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LA STORIA

Impero Kazakhstan!

I quarti di Elena Rybakina e la finale di Bublik-Golubev al Roland Garros accendono (di nuovo) i riflettori sul Kazakhstan. Un processo iniziato 15 anni fa e che non ha nessuna intenzione di fermarsi. Un miracolo reso possibile da denaro e ambizione. E nemmeno la Russia può opporsi.

Riccardo Bisti
17 giugno 2021

Era il 2010 quando Yaroslava Shvedova vinceva il doppio femminile a Wimbledon e Us Open, in coppia con Vania King. Ancora oggi, sono gli unici successi Slam griffati Kazakhstan. Se Alexander Bublik non si fosse incartato a due punti dal trionfo, lui e Andrey Golubev avrebbero regalato al Paese il primo Slam interamente kazako. Sugli spalti del Philippe Chatrier, sabato sera, qualche migliaio di francesi ha spinto al successo Herbert-Mahut. I transalpini hanno agguantato il loro quinto Slam, celebrato con la Marsigliese intonata a squarciagola. Il protocollo del Roland Garros prevede l'esecuzione dell'inno nazionale soltanto per le prove di singolare. Nessun problema: Nicolas e Pierre Hugues hanno rimediato con l'aiuto del pubblico, creando un'atmosfera da brividi. In tutto lo stadio, soltanto tre persone non hanno cantato l'inno francese: Golubev, Bublik e Bulat Utemuratov, presidente della federtennis kazaka dal lontano 2007. Qualche minuto prima, Golubev lo aveva ringraziato per essersi recato personalmente a sostenerli. L'impressionante crescita del tennis kazako non può prescindere da quest'uomo d'affari (amico personale dell'ex presidente Nursultan Nazarbayev), che fa parte del Consiglio d'Amministrazione ITF e che dall'ottobre 2019 ne è addirittura uno dei quattro presidenti. Di tanto in tanto si parla del fenomeno Kazakhstan, ma il recente Roland Garros ha riacceso i riflettori su un Paese che possiede due caratteristiche: fretta e ambizione.

Da quando Utemuratov ha preso in mano il tennis kazako, hanno scelto di acquistare alcuni dei migliori tennisti russi. In cambio di sostegno, strutture e (tanto) denaro, li hanno portati ad Astana (pardon, Nur Sultan) e hanno ottenuto traguardi straordinari. In Coppa Davis si sono spinti quattro volte nei quarti con i vari Kukushkin, Korolev, Nedovyesov e Golubev. L'ultimo acquisto è Alexander Bublik, potenziale top-10 se sistemerà qualche debolezza comportamentale. Prima di lui potrebbe farcela Elena Rybakina tra le donne. Si è fatta valere al Roland Garros, battendo Serena Williams prima di perdere nei quarti (9-7 al terzo) contro Anastasia Pavlyuchenkova. Dopo la sua impresa contro Serena Williams, la nota giornalista Sofya Tartakova (nota per aver realizzato la recente intervista-confessione di Daria Kasatkina) si è scatenata su Twitter: “Come abbiamo fatto a perdere una tennista del genere? Nel 2018, era già chiaro che sarebbe diventata le migliore. Il padre di Lena, Andrei (ex produttore dell'emittente NTV Plus) ha chiesto soldi alla federtennis russa per aiutare la figlia. Sappiamo com'è andata a finire: la Rybakina gioca per il Kazakhstan. E noi non abbiamo finito di costruire i campi del centro tecnico nazionale”. La Rybakina è soltanto l'ultima giocatrice ad aver accettato le sirene del Kazakhstan, che oggi vanta quattro top-100 ATP-WTA (un uomo e tre donne). Soltanto Zarina Diyas è nata e cresciuta in Kazakhstan. Nonostante i forti investimenti per creare tennisti autoctoni, il principale serbatoio del tennis kazako continua ad essere la Russia. I motivi sono principalmente due: volontà politica e capitale.

ASICS ROMA
"Ero costretto a viaggiare da solo: adesso posso andare in Australia con la mia famiglia e il mio coach, oltre a preparare la stagione a Miami insieme al mio staff. La differenza è colossale, non solo in termini economici"
Alexander Bublik

Un'interessante reportage sul tennis kazako, con tanto di visita al centro tecnico situato presso il Burabay Resort, sito nel nord del Paese

Il tennis russo ha vissuto il suo boom quando Boris Eltsin era presidente. Grande appassionato nel nostro sport, arrivò a interrompere una finale di Coppa Davis (Russia-Svezia del 1994) con il suo arrivo in tribuna. “In quegli anni il tennis era molto popolare, e molte aziende volevano stabilire legami personali con il potere – racconta Dmitry Tursunov – per questo, hanno provato ad avvicinarsi a Eltsin tramite il tennis. La Kremlin Cup era diventata una specie di follia, un evento a cui tutti dovevano presentarsi”. “Senza Eltsin, il torneo non sarebbe neanche nato – rivela l'ex direttore, l'americano Eugene Scott – non solo aiutava a trovare sponsor, ma contribuiva anche a mantenerli. Il suo patrocinio ha permesso di bypassare qualsiasi tipo di burocrazia”. Eltsin giocava spesso con Nursultan Nazarbayev, presidente del Kazakhstan per quasi 30 anni. Prese il comando dopo lo sgretolamento dell'Unione Sovietica e ha lasciato l'incarico solo un paio d'anni fa. Giorno dopo giorno, il potentissimo Nazarbayev si è appassionato al gioco e nel 2007 ha scelto di provare a svilupparlo nel suo Paese, approfittando della smobilitazione russa, eredità della morte di Eltsin. Con la scomparsa dell'ex presidente, i finanziamenti crollarono all'improvviso. Nazarbayev mise al comando della federazione Utemuratov, una delle persone più ricche del Paese (il suo patrimonio è stimato in circa 3,5 miliardi di dollari). Partirono progetti faraonici: programmi per lo sviluppo, campi e centri tecnici in tutto il Paese. Su tutti, il maestoso Burabay Resort.

