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VERSO LE ELEZIONI FIT

Binaghi vs. Barazzutti, la battaglia delle sottoscrizioni

Il CONI ha definito le norme per la prossima tornata elettorale. I presidenti di lungo corso dovranno ottenere il 66,66%, ma c'era grande attesa per sapere quante sottoscrizioni serviranno per candidarsi. La FITP aveva uno sbarramento altissimo, che sarà leggermente ridimensionato. Sarà sufficiente per Corrado Barazzutti? E Angelo Binaghi come l'avrà presa?

Riccardo Bisti (Foto di Giampiero Sposito / FITP)
21 marzo 2024

Qualcuno sostiene che Angelo Binaghi non fosse particolarmente contento durante la Giunta CONI dello scorso 16 febbraio, in cui sono stati delineati i Principi Fondamentali degli Statuti delle federazioni sportive. Non sappiamo a cosa fosse dovuto il nervosismo, forse all'obbligo del presidente uscente (e in carica da oltre tre mandati, come nel suo caso) di raccogliere almeno il 66,66% dei voti validamente espressi, pena l'incandidabilità alle tornate successive. Tali Principi sono stati pubblicati qualche giorno fa e – in realtà - non sono così penalizzanti per chi vuole mantenere lo status quo. Tuttavia, le elezioni del 2024 potrebbero essere più complicate per l'ingegnere sardo, reduce da quattro assemblee senza avversari. Ma crediamo che, soltanto dodici mesi fa, avrebbe messo la firma per trovarsi nella situazione attuale. Allora era ancora in vigore la Legge Lotti, che prevedeva il tassativo limite di 3 mandati. Tale norma ha fatto impazzire gli attori coinvolti: dopo tanto tribolare sono riusciti a farla cancellare con un colpo di mano estivo, di cui vi abbiamo ampiamente raccontato. A quel punto, le manovre più o meno sotterranee che avevano portato al coinvolgimento della Corte Costituzionale si sono rivelate superflue.

Per la cronaca, il verdetto della Consulta avrebbe garantito una vittoria a metà per i boiardi dello sport italiano: pur ritenendo corretta la ratio della legge, l'avevano considerata troppo restrittiva e dunque avrebbero suggerito il limite di tre mandati consecutivi. Ma ormai il dato era tratto: oggi si può restare a vita a capo di una federazione. Un trionfo politico per Binaghi e tutti i presidenti che guidano le rispettive federazioni da tempo immemore. Per tutelare la democrazia del sistema e una possibile pluralità di accesso a cariche e candidature, il CONI ha però impostato una serie di parametri ai quali le varie federazioni dovranno adeguarsi. Si conosceva da tempo il principio dei due terzi: chi è in carica da più di tre mandati (Binaghi concorrerà per il settimo consecutivo) dovrà raccogliere i due terzi dei voti validamente espressi in Assemblea, e non più il 50%+1. Qualora questo non accada (articolo 7.2.4 dei Principi Fondamentali), il presidente in carica non potrà candidarsi alla successiva assemblea elettiva (o partecipare al ballottaggio, qualora i candidati fossero tre). A differenza di quanto aveva provato a fare Gianni Petrucci (presidente della federbasket), saranno valide anche le schede bianche.

Lo sapevi che...

Ecco le sottoscrizioni richieste dalle federazioni affiliate al CONI con più di 2.000 società, come la FITP. Tali numeri potranno essere aggiornati dopo la pubblicazione dei Principi Fondamentali.

