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IL CASO

Era il Pep Guardiola del tennis. Accusato e sospeso per molestie

Il tennis americano è scosso dalla denuncia di Kylie McKenzie, 23 anni, ex promessa che non gioca da un paio d'anni. Nel 2018 sarebbe stata molestata da Anibal Aranda, ex coach di CiCi Bellis, subito licenziato dalla USTA. La giocatrice ha fatto causa alla federazione, che non l'avrebbe tutelata a sufficienza. 

Riccardo Bisti
2 aprile 2022

Il tema degli abusi sessuali va sempre affrontato con cautela. L'esperienza ci ha insegnato che non sempre la realtà è come viene inizialmente raccontata. Un paio d'anni fa abbiamo raccontato la storia di Vincenzo Minutolo, accusato di uno dei reati più infamanti e poi totalmente scagionato. Ogni storia ha le sue peculiarità: dopo aver letto la vicenda riguardante Kylie McKenzie ci domandiamo perché abbia fatto causa alla USTA, la federtennis americana, per le molestie ricevute nel 2018 dal coach paraguaiano Anibal Aranda. L'intera storia è stata raccontata qualche giorno fa dal New York Times, e poi ripresa da Associated Press dopo che la McKenzie ha tenuto una conferenza stampa sull'argomento. Andiamo con ordine: classe 1999, Kylie McKenzie è un'ex promessa del tennis americano. Originaria di Phoenix, è entrata a 12 anni nell'orbita USTA come una delle maggiori promesse americane. Dopo essersi allenata presso un centro di formazione a Carson (California), dal 2014 ha iniziato a frequentare il maxi-centro USTA di Orlando, Florida. Ben decisa a diventare professionista, si è trasferita negli Merritt Island insieme ai parenti. In quel periodo ha fatto amicizia con CiCi Bellis, all'epoca stellina del tennis americano. La Bellis era allenata proprio da Aranda, che grazie a lei ottenne una certa popolarità anche fuori dagli States. Diceva di ispirarsi a Pep Guardiola, il cui gioco prevede rigida disciplina fino all'area avversaria, salvo poi concedere libertà e fantasia al momento di concludere in porta.

“Quando mette i piedi dentro il campo può fare quello che vuole – diceva Aranda, parlando della Bellis – ma quando palleggia da fondocampo deve seguire le mie indicazioni”. Come è noto, la Bellis è stata vittima di un mucchio di infortuni (di recente ha annunciato il ritiro) e così Abanda ebbe la possibilità di allenare altri giocatori. Fu così che nacque il contatto con la McKenzie, ragazza bionda e avvenente. Nell'autunno 2018 hanno iniziato a lavorare insieme: allenamento dopo allenamento, la giocatrice si sentiva sempre più a disagio per le attenzioni eccessive, fino a diventare inappropriate, del tecnico. Inizialmente i due si allenavano sui campi in cemento, poi Aranda – sostenendo che dovesse migliorare il suo tennis – l'ha portata spesso sui campi in terra battuta, più isolati, e in orari diversi rispetto agli altri (si allenavano alle 11 del mattino mentre in generale si lavorava prima per evitare il caldo). Il New York Times ha visionato una serie di documenti dell'indagine condotta dallo US Center for Safesport, laddove si trovano i verbali degli interrogatori di diverse persone ascoltate sulla vicenda. Dai racconti della McKenzie, si scopre che Aranda cercava insistentemente il contatto fisico, spesso in modo inappropriato e cercando scuse per toccarla, per esempio mentre lavoravano sul servizio. Tali attenzioni l'avrebbero turbata a tal punto da sentirsi a disagio al momento di provare questo fondamentale.

«Scoprire l'esistenza di un precedente è stato traumatico: con la USTA mi sentivo al sicuro» 
Kylie McKenzie
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Kylie McKenzie informa di aver fatto causa alla USTA per i fatti del 2018 (e degli anni precedenti)

Il punto di non ritorno si è toccato il 9 novembre 2018. Al termine dell'allenamento, i due si sono seduti sulla panchina e Aranda avrebbe tentato un approccio fisico più audace, provando a toccarla nelle parti intime. Lei lo avrebbe respinto con una gomitata. Usciti dal campo, l'avrebbe invitata a riporre le palline in un capannone: lei l'ha accompagnato, ma non è entrata. A seguire, le avrebbe consigliato di cercarsi un agente e uno sponsor, provando ad abbracciarla. La McKenzie non ha ricambiato un tentativo di abbraccio e il giorno stesso si sarebbe confidata con la Bellis (e la madre di lei). Le suggerirono di contattare subito la USTA: con l'aiuto della Bellis, chiamarono Jessica Battaglia (responsabile per lo sviluppo dei giovani giocatori), la quale avrebbe immediatamente contattato i pezzi grossi dell'associazione (Ola Malmqvist e Martin Blackman). La reazione della USTA è stata immediata: Aranda è stato allontanato e si è attivata l'indagine. Dai verbali della stessa, emerge che il coach – disperato – avrebbe chiamato Malmqvist, dicendo di esser emolto dispiaciuto. “È stato un errore, mi sono avvicinato troppo a lei”. Agli investigatori, tuttavia, non ha confermato queste dichiarazioni. Sembra certo, invece, che quel 9 novembre avrebbe contattato di nuovo la McKenzie per chiedere se aveva effettuato la preparazione atletica per poi aggiungerla su Snapchat. In quel momento la ragazza si trovava con la Bellis e scelse di andare a dormire in hotel, in modo da non essere trovata dal paraguaiano.

