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AUSTRALIAN OPEN

L'onda cinese vuole travolgere Melbourne

Juncheng Shang e Qinwen Zheng hanno molto in comune: il talento e la spinta della Cina, che punta a ritrovare lo status di colosso raggiunto prima della pandemia. Lui ha scaricato Marcelo Rios, lei si allena in Spagna e ha un servizio da circuito ATP. Sono partiti alla grande.

Riccardo Bisti
16 gennaio 2023

Da bambino guardava Tom e Jerry in TV. I suoi genitori gli dissero che avrebbero voluto avere un figlio intelligente come il simpatico topolino. Da allora è cambiato molto, ma gli è rimasto il soprannome. “Possiamo chiamarti Jerry?” gli ha chiesto il moderatore in conferenza stampa. “Certo” ha risposto Juncheng Shang, baby-stellina che ha ha passato il primo turno dell'Australian Open in età da foglio rosa, visto che compirà 18 anni il prossimo 2 febbraio. Un anno e mezzo fa doveva ancora conquistare il primo punto ATP, oggi è tra top-200 ed è tra i protagonisti del giorno. “Davvero l'ultimo 17enne ha passare il primo turno in uno Slam è stato Carlos Alcaraz? Bello, è una fonte di ispirazione” dice il ragazzo che si allena negli Stati Uniti da quando aveva 13 anni. Il padre faceva il calciatore, la madre è stata addirittura campionessa mondiale di tennis tavolo. Di lui si era parlato parecchio la scorsa estate: agli ottimi risultati nei Challenger si era accompagnata la sua curiosa partnership con Marcelo Rios. Nonostante i buoni risultati, era terminata dopo poche settimane.

E il Chino rilasciò dichiarazioni di fuoco, soprattutto contro il padre. “È stato irrispettoso – ha detto Shang nei giorni scorsi – con me si è comportato bene e gli auguro il meglio, ma tra noi non ha funzionato. Preferirei non entrare nel dettaglio di quello che è successo”. Un po' è carattere, un po' è la cultura cinese: certi argomenti non devono essere toccati. Covid e Shuai Peng, per esempio. “Sono sorpreso di essere arrivato così in fretta, ma il duro lavoro ha pagato – dice Shang, vincitore in quattro set contro Oscar Otte e prossimo avversario di Frances Tiafoe – per me è un'esperienza nuova ed ero nervoso ogni giorno, ma per me è un continuo processo di apprendimento”. Per la prima volta nella storia dell'Australian Open, la Cina ha tre rappresentanti nel main draw maschile. Oltre a lui ci sono Zhizhen Zhang (primo cinese a entrare tra i top-100) e Yibing Wu. “Perché le donne hanno avuto più successo? Non so se sono in grado di rispondere, ma noi abbiamo fatto un notevole salto di qualità sul piano atletico. Gli altri due sono come fratelli maggiori per me”.

PLAY IT BOX
«Io e Dante Bottini siamo convinti che il tennis sia una questione mentale. Tutti possono giocare molto bene, ma avere il giusto mindset può fare la differenza» 
Juncheng Shang

"Jerry" Shang parla dopo il successo al primo turno dell'Australian Open

Per dare l'assalto al tennis che conta, dopo aver scaricato Rios, si sta affidando a un altro latino: Dante Bottini, forte della lunga esperienza con Kei Nishikori. Ci sono tanti punti in comune: pure lui asiatico, pure lui con un'infinita pressione alle spalle. Potenzialmente, la Cina è il più grande mercato tennistico. Prima dell'incubo Covid, il tennis muoveva un business di 4 miliardi di dollari, secondo solo agli Stati Uniti, ma con una curva di crescita ben più ripida. Le cose sono cambiate, ma il potenziale rimane. Non è un caso che il Kooyong Classic della scorsa settimana abbia invitato Zhang e Wu, i cui match sono stati trasmessi in TV e c'erano diversi giornalisti in loco. Peter Johnston, direttore dell'evento, ricopre lo stesso ruolo al torneo ATP di Zhuhai (che dovrebbe tornare nel 2023) e sapeva che la loro presenza avrebbe fatto rumore. Gli australiani hanno capito prima di altri il potenziale cinese, e hanno pensato bene di farseli amici anziché combatterli. Da qualche anno, l'Australian Open si autodefinisce il Grand Slam of Asia-Pacific e si lavora per attirare pubblico, sponsor e turisti dalla zona. Quest'anno sono meno del solito, ma a Shang interessa il giusto, forse perché ormai è mezzo americano. “Sono molto fortunato ad avere un coach come Dante: siamo entrambi convinti che il tennis sia una questione mentale. Tutti possono giocare molto bene, ma avere il giusto mindset può fare la differenza”.

