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ANALISI

L'imperatore degli scambi da fondocampo

Ogni volta che affrontano Djokovic, gli avversari hanno un impressionante calo nei punti vinti da fondocampo: è così che il serbo ha costruito il suo decimo titolo a Melbourne. Le chiavi? Un dritto sempre più incisivo e una durata media degli scambi intorno ai cinque colpi. Enigma quasi irrisolvibile per la concorrenza.

Riccardo Bisti
2 febbraio 2023

Craig O'Shannessy non lavora più con Novak Djokovic, ma non è certo rimasto senza lavoro. Nell'epoca della rivoluzione dei dati, il ruolo di strategy analyst è sempre più importante, ed essere stato un pioniere del settore crea una posizione di vantaggio rispetto alla concorrenza. Era il 2005 quando sui computer di tutto il mondo è sbarcato Dartfish, un sistema di videoanalisi che lui ha adattato al mondo del tennis: grazie a questa intuizione si è costruito una carriera. Raccogliendo l'infinità di dati statistici messi a disposizione dalla tecnologia, è diventato una sorta di guru grazie alla capacità di elaborare strategie vincenti, peraltro a ogni livello. Se fate un salto sul suo sito internet troverete decine di corsi e webinar in cui i numeri vengono torturati, ma offrono le risposte giuste. Ce n'è uno in cui racconta anche la sua esperienza con il team Djokovic (risalente al periodo 2017-2019), in cui il serbo si è ripreso la leadership mondiale dopo un periodo di crisi, sublimato dall'infortunio al gomito. La partnership è terminata, ma l'australiano (residente negli Stati Uniti) continua ad analizzare le grandi finali per conto dell'ATP, oltre a svolgere consulenze di ogni tipo.

In virtù della sua profonda conoscenza di Novak Djokovic, era particolarmente attesa la sua analisi della finale dell'Australian Open contro Stefanos Tsitsipas. È finita 6-3 7-6 7-6 in poco meno di tre ore: sarebbe banale dire che ha vinto perchè è più forte del greco. Per carità, è vero, ma O'Shannessy ci ha portato tra le pieghe della partita, spiegando le ragioni del successo del serbo e perché è stato così dominante nelle due settimane australiane (nonostante l'infortunio alla gamba sinistra che lo ha limitato nei primi tre match). Sebbene l'australiano ricordi spesso che la stragrande maggioranza degli scambi (circa il 70%) termini entro quattro colpi, ha individuato nel predominio da fondocampo le basi del successo del serbo. Nel corso del torneo, Nole ha giocato 757 scambi e se ne è aggiudicati 423, con una percentuale del 55,8%. Secondo O'Shannessy si tratta di una cifra sbalorditiva. Vero, perché dei 128 partecipanti al torneo, soltanto in 16 hanno ottenuto una percentuale superiore al 50%. La differenza con Tsitsipas era notevole già prima della finale, poi è diventata una voragine: il greco avera raccolto il 49,8% dei punti negli scambi da fondo nei primi sei incontri (320 su 642), ma la percentuale è crollata di dieci punti percentuali contro Djokovic: il serbo ha raccolto il 39,2% dei punti (49 su 125).

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Presentarsi a rete contro il serbo è molto complicato. In media, ce l'hanno fatta quindici volte a partita. Stefanos Tsitsipas ama farlo, probabilmente è il miglior volleatore tra i top-10, ma una combinazione di elementi gli ha impedito di essere efficace.

Buona parte dei punti scelti per questi highlights si è chiusa intorno ai 4-5 colpi, durata preferita da Novak Djokovic

“Indipendentemente da cos'altro sia successo durante la battaglia da fondocampo, questa percentuale si è rivelata troppo bassa perché Tsitsipas potesse ambire alla vittoria” scrive O'Shannessy. Per rafforzare la sua tesi, ha mostrato la percentuale di punti vinti dagli avversari di Djokovic nello cambio da fondocampo. A parte Roberto Carballes Baena (suo avversario al primo turno, e dunque senza riferimenti), tutti gli altri hanno avuto un impressionante calo nei punti vinti. In media, prima di affrontarlo, vincevano un lusinghiero 52,8% di punti. Contro Djokovic, tale percentuale è scesa fino al 38%. Il più martoriato è stato il povero Alex De Minaur, ultima speranza degli australiani. Dopo aver giocato tre ottime partite, aveva provato a studiare una strategia vincente insieme a Lleyton Hewitt. Niente da fare: la sua percentuale di punti vinti è totalmente franata, passando dal 56,8% a un modesto 31,5%. Troppo leggero il tennis dell'australiano. Talmente leggero da rendere innocua la sua egregia fase difensiva.

