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DOPING

Tre anni buttati via. E forse una carriera

Si interrompe nel momento migliore la carriera di Igor Marcondes: il 24enne brasiliano ha appena vinto due Challenger ma viene bloccato dall'antidoping per aver commesso tre violazioni sulla reperibilità ai test. Volendo credere alla buona fede ha commesso leggerezze inaccettabili, anche perché era già risultato positivo. Esiste un Problema Brasile?

Riccardo Bisti
19 marzo 2022

Pochi giorni dopo la diffusione dei dati sui controlli del 2021, l'antidoping firma una stangata importante. Lo è sia per la portata del giocatore (non di primissimo piano, ma in forte ascesa), sia per le modalità dell'infrazione. Il brasiliano Igor Marcondes si è sottoposto a 10 controlli nel 2021 ed è sempre risultato negativo, ma è stato sospeso per tre anni per aver violato per tre volte la normativa sui whereabouts, ovvero l'obbligo di garantire un'ora di disponibilità al giorno per sottoporsi a un controllo. Se la norma viene violata tre volte in dodici mesi scatta l'iter processuale, come se fosse una positività. Nello specifico, Marcondes non è risultato reperibile a due tentatitivi di controllo, mentre nel terzo caso ha commesso un Filing Failure, ovvero ha comunicato in modo errato il modulo che obbliga a comunicare la propria disponibilità. La sua posizione è ancora più grave, poiché nel 2018 era già stato squalificato: gli avevano trovato l'idroclorotiazide (un diuretico), e scontò nove mesi dopo essere riuscito a dimostrare che la sostanza si trovava in un integratore contaminato. La particolarità di questo caso è che Marcondes – dopo un'iniziale tentativo di difesa – ha ammesso di aver violato l'articolo 2.4 del Codice Mondiale Antidoping, e che il documento pubblicato non è una sentenza, bensì un accordo in cui il giocatore rinuncia a rivolgersi sia al Tribunale Indipendente ITF che al CAS di Losanna (salvo l'ovvio diritto di difesa se WADA o Agenzia Antidoping Brasiliana dovessero fare ricorso). Potrà rientrare nel marzo 2025, quando avrà ancora 27 anni e potrà eventualmente ricostruirsi una carriera.

I fatti. Il primo episodio risale al 21 maggio: nei whereabouts aveva indicato la sua abitazione di Itajai, in Brasile, tra le 12 alle 13. Gli addetti antidoping lo hanno cercato, trovando il suo coinquilino. Informati che il giocatore si era recato in un'altra città il giorno prima, lo hanno chiamato alle 12.55. Lui ha ammesso di essere andato a Criciuma (altra città dello Stato di Santa Catarina, distante circa 300 km) e di aver dimenticato di aggiornare i suoi whereabouts. Infrazione numero 1. La seconda infrazione riguarda il Filing Failure: il 9 agosto, gli addetti antidoping si sono accorti che aveva segnalato la sua presenza in Brasile, mentre invece si trovava a Gdynia, in Polonia, per giocare un torneo ITF (dove peraltro ha perso al primo turno). Lo hanno avvisato della violazione e lui non ha risposto. Infrazione numero 2. La situazione è precipitata lunedì 22 novembre, quando sono andati a cercarlo nella sua abitazione di Itajai nell'orario indicato (tra le 7 e le 8 del mattino). Hanno suonato il campanello, ma nell'abitazione c'erano un altro tennista e il suo preparatore atletico. Quest'ultimo ha informato gli addetti che in mattinata era partito per andare a giocare a Florianopolis. Sempre durante la finestra temporale lo hanno chiamato e lui ha confermato di trovarsi a Florianopolis (distante un'ora e mezza di auto) per giocare una partita. Probabilmente un torneo interno, visto che quella settimana non ha partecipato a eventi internazionali. Ha effettivamente partecipato al Challenger di Florianopolis (vincendolo, dopo essere partito dalle qualificazioni), ma il torneo si è giocato due settimane dopo. Infrazione numero 3.

