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Il fascino sinistro e monumentale del Foro Italico

Ex Foro Mussolini, la location degli Internazionali d'Italia è uno dei più poderosi esempi di propaganda fascista. Stupendo la comunità internazionale, l'Italia non ha mai nascosto questa eredità. Ma non ci sono particolari ragioni politiche: semplicemente, si sono svuotate col tempo. E il Foro rimane molto affascinante.

Riccardo Bisti
12 maggio 2021

Se un giorno il carrarino Lorenzo Musetti dovesse vincere gli Internazionali d'Italia, pioverebbero accostamenti con il marmo della sua città che pervade buona parte dell'impianto. Sarebbe un modo suggestivo per ripercorrere l'affascinante storia di una location che – secondo alcuni – sarebbe la più bella del mondo per un torneo di tennis. Che sia vero o no, il Foro Italico è un luogo che non si dimentica. Incastonato tra le rive del fiume Tevere e Monte Mario (il più alto colle romano), per noi è soprattutto sinonimo di tennis. Ma c'è anche molto altro: lo Stadio del Nuoto, lo Stadio dei Marmi e lo Stadio Olimpico. L'area è poi decorata da mosaici, statue di marmo e pittoreschi pini. Sono trascorsi 76 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e certi messaggi sono sbiaditi, ma il Foro rimane uno dei più grandi esempi di architettura e propaganda fascista. Progettato dall'architetto Enrico Del Debbio e realizzato tra il 1927 e il 1933, fu inizialmente chiamato Foro Mussolini per celebrare l'allora Duce.

Costruito su un'area paludosa, ma sottoposta a bonifica e dunque edificabile, fu concepito per attirare i giovani dell'Opera Nazionale Balilla, organizzazione militarizzata che avrebbe dovuto educarli allo sport in vista delle Olimpiadi del 1940: Roma avrebbe voluto ospitarle per replicare Berlino 1936, massima espressione della propaganda nazista. La storia ha poi raccontato che nel 1940 non ci sarebbe stata nessuna Olimpiade, bensì una tragica dichiarazione di guerra a Francia e Gran Bretagna. Ma questa è un'altra storia. La primissima costruzione fu l'Accademia Fascista Maschile di Educazione Fisica, che poi divenne – nel dopoguerra – sede di rappresentanza del CONI. Fino allo scoppio della guerra, l'Accademia formò una nuova generazione di fascisti, i quali avrebbero dovuto essere la base della potenza militare italiana. Secondo alcuni osservatori stranieri, un luogo con tale eredità storica dovrebbe essere perenne fonte di imbarazzo. In Italia non è mai stato così, per un motivo tanto banale quanto inattaccabile: il Foro Italico è stupendo. Ispirato alla monumentale architettura romana, possiede un velo di antichità che lo rende molto affascinante.

ASICS ROMA
"Adoro questo posto. È unico. Qui si respira storia"
Maria Sharapova

Suggestive immagini aeree dell'area del Foro Italico

Prendiamo lo Stadio dei Marmi, principalmente destinato all'atletica leggera. È circondato da 64 statue pseudo-artistiche, donate da diverse province italiane. Ognuna raffigura un atleta nello svolgimento della sua disciplina: tennisti di Parma e Ragusa, pugile di Chieti, tuffatore di Pola, ginnasta di Milano, sciatore di Bolzano e così via. Ci sono poi altre 18 statue sullo Stadio Pietrangeli, che per una sessantina d'anni e stato il campo principale del tennis. Nato come Olimpico della Racchetta, fu poi denominato Stadio della Pallacorda fino all'intitolazione (nel 2006) all'unico italiano capace di vincere per due volte il torneo. È stato campo principale fino al 1994, con le statue ricoperte da tribune supplementari per aumentarne la capienza. Nel 1995 fu costruito un nuovo centrale provvisorio, in legno lamellare, per soddisfare le esigenze di un torneo sempre più grande. Quell'anno, il Pietrangeli fu ripulito e riportato all'antico splendore. Il centrale – prima provvisorio e poi temporaneo – ha resistito fino al 2007, quando l'ATP ha chiesto alla Federazione Italiana Tennis di realizzare un impianto più moderno, capiente e funzionale. In caso contrario, Roma avrebbe rischiato di perdere lo status di Masters 1000 (allora Masters Series). Dopo due edizioni-cuscinetto col Pietrangeli di nuovo campo principale, il 27 aprile 2010 fu inaugurato il Centrale che conosciamo oggi, con 10.500 posti a sedere.