FEDERAZIONE

CLUB AFFILIATI (*)

SOTTOSCRIZIONI RICHIESTE

Pesca Sportiva e sport acquatici (FIPSAS)

2865

Nessuna sottoscrizione

Pallavolo (FIDAL)

4130

40 (tra affiliati, atletici e tecnici)

Pallacanestro (FIP)

3197

20 (affiliati) + 20 (atleti e/o tecnici)

Ciclismo (FCI)

3205

Nessuna sottoscrizione

Atletica Leggera (FIDAL)

2869

Tra il 10 e il 30% del totale dei voti

Judo, Lotta, Karate, Arti Marziali (FIJLKAM)

2737

Tra 25 e 30 per ogni singolo sport (quindi tra 100 e 120), in rappresentanza di almeno cinque regioni

Tennis e Padel (FITP)

3760

300 (affiliati) + 200 (atleti) + 20 (tecnici) in rappresentanza di almeno cinque regioni

(*) Fonte: Numeri dello Sport diffusi dal CONI nel febbraio 2024 e riferiti all'anno 2022.

Dopo aver ottenuto percentuali superiori al 90% nel 2008, 2012 e 2016, nell'ultima Assemblea Binaghi ha raccolto il 78,71% dei voti. È forse questo dato a preoccuparlo: in piena epoca Covid, diversi affiliati si recarono allo Stadio Olimpico di Roma soltanto per presentare scheda bianca, in assenza di candidati alternativi. Un'opposizione silenziosa che rappresentava oltre il 20% dei voti. La percentuale raccolta da Binaghi nel 2020 rimane ampiamente superiore al quorum richiesto, ma oggi lo scenario presenta una variabile imprevista: all'orizzonte si vede un candidato alternativo. Con una lettera inviata ai circoli lo scorso febbraio, Corrado Barazzutti ha dato concretezza all'intenzione di candidarsi dopo averlo annunciato a novembre ad alcuni organi di stampa. L'ex capitano di Davis (attualmente facente parte del team Musetti) ha delineato alcuni aspetti del suo programma, che prevederebbe una minore pressione fiscale e una serie di interventi, definibili come... Club Friendly. Ma il tema, oggi, è un altro: la candidabilità. Come è noto, la FITP aveva impostato uno sbarramento altissimo per potersi candidare al ruolo di presidente. Durante l'Assemblea del 12 dicembre 2009 fu approvata (per alzata di mano) la modifica allo statuto che prevedeva uno sbarramento elevatissimo.
Per candidarsi a Presidente Federale, bisogna accompagnare la candidatura a:
- 300 sottoscrizioni di circoli affiliati (di almeno 5 regioni, con un minimo di 10 per regione)
- 200 sottoscrizioni di atleti (di almeno 5 regioni, con un minimo di 15 per regione)
- 20 sottoscrizioni di tecnici (di almeno 5 regioni, con un minimo di 3 per regione)
Traduzione: un ipotetico candidato dovrebbe svolgere una campagna elettorale sul territorio, spendendo tempo, denaro e risorse di vario genere per convincere i club a supportare la sola candidatura. Tra l'altro, la singola sottoscrizione deve rispettare parametri rigidissimi. L'articolo 1.1.3, Comma 4, del Regolamento Organico, infatti, ricorda che ogni singola sottoscrizione deve contenere:
A) le generalità del sottoscrittore (nome, cognome, indirizzo di residenza, luogo e data di nascita, codice fiscale);
B) copia di un documento di identità in corso di validità;
C) la qualifica di presidente per le dichiarazioni degli affiliati;
D) il numero ed il tipo di tessera federale posseduta ed in corso di validità;
E) l’indicazione del nominativo di cui si sottoscrive la candidatura;
F) la sottoscrizione in originale.
Va da sé che, oltre a essere moltissime, le sottoscrizioni sono facilmente soggette a irregolarità formali e quindi a rischio di essere scartate. Il controllo delle stesse (come informa l'articolo successivo) è di pertinenza del Segretario Generale della federazione, figura che da qualche anno non è più stabilità dal CONI ma è nominata dal Consiglio Federale in carica. Attualmente il ruolo è ricoperto da Massimo Verdina.

