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IL CASO

Halep, stangata con giallo: "Perché hanno cambiato idea?"

Il Tribunale di primo grado squalifica Simona Halep per quattro anni. Le contestano l'intenzionalità dell'assunzione del Roxadustat, oltre a dati anomali nelle analisi del sangue. Lei promette ricorso e tuona: “due esperti hanno cambiato idea quando hanno conosciuto la mia identità!”

Riccardo Bisti
13 settembre 2023

Stangata e furiosa. Tuttavia, non sarà possibile farsi una reale opinione sulla positività all'antidoping di Simona Halep fino a quando non sarà pubblicata (lo faranno “a tempo debito”) la sentenza di 126 pagine che passerà alla storia come una delle più severe: 4 anni di squalifica per aver violato per due volte le norme antidoping. Non solo la positività al Roxadustat del 29 agosto 2022, ma anche una serie di anomalie nel passaporto biologico. Il Tribunale Indipendente ha stabilito che la rumena ha violato intenzionalmente le norme antidoping, dunque le ha rifilato il massimo della pena. A parte l'enormità della sanzione, la novità è proprio questa: quasi sempre, gli atleti che vengono trovati positivi riescono a strappare l'involontarietà che dimezza automaticamente la sanzione massima. A quel punto si ragiona sul grado di negligenza per stabilire l'ammontare della squalifica. Nel caso di specie, non è stata concessa alcuna attenuante. Dopo il danno (un anno di attesa per conoscere la sentenza), dunque, l'ex numero 1 WTA riceve la beffa di una condanna che – verosimilmente – potrebbe mettere fine alla sua carriera.

“Sfortunatamente la mia lotta continua – ha scritto sui social dopo la diffusione del verdetto – ho sempre preso sul serio le regole e non ho mai preso consapevolmente sostanze illecite. Non accetto questa squalifica”. Farà ricorso al CAS di Losanna, ente supremo per controversie di questo tipo. Visto il punto di partenza sarà difficile ottenere l'annullamento: un obiettivo ragionevole può essere una sostanziosa riduzione, anche perché Simona – in virtù dello stop provvisorio dello scorso ottobre – ha già scontato quasi un anno. Allo stato attuale, il ban scadrebbe il 6 ottobre 2026, quando avrà già compiuto 35 anni. In assenza di sconti, quante probabilità di rientro ci sono? Senza risposte a questa domanda, dobbiamo limitarci a riportare i fatti per come sono stati raccontati, da entrambe le parti. Ed essendo ricostruzioni faziose, non sarebbe serio esprimere un'idea forte sul tema. Per quella bisognerà aspettare la pubblicazione della maxi-sentenza, la cui lunghezza è il quadruplo di quella recentemente depositata per la squalifica di Mikael Ymer per il mancato rispetto dei whereabouts.

Simona Halep proclama la sua innocenza e annuncia il ricorso al CAS di Losanna

«Fino a una certa fase del processo, gli esperti non sanno a chi appartengono i campioni che stanno analizzando. Quando sono stati sollevati sospetti, sia l'APMU che i tre esperti di laboratorio non sapevano a chi appartenesse quel passaporto» 
Karen Moorhouse, CEO TIU
ASICS ROMA

Simona Halep è stata squalificata perché ha violato per due volte l'articolo 2 del Tennis Antidoping Program. Sulla prima c'è poco da aggiungere: le hanno trovato tracce di Roxadustat, sostanza utilizzata per curare l'anemia ma che fa parte della lista nera perché aumenta emoglobina e globuli rossi. Ben più complesso il secondo: un pannello composto da tre esperti indipendenti ha riscontrato delle irregolarità sul passaporto biologico della giocatrice sulla base di 51 campioni di sangue. Il concetto del passaporto biologico è semplice: vengono monitorati vari parametri nel corso del tempo, in modo da poter identificare potenziali violazioni. In sintesi: non permette di rilevare direttamente l'utilizzo di sostanze proibite, ma fornisce indizi su potenziali anomalie. Nel suo comunicato, l'ITIA (International Tennis Integrity Agency, che dall'1 gennaio 2022 è responsabile dei controlli antidoping nel tennis in luogo dell'ITF) si premura di dire che le irregolarità sono segnalate da un'entità denominata Athlete Passport Management Unit (APMU).

Nei casi sospetti, l'APMU nomina tre esperti che analizzano i campioni su base anonima. “Fino a una certa fase del processo, non sanno a chi appartengono i campioni che stanno analizzando. Quando sono stati sollevati sospetti, sia l'APMU che i tre esperti di laboratorio non sapevano a chi appartenesse quel passaporto”. Sarà il punto più dibattuto, poiché la Halep ha rilasciato una dichiarazione pesantissima. “L'ITIA ha avanzato l'accusa per l'ABP solo dopo che i tre esperti hanno saputo chi sono. In quel momento, due di loro hanno improvvisamente cambiato opinione”. Insomma, la giocatrice lascia intendere che non non ci fosse l'intenzione di accusarla di questa seconda violazione, salvo poi un improvviso cambio di rotta quando hanno saputo che i campioni analizzati appartenevano a proprio a lei. Non possiamo sapere se sia andata davvero così. E, se fosse, non possiamo sapere perché sia andata così.
Ma torniamo al merito.

