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DAVIS CUP FINALS

L'ultimo ostacolo si chiama Alexei Popyrin

Nonostante le grandi prestazioni di Sinner-Sonego, il doppio australiano sarebbe uno spauracchio. E allora sarà fondamentale archiviare la pratica dopo i singolari: per questo dobbiamo battere Alexei Popyrin, spilungone di origine russa che ha giocato il suo primo “vero” match in semifinale. “Ora so gestire il nervosismo”
Riccardo Bisti
26 novembre 2023

Prima di venerdì, Alexei Popyrin non aveva giocato neanche una partita di Coppa Davis che non fosse a risultato acquisito. Per questo, al di là del valore del successo contro Otto Virtanen, ha detto che il punto conquistato in semifinale è stato il momento più bello della sua carriera. “Non importa il format, quando giochi per l'Australia vale sempre tantissimo. E dai il massimo per difendere i colori verdeoro” ha detto il 24enne di Sydney, l'ultimo vero ostacolo alla conquista dell'Insalatiera. Parliamoci chiaro: al di là dei luoghi comuni sull'imprevedibilità della Davis, è difficile pensare che Jannik Sinner possa perdere contro Alex De Minaur. Al contrario, il doppio Purcell-Ebden potrebbe essere molto ostico per i nostri. Capitan Lleyton Hewitt sa benissimo che i top-singolaristi vincerebbero molto anche in doppio (se lo giocassero con regolarità), eppure ha scelto di puntare su di loro. Fino a oggi è sempre stato ripagato, e sembrano una coppia molto più affidabile dell'improvvisata Koolhof-Griekspoor, per non parlare di Djokovic-Kecmanovic.

E allora le speranze di toccare l'Insalatiera da legittimi proprietari passa dal match contro Popyrin, australiano di origine russa ma cittadino del mondo: da bambino ha vissuto un paio d'anni a Dubai (facendo da raccattapalle nel locale torneo ATP), poi nel 2010 si è spostato in Spagna e oggi si allena presso l'accademia di Patrick Mouratglou. Suo padre è stato l'ideatore del circuito UTS, di cui si è molto parlato durante la pandemia. I tanti anni in Europa lo hanno reso competitivo sulla terra battuta: non è un caso che abbia vinto il Roland Garros junior e quest'estate si sia imposto al torneo ATP di Umago, peraltro battendo Matteo Arnaldi in semifinale. Ma è un giocatore molto potente, il cui servizio può essere un'arma in più sul cemento indoor. Quest'anno ha effettuato – parole sue – un importante salto di qualità sul piano mentale.

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«Dobbiamo portare a casa un punto in singolare e, si spera, lasciare il compito al nostro doppio. Se riusciamo ad arrivarci, abbiamo una coppia incredibile» 
Alex De Minaur

Oggi sa tenere i nervi saldi: banale, ma si spiega così una classifica che è lievitata fino al numero 40 ATP, con il successo su Taylor Fritz e il buon quarto di finale a Cincinnati. “Quando sono nervoso me ne rendo conto, lo accetto e mi impongo di calmarmi” ha detto. Progressi che non sono sfuggiti a Lleyton Hewitt, che non ha esitato nel metterlo in campo al posto del più esperto Jordan Thompson (che però aveva perso male contro Machac). “Viene dalla sua miglior stagione, lo dice anche la classifica. Ha lavorato su piccole aree del suo gioco ed è maturato”. Sarà lui il primo avversario di questa finale, emblema di una nazione che ha vinto per 28 volte la Coppa Davis, ma non è all'altezza di un tempo. Non a caso l'ultimo titolo risale al 2003, vent'anni fa, quando Lleyton Hewitt era ancora in campo. Il tennis è ancora popolarissimo in Australia, ma questo risultato non ha avuto chissà quale risonanza. In fondo, per loro, la Davis è altra cosa rispetto a questa competizione.

“Non credo che la squadra abbia bisogno di ulteriori motivazioni – ha detto Hewitt – da qualche anno, ormai, abbiamo messo in piedi un gruppo affiatato. I ragazzi sanno dove si trovano e volevano essere in questa competizione”. L'importanza del match tra numeri 2 è certificata da De Minaur, pronto a sacrificarsi contro Sinner. “Dobbiamo portare a casa un punto in singolare e, si spera, lasciare il compito al nostro doppio. Se riusciamo ad arrivarci, abbiamo una coppia incredibile”. Sarà la 13esima sfida tra Italia e Australia, anche se le due squadre non si affrontano dal 1993, quando gli aussies la spuntarono all'ultimo singolare al Circolo Tennis Firenze. Ci hanno battuto otto volte su dodici, ma storia e blasone non scendono in campo. Noi siamo favoriti, ma ben conosciamo le loro armi segrete: Ebden-Purcell, la carica impressionante di capitan Hewitt (trasmessa al suo erede De Minaur) e... questo spilungone di nome Popyrin, inatteso (e improvviso) spauracchio, ultimo vero ostacolo a un successo che ricoprirebbe di gloria il nostro tennis.