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Volendo credere alla buona fede, la sua leggerezza è stata gravissima: già sospeso nel 2018 e con due infrazioni già registrate, si è messo nella posizione ideale per farsi squalificare.
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Igor Marcondes informa della squalifica e racconta la sua versione dei fatti: "Perderò tre anni per uno stupido errore"

Una volta accertata la violazione delle norme antidoping, l'11 gennaio lo hanno avvisato del procedimento, senza dargli la sospensione preventiva. Lui ha giocato (e vinto) il Challenger di Blumenau, portandosi a ridosso dei top-250 ATP, poi si è fermato per elaborare una strategia difensiva. In data 24 febbraio ha replicato all'ITF, negando gli addebiti e danto una spiegazione per ciascuna delle tre infrazioni. Tuttavia, nel prosieguo della corrispondenza ha ammesso di aver violato le norme antidoping. In effetti, le sue spiegazioni non giustificavano in alcun modo la negligenza.
- Nel primo caso, aveva accettato all'ultimo di giocare un torneo e si era dimenticato di aggiornare i whereabouts.
- Nel secondo, avevano cancellato un torneo negli USA e dunque avrebbe cambiato idea sulla programmazione, commettendo un errore nella compilazione dei whereabouts, scrivendo che si sarebbe trovato in Polonia l'8 agosto, e poi tra il 15 e il 29, commenttendo l'errore di lasciare “Brasile” tra il 9 e il 14.
- Nel terzo, aveva chiesto in ritardo di giocare un torneo, e quando ha provato a cambiare non ha avuto accesso al sistema. Inoltre, nella conversazione con l'addetta antidoping che si trovava a casa sua, questa gli avrebbe detto di non preoccuparsi e continuare nella sua attività (ma si trovava a un'ora e mezza d'auto e non avrebbe fatto in tempo a tornare a Itajai per l'orario previsto).

Igor Marcondes ha vinto l'ultimo torneo giocato, il Challenger di Blumenau. Sapeva già di essere sotto indagine

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Pochi giorni prima del primo test mancato, Igor Marcondes aveva realizzato questo filmato

Resosi conto che la strategia difensiva non aveva particolari appigli (non si può certo basare una difesa sul concesso di dimenticanza), ha scelto di accettare una sanzione che perlomeno non gli trancia la carriera, specie considerando che aveva già una squalifica per doping sul groppone. Gli hanno concesso le attenuanti generiche (buona fede, nessun reale vantaggio, scarsa conoscenza dell'inglese) e non gli hanno tolto i punti e i dollari conquistati dopo la terza infrazione. Anche per questo, ha accettato di rinunciare a qualsiasi ricorso, con la speranza di tornare a giocare nel 2025. Volendo credere alla sua buona fede, la sua leggerezza è stata gravissima: già sospeso nel 2018 e con due avvisi, si è messo nella posizione ideale per farsi squalificare. Il caso in sé è interessante perché, in effetti, lascia intendere che il sistema antidoping sia particolarmente attento – perlomeno – al rispetto dei whereabouts, una delle linee guida WADA più importanti e complicate per chi gioca a tennis.

Vanno compilati con tre mesi d'anticipo, ma vista la particolarità della loro vita, sempre in viaggio, i tennisti possono modificarli fino all'ultimo momento. Proprio per questo, l'errore di Marcondes è doppiamente grave. Di certo sembra esserci una Questione Brasiliana relativamente al doping: si tratta del nono caso negli ultimi dieci anni. Ecco i vari casi.

Settembre 2012 – Fernando Romboli (furosemide e icroclorotiazide), otto mesi e mezzo
Febbraio 2016 – Marcelo Demoliner (icroclorotiazide), tre mesi
Giugno 2016 – Americo Lanzoni (norandrosterone), tre anni e nove mesi
Giugno 2016 – Yuri Andrade (methandienone e clenbuterolo), tre anni e nove mesi
Luglio 2018 – Thomaz Bellucci (icroclorotiazide), cinque mesi
Settembre 2018 – Igor Marcondes (icroclorotiazide), nove mesi
Luglio 2019 – Beatriz Haddad Maia (SARM S-22 e SARM LGD-4033), dieci mesi
Novembre 2019 – Camila Bossi (SARM S-22), 6 mesi
Marzo 2022 – Igor Marcondes (violazione whereabouts), 3 anni

Che sia giunto il momento di fare il punto della situazione?