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L'OPINIONE

La stramba idea di Billie Jean King: unire Coppa Davis e BJK Cup

Via Coppa Davis e BJK Cup: secondo Billie Jean King, uomini e donne dovrebbero creare un'unica competizione a squadre. “Sarebbe importante avere una Coppa del Mondo”. Peccato che nessun altro sport preveda una cosa del genere...

Riccardo Bisti
20 ottobre 2023

Billie Jean King compirà 80 anni tra qualche settimana. Nessuno nega l'importanza e l'influenza che ha avuto nella storia del tennis. Il suo impegno per dare dignità al settore femminile rimane un'eredità incancellabile. La sua storia è tanto intensa quanto straordinaria. Basti pensare che la sua autobiografia (tradotta anche in italiano) è lunga quasi 700 pagine. Ma questo non significa che abbia sempre ragione, soprattutto quando cerca costantemente di fare notizia. Non era mai successo che qualcuno si dichiari favorevole a cancellare una competizione che porta il proprio nome: l'ha fatto BJK a poche settimane dalle fasi finali della Billie Jean King Cup (ex Federation Cup, ex Fed Cup), versione femminile della Coppa Davis. Motivo? Vorrebbe una “Coppa del Mondo” unisex, una competizione mista con uomini e donne. “Sarebbe davvero importante avere una Coppa del Mondo, in modo che ci sia un format comprensibile per tutti - ha detto - il mondo intero capisce cos'è una Coppa del Mondo. Sanno che è una sfida tra nazioni. Io vorrei uomini e donne insieme. Penso che possiamo migliorarci, e che alla gente piaccia quando siamo tutti felici insieme”. In sintesi, vorrebbe abolire la Coppa Davis (123 anni di storia) e la BJK Cup (60) per creare una competizione che non esiste in nessun'altra disciplina. Non c'è un solo sport in cui il campionato del mondo sia unisex.

La proposta di BJK ricorda quella – celeberrima – twittata tre anni e mezzo fa da Roger Federer, quando sostenne che i circuiti ATP e WTA dovrebbero fondersi. Le due associazioni sono vicine come non mai, ma l'idea di una fusione sembra improbabile. Sarebbe un vantaggio soprattutto per le donne, così come lo sarebbe mischiando Davis e BJK Cup. Ma proviamo ugualmente a seguire il ragionamento. In effetti, entrambe le competizioni faticano. Della Davis abbiamo ampiamente parlato, e continueremo a farlo. Le BJK Cup Finals si terranno a Siviglia dal 7 al 12 novembre e mancheranno quattro delle prime cinque. Se Aryna Sabalenka non ci sarà per ragioni politiche, la scelta di Iga Swiatek, Coco Gauff e Jessica Pegula è chiara: si alle WTA Finals (Cancun, 30 ottobre-5 novembre), no alle BJK Cup Finals. La polacca si è espressa chiaramente sulla follia di collocarle una dopo l'altra, la Gauff ha vissuto l'esperienza nel 2022 e non ha nessuna intenzione di ripeterla. Secondo Billie Jean, è tutta colpa della WTA. Hanno collocato il loro Masters subito prima delle Finals, scegliendo una sede lontanissima. “E lo hanno fatto in ritardo, perché il loro accordo con la Cina era fallito”. Piccolo dettaglio: se anche si fosse giocato a Shenzhen, il problema logistico sarebbe rimasto.

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United Cup con Djokovic... e poi?

Tennis Australia ha pubblicato le prime sedici squadre partecipanti alla United Cup. In un contesto di generale ridimensionamento, spicca la presenza di Novak Djokovic. Il serbo guiderà una nazionale che - a parte lui - non avrà neanche un top-100 nelle classifiche ATP-WTA di singolare. Molto indebolita la nazionale italiana: non ci sarà nessuno degli elementi che ci hanno portato in finale l'anno scorso. Ci presenteremo con Lorenzo Sonego, Flavio Cobolli e Andrea Pellegrino tra gli uomini, coadiuvati da Jasmine Paolini, Nuria Brancaccio e Angelica Moratelli. Più in generale, 39 dei 95 giocatori annunciati non sono tra i top-100, nè di singolare, nè di doppio.

In verità, l'ex signorina Moffit non ha tutti i torti: è inaccettabile che la sede del Masters venga annunciata soltanto il 7 settembre, ed è bizzarro che si giochi a sette fusi orari di distanza dalla sede delle BJK Cup Finals. Ma il recente cambio di format ha colto in contropiede la WTA: fino al 2019, la finale coinvolgeva due nazioni e si snodava su due giorni, lasciando quasi una settimana di tempo alle giocatrici interessate. Adesso è stata estesa a dodici e inizia subito dopo. “Durante il Roland Garros c'è stato un incontro con ITF e rappresentanti della BJK Cup – ha fatto sapere un portavoce WTA – nel quale abbiamo avanzato diversi suggerimenti per far convivere le due competizioni. ITF e BJK Cup le stanno prendendo in considerazione per il futuro, ma bisogna chiarire che ogni cambiamento allungherà la stagione. La WTA è sempre aperta a discutere per migliorare il proprio calendario”. Senza parlare di “colpe”, sembra che le responsabilità siano da entrambe le parti. In fondo la soluzione sarebbe semplice: inserire una settimana di spazio tra le due competizioni. Ok, c'è il rischio che le BJK Cup Finals vengano soverchiate (soprattutto mediaticamente) dalle ATP Finals e che le giocatrici abbiano meno vacanze. Allo stesso tempo, tuttavia, non si può imporre a WTA e ITF di stabilire due sedi una accanto all'altra (unico modo per rendere tollerabile due eventi back-to-back). E visto che le WTA Finals sembrano destinate all'Arabia Saudita, tale scenario sembra improponibile. Ma di certo la soluzione non è creare la Coppa del Mondo proposta dalla King. Non sappiamo se l'ITF abbia davvero preso in considerazione l'idea di cancellare Davis e BJK Cup a favore di un evento misto da giocarsi ogni 2-3-4 anni.

