi – racconta Boers, il cui figlio ogni tanto fa ancora da sparring a van de Zandschulp – già dopo 3-4 anni era sotto l'ala protettrice della KNLTB. Ancora adesso mi vengono i brividi ogni volta che lo vedo giocare”. van de Zandschulp è a tutti gli effetti un prodotto federale. È sempre stato seguito da tecnici KNLTB, quest'anno addirittura tre: prima Dennis Schenk, poi Peter Lucassen, adesso Michiel Schapers. A giugno, prima di vivere una grande estate, aveva ipotizzato di assumere un tecnico privato. Per ora va avanti così, allenandosi presso il centro tecnico di Amstelveen, ma non c'è dubbio che da oggi in poi i fondi non mancheranno.

Botic è un introverso, si vede anche da come gioca – dice Paul Haarhuis, capitano di Coppa Davis – abbiamo lavorato per farlo uscire dal guscio. Non credo che sarà un exploit isolato, perché viene da una crescita convincente. Molti avevano capito quanto fosse forte, ma lui non ci credeva molto. Adesso è più sicuro di sé e potrà vivere una bella carriera. Ma prima voglio che resti una stagione intera tra i top-100”. In effetti parla poco, ride ancora meno e si vede la scarsa abitudine alle attenzioni. Però sul campo sa farsi rispettare. I pugnetti e e i Come On sono aumentati a dismisura durante i suoi match. Ne avrà un gran bisogno martedì, nei quarti di finale, contro Daniil Medvedev. I due non si sono affrontati, ma si è già guadagnato il rispetto del russo. “Spero di sfruttare la sua stanchezza” ha detto Medvedev. Mica male, per uno che fino a qualche settimana fa non aveva mai messo piede negli Stati Uniti. Sì, è tutto vero.