Nel corso dell'indagine, Aranda è stato rappresentato dall'avvocato Howard Jacobs (già difensore di diversi giocatori in ricorsi vari al CAS di Losanna), ma adesso non è più assistito da lui. Lo US Center for Safesport ha stabilito la formula del più probabile che no che ci fossero state molestie. Per questo è stato sospeso per due anni, a cui se ne sono aggiunti altri due di libertà vigilata. Al processo disciplinare avrebbe potuto aggiungersi quello penale, ma il procuratore nazionale ha scelto di archiviare: non c'erano prove sufficienti per dimostrare il caso oltre ogni ragionevole dubbio. Di fronte agli investigatori, Aranda ha negato tutto: a suo dire, la giocatrice si è inventata tutto perché la USTA aveva stabilito di non sostenerla più: con un'accusa di molestie, sarebbe stato più complicato smettere di seguirla. “Non l'ho toccata nelle parti intime, e non l'ho mai toccata in modo inappropriato: quello che dice è contorto” ha sostenuto. Come detto, il paraguaiano si è comunque visto distruggere la sua carriera da allenatore. Una carriera promettente, visto che aveva ottenuto buoni risultati con una grande promessa come la Bellis, ed è ancora molto giovane (compirà 39 anni il prossimo 17 maggio). Aranda ha scelto il basso profilo, evitando di rispondere ai media che hanno provato a contattarlo.

Anibal Aranda in compagnia di CiCi Bellis

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Un post condiviso da Kylie McKenzie (@kylieemck)

Un post Instagram della McKenzie del gennaio 2019, due mesi dopo l'allontanamento di Aranda dal Centro USTA di Orlando

La faccenda, tuttavia, ha un'appendice riguardante la USTA. La McKenzie (che adesso si allena in Arizona con il padre e spera di riprendere l'attività) ha scelto di fare causa perché non l'avrebbero protetta a sufficienza. Dopo l'allontanamento di Aranda ha continuato ad allenarsi a Orlando con altri coach, ma è stata vittima di attacchi di piano e di depressione. A convincerla a denunciare il fatto, la lettura degli atti: ha scoperto che anni prima una dipendente USTA (il cui nome non è stato diffuso) sarebbe stata vittima di molestie da parte di Aranda. Il fatto sarebbe accaduto in un locale da ballo a New York, durante lo Us Open: il coach avrebbe tentato un approccio fisico, salvo poi provare a seguirla e prendere un taxi da solo con lei. “Scoprire l'esistenza di un precedente è stato traumatico: con la USTA mi sentivo al sicuro” ha detto la McKenzie al NY Times, aggiungendo altri episodi poco felici nei suoi passati legami con i tecnici federali (le avrebbe suggerito di non completare gli studi, uno l'avrebbe punita perché a 14 anni aveva baciato un ragazzo, un altro ancora si sarebbe vantato di aver preso possesso della sua biancheria). La donna non aveva parlato a nessuno dell'accaduto, menzionandolo soltanto durante gli interrogatori sul caso McKenzie. Per questo è difficile dare colpe specifiche alla USTA: tramite il suo portavoce Chris Widmaier, la più ricca federazione al mondo sostiene che siano state prese tutte le tutele del caso. Prima di assumere i tecnici vengono valutati i loro precedenti, oltre a una verifica della loro reputazione. “La denuncia è stata affrontata con la massima serietà e abbiamo subito informato chi di dovere, collaborando all'indagine – dice Widmaier – abbiamo sospeso il presunto autore il giorno stesso, e non è mai stato più presente al centro”. Da allora hanno aumentato il numero di donne nello staff tecnico, che oggi comprende 6 uomini e 5 donne (più tre posti vacanti).

Detto che Aranda fa parte di una lista di ben 77 persone legate alla USTA che sono state sospese o accusate di comportamenti inappropriati legati alla sfera sessuale, non sembra una causa facile per la giocatrice. Il precedente di Aranda non era stato denunciato, quindi nessuno poteva saperlo né intervenire. Anche i documenti sembrano certificare un comportamento più che adeguato non appena la giocatrice ha denunciato l'uomo. Vedremo come si svilupperà la causa, e se gli avvocati della giocatrice riusciranno a strappare un risarcimento. La McKenzie è stata numero 696 WTA nel 2016, quando era ancora una junior, e non gioca da prima della pandemia. Il suo ultimo match è stato al torneo ITF di Daytona Beach, in Florida, nel gennaio 2020. Perse 6-2 6-1 contro Tereza Mrdeza. In effetti la McKenzie non ha svolto attività professionistica fino all'estate 2019, ma va detto che non giocava da quasi tre anni. Per questo è difficile attribuire alle presunte molestie di Aranda la sua lunga assenza dal circuito. Di certo, tra le professioniste non ha confermato le buone qualità mostrate da junior. È stata numero 33 ITF e ha vissuto la sua migliore stagione nel 2015, quando ha vinto il prestigioso Eddie Herr (superando in finale Tamara Zidansek), ha raggiunto i quarti allo Us Open e ha battuto Sofia Kenin all'Easter Bowl. Oggi ha 23 anni e vorrebbe tornare nel professionismo, magari passando dal college (“ma non troppo distante da casa”) e intraprendere la carriera NCAA come fatto da diverse colleghe poi diventate ottime professioniste. A giudicare dagli elementi emersi finora, non sappiamo se vincerà la causa e nemmeno se le sue difficoltà dipendano tutte dalle attenzioni illecita di Aranda. Quanto al coach paraguaiano, ha certamente sbagliato, ma la rapidità della denuncia e i provvedimenti nei suoi confronti hanno evitato che la situazione potesse diventare insostenibile per la McKenzie. Per fortuna.