Per carità, qualcuno sarebbe contento: Tsitsipas adora fare squadra con la Sakkari, mentre lo scorso gennaio Tiafoe e Pegula si sono spesso allenati insieme in Australia dopo aver vinto la United Cup. Più in generale, le nuove generazioni hanno una visione più evoluta delle competizioni miste, anche in virtù di una forte pressione mediatica. Ma come la si potrebbe organizzare? Una Coppa del Mondo, per essere definita tale, dovrebbe avere il maggior numero possibile di squadre. Ma più squadre ci sono, più l'evento si allunga. E i giocatori sarebbero contenti di un evento simile, quando non fanno altro che lamentarsi della durezza del calendario? E poi, come si potrebbe organizzare? Scimmiottare la United Cup (un singolare maschile, uno femminile e un doppio misto)? Sacrificare il doppio maschile e quello femminile, specialità ben più credibili, in nome della fusione? Se abbiamo capito qualcosa di Billie Jean King, avrebbe la soluzione pronta: imitare il World Team Tennis, di cui è stata co-fondatrice negli anni '70 e azionista di maggioranza per un lungo periodo (tra l'altro, oggi è co-proprietaria di quella BJK Cup ce vorrebbe abolire). L'esibizione-baracconata che mette in competizione alcune città americane prevede singolare maschile, singolare femminile, doppio maschile, doppio femminile e doppio misto, non necessariamente in quest'ordine. Sarebbe un cambio traumatico e senza alcun precedente nelle altre discipline, oltre a creare squilibri importanti: squadre che tra gli uomini sarebbero competitive, non avrebbero più la chance di vincere (e viceversa).

Billie Jean King vorrebbe un'unica competizione tennistica a squadre, con uomini e donne insieme

Nessuno degli otto componenti dell'Italia alla United Cup 2023 sarà presente nel 2024

Curiosamente, nelle stesse ore in cui BJK diceva la sua, Tennis Australia ha pubblicato sedici delle diciotto squadre che parteciperanno alla United Cup. A parte le dichiarazioni di facciata e la presenza salva-immagine di Novak Djokovic e Iga Swiatek, il ridimensionamento rispetto allo scorso anno è evidente. Sorvolando sui misteriori criteri di selezione delle squadre (ci sfugge l'assenza di Kazakhstan, Tunisia e Danimarca, che secondo le norme avrebbero dovuto esserci poiché i loro numeri 1 ATP e WTA sono in cima al ranking), ci saranno cinque top-10 ATP e altrettante WTA, con un generale indebolimento del campo di partecipazione, pieno di nomi di secondo piano. L'Italia è forse quella che si presenterà maggiormente indebolita rispetto all'anno scorso: ci presenteremo con Lorenzo Sonego, Flavio Cobolli, Andrea Pellegrino, Jasmine Paolini, Nuria Brancaccio e Angelica Moratelli. Più in generale, se escludiamo la Grecia di Tsitsipas e Sakkari, tutte le nazionali non saranno al completo.

Ma è normale: per quanto offra un sostanzioso montepremi (15 milioni australiani) e fino a 500 punti ATP-WTA, si tratta di un evento di preparazione per l'Australian Open, con una forte componente giocosa (per quanto i tennisti scendano sempre in campo per vincere, ci mancherebbe). L'assenza di diversi giocatori presenti l'anno scorso, tra l'altro, fa pensare che non l'abbiano ritenuta una preparazione adeguata per Melbourne. Davvero avrebbe senso imitare questo tipo di competizione, mandando all'aria la storia della Coppa Davis e quella della Billie Jean King Cup? Secondo noi no, al netto delle difficoltà organizzative evidentemente sottovalutate da BJK. La soluzione? Intavolare un dibattito serio, interno all'ITF, per cercare di modernizzare i due brand nel rispetto della tradizione e delle esigenze del tennis attuale. È chiaro che le soluzioni trovate fino a oggi siano fallimentari, ma la panacea dei mali non è certo la Coppa del Mondo. Che poi l'ITF sia restia al rinnovamento, come testimoniato dalla rielezione di Dave Haggerty, è un'altra storia. Che però si intreccia con il doloroso presente di due competizioni che dovrebbero rappresentare l'elite del gioco. E invece si trovano a boccheggiare.