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SPACCATURA

I tennisti fanno la rivoluzione: nasce un sindacato anti-ATP

Novak Djokovic e Vasek Pospisil sono i leader del PTPA, unione dei giocatori che mira ad ottenere migliori condizioni per i tennisti. Se ne parlava da tempo, ma il lockdown non ha avvicinato le parti e il gruppo è pronto a partire. Da parte sua, l'ATP predica unità ma fa capire che non resterà a guardare.

Riccardo Bisti
30 agosto 2020

Se Novak Djokovic e Vasek Pospisil cercavano risonanza, beh, hanno scelto il momento giusto. Si parlava da tempo di un sindacato dei giocatori, indipendente dall'ATP, per aumentare l'influenza degli stessi. Il progetto diventa concreto alla vigilia dello Us Open e parte dalle dimissioni di Djokovic e Pospisil dai loro incarichi in seno al player council. Il canadese ha effettuato l'annuncio via Twitter, sostenendo che con la struttura attuale è difficile “se non impossibile” avere un impatto significativo su qualsiasi decisione. Dopo il successo al Western & Southern Open, Djokovic ha ufficializzato la nascita del nuovo progetto. Ricordiamo che il Consiglio ATP è composto da sette membri: tre rappresentanti dei giocatori, tre dei tornei, e il presidente (Andrea Gaudenzi), il cui giudizio è dirimente in caso di contrasti. Il nuovo sindacato si chiamerà Professional Tennis Players Association (PTPA) e vorrebbe rappresentare i top-500 di singolare e i top-200 di doppio. Al di là di questo, le intenzioni non sono ancora ben note.

I tennisti, almeno secondo l'ATP, sono professionisti indipendenti, ovvero lavoratori autonomi che prendono compensi dai tornei senza essere reali dipendenti dell'associazione. Questo è un punto controverso, contestato dai ribelli. Il progetto è stato illustrato in un documento che è finito nelle mani del NY Times. Si sostiene che è giunto il momento che di creare un organismo autonomo per curare gli interessi dei giocatori. “L'obiettivo del PTPA non è sostituire l'ATP, ma fornire ai tennisti una struttura di autogoverno indipendente, che risponda delle esigenze e delle preoccupazioni dei tennisti”. Il progetto è stato ufficialmente presentato con una foto-simbolo dei giocatori aderenti, in posa sul Grandstand di Flushing Meadows. E Novak Djokovic ne ha sintetizzato obiettivi e progetti.

"I tennisti sarebbero in grado di svolgere lo stesso tipo di vita se non ci fosse l'ATP? O forse siamo dei dipendenti, i cui mezzi di sussitenza dipendono dai guadagni conquistati negli Slam e nei tornei ATP? Io credo soprattutto alla seconda opzione. Non ci sono alternative, stiamo vivendo un monopolio" Vasek Pospisil
Milos Raonic è tra i giocatori più forti ad aver aderito alla PTPA. In questo filmato, parla del progetto

L'ATP ha diffuso un comunicato che predica unione. “Il successo dell'ATP, e la sua crescita come una delle entità sportive di riferimento negli ultimi 30 anni, è stato possibile grazie all'uguaglianza tra giocatori e tornei, oltre alla produttiva collaborazione di Slam, WTA e ITF – recita il comunicato – la struttura attuale fornisce ai giocatori lo stesso numero di posti al tavolo decisionale. Riconosciamo le sfide che i nostri membri devono affrontare in tempi difficili, ma siamo fermamente convinti che adesso sia il tempo dell'unità, e non delle divisioni interne. Rimaniamo impegnati in quello che facciamo, in modo che i giocatori abbiano il massimo beneficio dai loro anni nel circuito, e che la loro voce sia ascoltata. Inoltre, ci impegniamo nel lavorare a stretto contatto con gli altri organi di governo, in modo per sfruttare il potenziale del nostro sport. Soltanto come sport unito possiamo concentrarci sul pubblico, trovare nuovi appassionati e consentire al tennis di crescere”. Linguaggio morbido, diplomatico, ma traspare la seccatura per un'iniziativa che arriva quando – in effetti – sembrava in atto un processo di unificazione. Via Twitter, anche Nadal e Federer hanno espresso gli stessi concetti, lasciando intendere di essere contrari al fronte Djokovic.