In 10 anni, il loro numero è quadruplicato. Sono spuntati diversi ATP Challenger (quest'anno saranno quattro, contro i due in Russia), e lo scorso ottobre – approfittando della pandemia – Nur-Sultan ha ospitato il primo torneo ATP nella storia del Paese. In precedenza erano state organizzate esibizioni di lusso: nel 2014 sbarcarono in Kazakhstan Rafael Nadal e Jo Wilfried Tsonga, nel 2019 addirittura Nadal e Novak Djokovic. Ma l'azione più importante – e controversa – è stata il tennis mercato. Subito dopo l'arrivo di Utemuratov, fu deciso che erano necessarie delle stelle adulte per attirare i bambini e avvicinarli al tennis. In assenza di indigeni, hanno iniziato a importarli. Salvo rare eccezioni, la maggior parte di loro proviene dalla Russia. I giocatori accettano per la stessa motivazione, mai cambiata nel corso degli anni: la federtennis paga tutte le spese. Voli, staff, alloggi e tutto quello che serve a un professionista di alto livello. Esiste poi un sistema di bonus in base ai risultati. Qualcuno ha sussurrato che i tennisti prendano anche uno stipendio mensile di circa 5.000 dollari (su questo punto, Utemuratov ha sempre negato).

La lista dei giocatori "strappati" dal Kazakhstan alla Russia sin dal 2008

Il successo di Elena Rybakina contro Serena Williams

Da allora, la strategia è leggermente cambiata. Nei primi anni, il Kazakhstan prendeva giocatori già formati ed esperti, ma non esattamente i più forti. “Non abbiamo rubato i talenti alla Russia – diceva Utemuratov nel 2012 – i giocatori che hanno accettato di giocare per noi non sarebbero mai arrivati a difendere i colori della Russia in Coppa Davis. Quando li abbiamo contattati, non avevano l'opportunità di allenarsi al top. Senza il supporto del Kazakhstan non avrebbero mai ottenuto certi risultati”. Quali risultati? Oltre agli Slam in doppio della Shvedova, ci sono stati i titoli ATP di Golubev (Amburgo) e Kukushkin (San Pietroburgo). Negli ultimi anni è entrato in vigore un accordo tra le due federazioni, secondo cui ogni transizione deve essere coordinata. Adesso il Kazakhstan punta su giovani promesse. Per esempio, Bublik è stato preso dopo aver giocato un'ottima Kremlin Cup, mentre la Rybakina è stata chiamata pochi mesi dopo il suo primo titolo ITF. Quest'ultima ha ammesso che, se la Russia le avesse garantito le stesse opportunità, non avrebbe mai cambiato cittadinanza. “Io ero costretto a viaggiare da solo anche ai tornei in Russia – aggiunge Bublik – adesso posso andare in Australia con la mia famiglia e il mio coach, oltre a preparare la stagione a Miami insieme al mio staff. La differenza è colossale, non solo in termini economici. Mi hanno offerto condizioni ideali, le persone si prendono cura di me”.

Da parte sua, la federazione russa non può offrire le stesse condizioni. E non può nulla contro il volere dei giocatori e lo strapotere economico kazako. L'eredità di Boris Eltsin è rappresentata da una fondazione che offre 24 borse di studio all'anno (12 uomini e 12 donne), di cui hanno usufruito tutti i migliori giocatori attuali: Medvedev, Rublev, Khachanov e Kasatkina. Per i giovani può bastare, ma non si può dire altrettanto per i professionisti. Il padre di Yulia Putintseva ha detto che la figlia sarebbe rimasta in Russia se le avessero offerto anche solo un terzo di quanto garantito dal Kazakhstan. Il contributo fu bloccato da Shamil Tarpischev in persona, il quale non la riteneva una potenziale numero 1. “Sua madre la pensa così, ma non siamo d'accordo. Né io, né il consiglio federale, pensiamo che sia così talentuosa da strapparci le vene per pagarle qualcosa in più”. Chissà se si è pentito della scelta, visto che la Putinseva ha raccolto tre quarti Slam e si è arrampicata tra le top-30 WTA. Allo stesso tempo, è difficile incolpare la RFT per la fuga di talenti. Da un lato, i migliori hanno continuato a giocare per la Russia, mentre per gli altri è davvero impossibile resistere alla offerte kazake. Quasi nessuna federazione sarebbe in grado di offrire lo stesso sostegno. “Il presidente della federtennis kazaka ha una fortuna di miliardi di dollari – dice Evgeny Kafelnikov – per lui è un gioco da ragazzi stanziare 400.000 dollari per un giovane talento e fornirgli tutto il necessario. I casi Bublik e Rybakina non saranno gli ultimi. Arginare questa tendenza è impossibile”. Una tendenza che troverà il suo compimento quando il Kazakhstan potrà celebrare un numero 1. Prima o poi succederà.