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IL CASO

Bloccata per un anno e mezzo, ma era innocente

La folle vicenda di Tara Moore, bloccata per una positività all'antidoping nel suo momento migliore. Il Tribunale Indipendente l'ha scagionata, accettando la tesi della contaminazione accidentale. Nessuna squalifica, ma era stata sospesa e non gioca da un anno e mezzo. Chi le risarcirà i danni di una carriera stoppata senza colpe?

Riccardo Bisti
24 dicembre 2023

“I risultati analitici avversi per sostanze non specificate comportano una sospensione provvisoria obbligatoria”. Questa frase, riportata nel comunicato ITIA del giugno 2022, spiega perchè Tara Moore è rimasta ferma per oltre un anno e mezzo. Adesso riceve un inaspettato regalo di Natale: il suo nome è stato completamente ripulito da un'accusa di doping. “Nessuna colpa e nessuna negligenza” è il verdetto del Tribunale Indipendente chiamato a giudicare la positività a nandrolone e boldenone, rilevata nell'aprile 2022 durante il torneo WTA di Bogotà. Era il miglior momento nella carriera della britannica nata a Hong Kong: era entrata tra le top-100 di doppio, numero 1 del suo Paese. Quando fu data la notizia professò immediatamente la sua innocenza. “Sono profondamente rattristata dalla sospensione provvisoria e spero di tornare in campo il prima possibile”. Augurio disatteso: da allora è passato un anno e mezzo. Diciannove mesi in cui è stata messa da parte, con danni di vario genere. Da innocente.

E allora ci si domanda se sia giusto bloccare la carriera di un giocatore prima ancora della condanna. In caso di innocenza le conseguenze possono essere devastanti, sicuramente peggiori rispetto (in caso di colpevolezza) alla concessione di proseguire nell'attività e poi eventualmente cancellare risultati e montepremi. I fatti: informata della positività, la Moore fu bloccata in via provvisoria, in attesa di processo. Stessa sorte per la cilena Barbara Gatica, la cui positività emerse qualche settimana dopo (la Gatica è poi stata squalificata per essersi venduta una partita nel 2016. Rea confessa, è stata sospesa per tre anni e tornerà solo a fine 2025). Due giocatrici non legate tra loro, positive nello stesso torneo, nello stesso giorno, alle stesse sostanze: già questo avrebbe dovuto mettere sull'attenti su una possibile contaminazione, come peraltro era già stato accertato qualche anno fa per Robert Farah. Il doppista colombiano riuscì a dimostrare che il boldenone, rilevato nelle sue urine, proveniva da una bistecca di carne di mucca, proveniente da un impianto di lavorazione che utilizzava steroidi negli allevamenti di bestiame. Anche in quel caso, il fatto era avvenuto in Colombia: altro indizio di una possibile (probabile?) contaminazione.

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    I mesi di sospensione provvisoria sofferti da Tara Moore per l'accidentale positività all'antidoping. Nonostante sia stata dichiarata innocente, è rimasta ferma più a lungo rispetto ad altri atleti oggetti di condanne.

La Moore (così come la Gatica) ha seguito tutti i passaggi necessari per difendersi, anche se da allora si è improvvisamente zittita sui social media, laddove era molto (troppo?) attiva. Aveva fatto parlare di sé qualche anno fa, quando rese pubblica la sua relazione con la svizzera Conny Perrin, all'epoca sua compagna di doppio. Le due si sono sposate nel 2018, poi la storia è terminata. Inoltre criticava spesso l'operato della WTA e del Player Council, generando alcune polemiche virtuali. Dopo la positività si è rifugiata nel silenzio, salvo criticare la PTPA di Novak Djokovic per una presunta disparità di trattamento tra Simona Halep e gli altri giocatori coinvolti in faccende simili. “Non mi pare di aver letto commenti di solidarietà come è stato fatto per la Halep” scrisse, anche se oggi ha incassato (e retwittato) la soddisfazione dell'organismo. Oggi arriva la notizia della sua innocenza (così come la Gatica, limitatamente a questo capo d'accusa) e salta all'occhio il tanto (troppo?) tempo passato per arrivare a sentenza. Essendo una giocatrice di secondo piano, la sua vicenda non ha occupato le prime pagine dei giornali.

Per trovare qualche informazione bisognava fare ricerche da segugi, nerd tennistici. La Moore era in attesa di udienza sin dalla scorsa primavera, ma pare che fosse necessario un po' di tempo per esaminare anche il suo passaporto biologico, utile per capire se ci fossero anomalie nel suo organismo. Ok. L'udienza si è tenuta in remoto gli scorsi 14-15 dicembre, un anno e mezzo dopo l'accusa e la relativa sospensione. Nel breve comunicato stampa, si dice che il Tribunale ha stabilito che la fonte della sostanza trovata nei campioni delle giocatrici era la carne contaminata consumata nei giorni precedenti. Per questo, Moore e Gatica non avevano alcuna colpa o negligenza. “Di conseguenza, non è stato imposto alcun periodo di squalifica e le sospensioni provvisorie imposte a ciascuna giocatrice sono state immediatamente revocate”. Viene poi specificato che l'ITIA continuerà a informare gli atleti sui rischi da contaminazione della carne in alcuni Paesi del mondo.

Al momento della sospensione, Tara Moore era n.83 WTA di doppio, miglior giocatrice britannica

Judy Murray è stata tra i pochi a provare a tenere alta l'attenzione sul caso di Tara Moore in questo anno e mezzo

Detto che un anno e mezzo di indagini per un caso del genere sembra francamente troppo, è comunque giusto concedere a un Tribunale il tempo necessario per arrivare a giusta sentenza. Il caso di Simona Halep è chiaro: data la complessità del processo, e nonostante le forti pressioni dei media, hanno impiegato un anno per arrivare a sentenza (a febbraio ci sarà l'appendice del ricorso al CAS di Losanna, ndr). Un anno e mezzo sembra un po' troppo, ma concediamo il beneficio del dubbio in attesa della lettura della sentenza. Ciò che lascia perplessi è l'obbligo di imporre la sospensione a un tennista in caso di positività. La ratio è comprensibile: la paura che i risultati possano essere condizionati dal doping, con un danno arrecato agli avversari. Tuttavia esiste la presunzione d'innocenza e, quando la stessa viene provata, qualsiasi periodo di sospensione risulta un danno incalcolabile. Vedremo se la Moore intraprenderà una causa per vedersi riconosciuti i danni morali, materiali ed economici patiti in un anno e mezzo.

Sul piano strettamente etico avrebbe ragione, anche se entrano in ballo regolamenti poco interpretabili. La sospensione provvisoria è regolamentata da alcuni articoli del Tennis Anti Doping Program, ed effettivamente subentra se si verificano le condizioni previste dall'articolo 7.12.1., seguito dalle possibili circostanze che permetterebbero di evitarla (ricorsi compresi, come fu per la Gatica). Ed è proprio sul regolamento che si potrebbe intervenire. Detto che troppo spesso i casi di doping (o presunto tale) hanno avuto diversi approcci, sarebbe auspicabile stabilire regole certe e – soprattutto – non bloccare la carriera di un giocatore in attesa di certezze. Facile a dirsi, lo sappiamo. Ma mettetevi nei panni di Tara Moore, che a 30 anni si è vista bloccare la carriera nel suo miglior momento. Adesso dovrà ripartire daccapo, con la classifica azzerata e il motore impolverato dopo una lunga inattività, superiore a quella di tanti giocatori che che hanno ricevuto squalifiche. Lei, al contrario, era innocente. Vi pare giusto?