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IL CASO

L'ATP ha varato la norma Anti-Djokovic

Clamoroso: Novak Djokovic era candidato al Player Council ATP per il prossimo biennio, ma il Board ATP ha approvato una norma che impedisce l'ingresso nel Consiglio a chi fa parte di un'altra organizzazione. Pare evidente che si tratti di una mossa anti-PTPA. Il serbo è indignato: “L'ATP non vuole i giocatori nel proprio sistema: prima non era chiaro, adesso sì”.

Riccardo Bisti
19 novembre 2020

In 50 anni di ATP Finals, non era mai successo che ci fosse così scarso interesse per il tennis giocato. Dominic Thiem e Daniil Medvedev sono già certi di un posto in semifinale, mentre gli ultimi due qualificati emergeranno dagli spareggi Nadal-Tsitsipas e Djokovic-Zverev. Bene così: per una volta, non dovremo fare calcoli su set e game. Nonostante l'assenza del pubblico sugli spalti, e del giocatore più amato (Roger Federer), dovrebbe essere un bel weekend. Ma ci sono altre questioni che stanno fagocitando l'interesse. Vi abbiamo già detto del grande punto interrogativo sull'Australian Open: il governo del Victoria permetterebbe ai tennisti di entrare in Australia solo dal 1 gennaio, mettendo a rischio i calendari (più o meno) stabiliti. Ma c'è un altro tema, emerso in tutta la sua fragranza martedì sera con un tweet di Simon Briggs, firma tennistica del Telegraph.

Aveva saputo che Novak Djokovic e Vasek Pospisil si erano candidati a far parte del consiglio dei giocatori ATP, il gruppo di tennisti che discute le problematiche della categoria e poi demanda ai suoi tre rappresentanti di esporre idee e proposte nel Consiglio d'Amministrazione (il Board), di cui fanno parte anche i rappresentanti dei tornei e il presidente neutrale, figura ricoperta da Andrea Gaudenzi. La notizia aveva destato un certo clamore, perché Djokovic e Pospisil si erano dimessi in estate per creare la Professional Tennis Players Association (PTPA), il cui proposito – dopo aver raccolto i malumori di tanti tennisti – è quello di dare una voce sempre più importante ai giocatori e alle loro esigenze. Per questo, il loro ritorno nel mondo ATP aveva scatenato più di un'illazione. Vorranno fare la guerra da dentro? Entreranno in conflitto d'interesse? Hanno mollato il progetto PTPA? La realtà era più semplice e, in effetti, rappresenta il malumore di tanti. In poche parole, parecchi giocatori avevano candidato proprio Djokovic e Pospisil, i quali avevano accettato la candidatura per senso di responsabilità

"La regola stabilita ieri vuol dire che l'ATP non vuole la PTPA nel sistema. Non vogliono che i giocatori abbiano un ruolo in entrambe le associazioni. Prima non era chiaro, adesso lo è" Novak Djokovic
Un Djokovic distratto e fuori forma si è arreso a Medvedev nella quarta giornata delle ATP Finals

L'establishment ATP ha preso piuttosto male la notizia, approvando a tempo di record quella che può già essere definita la Norma Anti-Djokovic (e Pospisil): un giocatore non può far parte contemporaneamente del Consiglio ATP e di qualsiasi altra organizzazione dell'ecosistema tennistico. A darne conto è stato lo stesso Djokovic nella conferenza stampa dopo la sconfitta contro Daniil Medvedev (un brutto 6-3 6-3, forse figlio delle tensioni che sta vivendo fuori dal campo). “Avete scritto che io mi sono candidato nel Consiglio ATP: non è vero – ha esordito Djokovic – sono stato nominato da altri giocatori, ma non ho avuto alcuna influenza in questo. Io e Vasek siamo stati scelti da parecchi colleghi, e penso che sia un buon segno. Mi sento responsabile e onorato di rappresentare i giocatori e non vedo un conflitto tra i due ruoli. Non lo vedevo ad agosto, quando è nata la PTPA, e non lo vedo adesso. Per questo ho accettato la candidatura: evidentemente abbiamo conquistato fiducia e credibilità”: Una volta che Djokovic e Pospisil si sono detti disponibili, è scattata la controffensiva ATP. “Ieri sera il Board ATP ha votato una regola che vieta di far parte del Consiglio e, contemporaneamente, di qualsiasi altra organizzazione dell'ecosistema tennistico. È un fatto deludente, anche perché nessuno mi ha avvisato”.

