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IL CASO

Voleva 81.000 dollari per fare la riserva

Scandalo in Repubblica Ceca: Lukas Rosol è stato escluso dalle Davis Cup Finals perchè aveva chiesto circa 80.000 dollari per andare a Innsbruck, laddove difficilmente avrebbe giocato. Lui non ci sta e farà causa. Finisce nel peggiore di modi una lunga storia nella competizione.

Riccardo Bisti
8 dicembre 2021

Chiedere soldi per giocare in nazionale è schifoso”. Parola di Dino Meneghin, leggenda del basket italiano, quando tanti anni fa trapelarono le richieste di Boris Becker per giocare con il team tedesco di Coppa Davis. Una frase che sintetizza l'equivoco: nello sport iper-professionistico di oggi, le competizioni a squadre rappresentano un ibrido scivoloso, da cui è difficile destreggiarsi. È così anche nel tennis, laddove nemmeno l'Italia è esente da questioni di questo tipo. Ricordate la Battaglia del Grano portata avanti da Andrea Gaudenzi negli anni 90? Ma ci sono casi ovunque, ai quattro angoli del globo. La riforma della competizione ha dato un'impronta di forte professionismo alla Coppa, che fino al 2018 vedeva i compensi finire nelle casse delle federazioni, che poi decidevano come distribuirli ai giocatori. Adesso il montepremi è stabilito a tavolino, circa due terzi ai tennisti e il resto alle associazioni. Le difficoltà economiche post-COVID hanno costretto ad abbassare il montepremi per il 2021, fissato in 15,3 milioni di dollari (10 per i giocatori, 5,3 per le federazioni). Cifre interessanti per i top-players, cruciali per i giocatori di più bassa classifica, anche se con un passato importante.

E i soldi, si sa, sono spesso fonte di scontri e litigi. È successo in Repubblica Ceca: i più attenti avranno notato che si sono presentati a Innsbruck con soli quattro giocatori: Jiri Vesely, Tomas Machac, Jiri Lehecka e Zdenek Kolar. Inizialmente era in squadra anche Lukas Rosol, ex n.26 ATP e unico superstite dello squadrone che tra il 2012 e il 2014 vinse dieci partite di fila, intascando due Insalatiere. Nel primo turno del 2013, giocò e vinse il doppio più lungo nella storia della competizione: oltre sette ore insieme a Tomas Berdych per battere Wawrinka-Chiudinelli. Nella competizione ha giocato 29 partite, ottenendo vittorie prestigiose e risultando importante nel successo del 2013 (vinse due singolari nei quarti, contro il Kazakhstan). Oggi è numero 268 ATP, quest'anno ha giocato male ma poteva fare da chioccia ai giovani, dando una mano alla bisogna. Eppure, il suo nome è misteriosamente scomparso alla vigilia dell'esordio contro la Francia. Gli altarini si sono scoperti dopo l'eliminazione: era una questione di soldi, che finirà in tribunale e sta monopolizzando l'interesse degli appassionati cechi. Hanno detto la loro persino leggende del presente e del passato come Karolina Pliskova, Jiri Novak e Jan Kodes.

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Rosol aveva concepito la distribuzione in modo tale che il numero 2 della squadra, Tomas Machac, avrebbe guadagnato circa 60.000 dollari. E lui, da riserva, avrebbe preso di più. Non ho mai visto una cosa più assurda"
Ivo Kaderka

Il grande pubblico conosce Lukas Rosol per la vittoria su Nadal a Wimbledon, una delle principali sorprese dell'Era Open.

Prima della ricostruzione, una premessa: sebbene abbia guadagnato oltre 4,5 milioni in carriera, Rosol non naviga nell'oro. Da quando è uscito dai top-100 ATP fatica a riemergere e nel 2021 ha intascato meno di 100.000 dollari. Inoltre ha una vita privata piuttosto disordinata: si è sposato tre volte e ha un figlio (Andre, 8 anni) avuto con la seconda moglie. I due, tra l'altro, non sono esattamente in buoni rapporti. Per questo, la convocazione in Davis aveva un certo valore economico, a prescindere dal fatto di giocare o meno. Le squadre eliminate nei gironi intascavano circa 400.000 dollari, più altri 200.000 per la federtennis. L'inghippo nasce qui, sulla distribuzione tra i cinque giocatori. Secondo la ricostruzione più credibile, i giocatori hanno ricevuto una bozza del contratto il 13 novembre, a meno di due settimane dal kick off. Secondo Eva Ondrejova, legale di Rosol, i giocatori avrebbero concordato una ricalcolo della distribuzione del denaro. La nuova bozza gli sarebbe arrivata il 18 novembre e lui l'avrebbe consegnata, firmata, al segretario della Český tenisový svaz. Secondo questa nuova bozza, il compenso di Rosol sarebbe stato di 81.000 dollari, quasi la stessa cifra guadagnata in un anno di tornei.

