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ROLAND GARROS

Tra tennis e alibi: le strategie di Nadal e Djokovic

Forti, fortissimi, tra i migliori di sempre. Tuttavia, Rafael Nadal e Novak Djokovic hanno adottato diverse strategie psicologiche nel corso del Roland Garros. Lo spagnolo si è lamentato più volte delle condizioni di gioco (ma sul campo non è cambiato nulla), mentre il serbo non fa nulla per nascondere i suoi problemi fisici.

Riccardo Bisti
9 ottobre 2020

Diego Schwartzman e Stefanos Tsitsipas hanno un compito molto difficile: evitare l'ennesima finale tra Rafael Nadal e Novak Djokovic. Sarebbe il 56esimo confronto tra i due, oltre a essere uno dei match più importanti della storia recente. Lo spagnolo avrebbe la chance di agganciare i 20 Slam di Federer, il serbo di avvicinarsi alla leadership nella classifica che gli interessa di più: quella dei Major. Lo spagnolo è arrivato a Parigi senza troppo tennis sulle gambe, ma il Philippe Chatrier di Parigi è casa sua. Per batterlo, c'è bisogno di una combinazione di eventi che si è verificata soltanto due volte: nel 2009 e nel 2015, quando a sconfiggerlo furono Robin Soderling e lo stesso Djokovic. Tuttavia, Nadal ha parlato parecchio nelle ultime due settimane. E lo ha fatto per lamentarsi delle condizioni di gioco, non troppo amiche. Qualcuno ha scritto che ha messo in atto un “glossario” di lamentele. In effetti è vero.

Ancora prima del torneo, si era lamentato delle nuove palline (Wilson ha preso il posto di Babolat), sostenendo che non fossero adatte al suo gioco così carico di spin. E poi ha avuto da ridire sulla temperatura, così diversa rispetto a quella che si trova a giugno. “Fa troppo freddo per giocare a tennis” ha detto. Inoltre, non ha preso bene il cambio d'hotel nel rispetto dei protocolli sanitari (peraltro non così rigidi). Rafa ha dovuto lasciare l'albergo nei pressi dei Campi Elisi (nella Rue Jean Goujon), laddove alloggia abitualmente con la sua famiglia, oltre ai ristoranti dove si recava di solito. Per un tipo abitudinario e superstizioso come lui, non deve essere stato semplice. I dettagli, tuttavia, non hanno inciso sui risultati. Fino a oggi, è stato un Roland Garros di routine per Nadal. Ha vinto cinque partite, non ha perso neanche un set ed è rimasto in campo, in media, due ore a partita. Più o meno, va così da una quindicina d'anni. Ok, Jannik Sinner gli ha creato qualche grattacapo, ma siamo ampiamente sotto il livello di guardia.

Quali sarebbero le condizioni favorevoli a Schwartzman? Il loro match a Roma si è giocato di sera, con l'80% di umidità, dopo una giornata piuttosto calda. Clima ben diverso rispetto a Parigi. Inoltre l'argentino viene da un match di cinque ore contro Thiem.
Rafael Nadal è sicuro: a Parigi fa troppo freddo per giocare a tennis

Dopo la partita, Rafa ha nuovamente parlato del freddo, di quanto lo danneggi, e dei rischi nel terminare una partita all'1.30, all'aperto. “A differenza di altri sport, in cui si corre di continuo, il tennis ha diversi momenti di pausa. E quindi il freddo può essere rischioso”. Parlando della semifinale contro Schwartzman, ha ignorato i precedenti (9-1) e il suo infinito palmares, sostenendo che l'argentino partirà con un leggero vantaggio. “È così perché ha vinto l'ultimo scontro diretto, inoltre le condizioni sono leggermente più adatte al suo tipo di gioco”. Esagera? Probabilmente sì. E poi, quali sarebbero le condizioni favorevoli a Schwartzman? Il loro match a Roma si è giocato di sera, con l'80% di umidità, dopo una giornata piuttosto calda. Clima ben diverso a quello di Parigi. Inoltre l'argentino viene da un match di cinque ore contro Thiem. Ok, ha avuto due giorni pieni per recuperare, ma è evidente che sia quello ad aver speso di più, mentalmente e fisicamente. Dei quattro semifinalisti, è quello ad aver trascorso più tempo in campo.

Lo spagnolo, tuttavia, non è l'unico ad aver utilizzato il manuale (non scritto) delle strategie. Mercoledì sera, Novak Djokovic ha affrontato Pablo Carreno Busta, suo avversario nel match dello Us Open che l'ha portato a squalifica. Dopo un inizio difficile si è imposto in quattro set, evidenziando qualche problema fisico a cui Carreno Busta... non ha creduto molto. “Ho avuto problemi alla spalla e al collo – ha detto Djokovic, che ha giocato con un vistoso cerotto che spuntava dalla parte alta della schiena – però sto bene. Man mano che il match andava avanti, il corpo si è riscaldato e il dolore si è attenuato. Per questo, ho giocato sempre meglio”. Durante il match ha chiesto più volte l'intervento del fisioterapista, scatenando la reazione di Carreno Busta. “Ogni volta che Djokovic è in difficoltà fa qualcosa del genere, non mi sorprende. In realtà è un segnale positivo, perché significa che l'ho messo in difficoltà. Fa da parecchio una cosa del genere, ma non so se abbia un problema cronico alla spalla o se sia qualcosa di mentale”.

Pablo Carreno Busta non è convinto che Djokovic stesse davvero così male
Nonostante i problemi fisici, Novak Djokovic ha battuto alla distanza Pablo Carreno Busta

Le dichiarazioni di Carreno hanno fatto il giro del mondo, costringendolo a una (parziale) retromarcia via Twitter, in cui ha precisato che il modo di fare di Djokovic non gli ha dato fastidio. “Come potrebbe dare fastidio qualcosa che non danneggia?”. Rimane il fatto che Djokovic, in effetti, dia spesso l'impressione di essere sul punto di non farcela, salvo poi rinascere. Il primo ad accusarlo di essere un po' teatrale fu Andy Roddick: parecchi anni fa ironizzò su questa tendenza, dicendo che avrebbe pouto avere anche Sars, aviaria o chissà quale malattia. Per onestà, va detto che giovedì il serbo ha saltato la prevista sessione di allenamento in vista della semifinale contro Tsitsipas. Avrebbe dovuto giocare alle 15, sul campo numero 3, ma non si è visto. Significa che il problema esiste e che sta centellinando le energie.

Rafael Nadal e Novak Djokovic: due immensi campioni che stanno giocando per qualcosa di più grande che un semplice Roland Garros. Con Roger Federer prossimo ai 40 anni e con sempre meno possibilità di migliorare il suo bottino (anche a Wimbledon), sono in piena lizza per diventare i giocatori più titolati di sempre. Ma sono anche quelli che, oltre a giocare così bene, si appellano di più alla psicologia. Probabilmente non ne avrebbero bisogno. Chissà come approccerebbero un'eventuale finale, l'ennesima. Se tutto va come pensano i bookmakers, avremo modo di scoprirlo in queste ore. Soltanto Diego Schwartzman e Stefanos Tsitsipas possono impedire questo scenario. Ma oltre alla forza altrui, dovranno fronteggiare anche il loro carisma. Avversario altrettanto difficile.