Test Racchette

Pro Kennex Ki 10

Telaio che si colloca tra quelli di stampo tradizionale e le tubolari. molto versatile, si adatta a un’utenza piuttosto varia che ama il gioco a tutto campo perché offre ottimi compromessi tra spinta, controllo e rotazioni. Sempre presente il Kinetic, il miglior sistema antivibrante mai inserito in una racchetta

di Staff Padel Magazine
8 giugno 2020

Ci sono racchette che passano quasi inosservate ma che raccolgono in sé la qualità di anni di tradizione, come nel caso della Ki10, discendente diretta della mitica Pro Kennex Destiny, progenitrice delle racchette tubolari moderne (infatti presenta il cosiddetto round shaft, una forma arrotondata del telaio che permette soprattutto di avere un semplice accesso alle rotazioni, sia in back sia in top spin). Il telaio riprende quello precedente con una grafica rinnovata: pesa 305 grammi con bilanciamento a 32 centimetri e un valore di attitudine alla spinta elevato, che offre potenza e stabilità, anche torsionale, dato il Twistweight di tutto rispetto. Lo studio della flessibilità evidenzia un punto di flessione in corrispondenza degli steli del telaio, dove si nota il restringimento a clessidra del profilo: le sezioni diventano circolari e ricordano due canne da pesca accoppiate. La testa della Ki10 è piuttosto rigida e massiccia come pure l’ovale; questa configurazione garantisce impatti solidi e pieni, accompagnati da un’apprezzabile sensibilità garantita dalla progettazione delle sezioni e dal punto di flessione, tipico dei telai classici del passato: parte alta solida, parte bassa più morbida. La rigidezza statica è marcata (70RA) ma il livello di comfort è assicurato dal sistema Kinetic (dieci grammi totali) diffuso in micro-capsule lungo tutto l’ovale e nel manico: il Kinetic resta, ancora oggi, il miglior sistema antivibrazioni mai inserito in una racchetta.

La generosità dello sweet spot permette una buona risposta del piatto corde, mentre la spaziatura delle corde è studiata per un ottimale compromesso fra controllo e presa delle rotazioni. I grommet sono, come da tradizione Kennex, ben fatti, con fori piuttosto stretti a garanzia di controllo, connessione e sensibilità fra palla, corda e telaio. La Ki10 assembla due tipologie di grafite (spiral graphite e high-modulus graphite) grazie all’applicazione di una resina epossidica utilizzata soprattutto in campo aeronautico e che serve ad aumentare la coesione fra fibre differenti in modo da migliorarne la resistenza. Si tratta di un telaio elegante che fa della sostanza la propria forza, profilato nella forma ma che, per caratteristiche tecniche, si inserisce in quella fascia di racchette ibride che si possono definire profilate-non profilate, telai che garantiscono i vantaggi delle tubolari senza togliere sensibilità. Niente eccessi, niente sbavature. Un’ottima scelta per chi vuole evitare problemi alle articolazioni senza rinunciare a potenza e controllo, un telaio agonistico che è in grado di accontentare uno spettro di giocatori ampio, dall’attaccante da fondo al giocatore vario e fantasioso che non ricerca rotazioni estreme.

Un telaio elegante che fa della sostanza la propria forza, profilato nella forma ma che, per caratteristiche tecniche, si inserisce in quella fascia di racchette ibride che si possono definire profilate-non profilate, che garantiscono i vantaggi delle tubolari senza togliere sensibilità

Sono telai come questa Ki10 che rendono (molto) dubbie le teorie che le racchette attuali si possano dividere in due sole categorie: quelle di stampo tradizionale, con profili squadrati e abbastanza sottili e quelle profilate, spesso a sezione tubolare, che offrono maggior potenza e accesso allo spin. Perché poi ci sono quelle (poche, a dir la verità) che riescono a frapporsi nel mezzo, cercando di trarre il meglio da entrambe le situazioni, senza estremizzazioni. In tal senso, la Ki10 è un ottimo esempio: a vista appare molto simile alle vecchie Destiny (quindi in sostanza alla Pure Drive) ma vi sono dettagli che la distinguono: il piatto è sempre un 100 pollici, il peso leggermente superiore ai canonici 300 grammi (e non è un male), il bilanciamento a 32 centimetri con un valore di inerzia più che soddisfacente.

Non è eccessivamente rigida, anzi: nonostante i 70 RA del test di laboratorio, all’impatto la sensazione è che sia più flessibile perché il profilo è decisamente variabile (peculiarità alla quale bisogna un po’ abituarsi) e varia da 20 millimetri, prima di risalire ai 24, giusto in testa. In generale, si muove bene a tutto campo e offre un ottimo compromesso tra spinta e controllo, ma soprattutto riesce a generare sufficiente pesantezza di palla, difetto di qualche sua collega che cerca (non sempre trovando) questi compromessi. La manovrabilità è ottimale e questo permette di variare molto le esecuzioni e le rotazioni. Si fatica solo a incontrare una palla molto rapida e pesante, col telaio che flette tanto e fatica a restituire adeguata energia e mantenersi stabile, come avviene invece quando si è in fase di spinta o palleggio. Al volo e nei tocchi, sensibilità e flessibilità aiutano parecchio.

Lo sapevi che...

Kinetic System

Il sistema Kinetic è stato progettato nel 1991 da Roland Sommer, un ingegnere tedesco che non aveva mai preso una racchetta tra le mani ma era un esperto di aerodinamica applicata all’aviazione con una cinquantina di brevetti a suo nome. Un genio, insomma. A un certo punto, un pilota suo amico chiese il suo intervento perché soffriva del gomito del tennista e temeva non solo di dover smettere di giocare, ma anche di non superare i test medici dell’aviazione. Sommer utilizzò gli studi che applicava nel tentativo di ridurre l’ondeggiare delle ali e della cloche di un aereo, per creare un sistema che sfruttasse la reazione cinetica della testa della racchetta per stabilizzare l’area di impatto ed eliminare le vibrazioni che ne conseguivano. Da subito, i primi giocatori che utilizzarono questa tecnologia, non solo ottennero benefici in termini di comfort, ma notarono anche una miglior risposta nei colpi decentrati, come se l’area utile di impatto si fosse improvvisamente allargata. Sommer presentò il progetto a Pro Kennex durante la fiera Ispo di Monaco di Baviera e i tecnici del brand rimasero entusiasti, a tal punto da investire tre milioni di dollari nei successivi due anni e mezzo per sviluppare la tecnologia. Il primo modello di racchetta Kinetic fu lanciato nel tennis nel 1994. Al principio, le masse di Kinetic erano abbastanza rumorose, al punto che qualcuno scherzava dicendo che sembravano delle maracas. Col tempo e l’evoluzione dei materiali e del sistema, il rumore è pressoché scomparso. Così come è rimasto riservata l’esatta natura delle minuscole particelle di metallo composito che sono alla base della tecnologia.

Post scriptum: per la cronaca, l’amico di Sommer continuò per tutta la vita a giocare a tennis e pilotare aerei senza problemi.