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LA STORIA

One Photo, One Story: i Quattro Moschettieri di Nick

Agosto 1987. Un'immagine racconta quello che sarebbe diventato il tennis negli anni venire: Nick Bollettieri posa con quattro ragazzi che hanno creduto alle sue idee rivoluzionarie, dentro e fuori dal campo. Sia pure in modi diversi, Andre Agassi, Jim Courier, David Wheaton e Martin Blackman hanno raggiunto i loro obiettivi.

Riccardo Bisti
3 agosto 2020

C'è un'immagine che, più di altre, rappresenta un passaggio storico. Quando ha aperto la sua accademia, nel 1978, Nick Bollettieri aveva tante speranze ma nessuna certezza. Eppure ha avuto ragione lui: il tennis corri e tira, da lui teorizzato, è arrivato ai giorni nostri e ancora oggi è il tipo di gioco più utilizzato, sia pure con qualche aggiustamento. La rivoluzione è iniziata nella seconda metà degli anni 80, quando i suoi migliori allievi hanno iniziato a farsi strada nel circuito. La foto risale all'agosto del 1987 (anno in cui l'accademia di Bradenton fu acquisita da IMG) ed è stata scattata da James Bollettieri, uno dei tanti figli di Nick, appassionato di surf e fotografia. Da sinistra compaiono Martin Blackman, Andre Agassi, lo stesso Bollettieri, Jim Courier e David Wheaton. Mancava qualche giorno allo Us Open e il gruppo si stava allenando nei sobborghi di New York, a casa di Louis Marx, uno degli sponsor principali del progetto Bollettieri. “Fu lui a prestarmi i soldi per aprire l'accademia – ricorda Bollettieri – anni dopo si rivelò ancora un amico, concedendo a me e ai miei allievi di utilizzare la sua casa a Golden's Bridge, a circa 50 minuti d'auto da Flushing Meadows, per allenarci”. Courier aveva appena raggiunto la finale dei Campionati Nazionali Under 18, mentre Wheaton avrebbe chiuso la stagione come miglior giovane americano.

Nella nostra testa, noi eravamo gli Inevitabili – dice Wheaton – sentivamo di essere la risposta alla domanda che molti si ponevano all'epoca: chi sarebbero stati i nuovi grandi nomi del tennis americano? Per noi non era una questione di se, ma di quando". L'unico dei quattro a non avere una carriera all'altezza delle aspettative fu Blackman, poi diventato ottimo dirigente USTA. Eppure, nel 1986, si era laureato campione nazionale Under 16. “Eravamo affamati, fiduciosi e motivati. Inoltre eravamo amici: a parte l'ovvia competitività, sapevamo essere solidali tra noi”. Nell'estate 1987, il più affermato era Andre Agassi. Aveva perso al primo turno di Wimbledon, ma si era fatto notare a Stratton Mountain, battendo Pat Cash prima di perdere in semifinale contro Lendl (allora n.1). Da lì a poco, sarebbe diventato il Kid di Las Vegas.

"Agassi era imprevedibile: un giorno c'era, quello dopo non si faceva vedere. Ma io sapevo come lavorare con lui" 
Nick Bollettieri

L'influenza di Nick Bollettieri è stata fondamentale nella carriera di Andre Agassi

“Avevo soltanto loro quattro – dice Bollettieri – ognuno di loro rappresentava il mio sogno. Avremmo mostrato al mondo tutto quello che avremmo potuto fare. Blackman era un ragazzo tranquillo, a modo. Non gli mancava niente e possedeva un tennis completo; Courier è sempre stato un bulldog. Ti metteva KO fisicamente; Wheaton non si vantava mai, aveva un gioco completo. E anche se sua madre non c'era, era come se vegliasse sempre su di lui; Agassi? Era imprevedibile: un giorno c'era, quello dopo non si faceva vedere. Ma io sapevo come lavorare con lui”. Il miracolo è stato possibile grazie a Bollettieri, demiurgo di un nuovo modo di vedere il tennis. Sempre positivo, energico, spingeva i ragazzi a dare sempre il meglio. “Non avrei ottenuto certi risultati senza l'impatto di Nick in quella delicata fase di sviluppo” dice Wheaton, che qualche anno dopo sarebbe stato n.12 ATP e semifinalista a Wimbledon. “La sua principale qualità? Era un grande motivatore – dice Blackman – sapeva creare un ambiente in cui la disciplina e il duro lavoro erano obbligatori, non semplicemente richiesti”.

