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LA STORIA

Il "nemico" di Roger Federer compie 15 anni

Il 6 marzo 2006, Hawk-Eye entrava ufficialmente nel mondo del tennis. ATP, WTA e USTA si aggiunsero all'ITF, che l'aveva approvata qualche mese prima. Il primo challenge (perso) fu di Jamea Jackson a Miami. Dopo primi anni difficili (Federer parlò di “spreco di soldi”), è diventato parte integrante del nostro sport. E lo sarà sempre di più.

Riccardo Bisti
6 marzo 2021

La moviola in campo è un fenomeno globale da quando il calcio ha adottato il VAR, già fonte di gioia (o disperazione...) per migliaia di tifosi. Tuttavia, lo sport-pioniere in questo senso rimane il tennis. La rivoluzione è scattata il 6 marzo 2006, data-icona nella lunga storia di una disciplina brevettata quasi 150 anni fa. Per oltre un secolo, il tennis è stato accompagnato da errori più o meno gravi degli ufficiali di gara. Se ne lamentavano soprattutto i giocatori, perché il pubblico percepiva tutto questo come parte dello show. Dal leggendario “You cannot be serious” di John McEnroe alle sfuriate di decine di altri giocatori, le proteste dei tennisti rappresentavano uno spettacolo extra. Tuttavia, a partire dagli anni 90 la tecnologia è stata gradualmente accettata, prima come complemento e poi come protagonista. La tecnologia Hawk-Eye (in grado di individuare l'esatto punto di rimbalzo grazie a un sofisticato sistema di telecamere) si è lentamente intrufolata nel nostro sport, inizialmente come supporto per le emittenti televisive. Grazie a occhio di falco, il pubblico poteva rendersi conto se gli arbitri avevano effettuato una buona chiamata, o magari commesso un grave errore.

Il punto di svolta risale allo Us Open 2004, quando Serena Williams fu clamorosamente danneggiata durante il quarto di finale contro Jennifer Capriati. Errori talmente grossolani da essere smascherati dai semplici replay, ulteriormente ratificati da Hawk-Eye. Serena perse la partita, causando un imbarazzo tale che i vertici della USTA (la federtennis americana, organizzatrice dello Us Open) le telefonarono dopo il match per chiederle scusa. Non fecero più arbitrare Mariana Alves (giudice di sedia di quel match), ma ormai Serena era stata eliminata. “È stata una grande sfortuna e, come le abbiamo detto, non era giusto che perdesse in queste circostanze – disse Jim Curley, allora direttore del torneo – penso che sia giunto il momento di abbracciare la tecnologia”. Dopo test lunghi e accurati, la Federazione Internazionale ha approvato Hawk-Eye a fine 2005, testandolo per la prima volta in Hopman Cup. Il 6 marzo 2006, l'approvazione fu ratificata da ATP, WTA e USTA e dunque il torneo di Miami (all'epoca denominato NASDAQ-100 Open) fu il primo ad adottare la tecnologia.

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"Quello che sta succedendo è una follia. Un puro spreco di denaro" Roger Federer quando fu introdotto Hawk-Eye
I gravi errori ai danni di Serena Williams nello storico match contro Jennifer Capriati

La prima giocatrice a utilizzare occhio di falco fu Jamea Jackson in un match contro Ashley Harkleroad. Le andò male, perché la chiamata iniziale risultò corretta e perse il suo challenge, ma dopo il match (vinto) disse: “Mi è piaciuto, penso sia fantastico. Ci toglie molta pressione di dosso. Non dobbiamo più preoccuparci degli errori dei giudici”. Come è normale, non tutte le novità sono accolte con entusiasmo. Tra gli scettici c'era Roger Federer, le cui parole erano di ferma condanna. “Quello che sta succedendo è una follia. Un puro spreco di denaro”. Anche un giovane Rafa Nadal non era convinto. “Penso che anche occhio di falco, a volte, commetta degli errori”. Non aveva tutti i torti, poiché i tecnici ammisero l'esistenza di un margine d'errore fino a 3,6 millimetri, circa il 5% del diametro di una pallina (67 millimetri). Non così trascurabile, anche se col tempo pare che sia stato dimezzato. Oggi esiste una tecnologia concorrente, Foxtenn, che sostiene di aver azzerato il margine d'errore perché si basa sul rimbalzo reale e non su una ricostruzione virtuale.

L'accettazione è stata graduale: dodici mesi dopo, Federer era ancora critico. “Non mi fido ancora al 100%, e probabilmente non accadrà mai”. Durante la finale di Wimbledon 2007, dopo un challenge vinto da Nadal, lo svizzero chiese (inutilmente) che occhio di falco fosse spento per il resto della partita. Per anni, Federer ha avuto un rapporto così così con occhio di falco, effettuando decine di challenge poi risultati perdenti. Anno dopo anno, il sistema è stato regolamentato fino a diventare parte integrante del gioco. Ormai i giocatori lo danno quasi per scontato, e talvolta ne fanno un utilizzo strategico. Dopo un match a Wimbledon 2015, Andy Murray spiegò perché ne fosse un grande sostenitore. “Penso che sia fantastico, ormai lo utilizzo da dieci anni e non posso ricordare quante volte mi abbia dato ragione, ma oggi è stato molto importante”.

L'Australian Open è stato il primo Slam ad affidarsi interamente alla tecnologia
Rivolgendosi a occhio di falco, talvolta i giocatori si espongono a brutte figure...

Secondo Hawk-Eye Innovations, le chiamate elettroniche “eliminano i dubbi sulle chiamate nei pressi della linea utilizzando le più sofisticate telecamere di rilevazione, con previsione millimetrica. Inoltre, la tecnologia SMART Replay può fornire replay istantanei per assistere gli arbitri in occasione dei falli di piede o sulle chiamate sulla terra battuta”. Nei primi anni, l'utilizzo di Hawk-Eye era consentito in modi diversi: l'ATP lo autorizzava due volte per set, mentre negli eventi ITF potevano esserci challenge illimitati. Nel 2008 sono state stabilite le regole: ogni giocatore ha a disposizione tre chiamate per set. Se ci azzecca, le conserva. Se sbaglia, ne perde una. Ogni giocatore riceve un challenge extra nel tie-break, mentre nei set a oltranza vengono aggiunti tre challenge a testa ogni 12 game.

Il COVID ha reso ancora più importante l'utilizzo della tecnologia: da qualche anno è stato istituito Hawk-Eye Live, che consente di sostituire in toto i giudici di linea con chiamate immediate, sancite da voci registrate. Allo Us Open è stato utilizzato in 11 campi su 13, mentre l'Australian Open 2021 è stato il primo Slam di sempre senza giudici di linea. Parecchi altri tornei stanno viaggiando in questa direzione (per esempio, i Masters 1000 sul cemento), e molti si domandano cosa accadrà quando torneremo alla normalità. Qualcuno vorrebbe il ritorno dei giudici di linea, altri ritengono che la tecnologia sia il top. Il problema è che, al giorno d'oggi, non è semplice stabilire con certezza il concetto di normalità. Di certo, il 6 marzo 2006 ha cambiato definitivamente la storia del tennis.