Poiché le varie federazioni hanno approcci molto diversi sul tema delle sottoscrizioni (c'è addirittura chi non ne chiede, vedi lo specchietto in alto), c'era grande attesa per i parametri stabiliti dal CONI, resi noti dall'articolo 7.1.6 dei Principi Fondamentali. La nostra impressione è che né Binaghi, né Barazzutti, né eventuali ulteriori candidati, siano contenti. Dimentichiamoci il 300 + 200 + 20 appena descritto: a partire dalla prossima tornata elettorale, gli statuti dovranno adeguarsi ai seguenti parametri.

1) fino a 200 associazioni e società aventi diritto al voto: 12%;
2) da 201 a 2000 associazioni e società aventi diritto al voto: fino a 200 affiliati si applica quanto previsto al punto 1 a cui si aggiunge il 11% calcolato sul numero restante;
3) da 2001 a 4000 associazioni e società aventi diritto al voto: fino a 2000 affiliati si applica quanto previsto al punto 2 a cui si aggiunge il 9% sul numero restante;
4) da 4001 a 6000 associazioni e società aventi diritto al voto: fino a 4000 affiliati si applica quanto previsto al punto 3 a cui si aggiunge il 7% sul numero restante;
5) da 6001 e oltre associazioni e società aventi diritto al voto: fino a 6000 affiliati si applica quanto previsto al punto 4 a cui si aggiunge il 5% sul numero restante.

Gli arrotondamenti si considerano per eccesso (1 se > 0,5 oppure 0 se ≤ 0,5). Le suddette percentuali dovranno essere calcolate in relazione a tutti i soggetti, rappresentanti degli affiliati, atleti e tecnici aventi diritto a voto in assemblea.

Calcoli molto complessi, che sembrano fatti apposta per complicare le cose. Ovviamente non si tratta di obblighi, ma di semplici possibilità: una federazione può anche non prevedere alcuno sbarramento. Tuttavia, data la realtà da cui arriva lo Statuto FITP (il più severo di tutti), diamo per scontato che saranno utilizzate le percentuali massime. Il problema è che non si possono dare numeri precisi, poiché dipende dal totale degli aventi diritto. Allo stato attuale si possono fare soltanto delle stime: alle elezioni FIT 2020, gli aventi diritto erano 2741 su un totale di 3168 circoli affiliati. Per avere diritto di voto, un club deve essere affiliato alla federazione da almeno dodici mesi e aver partecipato – in tale periodo – all'attività sportiva della federazione (articolo 14 dello Statuto). Come è noto, dall'ottobre 2022 la FIT è diventata FITP abbracciando il padel. Secondo i Numeri dello Sport, diffusi dal CONI proprio a margine della Giunta, nel 2022 (ultimo dato disponibile), i club affiliati sono 3760, diversi di questi dediti al solo sport della pala. Una stima più o meno ragionata porterebbe a pensare che gli aventi diritto saranno 3.300-3.400. E allora, quante sottoscrizioni dovrà presentare un aspirante candidato?
Ipotizzando 3.400 club aventi diritto, dovrebbero essere:
24 (fino a 200 circoli) + 198 (fino a 2000 circoli) + 126 (oltre i 2000), per un totale di 348.
Tale cifra avrà fatto arrabbiare Corrado Barazzutti, che nelle rare uscite pubbliche sul tema aveva detto di attendere le norme di accesso alle candidature, evidentemente sperando una maggiore democratizzazione del processo. Invece dovrà raccogliere centinaia di consensi preventivi, con tutto quello che comporta.
Ma c'è un dettaglio che, invece, non sarà andato giù a Binaghi. Pur non essendo scritta troppo bene (eufemismo...), la norma prevede che il 30% delle sottoscrizioni debbano essere di atleti e tecnici (20+10% del totale), ma non in aggiunta alle percentuali citate, bensì comprensive delle stesse. In altre parole, il totale delle ipotetiche 348 sottoscrizioni dovrà essere scorporata tra affiliati, atleti e tecnici e dunque così: 244 di affiliati + 69-70 di atleti + 34-35 di tecnici. Insomma, un quorum più basso rispetto all'attuale e che dunque renderà meno complicato l'accesso alla candidatura, lasciando aperto uno spiraglio (seppur minuscolo) per addirittura un terzo candidato. Per i candidati alternativi, tuttavia, rimarrà complicatissimo superare lo sbarramento, vuoi per il poco tempo a disposizione, vuoi per le difficoltà oggettive dell'operazione, vuoi per la pigrizia-ignoranza degli aventi diritto, la cui preparazione su questi temi è oggettivamente molto bassa. Ed è proprio la sonnolenza dei club – a nostro avviso – una delle ragioni per cui è stato possibile un tale immobilismo ai vertici dello sport italiano.