Quello che ha vinto più scambi contro Djokovic è stato Andrey Rublev (41,4%), mentre il più efficace a ridurre il peggioramento è stato Tommy Paul, la cui percentuale è scesa dal 49,2% al 39,8%. L'americano è stato l'unico a contenere il calo sotto i dieci punti percentuali: curiosità numerica a parte, si tratta di numeri insufficienti anche solo per fare il solletico a Nole. Nel caso specifico, poi, è stato aiutato dall'unico vero passaggio a vuoto del serbo, quando si è fatto riacchiappare da 5-1 a 5-5 nel primo set. È interessante notare come una strategia aggressiva abbia dato frutti decisamente migliori: quando si sono presentati a rete, gli avversari di Djokovic si sono aggiudicati il 65% dei punti (66 su 102). Il problema è che arrivare a rete contro il serbo è molto complicato. In media, ce l'hanno fatta quindici volte a partita. Stefanos Tsitsipas ama presentarsi a rete, probabilmente è il miglior volleatore tra i top-10, ma una combinazione di elementi gli ha impedito di essere efficace. Non solo la forza di Djokovic, ma elementi strutturali come il generale rallentamento delle superfici, le palle che diventavano pompelmi dopo appena due game e il fatto che si sia giocato di sera, dunque in condizioni ancora più lente. Sull'erba o sui campi sintetici di trent'anni fa, forse, sarebbe stato diverso.

La percentuale di punti vinti da De Minaur nello scambio da fondocampo è crollata nello scontro diretto contro Djokovic

La dura lezione inflitta da Djokovic ad Alex De Minaur

I numeri certificano che il greco ha provato a fare la partita: ha tirato più vincenti del suo avversario (40 a 36), ma i rischi si sono tramutati in errori: ne ha commessi 22 in più (76 a 54). Non è stata una partita di enorme qualità, ma la pressione di Djokovic nello scambio ha fatto la differenza. Tornando all'analisi della performance del vincitore, O'Shannessy evidenzia che Djokovic si sia affidato soprattutto al dritto, colpo con cui ha preso più rischi. È curioso che il bilancio vincenti-errori gratuiti sia in netto passivo con entrambi i fondamentali: 111 vincentri e 165 errori con il dritto (-54), appena 38 vincenti a 162 errori (-124!) con il rovescio. “Nole potrebbe benissimo avere il rovescio del pianeta, ma il suo dritto è ancora il motore principale”. Sul punto è interessante l'opinione di coach Goran Ivanisevic. Nella conferenza stampa post-vittoria gli hanno chiesto un parere sul dritto del suo allievo, colpo i cui miglioramenti sono invisibili a occhio nudo ma notevoli sul piano numerico. “È tutto l'anno che sono impressionato dal suo dritto – ha detto – A Torino ha iniziato a colpirlo molto bene, ma poi abbiamo lavorato molto nella pausa invernale. Ad Adelaide non era male. Ma qui, quando si è infortunato, aveva bisogno di essere più aggressivo. 

Ha fatto un passo in avanti e ha tirato colpi incredibili. Probabilmente sono state le due settimane in cui l'ho visto giocare meglio con il dritto. Non l'avevo mai visto tirare così bene. In finale, probabilmente, è stata la sua peggior partita con il colpo. Ma quando ne ha avuto la necessità ha giocato un ottimo tennis, dritto compreso”. O'Shannessy ha poi informato che la durata media degli scambi è stata di 4,76 colpi, numero ideale per il serbo. Se ha avuto un leggero vantaggio nei punti che si sono risolti in quattro colpi (69 a 64), ha dominato quando lo scambio si è sviluppato tra i cinque e gli otto (22 a 8). “Sorprendentemente, ha perso di una lunghezza (22 a 21) la battaglia degli scambi superiori ai nove colpi” chiude l'analista australiano. Ma il problema di Stefanos Tsitsipas è che i punti di questo tipo sono stati appena 43, su un totale di 206. Pensare di vincere una partita restando competitivo in una dinamica tattica che occupa meno del 21% dei punti totali non è sufficiente. E allora, mentre Djokovic si gode lo Slam numero 22, i suoi avversari dovranno ingegnarsi per trovare un sistema efficace per aumentare i punti vinti quando devono palleggiare con lui. Un enigma che in tanti anni ha trovato poche soluzioni davvero efficaci.