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IL CASO

Roma, tetto sul Centrale: ecco come stanno le cose

Il 1 ottobre 2019, Sport e Salute ha lanciato il bando per la ristrutturazione del Centrale: le proposte andavano presentate entro il 10 gennaio 2020. Scaduti i termini, è rimasto tutto fermo. Non è stata ancora nominata la giuria che dovrebbe valutarle. Così sostiene l'Ordine degli Architetti.

Riccardo Bisti
15 maggio 2021

Ogni volta che cade qualche goccia di pioggia durante gli Internazionali BNL d'Italia, per il torneo è un guaio. Due anni fa ci fu il famoso mercoledì nero: non si giocò neanche un punto e ci furono mille polemiche per la gestione della biglietteria. Venerdì 14 maggio 2021 si è proposto uno scenario simile: programma bloccato a metà e tre degli otto singolari rinviati per pioggia. Si riparte sabato mattina, e chiunque uscirà da Djokovic-Tsitsipas, Sonego-Rublev e Swiatek-Svitolina dovrà giocare due match in un giorno. I professionisti ci sono abituati, per carità, ma il problema è ben più ampio. Si parla da decenni della necessità di dotare il Campo Centrale di un tetto retrattile, il quale avrebbe tre funzioni benefiche: 1) Un leggero aumento della capienza. 2) La possibilità di giocare anche in caso di pioggia. 3) Funzionalità perpetua all'impianto, per 12 mesi all'anno. Se fate qualche ricerca sull'argomento, troverete articoli e dichiarazioni quasi comiche, se lette col senno di poi: “Ora è ufficiale: tetto sul centrale del Foro Italico entro il 2018” oppure “Il centrale di Roma avrà il tetto nel 2021” sono solo alcuni dei titoli ancora reperibili online. Articoli legittimi, frutto di comunicazioni più o meno istituzionali delle autorità. Ma i fatti dicono che il tetto non c'è ancora e, soprattutto, attualmente è tutto fermo. Chi vorrebbe sbloccare la situazione (l'Ordine degli Architetti di Roma) ha scritto un paio di settimane fa una missiva quasi disperata a Valentina Vezzali (sottosegretaria di Stato con delega allo Sport) per denunciare un immobilismo che va avanti da un anno e mezzo.

Districandoci tra politica e burocrazia, cerchiamo di chiarire – una volta per tutte – come stanno le cose. Premessa: l'area è di proprietà del Demanio dello Stato ed è sottoposta a tutela monumentale con un decreto risalente al 1979 (i famosi vincoli architettonici e paesaggistici), ed è gestita da Sport e Salute (ex CONI Servizi). Lo stesso Ministero per i Beni e le Attività Culturali, in risposta a un'interrogazione parlamentare, riconosceva che l'attuale Campo Centrale è risultato deficitario “sia sotto il profilo architettonico che sotto il profilo funzionale in assenza della copertura mobile prevista nelle prime fasi progettuali e mai realizzata”. Nell'agosto 2019, un post su Facebook della sindaca di Roma Virginia Raggi annunciava la costruzione del tetto, parlando di una delibera che prevedeva la valorizzazione architettonica della zona. In effetti, qualcosa si è mosso. In data 1 ottobre 2019, Sport e Salute ha effettivamente lanciato il bando, definito “Concorso Internazionale di Progettazione – Centrale Foro Italico”. Il documento di 44 pagine, molto dettagliato, spiegava i requisiti e le fasi del processo. Il bando era aperto ad architetti e ingegneri, i quali potevano partecipare sia in forma individuale che mettendo insieme un team. Il costo stimato era di 27,6 milioni ed era previsto anche un montepremi di 250.000 euro, così suddivisi: 100.000 al vincitore, 25.000 ai piazzati dal secondo al settimo posto.

ASICS ROMA
"Al momento non è stato dato avvio alle operazioni successive alla scadenza dei termini per la presentazione delle offerte. A tal proposito saranno fornite adeguate e tempestive comunicazioni al più presto"
Sport e Salute, 14 maggio 2020

Il Centrale del Foro Italico fa sempre più fatica a soddisfare le esigenze di un torneo così importante

Già, perché il bando era diviso in due parti: nella prima fase, i candidati avrebbero dovuto presentare la loro idea progettuale. I migliori sette progetti, scelti in base a parametri ben definiti, avrebbero poi potuto partecipare alla seconda fase, in cui avrebbero potuto presentare un'elaborazione progettuale ancora più concreta. Il bando scadeva il 10 gennaio 2020, dopodiché sarebbe stata individuata una commissione di cinque membri che avrebbe valutato i progetti e stabilito chi sarebbe passato alla seconda fase. Tale commissione sarebbe stata presieduta da un membro di Sport e Salute, mentre tutti gli altri componenti avrebbero avuto esperienza in progettazione, impiantistica e conservazione dei beni architettonici. Tra i sette finalisti, poi, sarebbe stato scelto il vincitore che entro 60 giorni dalla proclamazione avrebbe dovuto presentare fattibilità tecnica ed economica del progetto. Qualora fosse andato tutto per il verso giusto, il vincitore avrebbe avuto diritto a un compenso superiore al milione di euro (1.064.008).