Patrick Mouratoglou era l'allenatore di Simona Halep al tempo dei fatti. Presente al processo, ha manifestato la sua indignazione per la sentenza

C'è il rischio che il match contro Daria Snigur allo Us Open 2022 rimanga l'ultimo nella carriera di Simona Halep

L'udienza si è svolta gli scorsi 28-29 giugno a Londra dopo parecchi rinvii, sui quali la Halep (e buona parte della comunità tennistica) aveva espresso una viva indignazione. Sul punto, la stessa ITIA ha chiarito le ragioni delle tempistiche. Secondo l'amministratrice Karen Moorhouse, il volume di prove che doveva essere considerato era enorme. La Halep aveva nominato quattro esperti, l'ITIA si era rivolta al presidente del laboratorio accreditato WADA di Salt Lake City, mentre sul tema dell'ABP sono stati ascoltati tre esperti indipendenti (tra cui l'italiano Giuseppe D'Onofrio). In tutto, i giudici hanno ricevuto 8.000 pagine di prove scientifiche. In virtù di questo – pur comprendendo la frustrazione provata dalla Halep – non ci sentiamo di condannare le tempistiche. Un processo serio e rigoroso, che tenga conto di tutti gli elementi, necessità del suo tempo. Risultato? In data 11 settembre, i giudici indipendenti dell'agenzia londinese Sports Resolutions hanno stabilito che la giocatrice ha commesso due violazioni intenzionali. I giudici hanno accettato la tesi secondo cui il Roxadustat sia entrato nel corpo della Halep tramite un integratore contaminato. “Tuttavia, il volume ingerito non poteva giustificare la concentrazione trovata nel campione positivo”. In altre parole, nel corpo di Simona sarebbe stata trovata una quantità tale da far pensare che l'assunzione non fosse isolata. In merito all'ABP, l'hanno sanzionata perché i tre esperti hanno fornito una forte opinione secondo cui le ragioni dell'irregolarità nei parametri erano “probabilmente” dovuti al doping.

Ecco spiegata la stangata, il massimo della pena per chi incorre per la prima volta in una violazione del genere. Il comunicato ITIA è stato diffuso alle 16 di martedì. Dopo appena due ore è arrivata la replica, fortemente critica nei confronti di chi l'ha accusata e giudicata. Oltre a denunciare il cambio di rotta di due esperti, la Halep ha aggiunto: “Abbiamo presentato prove convincenti in mia difesa, tra cui molte domande sulla condizione del mio passaporto biologico. In carriera sono stata sottoposta a oltre 200 test tra sangue e urine, e non è mai stato rilevato nulla fino al 29 agosto 2022. Prima della stagione estiva del 2022 sul cemento, su raccomandazione del mio team, ho cambiato i miei supplementi nutrizionali. Nessuno degli ingredienti conteneva sostanze proibite, ma adesso sappiamo – e il tribunale è d'accordo – che uno di questi era contaminato. Infatti mi sono testata ogni settimana fino a inizio 2023, e sono sempre risultata negativa”. Ha poi menzionato il cambio di rotta degli esperti ITIA, salvo poi aggiungere: “Nella sua accusa, l'ITIA si è affidata esclusivamente a queste opinioni che guardavano soltanto i parametri del sangue, che ho mantenuto per oltre 10 anni nello stesso range. Hanno ignorato il fatto che non è mai risultato nulla salvo il 29 agosto 2022, e in piccola quantità. Visto che tre giorni prima ero risultata negativa, la positività può essere stata causata soltanto da un ingerimento accidentale”.

Su raccomandazione del mio team, ho cambiato i miei supplementi nutrizionali. Nessuno degli ingredienti conteneva sostanze proibite, ma adesso sappiamo – e il tribunale è d'accordo – che uno di questi era contaminato» 
Simona Halep

Una brutta storia, di cui si parlerà ancora a lungo, ma da cui si può già trarre una morale. A parte la verità processuale e quanto stabiliranno a Losanna, appare chiaro come il confine tra lecito e illecito sia molto labile, quasi sfumato. Una sorta di spazio grigio infinito nel quale orbita chi vuole barare, e in cui può anche finire chi non ha cattive intenzioni. Non sappiamo se sia il caso di Simona Halep, che ha già ottenuto la solidarietà dei suoi ex allenatori, su tutti Patrick Mouratoglou. Quest'ultimo ha scritto un accorato post social, specificando di aver assistito ai due giorni di processo e di non capacitarsi di come sia stato possibile arrivare a una sentenza del genere. “sulla base delle argomentazioni che ho ascoltato”, salvo poi aggiungere che il processo e l'atteggiamento dell'ITIA sono stati scorretti, e che questo è “totalmente inaccettabile”.

C'è poi anche un fronte di colpevolisti che oscilla tra l'indignazione e l'ironia. Per esempio, Serena Williams (che pure è stata allenata per dieci anni da Mouratoglou) ha scritto un enigmatico post: “8 è un numero migliore” che molti hanno interpretato come un ottavo titolo a Wimbledon che le è stato sottratto dalla Halep nella finale del 2019. Eugenie Bouchard (che in passato aveva polemizzato con due atlete risultate positive: Maria Sharapova e Dayana Yastremska) ha scritto: “Oggi mi hanno detto di non twittare”, lasciando intendere che avrebbe parecchio da polemizzare. Era poi diventato virale un post dell'ex n.68 WTA Nicole Gibbs: aveva scritto quanto fosse deludente rendersi conto che atlete della sua epoca fossero dopate. La mole di commenti l'ha convinta a cancellare il post e a precisare che la sua fosse una considerazione generica. Prepariamoci a leggere altre decine di opinioni, in un senso o nell'altro. Ognuno è legittimato a farlo, ma in casi come questo la cosa migliore è attingere a fatti e documenti.