Tale bozza, tuttavia, doveva ottenere l'approvazione federale, seccamente respinta dal presidente Ivo Kaderka. “Rosol aveva concepito la distribuzione in modo tale che il numero 2 della squadra, Tomas Machac, avrebbe guadagnato circa 60.000 dollari – ha tuonato Kaderka – e lui, che sarebbe andato a Innsbruck ma difficilmente avrebbe giocato, avrebbe preso di più. Non ho mai visto una cosa più assurda: l'ultima riserva avrebbe preso quasi due milioni di corone per non scendere nemmeno in campo”. A far scoppiare il caso è stato il magazine Hospodářské noviny, e da lì è stato un susseguirsi di botte e risposte. Secondo il clan Rosol, la nuova bozza era stata pensata da Jiri Vesely (n.1 del team). Tale versione non ha condizionato Kaderka: ha chiarito che erano lui e il capitano Jaroslav Navratil a stabilire i compensi, inviando una terza bozza (il 19 novembre, il giorno prima della partenza per Innsbruck). “Chi non firma, non parte”. Il compenso per Rosol era fissato in circa 50.000 dollari. Karel Tejkal, portavoce CTZ, sostiene che Rosol abbia chiesto il ripristino della bozza precedente. In caso contrario, avrebbe portato la faccenda in tribunale e ha accusato la federtennis di ricatto.

Lukas Rosol ha giocato 29 partite in Coppa Davis, con un bilancio di 16 vittorie e 13 sconfitte. Il successo più importante in singolare risale al 2016 contro Tsonga. Quell'anno batté anche un giovane Zverev

Nel 2013, Rosol ha giocato e vinto il più lungo doppio nella storia della Coppa Davis

Fedele al suo carattere ruspante, Kaderka ha stabilito l'esclusione di Rosol, nonostante quest'ultimo abbia poi firmato il contratto da 50.000 dollari. Con un piccolo dettaglio: la federtennis ha rifiutato di controfirmarlo, con Navratil che ha affrontato a muso duro Rosol, dicendogli che non aveva il livello necessario per essere convocato (in effetti, questa settimana ha perso al primo turno del Challenger di Forlì contro il nostro Matteo Viola). Secondo l'avvocato del giocatore, il modus operandi della federazione va contro qualsiasi principio: legge, regole di distribuzione dei premi ITF e Codice Etico della stessa ITF. Al contario, la CTK sostiene che non ci sarebbe mai stato un accordo tra giocatori per la bozza che avrebbe garantito 81.000 dollari a Rosol. E sostengono che Rosol avrebbe cercato di condizionare ragazzi molto più giovani di lui per strappare condizioni economiche favorevoli. A giudicare dal carattere delle parti in causa, sembra scontato l'epilogo davanti a un giudice. “In nessun Paese e in nessuna nazionale decidono i giocatori – afferma Tejkal – le convocazioni sono stabilite dai capitani e dalle federazioni. Ed è inconcepibile che un'atleta porti una questione del genere in tribunale”.

Da parte sua, Kaderka ha rincarato la dose sostenendo che Rosol volesse semplicemente più soldi. “A fine carriera non ne aveva bisogno”. Sul punto, forse, ci sarebbe qualcosa da dire... Quando gli hanno detto che Rosol ha un buon record in Davis e aveva contribuito alla qualificazione alle Finals (nel turno di qualificazione, giocato nel marzo 2020, vinse un singolare importante contro Andrej Martin, nel derby contro la Slovacchia), ha detto: “La sua convocazione era un atto nostalgico – ha replicato – gli altri giocatori gli stanno davanti. Lui è stato un ottimo giocatore di Coppa Davis, poteva battere anche i più forti. Però è stato pagato profumatamente per questo”. Ma erano tempi diversi, in cui la Davis aveva ancora un vago sapore di romanticismo. Adesso è diventata una brutale questione di soldi, ambita soprattutto per ragioni economiche. Volendo credere alla ricostruzione, è difficile dare ragione a Rosol. La sensazione è che abbia cercato di strappare il compenso più alto possibile, ma poi avrebbe comunque accettato un assegno di 50.000 dollari, segno che non era tanto una questione di principio. Chissà cosa ne penserebbe Dino Meneghin. In tutta questa vicenda, c'è una sola certezza: non vedremo mai più Lukas Rosol con la divisa della Repubblica Ceca. Dieci anni d'amore terminati nel peggiore dei modi.