Quando fu proposto il bando, il presidente del CNAPPC (Consiglio Nazionale Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori) Giuseppe Capocchin disse: “Questa tipologia di concorso garantisce efficienza, efficacia, trasparenza, tempi brevi e certi. Nostro auspicio è che nel Paese, così come avviene nelle più avanzate realtà europee e internazionali, tutti i concorsi per le opere pubbliche e private siano realizzate con queste modalità”. A oggi, il progetto è sostanzialmente fermo. Dopo la prima scadenza (la presentazione delle idee progettuali, rigorosamente anonima), ci sono state due sole comunicazioni ufficiali. La prima del 21 gennaio 2020: “Sport e Salute S.p.A. comunicherà, non appena possibile, aggiornamenti in merito al proseguimento delle attività inerenti il presente Concorso di progettazione.”. La seconda risale esattamente a un anno fa, il 14 maggio 2020. “Con riferimento al Concorso di progettazione, a procedura aperta in due gradi, per la riqualificazione architettonica-funzionale dell’impianto sportivo denominato “Centrale del Foro Italico in Roma” al momento non è stato dato avvio alle operazioni successive alla scadenza dei termini per la presentazione delle offerte. A tal proposito saranno fornite adeguate e tempestive comunicazioni al più presto”. Da allora, silenzio.

Vito Cozzoli, presidente di Sport e Salute, in compagnia di Angelo Binaghi

Rafael Nadal inciampa su una riga del Centrale, non perfettamente inchiodata al terreno

C'è l'alibi della pandemia che ha bloccato tutte le attività, ma il ritardo – e il silenzio – inizia ad essere preoccupante, considerando l'importanza del progetto e i danni arrecati al torneo, anno dopo anno, pioggia dopo pioggia. L'8 settembre 2020, l'Ordine degli Architetti di Roma ha inviato un sollecito alla Presidenza di Sport e Salute: il giorno dopo, con una nota, Vito Cozzoli rassicurava sulla repentina riattivazione del concorso. Da allora non sono state effettuate mosse concrete, dunque lo stesso Ordine ha scritto a Valentina Vezzali un paio di settimane fa, denunciando pubblicamente la situazione e chiedendo un “intervento risolutivo”. A firmare la lettera-denuncia sono stati Christian Rocchi (presidente dell'Ordine) e Andrea Iacovelli (coordinatore dell'area concorsi). Nella lettera, Rocchi e Iacovelli ripercorrono – ancora più dettagliatamente – l'iter descritto in questo articolo e sottolineano come Sport e Salute si sia assunto “una responsabilità etica oltre che amministrativa circa il regolare svolgimento della proceduta concorsuale, che travalica le stesse ragioni pratiche tese alla rigenerazione del Centrale del Tennis al Foro Italico”. Si sottolinea come le attività progettuali richieste fossero di altissima complessità e specializzazione (vero: basta dare un'occhiata al bando, di difficile comprensione per chi non ha perfetta padronanza di queste tematiche) e che un progetto simile abbia inevitabilmente messo in moto importanti studi di architettura, sia nazionali che internazionali.

Nella missiva, datata 30 aprile 2021, viene chiaramente segnalato che non è stata ancora comunicata dall’ente banditore né la nomina della giuria, né tantomeno la calendarizzazione delle fasi successive. Affermazione che trova conferma nel sito ufficiale, laddove l'ultimo aggiornamento – come detto – risale a un anno fa. In realtà, secondo voci di corridoio, Sport e Salute avrebbe chiesto a Regione, Campidoglio e Sovrintendenza una rosa di nomi per stablire la giuria, che dovrebbe essere ufficializzata a breve. Si tratta di una questione delicata a livello economico e politico, ma gli anni passano e Roma continua a soffrire, soprattutto con il diretto concorrente Madrid. Sarà pur vero che la Caja Magica presenta giochi di luci-ombre terribili sul piano televisivo, ma il Mutua Madrid Open (oltre all'ovvia modernità: l'impianto è stato inaugurato nel 2009) non ha alcun problema di programmazione grazie ai suoi tre campi coperti. Inoltre è già stato approvato un progetto per un nuovo campo da 8.000 posti a sedere, anch'esso dotato di tetto retrattile, la cui inaugurazione dovrebbe essere prevista per il 2022 o 2023. Sono aspetti che pesano, soprattutto pensando alla riforma dei calendari ATP-WTA, che dovrebbero garantire più giorni e maggior prestigio ad alcuni tornei. In questo venerdì nero, tra l'altro, Roma ha anche fatto la brutta figura con la caduta di Nadal durante il match contro Alexander Zverev: lo spagnolo è inciampato su una riga non perfettamente inchiodata al terreno, pecca francamente inaccettabile in un torneo così importante. Tra l'altro, il difetto – evidenziato in TV – non è stato immediatamente corretto. Ma questa è un'altra storia. Per adesso, l'unica certezza è che il progetto per il tetto non va avanti come dovrebbe. Diversi studi di architettura hanno presentato le loro proposte un anno e mezzo fa, ma a oggi non è stata nemmeno stabilita la giuria che dovrà valutarli. Non resta che sperare che la faccenda si sblocchi al più presto. E che magari venga spiegato il perché di questi rallentamenti.