Volendo credere a Djokovic, si è trattato di un vero e proprio blitz per tenerlo fuori dal mondo ATP. Una sorta di ripicca per aver creato la PTPA. “Io sono sempre stato onesto e trasparente: sul piano legale, non c'è nessuna controindicazione nel ricoprire entrambi i ruoli. Mi sembra che in molti abbiano frainteso il motivo per cui è nata la PTPA. L'ho detto molte volte e lo ripeto: è stata fondata perché nella storia del tennis non è mai esistita un'organizzazione rappresenti al 100% i diritti dei giocatori. Oggi abbiamo l'ATP, che è divisa al 50% tra giocatori e tornei. Nella maggior parte dei casi c'è un conflitto, dunque tanti tennisti hanno firmato il documento per entrare nella PTPA. Significa che c'è un malcontento diffuso per come funzionano le cose, soprattutto da parte dei giocatori di bassa classifica”. Djokovic insiste nel dire che gli piacerebbe collaborare con l'ATP in modo che i giocatori abbiano il loro posto nell'ecosistema tennistico. “Ma la regola stabilita ieri vuol dire che l'ATP non vuole la PTPA nel sistema. Non vogliono che i giocatori abbiano un ruolo in entrambe le associazioni. Prima non era chiaro, adesso lo è”. Uno sfogo a tutti gli effetti. Uno sfogo che ci sentiamo di condividere, ammesso che la ricostruzione di Djokovic sia veritiera al 100%.

Djokovic sta dedicando tempo ed energie all'attività sindacale
Durante lo Us Open, Novak Djokovic aveva illustrato i progetti PTPA ai microfoni ESPN

Non è accettabile che venga stilata una norma solo per impedire ad alcuni giocatori di candidarsi in un Consiglio che - è bene ribadirlo – non ha nessun potere decisionale. Che l'ATP avesse preso male la nascita della PTPA è risaputo. Lo aveva ammesso Pospisil, emergeva da tante dichiarazioni formalmente diplomatiche ma per nulla accomodanti. Il concetto espresso da più parti, anche da voci autorevoli come Federer e Nadal (e di recente anche da Martina Navratilova) è quello di unità. Menzionando il periodo difficile, questa corrente sostiene che tutti debbano remare dalla stessa parte. Giusto. Ma Djokovic ha sempre detto di non voler creare un'associazione rivale, ma soltanto dare più spazio ai giocatori. Nelle intenzioni non vuole dividere, come è stato accusato da molti. Tuttavia, è possibile che una crescita impetuosa della PTPA possa mettere in difficoltà il sistema. Questo va detto. Tuttavia, cercare i isolare i ribelli non è esattamente la cosa migliore da fare. In precedenza, Diego Schwartzman (associato PTPA) aveva detto che Djokovic e Pospisil erano tra i candidati perché il Player Council rimane la voce dei giocatori nel consiglio ATP.

La nostra associazione è una cosa diversa, non vogliamo combattere con l'ATP o i tornei. Vorremmo lavorare insieme e rendere il tennis uno sport migliore per tutti”. Tra i candidati alla rielezione c'è il brasiliano Bruno Soares, che invece sostiene la corrente conservatrice. Si è detto scioccato e curioso nel leggere il nome di Djokovic tra i candidati. “Non so cosa stia succedendo nella PTPA, anche perché sono stato espulso dalla loro chat, probabilmente perché sono rimasto nel Consiglio. Non conosco le loro idee”. La situazione è davvero particolare: in 30 anni di tennis maschile guidato dall'ATP, non era mai capitato che venisse realizzato un regolamento ad hoc per impedire una nomina, peraltro del numero 1 del mondo. Si può essere d'accordo o meno con le prese di posizioni di Djokovic (il quale toppa di brutto quando auspica l'abolizione del 3 su 5 negli Slam), ma bisogna riconoscergli entusiasmo e spirito d'iniziativa, peraltro senza un particolare tornaconto. Anzi, ci sta rimettendo tempo ed energie. Energie che potrebbero essere spese in altro modo, magari concentrandosi sul tennis giocato e sui record a cui tiene da matti. Un impegno che meriterebbe un maggiore rispetto, e che lui ha intenzione di portare avanti. "Non avete avuto molti aggiornamenti negli ultimi due mesi perché abbiamo cercato di parlare con l'ATP. Tuttavia, prendendo atto di questa situazione, valuteremo le prossime mosse"