Soltanto qualche mese fa si era parlato di una possibile unione tra ATP e WTA. Adesso la cosa sembra decisamente lontana. Nel progetto, infatti, non c'è alcun accenno alle giocatrici. L'assenza delle donne è la ragione per cui Andy Murray, per ora, ha scelto di non aderire. Nonostante le parole di facciata e la nascita del magazine congiunto Tennis United, molti giocatori si sono opposti all'idea, sostenendo che le donne non meritano di guadagnare tanto quanto gli uomini. Nel documento, Djokovic e Pospisil immaginano che il gruppo possa dare un supporto ai giocatori in aree tematiche come la suddivisione del denaro, azioni disciplinari, piani pensionistici, viaggi, assicurazioni e servizi. I due si sono auto-definiti co-presidenti iniziali, con un mandato di due anni. La governance dovrebbe essere composta da un consiglio eletto, composto da un massimo di nove elementi. “Il gruppo avrà la stessa funzione di un sindacato, ma con maggiore flessibilità giuridica – ha detto Pospisil – dovremo lavorare molto per costruire e perfezionare le operazioni, ma questo è il primo passo da fare. Le nostre voci saranno finalmente ascoltate e presto avremo un impatto sulle decisioni che influenzano la nostra vita e il nostro sostentamento”.

Rofer Federer e Rafael Nadal sono contrari al progetto PTPA

In una replica privata, Gaudenzi avrebbe detto che i tennisti non dovrebbero prendere alla leggera l'operazione, e che un'organizzazione del genere avrebbe potuto essere una minaccia esistenziale per l'ATP. “E il gruppo non deve aspettarsi di essere riconosciuto dai tornei. Inoltre potrebbe mettere a rischio il potere di cui i giocatori già godono nello sport”. A suo dire, il tennis ha già quello che manca ad altri sport: la presenza degli atleti al tavolo delle riunioni. Fu proprio questo che li spinse a combattere a fine anni 80, con la famosa conferenza stampa tenutasi nel parcheggio di Flushing Meadows. Secondo il faentino, non ha senso che i giocatori spostino il loro ruolo all'esterno della struttura di governance. Tuttavia, c'è chi non è contento: Raonic si iscriverà al sindacato e ha definito insufficiente la comunicazione e la leadership di Gaudenzi. “I tennisti hanno avuto tutto il tempo per riflettere e analizzare le cose che non vanno, e su cui bisogna discutere – ha detto il canadese – io ho espresso la mia opinione su molte cose: per esempio, in altri sport i dirigenti si sono tagliati i compensi per dare una mano. I nostri dirigenti sono rimasti a casa e non lo hanno fatto. Inoltre, i tennisti non hanno guadagnato un centesimo per mesi”. In sintesi, sembra proprio che il periodo di lockdown non abbia favorito l'unità, anzi, abbia allontanato tennisti e governance, riaccendendo polemiche in realtà mai sopite. Per intenderci, esattamente un anno fa lo stesso Pospisil scrisse un lungo e dettagliato articolo sul Globe and Mail, in cui sosteneva che la stessa ATP minacciava di portare in tribunale i giocatori: “secondo loro, essendo appaltatori indipendenti, non potremmo unirci legalmente senza essere citati in giudizio”.

Tuttavia, se i regolamenti ATP dicono questo, non esiste la controprova di un giudice. “I tennisti sarebbero in grado di svolgere lo stesso tipo di vita se non ci fosse l'ATP? - scriveva il canadese - o forse siamo dei dipendenti, i cui mezzi di sussitenza dipendono dai guadagni conquistati negli Slam e nei tornei ATP? Io credo soprattutto alla seconda opzione. Non ci sono alternative, stiamo vivendo un monopolio. Inoltre abbiamo degli obblighi verso l'ATP, che ci multa e penalizza se saltiamo determinati tornei. Scommetto che un giudice ci darebbe ragione”. Dopo essersi evidentemente consultati con dei legali, i giocatori hanno scelto di provarci, a costo di una spaccatura. Il loro obiettivo è trasparenza, maggiore condivisione delle faccende economiche (“Siamo tenuti all'oscuro degli accordi più importanti, e ai nostri rappresentanti è richiesto di stare in silenzio”) e migliori condizioni di vita. In questo momento, il guadagno medio annuale dei giocatori tra il n.51 e il n.100 è di meno di 600.000 dollari lordi, ai quali devono essere detratte tasse e moltissime spese. Al contrario, nel mondo NHL (lega americana di hockey su ghiaccio), ben 450 giocatori intascano più di un milione e non hanno costi, visto che sono spesati dalle società. Un modello che fa sempre più gola ai tennisti. Un modello che vogliono raggiungere o almeno avvicinare, a costo di una vera e propria battaglia a suon di carte bollate.