L'anno sarebbe terminato con il primo torneo ATP conquistato da un elemento del gruppo: Agassi si sarebbe imposto a Itaparica, in Brasile. Vittoria ancora più significativa, perché maturata davanti a un pubblico ostile. Chiuse al numero 25 ATP, ma dodici mesi dopo sarebbe stato numero 3. Il 1988 fu straordinario anche per Courier, passato dal numero 346 ai top-50 (43). Wheaton sarebbe stato ammesso alla Stanford University nell'autunno 1987, ma poi sarebbe diventato professionista l'anno dopo. Blackman avrebbe raggiunto la finale dei Campionati Nazionali Under 18, proprio come Courier l'anno prima. È stato al massimo n.158 ATP, si è ritirato giovane e ha intrapreso una carriera di insegnamento ancora prima di compiere 30 anni. “Sono orgoglioso di come questi quattro ragazzi siano diventati uomini: non solo ottimi giocatori, ma persone ancora migliori. Guardate cosa sono riusciti a fare” sentenzia Bollettieri.

Nick Bollettieri era a fianco di Agassi nell'anno della sua storica vittoria a Wimbledon
Jim Courier ha vinto quattro prove del Grande Slam ed è stato numero 1 del mondo
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    I numeri 1 del mondo prodotti da Nick Bollettieri: Andre Agassi, Jim Courier e Monica Seles. Ma altri futuri leader ATP-WTA hanno avuto un legame con lui: Marcelo Rios, le sorelle Williams, Maria Sharapova e Jelena Jankovic.

La Andre Agassi Foundation ha raccolto oltre 180 milioni di dollari ed è considerata, ancora oggi, uno dei migliori esempi di filantropia mai intrapresi da un'atleta. Jim Courier è diventato apprezzato commentatore, ha guidato la Davis americana per otto anni e ha fondato la InsideOut Sports & Entertainment, società di produzione eventi il cui nome richiama il dritto a uscire, colpo che ne ha sancito buona parte della carriera. Una delle soluzioni tattiche sdoganate proprio da Bollettieri. E Wheaton? Cristiano praticante, ha condotto per circa 15 anni il The Christian Worldview Radio Program, appuntamento settimanale ascoltato in tutta l'America, oltre ad aver scritto un paio di libri. Da parte sua, Blackman è stato General Manager USTA in un settore importante come lo sviluppo dei giocatori. Insomma, una sorta di direttore tecnico. Tra i suoi compiti c'è quello di identificare e costruire una nuova generazione di grandi tennisti americani. E ce n'è un gran bisogno, vista l'ormai ventennale crisi del settore maschile. Il problema è che non c'è un nuovo Bollettieri. Un visionario pieno di sogni. Tennis Magazine USA ha chiesto ai soggetti di quella foto una riflessione riguardandola oggi, 33 anni dopo.

BLACKMAN: “Provo gratitudine. Nick mi ha dato l'opportunità di inseguire i miei sogni e fare splendide amicizie. Sono orgoglio di quello che Andre, Jim e David hanno raggiunto, e sono ancora più felice di quello che sono diventati, utilizzando la loro popolarità per aiutare gli altri”.
WHEATON: “Quando fu scattata questa foto, non accettavo l'idea che Dio mi avesse creato per essere un suo adoratore. Ma poi avrei capito il bisogno di essere con lui e la pace che ne sarebe derivata. Oggi ho un figlio di sette anni: riguardare quella foto mi trasmette ricordi e lezioni, positive e negative, che vorrei trasmettergli”.
COURIER: “È un'immagine simbolo di un periodo meraviglioso della mia vita e mi è sempre piaciuto guardarla. Intanto mi suggerisce che avrei dovuto avere un taglio di capelli migliore. L'unico ad averlo decente era Martin”.
BOLLETTIERI: “Ero guidato da un solo obiettivo: portare una persona al livello delle sue capacità. E ricorda: si tratta di vincere. Non parole, ma fatti”.
I fatti sono arrivati. Privo di un top-10, oggi il tennis americano avrebbe un gran bisogno di un nuovo Bollettieri. Ma Nick, 89 anni appena compiuti e la stessa energia di allora, è unico. Il tempo gli sta facendo giustizia.