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ROLAND GARROS

Musetti: «Sono cresciuto, ma l’obiettivo finale è ancora lontano»

Alla vigilia di Roland-Garros, abbiamo incontrato Lorenzo Musetti che ci ha spiegato la strada che sta percorrendo «per costruirmi il futuro che desidero e continuare a sognare in grande». E infatti non firmerebbe per vincere un solo Slam. Oggi il suo esordio (non banale) contro Mikael Ymer.

Intervista di Lorenzo Cazzaniga
28 maggio 2023

Il Palais de Tokyo è uno splendido edificio destinato all’arte contemporanea con un affaccio notevole sulla Senna. Per una sera, è stato trasformato in un teatro tennistico per il lancio della nuova campagna Head, Your Game is Our Game, con un parterre davvero de roi: presente anche il proprietario Johan Eliasch che si coccola soprattutto Novak Djokovic e Jannik Sinner con i quali condivide la passione per lo sci (dal 2021 Eliasch è presidente dell’international Ski Federation); c’è Richard Gasquet, emozionato nel ricevere una racchetta celebrativa dei suoi trent’anni di fedeltà al brand (lui ne ha 36...); c’è Coco Gauff, che magari non sarà la nuova Serena ma ha tanta personalità; e c’è Zhizhen Zhang, che facesse metà della carriera dei suoi vicini di palco, spalancherebbe le porte di un mercato miliardario come quello cinese («Ma le nostre giocatrici hanno vinto Slam, io solo qualche partita» dice con umiltà-mista-onestà). E poi c’è lui, un giovanotto di Carrara: perennemente abbronzato, ben accompagnato e con un look che lo distingue dal gruppone. Lorenzo Musetti è la speranza che il bello possa prevalere, il genio che spezza la monotonia dei giocatori formati in catena di montaggio, con la sua capacità di pennellare traiettorie sconosciute alla maggior parte dei suoi colleghi. A lui e Alcaraz si affidano i guardoni del gioco affinché una partita di tennis diventi (anche) godimento estetico, non solo tifo partigiano. Un programma militaresco di interviste, coordinato da una efficiente manager francese, ci ha lasciato appartati per dieci minuti, sufficienti a inquadrare la condizione in vista di un Roland-Garros che potrebbe definire la sua consacrazione.

A che punto è il progetto-Musetti?
In fase di sviluppo, anche se mi sento migliorato e maturato. È il quarto anno sul circuito e tante cose si imparano con l’esperienza, vivendo la quotidianità dei tornei. Però sono ancora lontano dal mio obiettivo.

Che immagino essere vittorie Slam e titolo di numero uno del mondo. In questo senso, sei una persona paziente e disposto ad accettare un processo che potrebbe anche essere lungo?
Credo sia molto soggettivo: c’è chi assimila le esperienze molto rapidamente e ha una crescita più rapida e chi, come il sottoscritto, ha bisogno di più tempo. Quindi devo per forza essere paziente se voglio costruirmi il futuro che desidero e sognare in grande.

Lorenzo Musetti è nato a Carrara il 3 marzo 2002. In carriera ha vinto due titoli ATP, nel 2022, a Napoli e Amburgo. vanta già successi contro Djokovic e Alcaraz, attualmente è numero 18 del mondo.

«La rivalità con Sinner è già cominciata ma credo sia estremamente sana. E la Davis sarà un motivo per unirci ancora di più» Lorenzo Musetti

Perché il tuo gioco, estremamente affascinante, è anche più difficile da assemblare?
Da giovane, avere tante opzioni può trascinare nella confusione perché non è sempre facile fare la scelta giusta. Però sto migliorando anche in questo aspetto, ho una visione del gioco più chiara e strategie già pianificate, anche se il tennis è un’azione in costante cambiamento che non si può schematizzare. Però, in determinate situazioni, cerco di affidarmi alle mie giocate più definite. A 20 anni ero fin troppo istintivo, ora cerco di usare questa che comunque considero una qualità, in modo più efficace.

Tu e Sinner sembrate molto amici. In una recente intervista, Novak Djokovic ha detto che ha sempre nutrito profondo rispetto per i suoi due maggiori rivali, Roger Federer e Rafael Nadal, ma anche che era impossibile considerarli degli amici: c’è la possibilità che succeda lo stesso tra te e Sinner?
La rivalità è già cominciata ma credo sia estremamente sana. Siamo agonisti al massimo livello e in campo è difficile essere amici, però ho grandissima stima per Jannik e mi sento di augurargli il meglio, da amico e tifoso del tennis italiano. E poi ho la fortuna di averlo come compagno di Coppa Davis, quindi speriamo di raggiungere insieme dei traguardi importanti. Spero che la nostra amicizia possa solo crescere e la Davis essere un motivo per unirci ancora di più.

Se dico che sulla terra rossa sei già nei primi 10 del mondo è vero, abbastanza vero, falso...
Dipende dalle giornate! Credo di avere un livello per essere tra i migliori sul rosso, uno duro da battere su questa superficie, ma devo trovare maggior consapevolezza e continuità nel mio rendimento. La prima parte dell’anno non è andata come speravo e sono stato bravo a uscirne. Comunque la parte di stagione che preferisco è quella sulla terra battuta ed è cominciata molto bene: l’obiettivo a Parigi è andare molto avanti e rivivere le emozioni belle di qualche anno fa (nel 2021, Musetti è stato avanti due set a zero contro Djokovic n.d.r.)

«Se firmerei per una carriera con un solo Slam vinto e mai un ranking da numero uno del mondo? No, grazie!» Lorenzo Musetti

Quando si esce da un periodo difficile si parla spesso di fiducia: riusciresti a descrivere cosa rappresenta per un tennista questo stato d’animo?
Vuol dire stare bene in tutti i settori della vita, soprattutto per un ragazzo emotivo come il sottoscritto che vive e gioca con le emozioni quotidianamente, dentro e fuori dal campo. Sono abbastanza sensibile e trovo difficile digerire certe situazioni. Devo lavorarci perché, almeno nel tennis, credo sia una fortuna essere una persona capace di farsi scivolare addosso quello che accade intorno.

Prima Massimo Sartori con Andreas Seppi, ora Vincenzo Santopadre con Matteo Berrettini, Gipo Arbino con Lorenzo Sonego, tu con Simone Tartarini, i giocatori italiani sembrano molto legati ai loro coach e ci passano un’intera carriera insieme: come lo spieghi?
È l’esempio di com’è l’Italia, un paese dove la famiglia rappresenta un valore molto importante. I miei genitori mi hanno sempre fatto capire l’importanza di certi principi e degli affetti, e Simone fa parte al 120% di questa famiglia. Mi fido ciecamente di lui e per questo mi infastidisco quando si prova a mettere in dubbio il suo lavoro. Simone è un secondo padre e sono contento di averlo al mio fianco: spero di passare l’intera carriera con lui.

Si parla già dei nuovi Big Three, indicando in Carlo Alcaraz, Jannik Sinner e Holger Rune i protagonisti: Lorenzo Musetti quanto è vicino a questi giocatori per livello di gioco?
Loro sono più avanti nel ranking e sono i tre migliori prospetti al mondo per i risultati ottenuti fin qui, però non mi sento così lontano. Solo con me serve più pazienza, ma spero di entrare presto a far parte di questa cerchia.

Se ti potessi garantire una carriera con un solo Slam vinto e un best ranking nei top 5 ma senza mai diventare numero uno del mondo, accetteresti?
No. Grazie dell’offerta ma mi piace vivere le emozioni e rischiare. Accettare, sarebbe una scommessa persa contro me stesso.