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LA STORIA

La numero 1 d'Italia gioca per la Russia

Il successo a Berlino ha acceso l'interesse dei media internazionali per Liudmila Samsonova. Nata in Russia, ma cresciuta e residente in Italia, per qualche anno ha rappresentato il nostro Paese. Non ha trovato la collaborazione che cercava, dunque ha scelto di giocare per il Paese d'origine.

Riccardo Bisti
22 giugno 2021

C'è molta Italia, nel successo di Liudmila Samsonova alla prima edizione del torneo WTA di Berlino. A sostenerla, nelle tribune dello stadio intitolato a Steffi Graf, c'era Alessandro Dumitrache, mentre a distanza ha fatto un gran tifo coach Daniele Silvestre. Partendo dalle qualificazioni, ha battuto giocatrici di prestigio come Madison Keys, Victoria Azarenka e Belinda Bencic in finale. Le belle notizie non sono finite qui: lunedì mattina, Luda si è svegliata con il best ranking WTA (n.63) e una wild card per il torneo di Wimbledon. La nuova classifica della Samsonova le garantirebbe lo status di numero 1 italiana (Camila Giorgi è numero 75)... se soltanto le cose fossero andate diversamente. Invece gioca per la Russia, e si trova nella situazione ideale: abitando in Italia, non patisce più di tanto le pressioni dei media del suo Paese.

Ma c'è da credere che la Samsonova pensi, e persino sogni, in lingua italiana. “Abbiamo rischiato di non poterci rallegrare per questo successo, perché fino al 2018 ha giocato per l'Italia” hanno scritto i giornalisti russi, ricordando la sua particolare storia: è nata nella piccola città industriale di Olenegorsk, meno di 20.000 abitanti nella regione di Murmansk, nell'estremo nord del Paese, non distante dal confine con la Finlandia. Non il posto migliore del mondo, al punto che è stato inserito nella lista dei comuni “ad alto rischio di deterioramento della situazione socio-economica”. Ma la Samsonova non ha quasi ricordi del luogo, poiché aveva soltanto un anno quando si è trasferita: papà Dmitry era un buon giocatore di tennis tavolo e fu contattato da un Club di Torino. Accettò l'invito e portò con sé moglie e figlia.

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«Abbiamo rischiato di non poterci rallegrare per questo successo, perché fino al 2018 ha giocato per l'Italia» Sport Express Russia

La sintesi della finale di Berlino tra Samsonova e Bencic

In famiglia si parla russo, ma la Samsonova è quasi del tutto italiana. Conduce i suoi profili social in italiano, e tennisticamente si è formata nel nostro Paese. La FIT le ha dato una mano quando ha mosso i primi passi nel professionismo. Per quattro anni, ha giocato con la sigla “ITA” accanto al suo nome e ha rappresentato l'Italia anche in Summer Cup. Ha trascorso buona parte della sua carriera presso l'accademia di Riccardo Piatti a Bordighera. Fu lui a notarla durante un raduno e scelse di scommettere su di lei. Il rapporto è terminato dopo Wimbledon 2016, per scelta dello stesso Piatti. “Forse non credeva più in me, io sarei rimasta a Bordighera – ha raccontato un paio d'anni fa – ma adesso ringrazio il cielo che mi abbia mandato via. Mi ha dato delle spiegazioni, anche personali.

Non era contento di certe cose, ma era più una scusa per scaricarmi. Forse non ha avuto il coraggio di dirmi che non credeva in me”. L'addio a Piatti non c'entra con la scelta di giocare per la Russia, il cui motivo non è mai stato spiegato a fondo. Si è parlato di problemi burocratici, di una FIT che non sarebbe stata troppo collaborativa nel darle una mano per ottenere la cittadinanza. “Non ho trovato grande collaborazione, in sintesi mi hanno detto di sbrigarmela da sola. Non so perché, osservo solo che nelle altre nazioni quando c'è uno sportivo nelle mie condizioni riescono a risolvere il problema”. E così, pur portando avanti le procedure per la cittadinanza (il passaporto italiano offre più comodità negli spostamenti rispetto a quello russo), ha scelto la Russia senza rinunciare alla residenza a Roma.

Liudmila Samsonova ha ottenuto una wild card per il tabellone principale di Wimbledon

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Quando Liudmila Samsonova frequentava i tornei ITF in giro per l'Italia

Per qualche tempo ha lavorato con Alessandro Piccari, adesso è seguita da Daniele Silvestre. I genitori (soprattutto mamma Svetlana) hanno contribuito a farla crescere nella tradizione della cultura russa: parla bene la lingua, scrive, e addirittura legge i classici russi. Di certo, la possibilità di crescere in Italia le ha permesso di diventare una tennista. A suo dire, la Russia non possiede ancora le condizioni necessarie per lo sviluppo del tennis. Fosse rimasta lì, difficilmente avrebbe praticato il nostro sport. “Probabilmente mi sarei data al pattinaggio artistico, perché mi piace molto ballare”.

Senza particolare pressione familiare, fu lei a scegliere di giocare a tennis quando aveva 6 anni. Il suo stile è potente, aggressivo, e non le manca certo il coraggio. Per esempio, sul 4-3 al terzo della finale di Berlino, ha annullato una palla break alla Bencic con un gran dritto in uscita dal servizio, quasi in controbalzo. Altre giocatrici non avrebbero fatto la stessa scelta. Al contrario, la Samsonova ha giocato con carattere e personalità. Non le sono mai mancati. Tempo fa, disse che si vedeva tra le top-10 intorno ai 22-23 anni d'età. Ne compirà 23 a novembre, chissà se ce la farà. Ma togliendo i limiti temporali, c'è da credere che sia in ottima posizione per potercela fare. Specie nel tennis femminile di oggi, in cui c'è spazio e gloria davvero per tutte.