Test Racchette

Yonex VCore Pro 97

Declinata in tre versioni di peso, questo è il telaio di mezzo: 310 grammi ma con bilanciamento verso il manico. Attrezzo studiato per giocatori agonisti dallo swing lungo e pulito, bisogna avere gambe e braccio per cavar fuori il meglio perché la fase offensiva si lascia decisamente preferire a quella difensiva

di Staff Padel Magazine
8 giugno 2020

È l’arma di Stan Wawrinka, la nuova VCore Pro 97, declinata in tre pesi (290, 310 e 330 grammi, quest’ultima l’opzione di Stan The Man). Vi sono poi altre due varianti, novità assolute per questo tipo di telaio, da 280 e 300 grammi con ovale maggiorato a 100 pollici. La versione intermedia e che combina i migliori compromessi, ha un peso di 310 grammi, profilo contenuto a 20 millimetri, rigidità non troppo elevata (64 RA), bilanciamento piuttosto arretrato (31 centimetri), schema di incordatura da 16x19 (per una rapida uscita della palla e un miglior controllo della traiettoria rispetto al 16x20 utilizzato qualche stagione fa) e uno swingweight, quindi un’attitudine alla spinta, sotto i 300 punti, a conferma che si tratta di un telaio più dedito al controllo che alla potenza.

Confermata come da tradizione la forma isometrica della testa della racchetta che rende lo sweetspot più generoso di quanto non possano far credere i 97 pollici, anche se la zona di impatto ideale resta quella centrale/alta, come ormai abitudine visto che i tanti studi hanno stabilito che quella è la parte di ovale dove si impatta il maggior numero di colpi. A livello tecnologico, da sottolineare la nuova grafite utilizzata per ottenere una maggior stabilità all’impatto, un miglior effetto snap back (la capacità della racchetta di tornare nella sua posizione iniziale dopo l’impatto offrendo energia al colpo) e assorbimento delle vibrazioni (quest’ultimo è un obiettivo anche del sistema Vibration Dampening Mersh, arroccato intorno all’impugnatura). Il peso non si avverte granché grazie al bilanciamento a 31 centimetri che permette agli agonisti di alto livello una possibile customizzazione per renderla ancora più cattiva e ottenere maggior pesantezza di palla. I dettagli, anche estetici, sono molto curati e il feeling all’impatto è ottimale (se amate il doppio, potete trovare forza e tocco, manovrabilità e sensibilità: una manna). Tuttavia, si tratta pur sempre di un telaio destinato a giocatori agonisti, capaci di spingere a lungo e con forza o di giocare vicini al campo, quindi con stile e tecnica esecutiva apprezzabile perché serve precisione all’impatto. L’offesa si fa decisamente preferire alla difesa

È un telaio che definisce il giocatore: per sfruttare le grandi qualità di controllo e precisione, servono caratteristiche fisiche e tecniche ben precise. In questo, il suo testimonial principale, Stan The Man, è un perfetto esempio

In breve, è un telaio che definisce il giocatore. Nel senso che per sfruttare le grandi qualità di controllo e precisione, servono caratteristiche fisiche e tecniche ben precise. In questo, va detto che il suo testimonial principale, Stan The Man, è perfetto perché per sviluppare forza e ottenere velocità e profondità, serve un braccio forte, uno swing ampio e continuo (in questo aiuta l’ottima manovrabilità) e una spinta delle gambe notevole. Questo soprattutto se il baricentro del proprio gioco non è esattamente dentro la riga di fondo. In alternativa, è ideale un giocatore alla Federer (pardon, Roger), cioè che sappia essere aggressivo, colpendo spesso in anticipo, dentro il campo.

Per riuscirci, è necessaria una gran bella tecnica, un attrezzo che tiene lontano difensori e mezzi pallettari, arrotini puri e adepti delle profilate; piace infatti a chi ama comandare, a chi riesce a stare bene sulla palla (per questo servono buoni piedi e gambe, non solo un braccio allenato e dallo stile appropriato), a chi sa sfruttare la velocità del colpo avversario. Certo, quando si deve menare a lungo su un campo in terra rossa inzuppato e con palle usate da tre ore, la fatica può farsi sentire; su un terreno hard court invece, si riesce a ottenere ciò che si offre: velocità e soprattutto una precisione assoluta. Il back è mortifero, la sensibilità adeguata, il profilo sottile aiuta a sentire bene la palla e un buon doppista ci va a nozze. Manca un filo di peso sulla testa per avere più pesantezza di palla, soprattutto col top spin. Però abbiamo avvertito: è telaio da giocatori classici, nel tipo di gioco e nello stile. Fondamentale trovare il giusto set-up con le corde per cavar fuori il meglio.