The Club: Bola Padel Roma
NOVITÀ

L'ATP sta pensando al salario minimo per i tennisti!

Con Andrea Gaudenzi rieletto per altri tre anni, l'ATP sta per proporre ai giocatori una sorta di reddito minimo per sostenere le spese necessarie all'attività. Potrebbe essere una rivoluzione: se i guadagni diventassero netti, anche giocare i Challenger potrebbe diventare remunerativo. 

Riccardo Bisti
25 aprile 2023

Le continue lamentele dei giocatori di seconda fascia, unite alle pressioni della PTPA, stanno convincendo l'ATP a intervenire nella tutela finanziaria dei giocatori. La crescita generale dei montepremi dei tornei ATP (nel solo 2023 c'è stata una crescita di 37 milioni) e l'innalzamento del prize money minimo nei tornei Challenger (con un incremento del 60%) sono stati i primi passi di un percorso che dovrebbe raggiungere l'apice con l'istituzione di un salario minimo per i tennisti fino alla 250-300esima posizione. È l'indiscrezione lanciata dal Daily Telegraph: sarebbe un'operazione simile a quella effettuata dalla PGA nel mondo del golf. Sarebbe una sorta di reddito di cittadinanza: raggiungendo un certo livello (una classifica che permetta di giocare almeno i Challenger) si assume la cittadinanza di tennista ATP, con l'accesso a determinati benefici. Come detto, c'è un precedente nel golf: qualche tempo fa è stato lanciato un circuito separatista, alternativo al PGA, sostenuto dai sauditi e denominato LIV Golf.

Per evitare una migrazione di golfisti, la Professional Golfers' Association ha varato un salario minimo per tutti i suoi associati, quantificato in 500.000 dollari annui. L'ATP non potrà garantire una cifra così alta per i frequentatori del circuito Challenger, ma l'obiettivo è ridurre lo stress e l'incertezza di chi ha tante spese fisse, non sempre bilanciate dai guadagni. Spesso i tennisti di seconda fascia si devono trasformare in ragionieri, risparmiando su allenatori e staff, sugli alberghi e persino sui pasti. Fino ad arrivare a scenari estremi ma reali: giocatori che si incordano le racchette per conto proprio o girano per l'Europa a bordo di un camper per ridurre il più possibile le spese. Scenario folle, se i giocatori in questione sono tra i 200-300 più bravi al mondo nello svolgere il loro mestiere. Certo, il salario dipende dalle leggi di mercato: un paio d'anni fa, Andrea Gaudenzi (CEO ATP) si lasciò scappare un'affermazione che attirò più di una critica: “Non ci si può sostenere giocando soltanto i Challenger”.

Ipotizzando un prize money annuo di circa 100.000 dollari, un conto è averlo lordo, un conto è renderlo netto.

Un recente servizio del Financial Times ha evidenziato le difficoltà dei tennisti di seconda fascia nell'andare in pareggio tra spese e guadagni

Un'associazione, anzi, un sindacato (per quanto anomalo, visto che oltre ai giocatori ne fanno parte anche i tornei) non può piegarsi alle sole logiche di business, ma fare anche qualcosa di concreto per i propri associati. Il varo di un salario minimo è certamente una buona notizia, un passo in questa direzione. Secondo il Telegraph, a tutti i giocatori entro una certa classifica verrà assegnato un reddito previsto in base al loro ranking ATP dell'1 gennaio. La proposta vera e propria è ancora in fase di elaborazione, ma l'idea e permettere di sostenere i costi di una carriera nel circuito professionistico. I costi dell'attività sono molto variabili: il Telegraph parla di oltre 200.000 dollari per un top-player (100.000 di viaggio, 75.000 per un coach a tempo pieno e 50.000 di spese per lo stesso).

Può essere una stima attendibile per un top-10 ma ci sono variabili enormi, soprattutto quando si scende in classifica. È chiaro che chi frequenta i Challenger spende meno, dunque avrebbe diritto a una busta paga inferiore. Stando alle informazioni pubblicate da Simon Briggs (secondo cui Gaudenzi avrebbe ottenuto la rielezione, dunque resterà a capo dell'associazione per altri tre anni), l'ATP guadagna circa 200 milioni di dollari all'anno che nascono dagl introiti delle ATP Finals, accordi di sponsorizzazione, le licenze dei tornei e i diritti media. Tale cifra non sarebbe sufficiente per pagare una sorta di stipendio annuo a 250 giocatori senza sconvolgere i conti, dunque il piano sarebbe offrire pagamenti aggiuntivi a fine stagione per i tennisti il cui reddito è sceso in misura importante.

La nascita del LIV Golf ha spinto la PGA a garantire 500.000 di salario minimo ai golfisti

Dusan Lajovic è convinto che la PTPA sia la via maestra per permettere a più giocatori di sopravvivere con il tennis

L'obiettivo è ridurre (e magari azzerare) il rischio d'impresa nel tentare la via del professionismo e incoraggiare i giocatori a investire nel proprio sviluppo, il che significa sviluppare uno staff che non comprenda soltanto l'allenatore, ma anche preparatori fisici e mentali e tutte le figure di supporto. Il paragone col golf regge in termini concettuali, ma tra le due discipline c'è una differenza enorme in termini di introiti: il reddito della PGA (che organizza gli eventi per conto proprio, senza intermediari) si attesta intorno al miliardo e mezzo annuo, oltre sette volte tanto. Al di là di questo, le due associazioni hanno una visione simile soprattutto dopo la nascita di realtà alternative: nel tennis non esiste nulla di paragonabile al LIV Golf, ma non c'è dubbio che la PTPA abbia stimolato l'ATP a muoversi in una direzione di maggiore tutela verso i tennisti, soprattutto quelli di seconda fascia.

I primi risultati si vedono: arrivati a un terzo della stagione, i guadagni medi dei giocatori sono cresciuti notevolmente. Al 24 aprile, il centesimo giocatore più ricco del 2023 (Juan Pablo Varillas) ha intascato 211.155 dollari, cifra notevole se consideriamo che si devono giocare ancora tre Slam, i tornei che più di tutti danno respiro alle casse dei giocatori. In 200esima posizione troviamo Otto Virtanen (78.249$), mentre al numero 300 (la posizione che dovrebbe essere il confine per l'ammissione al salario base) c'è Nicolas Kicker, che ha intascato 34.450 dollari. Si tratta di cifre lorde, che dunque devono essere depurate di tasse e spese: è chiaro che i guadagni dei Virtanen e dei Kicker non siano particolarmente elevati, dunque l'inserimento di un salario fisso sarebbe un aiuto enorme. Ipotizzando un prize money annuo di circa 100.000 dollari, un conto è averlo lordo, un conto è renderlo netto. E a quel punto anche giocare i Challenger potrebbe diventare remunerativo. Se il progetto andasse in porto, sarebbe un traguardo storico.