Le deleghe restano tali

I Principi Fondamentali del CONI hanno confermato la liceità del sistema delle deleghe. Mantenuto il meccanismo attualmente in vigore: per le federazioni con più di 1.500 affiliati, chi andrà in assemblea potrà portare fino a 5 deleghe. Significa che una singola persona potrà rappresentare le intenzioni di voto di sei circoli, i quali potranno lasciare in bianco (a terzi) la loro scheda elettorale. In un appassionato intervento alla Camera, Mauro Berruto aveva definito "medievale" questo sistema. Ha ragione: nel 2024, nell'epoca della tecnologia sfrenata, è incredibile che ci siano ancora metodologie di questo tipo. Qualcuno ha mai sentito parlare di voto elettronico? Oggi esistono garanzie assolute per la correttezza di un voto espresso online, che garantirebbe una partecipazione ben più estesa e senza condizionamenti.

Ad alcuni mesi dall'Assemblea Elettiva (si potrà svolgere dall'1 settembre 2024 al 15 marzo 2025, e convocata con almeno 60 giorni di anticipo), la domanda da porsi è: Angelo Binaghi correrà da solo per la quinta volta consecutiva (l'ultimo avversario risale al 2004: Luigi Tronchetti Provera prese meno del 25%), oppure dovrà sfidare Corrado Barazzutti o qualsiasi altro aspirante presidente? L'ex capitano di Davis ha scelto la via del riserbo: non sappiamo se il suo progetto sia ancora in piedi e se stia provando a raccogliere le sottoscrizioni necessarie, anche se ha dalla sua il vantaggio della tecnologia, che 20 anni fa non era così avanzata. Oggi è più facile comunicare con i circoli rispetto ad allora. Quanto a Binaghi, in questi mesi ha svolto un tour italiano in varie regioni, spesso (ma non sempre) al seguito della Coppa Davis che sta facendo bella mostra di sé in varie città italiane. I contenuti delle sue conferenze stampa sono noti, mentre fonti attendibili raccontano che – negli incontri più riservati – non abbia mai menzionato le imminenti elezioni, e nemmeno citato la possibile concorrenza di Barazzutti.

Tra un pranzo e una cena con gli affiliati, si sarebbe limitato a ribadire i numeri del successo del tennis italiano. Se Binaghi non sta facendo campagna elettorale diretta, tuttavia, il territorio ha già iniziato a muoversi. In particolare, i comitati regionali stanno invitando gli affiliati a partecipare all'Assemblea in modo da avere una rappresentanza più alta possibile. Abbiamo saputo di una regione (di medie dimensioni) a cui è stata chiesta una partecipazione di un tot di affiliati, in modo da rappresentare più o meno tutti i circoli, naturalmente per delega. In un altro caso, invece, ci è stato riferito che un'altra regione organizzerebbe dei pullman (ovviamente gratuiti) per una partecipazione in massa all'assemblea, il tutto dopo aver illustrato le nuove norme e raccomandato continuità allo status quo attuale. Non ne parla nessuno, ma la battaglia elettorale è già cominciata. Ma ci si domanda se sia una lotta ad armi pari.