Non è certo l'impianto migliore al mondo, anzi, presenta più problematiche che virtù, ma almeno ha contribuito a salvare il torneo e ha un basso impianto ambientale: sorge per buona parte sotto il livello del terreno, senza dunque oscurare Monte Mario, nel rispetto dei vincoli paesaggistici imposti moltissimi anni fa. Accanto al centrale trovano spazio l'ex Ostello della Gioventù, ristrutturato e diventato sede di alcuni uffici legati al torneo, nonché l'ex Accademia della Scherma (poi convertita da Aula Bunker, laddove un tempo si sono celebrati famosissimi processi, tra cui quello alle Brigate Rosse). Quest'ultima è diventata un'elegante palazzina destinata ai giocatori, con ristorante, players lounge e tutto il resto. Buona parte degli spettatori raggiunge il Foro Italico attraversando il Ponte Duca d'Aosta. Per molti di loro, il benvenuto all'impianto viene dato dall'impressionante Obelisco Mussolini, 17 metri di altezza (base esclusa), pesante 300 tonnellate e realizzato in marmo di Carrara. Si tratta del più grande monolite segato del XX secolo. Il suo trasporto, infatti, fu complicatissimo. Per farlo uscire da Carrara furono necessari oltre 70 buoi (si parla di 36 coppie), che – attraversando strade appositamente allargate – riuscirono a portarlo fino a Marina di Carrara, laddove fu imbarcato nel galleggiante Apuano. Da lì è stato condotto fino alla foce del canale Fiumicino e poi a destinazione, risalendo dal Tevere. Partendo da una cava a 800 metri d'altezza, il monolite attraversò la città di Carrara e – rivedendo oggi il percorso – è molto probabile che sia passato a pochi metri dall'abitazione in cui è cresciuto Lorenzo Musetti. Una suggestione che gli appassionati sperano di poter ricordare in un futuro non troppo lontano.

L'Obelisco Mussolini è una sorta di "benvenuto" al Foro Italico. Sullo sfondo, lo Stadio Olimpico

Per il monolite dell'Obelisco Mussolini non fu facile uscire dalla città di Carrara

L'obelisco presenta l'enorme scritta “Mussolini Dux”, celebrazione di colui che aspirava ad essere il fondatore di un nuovo impero italiano, nonché successore dei governanti romani. Dall'obelisco parte poi un percorso che arriva allo Stadio Olimpico, in cui si trova una fontana del peso di 42 tonnellate che simboleggia il potere fascista. Per arrivarci si attraversano mosaici in cui sono raffigurati attrezzature militari, simboli fascisti e scritte come Duce, il nostro Duce, Duce ti dedichiamo la nostra giovinezza. A proposito dell'Obelisco, qualche anno fa è stato oggetto di un vivo dibattito nazionale. L'allora Presidente della Camera Laura Boldrini suggerì di rimuovere almeno la parola Dux. Per un breve periodo (oggi non più), persino Google Maps gli aveva cambiato nome, definendolo Obelisco sul Foro Italico. E la proposta della Boldrini? Riportiamo cosa ha scritto un giornale russo: “Ha incontrato un potente rifiuto della società italiana, non abituata a vergognarsi del proprio passato ed estranea all'idea di riscrivere la storia. Questo è il motivo per cui il Foro Italico, definito dal Telegraph 'parco divertimenti fascista' ha ospitato i Giochi Olimpici a soli 15 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, senza alcun tentativo di nascondere la sua storia”. Nell'autunno del 2017, il New Yorker si è domandato come mai in Italia ci siano ancora così tanti monumenti fascisti.

La risposta rispecchia perfettamente la mentalità italiana: visto che non sono mai stati nascosti, col tempo hanno perso il loro significato politico e hanno mantenuto lo spirito estetico. Giusto qualche anno prima, avevano chiesto a Maria Sharapova cosa pensasse di un ipotetico trasferimento del torneo. “Adoro questo posto. È unico. Qui si respira storia”. Impossibile darle torto, anche se sospettiamo che non la conosca a fondo. Quanto al torneo, si discute da decenni di un suo possibile trasferimento in un luogo più funzionale. L'ultimo a parlarne è stato Angelo Binaghi lo scorso settembre, peraltro non senza qualche ragione, sposando l'antica idea di Rino Tommasi, che da decenni ne auspica lo spostamento. Non è questa la sede per discutere dell'argomento, che avrebbe una lunga lista di pro e altrettanti contro. E non è nemmeno la sede per descrivere le difficoltà nel realizzare un tetto retrattile sul campo centrale, di cui si parla da molti anni senza un reale progetto operativo (sembra muoversi qualcosa, ma siamo all'inizio di un lungo iter burocratico, e non è detto che vada a buon fine). Questo articolo, semplicemente, voleva raccontare perché il Foro è un luogo così iconico. Un simbolo. Un brand da cui sarà molto, molto difficile slegarsi. Giusto o sbagliato che sia.