Lo ha dimostrato contro Otte, quando non ha fatto una piega dopo che il tedesco gli aveva annullato due matchpoint sul 5-4 nel quarto set. “In genere sono sempre molto calmo sul campo, ma il tennis può essere molto frustrante e ci si può arrabbiare – racconta – negli ultimi mesi ho cercato di pensare solo alle cose positive, perché focalizzarsi su quelle negative ti fa a pezzi. Ho pensato che stavo tenendo con facilità i miei turni di battuta, quindi alla peggio saremmo andati al tie-break. E c'era comunque un quinto set da giocare”. Invece ha chiuso in quattro grazie a una compostezza mentale su cui lavora sin da quando aveva 11-12 anni. Bottini dice di aver trovato un buon lavoratore, smentendo quello che sosteneva Rios: l'abitudine di alzarsi a mezzogiorno, allenarsi solo due ore e fermarsi al minimo fastidio. Shang diventerà un ottimo giocatore, ma non è ancora pronto per vincere uno Slam. Storia diversa per Qinwen Zheng, già accreditata di una testa di serie e che ha passeggiato all'esordio contro Dalma Galfi (6-0 6-2 lo score). Ci sono diverse cinesi nel tabellone femminile, ma i connazionali puntano soprattutto su di lei. E già pregustano un eventuale terzo turno contro la vincente di Gauff-Raducanu.

Qinwen Zheng si allena a Barcellona con coach Pere Riba

Qinwen Zheng è stata nominata "Newcomer of the Year" del 2022

Lei aveva 11 anni quando Na Li vinse l'Australian Open davanti a decine di milioni di telespettatori. “Quel successo mi fece capire che anche un'asiatica, una cinese, può vincere uno Slam” dice la Zheng, che all'epoca si trovava a Wuhan, proprio la città natale della Li, per allenarsi presso un'accademia. Ci ha vissuto per quattro anni, poi si è spostata a Pechino (dove ha lavorato con Carlos Rodriguez, padre tennistico di Justine Henin). Adesso vive a Barcellona, dove si è spostata per migliorare il proprio gioco di gambe e si fa allenare dall'ex pro spagnolo Pere Riba. Molti pensano che sarà lei l'erede della Li: in effetti, tra chi le sta avanti in classifica, soltanto la Gauff è più giovane. E ha un tennis dirompente, fondato su un servizio che può produrre decine di ace: allo scorso Us Open ne ha tirati 21 contro la Ostapenko, mentre all'esordio a Melbourne si è limitata a 3: non c'era bisogno di esagerare. Prima di Seul 1988, il tenns era uno sport secondario in Cina: tennis tavolo e badminton la facevano da padroni, ma il ritorno nel programma olimpico ha cambiato tutto fino al boom del 21esimo secolo. Il problema è che lo sport si interseca spesso con la politica. C'erano state importanti avvisaglie già prima della pandemia, quando il torneo WTA di Hong Kong fu cancellato per le proteste di piazza per l'interferenza del governo centrale di Pechino, che non vede di buon occhio la semi-indipendenza di questa città stato.

Era l'autunno 2019 e a poche settimane dalle WTA Finals di Shenzhen i paramilitari cinesi utilizzarono proprio l'impianto del torneo (lo Shenzhen Bay Sports Centre) per avvertire Hong Kong che avrebbero potuto scatenare una forte repressione. La WTA fece orecchie da mercante, con la presidentessa Micky Lawler che segnalò la bontà dei rapporti con la Cina. “Noi vogliamo promuovere soltanto connessioni umane positive”. Da allora è cambiato tutto: le politiche di repressione sul Covid e il caso di Shuai Peng hanno isolato il Paese dal resto del mondo tennistico. Il circuito ATP dovrebbe tornare nel 2023, mentre per il femminile c'è una grande incognita. La WTA ha posto condizioni molto rigide (ma quasi utopiche) per sbarcare di nuovo nell'area. Paradossalmente è stato un bene per i giocatori, soprattutto, gli uomini, costretti a girare per il mondo in assenza dei tornei di casa. “Jerry” Shang e Qinwen Zheng sono il volto nuovo della Cina, possibili stelle di un mercato infinito. Se la Cina dovesse tornare a essere un grande Paese del tennis dopo il putiferio degli ultimi anni, vorrebbe dire che l'ondata è davvero inarrestabile.